Providence
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Providence - A Fig For A Kiss

 

Tutto ebbe inizio nel 1992, anno in cui il chitarrista dublinese Paul Doyle formò, insieme ad altri musicisti dublinesi, la prima versione dei Providence, formazione destinata tuttavia a sciogliersi solo pochi mesi dopo.

Facciamo ora un lungo salto nel tempo fino al 1999, e ritroviamo lo stesso Doyle intento a suonare – sempre musica tradizionale irlandese – insieme ad altri quattro musicisti: ottenuto il beneplacito dei vecchi membri della band, viene deciso di rispolverare anche per questo nuovo gruppo il vecchio nome di Providence, una parola senz’altro beneaugurale, ma anche il titolo di un famosissimo reel. Ben presto viene registrato il primo album della band, l’omonimo Providence, distribuito eclusivamente in Irlanda e nel Regno Unito, cui recentemente ha fatto seguito il secondo A Fig For A Kiss, che presentiamo oggi ai lettori di Keltika. Questa volta, a differenza del disco di esordio, si tratta di una produzione di livello internazionale, pubblicata dalla casa discografica americana Appleseed Recordings: i fan dei Providence sono infatti ormai tanti, anche sull’altra sponda dell’oceano, e la scommessa della Appleseed su questa band residente a Dublino la dice lunga sulle potenzialità e sulla reputazione raggiunte in breve tempo da questo gruppo di musicisti.

Va innanzitutto detto, tuttavia, che gli elementi che formano la band non sono tra i più famosi in Irlanda, ma sono tutti con un background artistico e musicale di prim’ordine.

Joan McDermott è la cantante del gruppo: originaria della contea di Wexford, ha fatto parte del gruppo vocale Fallen Angels, e si è spesso esibita insieme ad artisti come Kieran Goss, Steve Cooney e Manus Lunny. Il suo impiego diurno presso l’Irish Traditional Music Archive di Dublino costituisce tra l’altro una vera e propria miniera inesauribile di risorse per il materiale del gruppo. Il periodico inglese Folk Roots l’ha definita “una delle cantanti irlandesi biù brave e meno conosciute”. La sua voce è presente in cinque dei tredici brani che compongono A Fig For A Kiss, mentre il resto delle track sono brani strumentali, che mostrano un forte senso di rispetto e devozione nei confronti del repertorio tradizionale irlandese.

Paul Doyle (chitarra, bouzouki e bodhrán) è, come si è detto, l’elemento fondatore del gruppo e, da un punto di vista musicale, la principale componente ritmica dei Providence: in passato ha fatto parte degli Arcady e della Sean Kean Band, oltre ad avere accompagnato Martin Hayes e ad aver girato gli States e gran parte dell’Europa in tour con molti tra i più acclamati musicisti irlandesi.

Mícheál Ó Raghallaigh (accordion e concertina) proviene dalla contea di Meath, e suona sin dagli anni della sua infanzia. Ha un album solistico al suo attivo, e per molti anni ha fatto parte della Tain Ceili Band.

La linea solistica della band è completata da Cloadagh Boylan al violino, e da Troy Bannon (flauto e low whistle). Il primo, originario della contea di Derry, ha suonato per molti anni con il Comhaltas Ceoltóirí Éireann e con il gruppo All Set. Troy Bannon infine, l’acquisto più recente del gruppo, ha sostituito il flautista John Wynne dopo la realizzazione di A Fig For A Kiss, e in precedenza è stato spesso in tour con musicisti come Johnny Connolly, Brian Fitzgerald e Ned Kelly.

I primi commenti della critica a proposito dei Providence parlavano di un gruppo saldamente all’interno di quella tradizione, inaugurata dai gruppi storici degli anni ’70, che aveva portato all’ingresso ufficiale della chitarra all’interno della musica irlandese. In pratica si parlava di loro come di una band nella scia di gruppi come la Bothy Band e i Nomos, ma l’approccio chitarristico ricordava piuttosto le migliori idee dei Planxty: senz’altro tutti paragoni interessanti, per l’esordio discografico di questi musicisti, ma che rimanevano pur sempre scomodi paragoni con le band che hanno fatto la storia di questa musica in questi ultimi decenni. Occorreva quindi una svolta, una sterzata nel senso di una maggiore personalità, e la svolta si è avuta proprio grazie a questo A Fig For A Kiss, che recentemente ha conquistato il terzo posto nelle preferenze dei lettori del periodico britannico Mojo.

Peraltro, il problema di tutti i “secondi album” (di qualsiasi musicista o gruppo) è che in genere il disco di esordio è frutto di un processo ideativo e maturativo che può essere durato anche molto a lungo, mentre le scelte artistiche relative all’album successivo devono quasi sempre essere decise in un periodo di tempo molto minore. Così, stando alla cantante Joan McDermott, “Dal punto di vista della scelta dei brani, questo secondo album è molto diverso dal primo, soprattutto perché in questa occasione abbiamo deciso di interpretare esclusivamente pezzi tradizionali. Il nostro primo disco in genere era piaciuto e aveva ricevuto critiche positive, anche se qualcuno aveva sostenuto che non eravamo abbastanza innovativi, che la nostra musica non era alla moda. Ebbene, per noi questo è stato, al contrario delle intenzioni del recensore, un vero complimento, al punto che abbiamo deciso di insistere proprio in questa direzione: amiamo in modo particolare la musica il cui punto di forza sta nella bellezza della linea melodica, e il ritmo deve essere quello intrinseco alla musica stessa. In altri termini non ci interessa la musica che fa troppo affidamento sull’elemento percussivo. E a parte tutto ciò, la differenza tra il primo Providence e quest’ultimo A Fig For A Kiss è anche nel fatto che ora, col tempo, abbiamo imparato a conoscerci meglio e abbiamo finalmente un nostro sound personale ”.

Il “manifesto ideologico” dei Providence è comunque nettamente all’interno della tradizione. Insiste infatti la McDermott: “Negli ultimi anni sono moltissime le band etichettate come Irish traditional, ma che secondo noi hanno in realtà ben poco a che vedere con la vera musica tradizionale irlandese: compongono ed eseguono nuovi brani, suonano pezzi originari di culture differenti dalla nostra, e soprattutto “vanno” a velocità pazzesche. In questo modo tutti i dettagli e le sfumature di questa musica si perdono irrimedibilmente. Tutto ciò a noi non interessa: in fondo chiediamo solo di tornare ai principî fondamentali di questa musica e di suonarla con onestà e in modo corretto, e speriamo di riuscirci!

Tornando ad A Fig For A Kiss si tratta, con queste premesse, di una bella raccolta di jig, reel, fling, hornpipe e song, queste ultime cantate sia in inglese che in gaelico. È confermata l’intenzione espressa dalla band di eseguire semplicemente della musica irlandese il più possibile nella scia della tradizione, ma come tende infine a sottolineare la vocalist del gruppo: “Il fatto che noi seguiamo la tradizione non vuol dire che non desideriamo porre la nostra impronta sulla musica che suoniamo! Semplicemente, cerchiamo di non esagerare con le libere interpretazioni, e di fare in modo che gli arrangiamenti non risultino troppo rivoluzionari.

Sono due i brani tratti da A Fig For A Kiss che la Appleseed Recordings ha regalato ai lettori di Keltika: la poco nota, e bellissima song “Smuggling The Tin”, ed il mosso set di reel “In Memory Of Coleman/Farewell To London/The Sunny Banks”: un ottimo esempio del valore di questi musicisti sia nell’ambito delle song che in quello dei brani strumentali. In particolare l’inedita “Smuggling The Tin” è una canzone che risale agli anni del secondo dopoguerra, periodo in cui era fiorente il commercio di latta tra il nord e il sud dell’Irlanda, zona in cui questo materiale scarseggiava in modo particolare, mentre il set di reel “In Memory Of Coleman/Farewell To London/The Sunny Banks” rimanda in modo esplicito alle registrazioni americane degli anni ’20 ad opera del grande Michael Coleman.

A Fig For A Kiss è regolarmente distribuito in Italia dalla I.R.D. di Milano.

 

                                                                                              Testo di Alfredo De Pietra

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