Chitarra e musica celtica
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Celtic guitar

 

Introduzione 

Iniziamo con una considerazione che, dato l’argomento che ci accingiamo a trattare, potrebbe sembrare quasi provocatoria: la chitarra non è uno strumento proprio della musica celtica, ed anzi ancora oggi rimane un elemento relativamente estraneo ad essa. I motivi alla base di questa affermazione sono molteplici, ed affondano le loro radici nella storia e nelle caratteristiche proprie della musica celtica. 

La chitarra è uno strumento discretamente presente nella storia della musica tradizionale di vaste parti dell’Europa e dell’Asia Occidentale: il suo predecessore, lo oud, ha un ruolo importante nella musica, sia classica che tradizionale, del Medio Oriente, ed il liuto, sua naturale evoluzione, è ben conosciuto e presente nella musica classica occidentale.

Basti infine pensare all’enorme importanza dello strumento a sei corde nella musica tradizionale spagnola per poter concludere per un generale ruolo di un certo rilievo della chitarra (e dei suoi antenati) nella musica tradizionale e classica, sia occidentale che orientale.

Nel corso dei secoli la musica celtica è invece rimasta impermeabile alla chitarra: legata ad una struttura sociale di natura eminentemente rurale, urbanizzatasi solo nell’ultimo secolo, essa è rimasta nel tempo legata a strumenti autoctoni quali il whistle, le cornamuse e l’arpa celtica. 

Ulteriore causa del disinteresse nei confronti della chitarra da parte del mondo musicale celtico potrebbe risiedere anche nelle rispettive, divergenti, caratteristiche musicali: la musica celtica è infatti di tipo essenzialmente melodico, e al suo interno concetti quali armonizzazione e contrappunto (normalmente la chitarra, per la sua stessa natura, si presta in particolar modo ad armonia e contrappunto) sono di acquisizione recente e tutto sommato di secondaria importanza. 

Non a caso è infatti universalmente riconosciuto che l’elemento “principe” della musica celtica è proprio la voce umana, strumento melodico per eccellenza, che tra l’altro ricopre un fondamentale ruolo storico nella struttura melismatica di questa musica, e che a sua volta ne spiega i numerosi, tipici abbellimenti. Nella musica celtica spesso una sola sillaba può corrispondere a parecchie note cantate: in termini tecnici questo flusso di note è detto melisma, ed i musicologi definiscono questo tipo di musica canto melismatico. E’ evidente a tutti che simili caratteristiche, se da un lato risultano molto lontane da quelle proprie di uno strumento armonico come la chitarra, d’altro canto spiegano la predominanza, in queste forme musicali, di strumenti melodici quali il fiddle, il flauto e la cornamusa (l’importanza e la peculiarità dell’arpa in questo contesto rivestono un ruolo troppo particolare per poter essere esaminate in questo contesto).

  

La storia

 Stando ad alcuni ricercatori, un possibile antenato della chitarra in uso ai tempi dell’Impero Romano potrebbe ravvisarsi nel cruit, strumento a corde vagamente somigliante al liuto (ma per altri ricercatori antenato dell’arpa celtica), che per alcuni studiosi di storia della musica aveva le sue quattro corde accordate in maniera simile alle quattro corde basse della chitarra.

Il primo incontro tra chitarra e musica celtica avvenne invece verosimilmente nell’America dei primi decenni del diciannovesimo secolo, allorquando i primi immigranti irlandesi ebbero modo di conoscere questo strumento: probabilmente ne iniziarono ad apprendere i primi rudimenti ed i principali accordi, e grazie ad essi presero ad accompagnare le vecchie canzoni della patria lontana.

Sin da allora la chitarra utilizzata in questi contesti era essenzialmente la chitarra folk, ovvero con corde in metallo, e le prime esperienze erano quindi limitate ad un uso ritmico dello strumento, usato cioè con caratteristiche di semplice accompagnamento. In quest’ambito l’influenza dei primi  chitarristi blues (ed in seguito jazz) risultò fondamentale; tuttavia va sottolineata la scarsissima importanza dello strumento-chitarra nell’ambito della musica celtica nei decenni a cavallo tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo.

La prima testimonianza certa dell’utilizzo della chitarra in una registrazione di musica tradizionale irlandese risale al novembre del 1934: il chitarrista in questione era un certo Michael “White” Andrews, che accompagnava in alcune registrazioni fonografiche il fiddler Michael Coleman: tecnicamente nulla di particolare, queste registrazioni hanno un valore solo dal punto di vista della storiografia musicale.

Ancora una volta è da notare che la scelta di Coleman (e anche di Hugh Gillespie) di farsi accompagnare da un chitarrista ebbe uno scarso seguito: lo strumento di accompagnamento presente nella maggior parte delle incisioni discografiche di quegli anni era infatti il pianoforte, e non mancano gli studi che spiegano questa scelta con una sorta di “complesso di inferiorità” dei musicisti irlandesi d’oltre oceano, che sentivano all’epoca il bisogno di rendere partecipe della loro musica uno strumento borghese e in un certo senso “nobile” come il pianoforte, capace di conferire alla musica irlandese un certo tono di rispettabilità, restituendole quelle note di aristocrazia (ormai perse) risalenti al mondo dei bardi.   

Tornando alla chitarra, fino agli anni ’60 essa viene quindi relegata al ruolo di strumento di accompagnamento, suonata quindi con un plettro, e per giunta senza particolari “vette” espressive: forse unica eccezione in tal senso potrebbe essere considerato il chitarrista Martin Christi, spesso presente nelle registrazioni di James Morrison, interessante per lo stile swingante, intriso di tinte jazzistiche.

Sempre in tema di stili di accompagnamento, il chitarrista Willie Johnson, originario delle isole Shetland, sviluppò uno stile molto interessante, anch’esso ricco di elementi tipici del jazz come lo stile swingante e gli accordi di passaggio: è il cosiddetto “Shetland swing”, usato nell’accompagnamento della musica tradizionale per violino delle isole Shetland, ancora oggi parte integrante della tradizione musicale di quelle isole.

Volgendo lo sguardo verso altre regioni di origine celtica, anche la Galizia (in Spagna) non presenta una  particolare tradizione chitarristica (nonostante la già citata importanza della chitarra nella musica spagnola in generale). A proposito della Spagna va tuttavia ricordato che il grande Andres Segovia scrisse un arrangiamento per chitarra classica del brano scozzese Loch Lomond, e che Narciso Yepes riarrangiò (e registrò per l’etichetta Deutsche Grammophone) l’irlandese Brian Boru’s March con il nome di Irish March.

E’ il 1962 l’anno di svolta per quanto riguarda i rapporti, da quel punto in poi sempre più stretti, tra chitarra e musica celtica: in quell’anno il chitarrista inglese Davey Graham, di ritorno da un viaggio in Tunisia (e nella sua musica), scopre che riaccordando la chitarra in modo differente dal consueto EADGBE (mi la re sol si mi) risulta più “agevole” eseguire sulle sei corde i brani tradizionali di musica celtica: è la nascita ufficiale delle accordature alternative, di natura modale, la capostipite delle quali è l’ormai celebre DADGAD (re la re sol la re). Sempre nel 1962, in America, Doc Watson inizia ad eseguire alla chitarra in flatpicking vecchi brani per fiddle discendenti dalla tradizione celtica.

Negli anni immediatamente successivi l’accordatura DADGAD diviene popolarissima presso i chitarristi folk, che iniziano a scoprire i tesori della musica scozzese ed irlandese, riproponendoli in arrangiamenti per chitarra, mentre in America sul versante flatpicking i chitarristi bluegrass presentano sempre più spesso nei loro spettacoli fiddle tunes irlandesi e scozzesi.

Verso la metà degli anni ’60 si assiste in tutto il mondo alla crescente popolarità di musicisti come Bob Dylan e Woody Guthrie, che spostano di conseguenza l’interesse di larghe masse di giovani verso la musica folk. In Inghilterra nasce artisticamente in quegli anni una generazione di chitarristi acustici (John Renbourn, Bert Jansch, Martin Carthy…) che iniziano ad esplorare, riarrangiandolo per chitarra, il vasto repertorio della musica tradizionale inglese ed irlandese. Persino i Led Zeppelin, sul versante rock, registrano una versione della canzone irlandese Blackwater Side, con un ottimo lavoro di fingerstyle ad opera di Jimmy Page.

Negli anni ’70 la Celtic guitar è ormai diventata una realtà concreta: i chitarristi sopra citati raggiungono la piena maturità artistica, sia in solo che all’interno di gruppi come i Pentangle, destinati a raggiungere alte vette di successo in tutto il mondo, e si assiste al fiorire di una nuova generazione di chitarristi, forse non innovativa come la precedente, ma con una più profonda conoscenza delle (sempre più numerose!) accordature aperte, e tecnicamente molto dotata. Si affacciano alla ribalta chitarristica musicisti come Pierre Bensusan (in Francia) e Martin Simpson e, complice il successo mondiale di gruppi di folk revival (i Chieftains innanzitutto), i suoni ed i colori della musica celtica diventano familiari in tutto il mondo: il nome e le composizioni dell’arpista e compositore irlandese Turlough O’Carolan (1670 – 1738) diventano popolari anche (e soprattutto) grazie ai numerosi arrangiamenti per chitarra di quegli anni. Il binomio costituito da composizioni di O’Carolan e chitarra si arricchisce, in questi ultimi anni, di ottime pubblicazioni quali Celtic Harp Music of Carolan and Others for Solo Guitar, ad opera di Glenn Weiser, ed il recentissimo Fair Melodies, libro con CD di Art Edelstein sulla vita e la musica del compositore irlandese.

Per inciso va anche considerato al riguardo che la chitarra classica (ovvero con le corde in nylon) non ha trovato spazio, a tutt’oggi, nella musica tradizionale celtica, con l’unica eccezione del chitarrista australiano (ma di origine irlandese) Stephen Cooney, che ne fa un interessante uso di tipo ritmico nell’accompagnamento del fisarmonicista Phil Begley.

Esistono invece alcune interessanti versioni per chitarra classica del vasto repertorio di O’Carolan.

In Inghilterra nasce la casa discografica Kicking Mule Records con un catalogo interamente dedicato alla chitarra acustica. Anche se i suoi artisti risultano maggiormente blues-oriented, non mancano gli esempi di Celtic fingerstyle guitarists come Dave Evans, Duck Baker e lo stesso (per molti versi poliedrico) Stefan Grossman, che anche nei decenni successivi svolgerà un ruolo fondamentale nella didattica (anche, ma non solo) della chitarra Celtic-oriented.

E’ tuttavia interessante considerare quanto accade in quei decenni nelle regioni “celtiche” per eccellenza: l’Irlanda e la Scozia. Rileggendo con attenzione quanto scritto sin’ora, non si può fare a meno di notare l’enorme importanza di artisti paradossalmente “non celtici” per quel che riguarda la Celtic guitar: Dave Graham è inglese, come inglesi sono John Renbourn e Bert Jansch. Pierre Bensusan è francese; Doc Watson è americano….

In altri termini, risulta evidente una stridente contraddizione: lo sviluppo della cosiddetta Celtic guitar è per lo più in mano a chitarristi “estranei” alla tradizione celtica. E in Irlanda? E in Scozia?

Per comprendere l’atteggiamento di queste culture nei confronti della chitarra, bisogna analizzare con attenzione la situazione storica della musica tradizionale irlandese (ma anche scozzese) in quegli anni: se è vero, come si è visto, che in quei decenni la musica tradizionale dei paesi dell’area celtica gode di ottima salute anche, e soprattutto, per una crescente popolarità all’estero, non va dimenticato che negli anni immediatamente precedenti queste forme musicali si trovavano in una fase di decadenza.

Una cultura in declino tende per forza di cose a chiudersi in sè stessa, a diventare in qualche modo ancora più conservatrice, quasi reazionaria. Sono proprio quelli gli anni in cui la chitarra si affaccia prepotentemente alla ribalta internazionale, con Elvis Presley e gruppi come i Beatles ed i Rolling Stones: questa chitarra, icona della cultura del rock'n'roll, ha un eccessivo odore di modernismo giovanilista, e di conseguenza viene più o meno consapevolmente osteggiata (o quanto meno ignorata) dai circoli revivalisti ufficiali irlandesi, come il Comhaltas Ceoltòirì Eireann, che continua tutt’oggi ad ignorare lo strumento in questione nelle sue periodiche competizioni solistiche (curiosamente, a differenza di uno strumento di importazione come il bouzouki).

Nonostante l'immensa popolarità della chitarra nella musica pop degli anni '60 e '70 (o forse proprio a causa di essa), il gap tra chitarristi e musica tradizionale “ufficiale” rimane comunque profondo. Si assiste cioè ad una interessante dicotomia riguardante la chitarra: quasi sempre presente, in Scozia come in Irlanda, nelle serate tra amici e nelle sessions informali nei pubs, essa rimane invece emarginata dai circoli ufficiali della musica celtica.

Più specificamente in Irlanda il già citato folk revival rende popolare l’uso della chitarra nell’ambito dell’accompagnamento delle songs; lo strumento viene invece adoperato in misura molto minore nell’accompagnamento della dance music. Successivamente iniziano a comparire le prime bands influenzate dalla nascente pop music, bands che ovviamente non possono prescindere dall’impiego dello strumento a sei corde, non sempre con risultati esaltanti.

Naturalmente quanto sopra detto non ha valore assoluto: ottimi chitarristi sono presenti anche sulla scena musicale irlandese (basti pensare al primo Paul Brady e a strumentisti del calibro di Arty McGlynn, Andy Irvine, Michael O'Dhomnail, Mick Moloney, Donal Lunny…), scozzese (Dick Gaughan) e bretone (Dan Ar Braz).

Rimane tuttavia un dato di fatto: non esiste a tutt’oggi in Scozia o in Irlanda un autentico stile di chitarra “tradizionale”, ed a conferma di ciò basti pensare che nell’organico della maggior parte delle bands tradizionali di musica celtica la chitarra ancora oggi non ha una  presenza ubiquitaria, o ha spesso un ruolo di semplice accompagnamento.

Guardando al panorama odierno della cosiddetta Celtic guitar, diverse sono le considerazioni possibili: da un lato sembra scemato, o per lo meno ridotto, l’interesse dei giovani nei confronti della chitarra in generale: negli ultimi anni la musica commerciale è sempre più spesso orientata verso il computer ed il mondo dei video musicali (…MTV…), e la chitarra non è più l’icona della rivoluzione giovanilista di cui si è detto, e che d’altra parte ormai non esiste più.

Più specificamente, per quel che riguarda la scena musicale del folk celtico, se da un lato l’enorme successo mondiale dei vari Riverdance e Lord of the Dance e l’immarcescibile popolarità di gruppi come i Chieftains indicano uno stato di grazia (anche e soprattutto all’estero) della musica soprattutto irlandese, è pur vero che, grazie alla globalizzazione musicale ed al generale abbattimento delle barriere culturali, oggi i musicisti “tradizionali” (di tutto il mondo) attingono liberamente alle culture popolari più disparate: nel caso della musica celtica, basti pensare alle frequenti “contaminazioni” con la musica africana, mediterranea e dell’est europeo. In questi casi i risultati sono molto spesso interessanti, ma indubbiamente tutto ciò contribuisce comunque a diluire in certa misura le caratteristiche originali delle varie culture.

Ancora più specificamente, per quel che riguarda la Celtic guitar, i nomi storici (Graham, Renbourn, Jansch…) sono tutt’ora attivi, ma probabilmente hanno ormai esaurito la vena creativa del loro periodo giovanile. Da un punto di vista commerciale, alla luce della sopra citata crisi generale della chitarra, sembra che oggi non ci sia molto spazio per la Celtic guitar: le major discografiche mostrano scarso interesse nei confronti di queste forme artistiche, ma d’altro canto si assiste ad un gran fiorire di chitarristi di Celtic fingerstyle (soprattutto in America) che affidano i loro prodotti discografici alla distribuzione da parte di piccole etichette indipendenti o anche in modo autogestito, sempre più spesso mediante le vendite dirette tramite Internet. Si tratta quasi sempre di eccellenti chitarristi, che tuttavia ben difficilmente, alla luce dell’attuale situazione, potranno acquistare una notorietà anche lontanamente paragonabile a quella dei vari Renbourn e Carthy, destinati tutt’al più alla popolarità all’interno dello stesso circuito dei Celtic guitarists e di un pubblico di appassionati.

I nomi in tal senso più interessanti sono quelli degli americani El McMeen, Steve Baughman, Pat Kirtley, Art Edelstein, David Surrette e John Sherman, che si vanno ad unire all’inglese Martin Simpson, allo scozzese Tony McManus e, in Italia, a chitarristi come Franco Morone e Giuseppe Leopizzi.

Ciò che tecnicamente contraddistingue questi strumentisti è un quasi assoluto uso del fingerpicking (la mano destra non fa uso di plettro per le corde, suonate invece direttamente mediante unghie e polpastrelli) e, come già accennato, l’adozione di un gran numero di alternate tunings, ovvero accordature alternative alla standard. Ci si potrebbe chiedere il motivo di questa tendenza: perché usare accordature diverse, con la conseguenza di dover imparare nuove posizioni sulla tastiera della chitarra? Semplicemente perché la musica celtica “si sposa” meglio con queste accordature (in un certo senso poco ortodosse) che non con l’accordatura standard, sia perché in questo modo è possibile adottare tecniche di basso continuo, sia perché viene così favorito l’uso delle tonalità “canoniche” della musica in questione (Re, Sol e La).

Grazie anche a questi accorgimenti tecnici uno strumento come la chitarra, apparentemente uno dei meno adatti ad eseguire musica irlandese e scozzese, è riuscito in questi ultimi decenni a guadagnarsi un certo ruolo di interesse e popolarità all’interno della Celtic music: in definitiva il matrimonio tra chitarra e musica celtica, dopo un periodo di iniziali incomprensioni, può oggi definirsi abbastanza riuscito.                                                                      

                                                                                                          Alfredo De Pietra

Discografia consigliata 

Davey Graham
Dance For Two People (Kicking Mule KM 161)
The Complete Guitarist (Kicking Mule KM138)
 

John Renbourn
The Nine Maidens (Flying Fish 378)
The Black Balloon (Shanachie 97009)
The Enchanted Garden (Shanachie 70974)
The Hermit (Shanachie 97014)
Ship of Fools (Flying Fish FF70466)
(ed inoltre gli album con il gruppo Pentangle)

Bert Jansch
Sketches (TEMP 2035)
The Best of Bert Jansch (Shanachie 99004)
 

Dan Ar Bras
Acoustic (Green Linnet 3035)
Irish Jigs, Reels, Airs, and Hornpipes (Shanachie 97011)
Duck Baker
Kid on the Mountain (Kicking Mule KM 169)

Irish Jigs, Reels, Airs, and Hornpipes (Shanachie 97011)
Music of Ireland (Shanachie 97004)
Pierre Bensusan

Pres De Paris (Rounder 3023)
Pierre Bensusan 2 (Rounder 3024)
Musiques (Lost Lake arts LL0092)
Spices (CBS BFM-42665)
Solilai (RCA PL37642)
Martin Carthy
Out of the Cut (Rounder 3075)
Right of Passage (Topic 452)
Life & Limb (GREEL 3052)
Dave Evans
Irish Jigs, Reels, Airs, and Hornpipes (Shanachie 97011)
Martin Simpson
Leaves of Life (Shanachie 97008)
Music of Ireland (Shanachie 97004)

The Bramble Briar (TSCD513)
Al Petteway

Whispering Stones (MMCD206)

Midsummer Moon (MMCD210)

Pat Kirtley

Irish Guitar (MainString Records PKCD9701)

El McMeen

Live (PRM 107)

John Hicks

Chasing the Bear (TALL TREE TT-810-CD) (flatpicking)

David Surrette

Back Roads

Art Edelstein

The Water is Wide (AE101)

John Sherman & Carol Barney

Ceol Anam (Folk-Legacy Records)

Tony McManus

Tony McManus (CDTRAX 096)

Porquoi Quebec? (CDTRAX 151)

Steve Baughman

Drop of the Pure  (TALL TREE 1020)

Franco Morone

The South Wind (Acoustic Music Records - Best. Nr.319.1115.242)

Compilations

Music of Ireland (Shanachie 97004) (Davey Graham, Martin Simpson, Stefan Grossman, John Renbourn e Duck Baker)

Irish Reels, Jigs, Airs & Hornpipes (Shanachie 97011) (Duck Baker, Dave Evans e Dan Ar Bras)

© New Sounds 2000

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