Slide (UK)
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Slide (UK): The Slippery Slope 

Innanzitutto una precisazione doverosa, a scanso di equivoci: esistono, nell’ambito della folk music, due gruppi con lo stesso nome. Agli Slide irlandesi si affianca infatti un omonimo gruppo inglese (di Leeds), che in questi ultimi mesi sta rapidamente concentrando su di sé l’interesse del pubblico e della critica inglesi, e che nella primavera del 2001 ha pubblicato il suo primo CD, The Slippery Slope, da cui sono tratti i due brani presenti sul CD di Keltika di questo mese.

Gli Slide “inglesi” sono composti dal polistrumentista Tom Bliss (voce, chitarra, mandocello, mandolino, whistle, armonica, fiddle e tastiere), da Derek Magee (fiddle, low whistle, mandolino e uillean pipes) Neil Russell Whitaker (voce, banjo e chitarra) e John Layton (basso). Si tratta quindi un quartetto acustico la cui musica è un riuscito e bilanciato mix di folk, bluegrass, acoustic rock e musica celtica. Tutto ciò è rispecchiato in The Slippery Slope, CD che presenta in modo evidente i punti di forza di questo gruppo, riassumibili in una grande cura dei particolari sonori, nell’ambito tuttavia della piacevole e rilassata sensazione di un album registrato quasi in presa diretta. Quasi l’intero disco è costituito da brani composti dai vari membri della band e - cosa non molto frequente, ancor più se si considera la giovane “età” della band - sia le song che le tune riescono quasi sempre gradevoli e convincenti. Particolarmente interessanti ci sono sembrati i testi e le composizioni musicali di Tom Bliss, ispirati a storie e leggende di mare delle Isole del Canale. Il sound degli Slide risulta infine particolarmente “pieno” e ricco, nonostante l’ostentata rinuncia ad un percussionista. Abbiamo chiesto a Tom Bliss e a Derek Magee di presentare la loro band ai lettori di Keltika:

La vostra band è molto giovane: gli Slide si sono formati nel 2000. Come siete arrivati alla decisione di suonare insieme?

Tom: “Derek ed io frequentavamo regolarmente le Irish session in un pub di Leeds chiamato The White Stag già da quattro anni, ovvero da quando lo stesso Derek si era trasferito qui a Leeds da Cambridge. Io provenivo da una precedente esperienza con un’altra band, “Belladonna”. Quando i Belladonna si sono sciolti, io e Derek abbiamo iniziato a pensare a suonare insieme, ed era con noi un altro cantante e violinista, Dave. Dopo alcune settimane di prove ci siamo resi conto che eravamo già pronti a presentarci al pubblico. Chiamammo John, anche lui ex-Belladonna, a far parte del gruppo, ma nel frattempo Dave lasciò la band. Siamo giunti all’attuale formazione con l’ingresso nel gruppo di Neil, che consideriamo un pò la nostra “arma segreta”, nel senso che il suo banjo ci differenzia acisticamente dalle altre band inglesi di folk rock”.

Quali sono le vostre principali influenze musicali?

Tom: “Ho cominciato a comporre musica sin dalla fine degli anni ’60, per cui mi sembra giusto citare grandi come Simon e Garfunkel, Bob Dylan, Joan Baez, Al Stewart, Cat Stevens, James Taylor, e in seguito gli Strawbs, i Fairport Convention, i Pentangle, e un po’ tutto il movimento del folk-rock degli anni ’70. Verso la metà degli anni ’90 ho riscoperto la grandezza di Richard Thompson e di un gruppo chiamato Show Of Hands: sono loro ad aver influenzato le mie ultime composizioni. Derek è invece il nostro esperto di folk: ha una conoscenza enciclopedica di tutta la musica irlandese e scozzese. Neil contribuisce al gruppo con il suo notevole eclettismo: la sua musica ha infatti forti influenze bluegrass, country e old time. John infine è a proprio agio con qualsiasi tipo di musica, purchè sia valida. La sua collezione di CD spazia dalla New Age al rock, dal folk alla musica indie…”

Derek: “Io sono più giovane di Tom di circa venti anni, ma le mie principali influenze artistiche sono legate alla musica tradizionale: Solas, Nomos, la Bothy Band e il folk-rock inglese, con gruppi come The Oyster Band e i Pogues…si, i Pogues sono da considerare più inglesi che irlandesi!”.

Anche nelle note di copertina sottolineate il fatto che non fate uso di un batterista: come mai?

Tom: “Ne abbiamo spesso discusso, e spesso siamo stati tentati dall’idea: qualche volta il nostro tecnico del suono, Peter Earle, che è anche un ottimo percussionista – suona Zydeco music con un’altra band dello Yorkshire, Bayou Gumbo – si è occasionalmente unito a noi, ma alla fin fine preferiamo la sfida continua di riuscire a creare un buon effetto ritmico senza ricorrere alle percussioni. Personalmente poi, dopo 25 anni di rock band, mi piace molto la sensazione di cantare senza tutto quell’armamentario di tamburi alle spalle!”.

Derek: “Il fatto è che tutti i batteristi tendono a suonare troppo forte! E a parte questo, è bello suonare anche “intorno” al ritmo, mentre per sua costituzione mentale qualsiasi batterista è abituato a pensare sempre in termini di “1-2-3-4”!”.

Se doveste definirvi?

Tom: “Siamo una band di folk-rock: noi tutti proveniamo da varie esperienze in gruppi di musica rock, è quella la nostra origine, e spesso nei pub più rumorosi e affollati dobbiamo “spingere” più sul versante rock per riuscire a farci sentire. Ma naturalmente ci piace anche esplorare materiali musicali a minor connotazione ritmica, magari con un pubblico attento e che stia in silenzio, magari suonando “unplugged”…

Derek: “Noi cerchiamo di essere sia una folk band che una folk-rock band: impresa difficile! Nei folk club suoniamo per lo più senza alcuna amplificazione, e allora potremmo essere definiti una folk band. In altre occasioni ci serviamo di un impianto di amplificazione, e il basso elettrico riesce a supplire alla mancanza della batteria di cui parlavamo prima. La cosa positiva è che la nostra musica pare si presti abbastanza bene ad entrambe le situazioni”.

Ma qual’è attualmente la situazione del folk rock in Gran Bretagna?

Tom: “E’ una situazione veramente strana. A fronte di un buon numero di ottime band – la Oyster Band (di cui tra l’altro siamo stati supporter), Little Johnny England, E2K, solo per citarne alcune – sembra che attualmente non ci sia un grande mercato per questo genere in Gran Bretagna. Si direbbe che la maggior parte di coloro che si occupano di folk lo faccia con lo spirito tipico del conservatore di un museo: si predilige un ideale della “purezza nella tradizione”, ma secondo me non è un atteggiamento corretto in ambito musicale, a meno di voler preservare alcune particolari entità musicali per motivi geografici. La maggior parte della gente inoltre vede noi “folkies” come tipi un po’ strani…ma forse ha ragione!”.

Derek: “Una decina di anni fa tutti volevano suonare come i Levellers: c’erano decine di loro “cloni” musicali. Ora sono tutti scomparsi. Ci rimangono le vecchie band come la Oyster Band e un gran numero di gruppi giovani, che spingono molto sul versante della tradizione. Non saprei neanche se definirli folk rock…chissà, forse potrebbe anche dirsi che il folk rock non esiste più”.

Come mai questo titolo, The Slippery Slope (“la discesa scivolosa”)?:

Derek: “Forse perché suonare negli Slide potrebbe costituire una discesa verso qualcosa di pericoloso, come ad esempio la morris dance, suonare l’accordion…farsi crescere la barba! Io ancora resisto, ma Tom ha appena comprato un accordion!”.

Tom: “Scherzi a parte, è uno slogan che abbiamo messo sui nostri poster, ricollegandoci al nostro nome Slide, quasi a significare che la folk music potrebbe anche essere seducente e pericolosa come il rock’n’roll. Dovendo dare un titolo all’album ci è sembrata la scelta più naturale: Slide potrebbe essere la danza irlandese, ma significa anche “scivolare”...

Nei vostri testi c’è quasi costantemente un riferimento al mare…

Derek: “E’ “colpa” di Tom! Lui ama il mare e le barche in modo ossessivo, e ci va ogni volta che può, specie in un’isola chiamata Alderney: è una delle quattro Isole del Canale (Jersey, Guernsey, Alderney e Sark – n.d.r.) , non molto conosciute, anche in Gran Bretagna, se non per il fatto che in queste isole non circolano autovetture. Le Isole del Canale hanno invece una storia ricca e romantica alla stregua delle Shetland, delle Arran, delle Ebridi o di Lindisfarne.”

Tom: “La musica folk ha bisogno di validi racconti, e le Isole del Canale sono per me una sorgente inesauribile di storie e leggende. A quanto pare siamo i soli a raccogliere la tradizione di queste isole: ciò in fondo contribuisce alla nostra unicità”.

Progetti per il futuro?

Tom: “Molti concerti nel nord dell’Inghilterra questa primavera, poi all’inizio dell’estate una tournè nel sud. Dopo l’estate torneremo in studio per il nostro secondo album che, speriamo, ci aprirà le porte dei grandi festival nel 2003. E’ anche previsto un tour in Olanda”.

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Il CD The Slippery Slope è stato accolto con grande successo da varie radio specializzate inglesi, americane e australiane, ed ha aperto agli Slide la strada per la partecipazione ai festival di Otley, Saddleworth e Wath. Sulla compilation di Keltika possiamo ascoltare due brani tratti da The Slippery Slope: “Boat To Burhou/The Casquets Light” è stata composta da Tom Bliss, e racconta la triste storia d’amore di un marinaio che decide di dirigere la prua della sua barca verso la deserta, inospitale isola di Burhou; per stessa ammissione di Tom, questo pezzo gli è stato ispirato dal brano “Columcille” del gruppo Iona. La medley strumentale “The Cottage In Hayley Wood/Connemara Stockings/Swinging On The Gate” inizia invece con una slow jig composta da Derek Magee, per poi passare a due brani tradizionali irlandesi.

Il CD The Slippery Slope può essere ordinato direttamente presso il sito web degli Slide: www.slipjig.co.uk Presso lo stesso sito sono disponibili ulteriori informazioni sugli Slide e i testi delle canzoni di The Slippery Slope.

                                                                                              Intervista di Alfredo De Pietra

Slide (UK): The Slippery Slope [Slipjig Music SLIP 005]

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