(Napoli, 1947) ha esordito nel 1975 su nuovi argomenti con  il  racconto Un azzardo, storia di una giornata nel destino di un giovane artista che sperimenta se stesso sui moduli di una babelica autocoscienza. Per la RAI ha curato la sceneggiatura radiofonica de La bella bionda, 1980, dal racconto di Vittorio Imbriani, con Antonio Casagrande e la regìa di Carlo Di Stefano; è stato poi co-autore con Gennaro Magliulo di Lezioni di farsa, 1981, resoconto storico-antologico sulla farsa dalle origini a oggi, con Nino Taranto e Graziella Galvani e le musiche originali di Carmelo Columbro e Renato Piemontese. Debutta  in teatro con Vi servo io, 1982, disincantata dichiarazione di odio-amore dell’attore napoletano, isolato in una monologante  riaffermazione di  identità  per una catarsi  grottesca e  irreale attraverso le miserie  del  primo  ’900,  i  fermenti  del secondo dopoguerra e il disimpegno attuale, con Tommaso Bianco  e  le  musiche  originali  di Carmelo Columbro e Renato Piemontese.

        Con Mar nero, radiodramma del 1983, con An­namaria Ackermann e Mario Santella e la regìa di Maurizio Vittoria, affronta le lacerazioni morali e la consa­pevolezza della disfatta sociale provocate dalla camorra sui luoghi e sulle coscienze di un Sud sempre più degradato. Basse frequenze, 1987, con Alessandra Borgia e Rosa Fontanella e la regìa di Fortunato Calvino, racconta la disarmante realtà quotidiana di due giovani aspi­ranti attrici, divise e accomunate dalle smanie di un successo improbabile e dalle esagerazioni di una mal riposta teatralità. Gli atti unici Signora Clara del 1987, con Tonino Taiuti e Rosa Fontanella  e  la  regìa  di  Fortunato Calvino, e Una notte d’Italia  dell’anno  seguente, con Carlo  di  Majo  e  la  regìa di  Francesco De Felice, presentano un tema identico: la condi­zione esistenziale di un’infelicità senza più desideri, di una ricerca senza sbocco che si ri­scatta appena  in  una  superstite  lucidità  d’intenti.  Nel  primo,  un intrigo giallesco fa da sfondo a un breve incontro sentimentale, squallido e incompiuto,  che devitalizza le residue velleità della protagonista. Il secondo, invece, è il solitario viaggio ferroviario di un donchi­sciottesco intellettuale di sinistra che, abbandonato dagli amici e forse dagli ideali, cerca af­fannosamente di dare tregua e respiro alle incertezze e alle aspettative del suo candido e ingarbugliato microcosmo.

        L’inedito Spariglio di Re (Premio “Anticoli Corrado” 1986) è l’impietoso  ritratto  di  una  napoletanità decadente  e  fatua  che  affossa le proprie energie nello scopone scientifico, come in un rancoroso gioco di massacro, una rinunciataria pratica di vita. Regolamento  interno  (Premio  “Giuseppe  Fava”  1989)  co-prodotto dal Teatro  di  Roma  e  dal  Teatro  Libero di  Palermo,  con Lia Chiappara e Renzo Morselli per la regìa di Beno Mazzone, è la vicenda amara di una testimone in un processo di «’ndrangheta» che sceglie sul proprio dolore di madre e nella forzata mistificazione dei suoi diritti il coraggio di ritirarsi e di tenere per sé le verità che la corruzione e la violenza hanno ormai svilito.

        Nel  1990 ha  vinto  il  Premio  “Teatro  e  Scienza”  con Ricognizione assoluta, ricostruzione dramma­turgica delle ultime giornate di vita del matematico napoletano Renato Caccioppoli, in una trasfigurata riflessione sul ruolo dello scienziato e dell’intellettuale italiano negli anni del se­condo dopoguerra tra i disinganni, i tradimenti, le imprese eroiche e geniali di una genera­zione spesso costretta alla solitudine.

     Nel 1991 al Teatro Politecnico di Roma è andato in scena con Carlo di Majo e Nino D’Agata e la regìa di Maddalena Fallucchi Acchinson, l’avventura surreale di un barbiere che dialoga col suo unico cliente intorno alle “essenze” qualificative dell’esistenza.

        Tra  i  riconoscimenti si segnalano il Premio “Le Corti - Città di Pagani”,  del  1991,  per  l’impegno  civile  e  quello di  “Settembre  al Borgo  - Città di Caserta”,  del 1992,  per la drammaturgia.  È  stato direttore artistico del Teatro Politecnico di Roma dal 1989 al 1991.

        Con Carmelo Columbro ha presentato alla “Terza Rassegna di Musica Contemporanea” di Ravello, nel luglio del 1992, due singolari monologhi per voce recitante, La parola che manca e Il respiro delle cose, sperimen­tando la fusione dei linguaggi verbali e musicali in una articolata drammaturgia analitica e formale. Nel maggio del 1993, a Brescia, il Centro Teatrale Bresciano, diretto da Sandro Sequi, ha realizzato per la regìa di Sara Poli una singolare lettura scenica di Ricognizione assoluta con l’interpretazione di Ermes Scaramelli.

        Nel 1999 è stato tra i vincitori del Premio “Napoli in giallo” con un racconto poliziesco, 1799, ambientato negli ultimi giorni della Repubblica Partenopea del 1799. Ancora nel 1999 ha vinto con Anime leggere il Premio “Luigi Antonelli – Castilenti” per un racconto inedito.

        Nel 2001 ha presentato a Napoli, per la rassegna “Maggio dei Monumenti” e nell’interpretazione di Armando Desidery sullo scenario naturale di Piazza Riario Sforza, lo spettacolo 3 numeri per la Guglia, storia di un imbonitore astuto e saccente che rivive e ricrea, tra ’600 e ’800, l’arte del raggiro e dell’affabulazione.

        Alcuni dei suoi testi sono stati pubblicati dalle maggiori riviste teatrali italiane: Ridotto (Signora Clara nel 1984), Sipario (Rego­lamento interno nel 1989 con la prefazione di Raffaele La Capria), Hystrio  (Ricognizione assoluta nel 1991 con un saggio introduttivo di Giuseppe Rocca).