TEORIA DELLA MODALITA'
Home
INDICE
La visione cosmogonica della musica
La
musica greca
I generi
enarmonico e cromatico
Nomos
Tropo
Ritmo
Notazione
Prime forme di notazione monodica
Notazione
neumatica
Neuma
Prime forme di notazione polifonica
Notazione
dasiana
Francone da Colonia
Ars
Antiqua
Modi
ritmici
Ars
Nova
Notazione mensurale
Modus
Guido
d'Arezzo
Esacordo
I
modi Gregoriani
La Tonalità
Terminologia antica
LA
VISIONE COSMOGONICA DELLA MUSICA
Dal seguente sito riporto questa interessante
descrizione dell'armonia delle sfere.
http://www.liceomagrini.it/musica/images/musica_sfere.swf
Platone filosofo vissuto nel IV secolo a.C. riprende le idee pitagoriche riguardanti i
rapporti tra i numeri
razionali, la musica e la generazione del mondo.
Per quanto riguarda la musica Platone nel Timeo riconduce la genesi del mondo all'azione di un dio
ordinatore, il
demiurgo, che segue uno schema matematico nel suo lavoro di
trasformazione dal kaos al
cosmos. Egli infatti prende come punti di partenza (Timeo, cap. VII) due
progressioni geometriche di quattro
termini l'una
Una progressione geometrica o successione geometrica
è una
successione di numeri tali che il quoziente tra due elementi consecutivi è
sempre uguale a un numero costante, detto ragione della successione.
Il quattro era considerato un numero base in
quanto simbolo della tetractis pitagorica.
La prima progressione in ragione di due, la seconda
in ragione di tre.
1 - 2 - 4 - 8;
1 - 3 - 9 - 27.
Alle progressioni vengono poi
aggiunti i valori della tetractis, diapason, medio armonico 3/2, medio aritmetico
4/3.
§§`
ed i rapporti
rapporti di 2/1, 256/243 e 9/8.
I rapporti 256/243 e 9/8 rappresentano rispettivamente il
Limma, semitono diatonico della scala pitagorica e la distanza di tono.
L'intervallo di tono è ottenuto dalla differenza tra
la diapente e la diatessaron 3/2:4/3 = 9/8 cent 204.
"Tra diapente e diatessaron c'è intervallo di tono"
Boezio De Istituzione Musica (475 - 525), P.Righini La
musica greca
L'intervallo di Limma è la 2 minore diatonica per
esempio SI - Do, MI - FA, DO - REb si ottiene dalla differenza dei loro
rapporti. Per esempio MI - FA sarà dato dalla differenza tra l'intervallo di
quarta e quello di terza maggiore: 4/3:81/64 = 256/243.
Questo intervallo è ottenuto anche dalla proporzione
243/128 che rappresenta l'intervallo di 7 maggiore DO - SI trasportato
all'ottava inferiore 243/128:2/1 = 243/256 ed in quanto rivolto invertendo
la proporzione SI - DO 256/243.
potenze di due:
1 2 4 8 16
potenze di tre:
1 3 9 27
Progressione completa:
1 2 3
4 8 9
16
27
medio armonio e aritmetico della serie doppia:
1
4/3 3/2
2 8/3
3 4
16/3 6
8
medio armonio e aritmetico della serie tripla:
1 –
3/2 – 2
–
3 –
9/2 – 6
–
9 –
27/2 – 18 –
27
1
4/3
3/2 2
8/3
3
4
16/3
6 8
9
32/3 12
16
24
27
Limma e intervallo di tono: 256/243
9/8
http://docenti.lett.unisi.it/files/15/6/2/1/scheda_Timeo.doc
Composizione dell’anima
L’anima del mondo è creata dalla mescolanza di una essenza e due nature:
essenza intermedia = mescolanza fra essenza indivisibile (essere in sé), e
essenza divisibile (essere come fondamento dell’esistenza corporea).
natura del medesimo = principio di identità
natura dell’altro = principio di alterità o diversità
L’anima del mondo è autonoma e intermediaria: è essenza autonoma, ma è
intermediaria essendo composta dalla natura del medesimo (ha una sua identità),
e dell’altro (partecipa alla pluralità). L’essenza intermedia con le due nature
è il numero inteso come relazione. La concezione platonica del numero si
distingue dalla tradizione pitagorica, poiché il numero è l’elemento
strutturante l’anima del mondo, che in tal modo presiede al movimento e alla
forma dell’universo, ma non è ontologicamente confuso né con l’idea né con il
corpo. Anima = principio vitale = principio strutturante = armonia (rapporto,
collegamento).
L’anima come composizione di due serie
geometriche
L’anima è suddivisa dal Demiurgo in due serie di parti, definite dai numeri:
1, 2, 4, 8 = successione geometrica doppia (cioè 20, 21, 22,
23)
1, 3, 9, 27 = successione geometrica tripla (cioè 30, 31,
32, 33).
Si formano due successioni in proporzione geometrica continua: 1:2 = 2:4 = 4: 8
e 1:3 = 3:9 = 9:27
Le serie geometriche sono suddivise secondo proporzioni
armoniche e aritmetiche
Ulteriori legami proporzionali nelle serie sono calcolati in base alla
proporzione armonica e a quella aritmetica.
Proporzione aritmetica: il termine medio supera il primo di quanto l’ultimo
supera il medio. A:B=B:C se B = A+n = C-n. Il medio aritmetico si trova
dividendo alla metà la somma degli estremi della proporzione. B = (A+C):2
Ad esempio nella proporzione fra 1 e 2, il medio aritmetico è 3/2 (cioè 1:3/2 =
3/2:2). Infatti 3/2 = 1+1/2 = 2-1/2. Dunque: (1+2):2 = 3/2.
Proporzione armonica: il termine medio supera il primo di una frazione del primo
uguale alla frazione dell’ultimo termine per la quale il medio è da esso
superato. Il medio armonico si calcola raddoppiando il prodotto degli estremi e
dividendo il risultato per la somma degli estremi.
Ad esempio nella proporzione fra 1 e 2 il medio armonico è 4/3. Infatti esso
supera 1 di 1/3 di 1 ed è superato da 2 da 1/3 di 2. In numeri: 4/3 = 1+ (1/3)x1
e 4/3 = 2- (1/3)x2, cioè: [(1x2)x2] : (1+2).
Fra ogni numero e il successivo vengono perciò a trovarsi altri due numeri, a
loro volta medi proporzionali armonico e aritmetico:
Serie doppia: 1 – 4/3 – 3/2 – 2 – 8/3 – 3 – 4 – 16/3 – 6 – 8
Serie tripla: 1 – 3/2 – 2 – 3 – 9/2 – 6 – 9 – 27/2 – 18 – 27
Individuazione delle costanti
Il Demiurgo ha formato due serie che presentano delle costanti, cioè i
valori del rapporto fra ogni termine e il precedente sono regolari. Nella serie
doppia le costanti sono 4/3 (1+1/3) e 9/8 (1+1/8), nella tripla 4/3 e 3/2
(1+1/2).
Per trovare le costanti occorre dividere ogni termine per il precedente.
Nella serie doppia: 4/3:1 = 4/3; 3/2: 4/3 = 9/8; 2:3/2 = 4/3; 8/3:2 = 4/3; 3:8/3
= 9/8; 4:3 = 4/3; 16/3:4 = 4/3; 6:16/3 = 9/8; 8:6 = 4/3.
Nella serie tripla: 3/2:1 = 3/2; 2:3/2 = 4/3; 3:2 = 3/2; 9/2:3 = 3/2; 6:9/2 =
4/3; 9:6 = 3/2; 27/2:9 = 3/2; 18:27/2 = 4/3; 27/18 = 3/2.
Tali costanti esprimono matematicamente gli intervalli musicali discendenti di
quarta (4/3), quinta (3/2) e tono (9/8).
Riempimento del rapporto comune alle due serie (4/3)
con il rapporto 9/8. Formazione della scala musicale
Il Demiurgo mette insieme le due serie, in modo però che ogni intervallo di 4/3,
presente tanto nella serie doppia che nella tripla, sia “riempito”
dall’intervallo di 9/8, che sta due volte in quello di 4/3 con l’avanzo della
frazione (leimma) 256/243.
Ad esempio: fra 1 e 4/3 c’è un intervallo di 4/3 da suddividere in intervalli di
9/8. Dunque: 1x9/8 = 9/8; 9/8x9/8 = 81/64 e fra 81/64 e 4/3 c’è l’intervallo di
256/243 (4/3: 81/64 = 256/243).
Il Demiurgo ha creato una scala musicale (diatonica di modo dorico) analoga a
quella pitagorica.
Si riportano i valori matematici, indicando con T la distanza di tono e con L il
semitono (leimma). La scala discendente ha la successione di quattro ottacordi
congiunti, formati ciascuno da due tetracordi dorici disgiunti:
Il tetracordo è un insieme di quattro suoni i cui
estremi sono ad intervallo di quarta giusta. La disposizione degli intervalli
interni cambia nelle varie tipologie. Nel caso del Timeo la disposizione degli
intervalli interni è sempre tono-tono-semitono (leimma), corrispondente al
tetracordo dorico. La disgiunzione fra due tetracordi è data da un intervallo di
tono centrale, detto mese. L’ottacordo è una struttura scalare di otto suoni,
dati dalla successione di due tetracordi.
[1 T 9/8 T 81/64 L 4/3]
[tetracordo dorico]
1T9/8T81/64L4/3 |
T3/2T27/16T243/128L2
|
2T9/4T81/32L8/3 |
T3T27/8T243/64L4 |
4T 9/2T
81/16L16/3 |
T6T27/4T243/32L8 |
8T9T/81/8L32/3 |
T12T27/2T243/16L16 |
16T18T81/4L64/3 |
T24T27 |
I Tetracordo |
II Tetracordo |
I Tetracordo |
II Tetracordo |
I Tetracordo |
II Tetracordo |
I Tetracordo
|
II Tetracordo |
I Tetracordo |
|
I Diapason |
II Diapason |
III Diapason |
IV Diapason |
Sesta |
Questa la scala prodotta dai rapporti, estesa su
quattro ottave più una sesta, rappresenta la scala base del sistema greco in
quanto ritenuta la più perfetta., il modo Dorico.
Bisogna notare che i valori indicano rapporti
di lunghezza e non di frequenza, questo perché essendo la scala discendente i
valori vengono invertiti. essendo il rapporto di frequenza l'inverso di quello
di lunghezza. inoltre in questo schema è stata estese la progressione in ragione
di due sino al sino al 4° termine per evidenziarne l'aspetto simmetrico.
Bisogna notare che i valori indicano rapporti
di lunghezza e non di frequenza, questo perché essendo la scala discendente i
valori vengono invertiti. essendo il rapporto di frequenza l'inverso di quello
di lunghezza. inoltre in questo schema è stata estese la progressione in ragione
di due sino al sino al 4° termine per evidenziarne l'aspetto simmetrico.
Questi valori vengono distribuiti sulle circinferenze del
piano dell'eclittica e del piano dell'equatore celeste i quali incontrano la
sfera celeste.
La circonferenza dell'eclittica viene divisa in
sette circonferenze di raggi con distanze fra di loro pari ai sette termini
delle progressioni
1 2 3
4 8 9
16
27 che rappresentano i
moti circolari dei pianeti Luna, Sole, Venere, Mercurio, Marte, Giove e Saturno.
http://it.wikipedia.org/wiki/Eclittica
L'eclittica è l'intersezione del piano d'orbita terrestre
con la sfera celeste. Può anche pensarsi come il cerchio massimo della sfera
celeste percorso dal Sole nel suo apparente moto annuo. Il piano d'orbita
terrestre è il piano geometrico su cui giace l'orbita della Terra ed è anche
chiamato piano dell'eclittica. Il nome eclittica deriva da eclissi, poiché le
eclissi di Sole avvengono naturalmente su di essa.
La sfera celeste è una sfera di raggio arbitrario sulla cui superfice sono
proiettati, dal centro della sfera, tutti gli astri. La sfera celeste si dice
geocentrica, se ha per centro il centro della terra, locale, se ha per centro
l'occhio dell'osservatore, eliocentrica, se ha per centro il Sole.
In rosso l'eclittica. In bianco-azzurro l'equatore
celeste. La freccia gialla indica il punto vernale
L'equatore celeste è un cerchio massimo proiettato
sull'immaginaria sfera celeste, che può essere costruito ingrandendo l'equatore
terrestre finché non interseca la sfera celeste.
L'equatore celeste è inclinato di circa 23° 27' rispetto al piano
dell'eclittica, riflettendo l'uguale inclinazione dell'asse di rotazione
terrestre.
L'equatore celeste passa attraverso le seguenti costellazioni:
Pesci
Balena
Toro
Eridano
Orione
Unicorno
Cane Minore
Idra
Sestante
Leone
Vergine
Serpente
Ofiuco
Aquila
Aquario
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Equatore_celeste"
In rosso l'equatore celeste, in giallo l'eclittica
Dato che il Sole rappresenta il centro delle sfere celesti I pianeti
vengono associati al modo l'ipodorico, in cui i tetracordi sono congiunti e
questo anello di congiunzione è rappresentato dal Sole.
[-58-] LA SECONDA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI
MAESTRO GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA.
[-101-] Che gli Antichi attribuirono alcune chorde de i
loro istrumenti alle Sphere celesti. Capitolo 29.
LA OPINIONE che gli Antichi hebbero, massimamente i Pithagorici, dell' harmonia,
o concento del Cielo, li diede cagione di contemplare intorno a questo varie
cose. La onde dalla diuersità de i lor pareri nacquero diuersi principij, et
varie ragioni: Imperoche alcuni hebbero opinione, che 'l Firmamento, o vogliam
dir Sphera delle stelle fisse, la quale di tutte l' altre è più veloce nel
mouimento diurno (come afferma Platone) mandasse fuori il suono più acuto d'
ogn' altra Sphera; forse indutti da questa ragione, Che quel corpo, il quale si
muoue più velocemente, è cagione del suono più acuto; onde mouendosi li corpi
superiori del Cielo più velocemente de gli inferiori; concludeuano, che tali
corpi facessero il suono più acuto. Dall' altra parte erano alcuni, che teneuano
il contrario, cioè che la Sphera della Luna facesse il suono più acuto, formando
tal ragione; Li corpi maggiori rendeno maggior suono, et più graue, di quello
che fanno li minori, come sensatamente si comprende; onde essendo che i corpi
superiori celesti sono maggiori de gli inferiori; seguita che li superiori corpi
maggiori mandino fuori suoni maggiori, et più graui de gli inferiori. Quelli che
fauorirono la prima opinione furono molti, tra i quali è Cicerone nel libro 6.
della Repubblica come si può vedere per le parole poste nel capitolo 4. della
Prima parte; La quale opinione Ambrosio Dottor Santo recita nel suo Essameron.
Ma tra i moderni scrittori si troua Battista Mantoano Poeta elegantissimo, che
ci manifesta tale opinione con queste parole.
Insonuere poli, longeque auditus ab alto
Concentus, mixtumque melos, pars ocyus acta
Clarius, et cantu longè resonabat acuto,
Tarda ibat grauiore sonò. E ben vero, che quello, che dice, si puo accommodare a
qual si voglia delle due narrate opinioni: Percioche se noi vorremo attribuire
la tardità del mouimento annuale alla Sphera di Saturno, veramente il suo
mouimento è più tardo d' ogn' altra Sphera, come mostra Platone nello Epinomide:
conciosia che fa la sua reuolutione in trenta anni; et questo sarà in fauor di
quelli, che tengono, che li corpi maggiori facino il suono più graue. Ma se la
tardanza si attribuirà al mouimento diurno; sarà in fauor di quelli, che
fauoriscono la prima opinione, et bisognerà intendere il contrario: conciosia
che non gli è dubbio alcuno, come si vede col senso, che 'l mouimento della
Sphera della Luna non sia più tardo d' ogn' altro, quando dall' Oriente si muoue
all' Occidente. Ma sia pure più tardo, o più veloce, come si voglia, che questo
importa poco a noi; però lassaremo della tardità, o velocità loro la cura a gli
Astronomi. Dell' altra fattione si ritrouano molti: Imperoche Dione historico
raccontando la cagione, perche li Giorni siano stati denominati dal nome delle
Sphere celesti, et non siano numerati secondo l' ordine loro, incomincia rendere
tal ragione secondo l' opinione de gli Egittij dalla Sphera di Saturno, venendo
a quella del Sole, ponendo l' vna et l' altra per gli estremi della consonanza
Diatessaron, lassando le due mezane, cioè quella di Gioue, et quella di Marte;
Dipoi da quella del Sole và a quella della Luna, et forma vn' altra Diatessaron;
similmente da questa a quella di Marte; et da Marte a Mercurio ne fa due altre;
di modo che lassando sempre le due mezane Sphere, rende la ragion di tal
Problema, ritornando sempre circolarmente alla prima Sphera: Onde si vede, che
incominciando dalla Sphera di Saturno, et venendo a quella del Sole; et da
questa à quella della Luna, pone la prima come quella, che fa il suono graue; et
venendo verso le altre Sphere, le pone come quelle, che fanno li suoni acuti:
Imperoche è costume della maggior parte di coloro, che trattano della Musica, di
por prima il graue nelle loro ragioni, come cosa più ragioneuole, et dipoi lo
acuto. Ne debbe parer strano, se Dione ritorna dalla Sphera della Luna a quella
di Marte, facendo vn' ordine rouescio, procedendo dall' acuto al graue,
contrario di quello che hauea mostrato prima: percioche a lui basta solamente
con tal mezo dimostrar la ragione di cotal cosa; anchora che questa ragion non
sia molto sufficiente a fauorir tale opinione. Euui etiandio l' opinione de gli
Antichi, che pone Plinio nella sua Historia naturale, primieramente dell'
Harmonia celeste, dipoi dell' ordine; onde dice, che la Sphera di Saturno fa il
tuono Dorio, quella di Gioue il Frigio, et le altre per ordine altri Tuoni. Onde
non è dubbio, che essendo il Dorio tenuto dalla maggior parte de i Musici più
graue del Frigio, la Sphera di Saturno non sia quella, che faccia il suono
[-102-] graue. Oltra di questo (lassando molti altri da parte) ui è Boetio, il
quale, quasi recitando l' altrui opinione, attribuisce la chorda Hypate a
Saturno, che è d' ogn' altra grauissima; dipoi più abasso attribuisce alla
medesima sphera (secondo la prima opinione medesimamente da lui recitata) il
suono acuto, et li graui per ordine, attribuendo il grauissimo al globo lunare.
Da queste differenze nacque, che i Filosofi, per voler mostrare in atto quella
harmonia, che per ragioni conosceuano esser nelle sphere celesti, attribuirono a
ciascuna (si come erano di diuersi pareri del sito de i suoni graui, et acuti)
diuerse chorde de i loro istrumenti, variatamente ordinate: Imperoche quelli,
che fauoriuano la prima opinione, attribuirono alla sphera della Luna, Pianeta a
noi più vicino, la chorda Proslambanomenos, perche fa il suono più graue di
qualunque altra; a quella di Mercurio la Hypate hypaton; et all' altre sphere l'
altre chorde per ordine, secondo che sono poste nella figura mostrata disopra.
Ma quelli, che haueano contraria opinione; attribuirono la chorda Hypate meson
alla sphera di Saturno; perche si pensauano, che facesse il suono più graue d'
ogn' altra sphera; la Parhypate a Gioue; Lychanos a Marte; et Mese al Sole; et
cosi all' altre attribuirono altre chorde, secondo il mostrato ordine. Et si
come furono di vario parere intorno a quello, che hò detto; cosi anco furono
differenti nel porre le chorde a i loro istrumenti: Imperoche quelli, che
hebbero opinione, che Saturno facesse il suono acuto, et la Luna il graue
Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 102;
text: Diapason. Diapente. Diatessaron. Mese. Lychanos meson. Parhypate meson.
Hypate meson. Lychanos hypaton. Parhypate hypaton. Hypate hypaton.
Proslambanomenos. Netesynemennon. Paranetesynemennon. Tritesynemennon. Tuono,
Semituono, Vrania, Polimnia, Terpsichore, Clio, Melpomene, Erato, Euterpe,
Thalia, Calliope] [ZAR58IH2 08GF]
-104-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 104; text: INTRODUTTORIO DI GVIDONE
AREtino ordinato secondo le diuisioni Pithagorice nel genere Diatonico.
Tetrachordo Hyperboleon. Tetrachordo diezeugmenon. Tetrachordo meson.
Tetrachordo hypaton. tuono, semituono minore, semituono maggiore, 2048, 2187,
1536, 1728, 1944, Netehyperboleon, 2304, Paranete hyperboleon, 2592, Trite
hyperboleon, 2916, Nete diezeugmenon, 3072, Paranete diezeugmenon, 3456, Nete
synemennon, Trite diezeugmenon, 3888, Paranete synemennon. Paramese. 4096, 4374,
Trite synemennon. Mese. 4608, Lychanos meson. 5184, Parhypate meson. 5832,
Hypate meson. 6144, Lychanos hypaton. 6912, Parhypate hypaton. 7776, Hypate
hypaton. 8192, Proslambanomenos. 9216, 10368, Tetrachordo synemennon. ee, dd, cc,
[sqb][sqb], bb, aa, g, f, G, F, E, D, C, A, [Gamma], ut, la, sol, fa, mi, re, a,
b, c, d, e, [sqb]] [ZAR58IH2 09GF]
[-103-] posero le chorde acute nel
soprano luogo dell' istrumento, ouer nella parte destra, et le graui nel luogo
più basso, ouer nella parte sinistra; et quelli, che erano di contrario parere,
faceuano al contrario: conciosiache poneuano le graui nella parte superiore,
ouer nella banda destra; et le acute nella inferiore, ouer nella banda sinistra.
Ma Platone accommodò a ciascuna sphera (come nella Prima parte hò detto ancora)
vna Sirena, cioè vna delle noue Muse, che manda fuori (come dice) la sua voce, o
suono, dal quale nasce l' harmonia del Cielo. Et benche non ponga l' ordine
loro, nondimeno il dottissimo Marsilio Ficino sopra quello del Furor poetico di
Platone, lo pone; et applica alla prima sphera lunare la Musa detta Thalia,
Euterpe a Mercurio, Erato a Venere, al Sole Melpomene, et cosi le altre per
ordine; come nella figura si uede. E ben vero, che attribuisce Calliope a
ciascuna sphera, per dinotarci il concento, che nasce dalle voci di ciascuna. Ma
perche (come dice Plinio) queste cose si vano inuestigando più presto con
sottile dilettatione, che necessaria; però farò fine, hauendo ragionato a
bastanza di tal materia; et verrò a mostrare, in che modo le predette Sedici
chorde siano state nominate da i Latini.
LA SECONDA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI MAESTRO
GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA.
In che modo le predette Sedici chorde siano state da i
Latini denominate. Capitolo 30.
ET BENCHE gli antichi Greci nella fabrica, o diuisione del Monochordo,
considerassero solamente Sedici chorde, diuise in cinque Tetrachordi, ne
tentassero di passar più oltra, per la ragione detta di sopra; nondimeno li
Moderni non contenti di tal numero, lo accrebbero passando più oltra hora nel
graue, et hora nell' acuto: Imperoche Guidone Aretino nel suo Introduttorio,
oltra le nominate chorde, ue ne aggiunse delle altre alla somma di Ventidue, et
le ordinò in sette Essachordi; et tale ordinatione fu, et e più che mai
accettata, et abbracciata dalla maggior parte de i Musici prattici: essendo che
in essa sono collocate, et ordinate le chorde al modo delle mostrate Pithagorice.
Et perche ciascuno Essachordo si compone di Sei chorde, però è denominato da tal
numero: che vuol dire Di sei chorde. E ben vero, che a ciascuno di essi,
aggiunse per commodità de i cantanti alcune di queste sei sillabe, cioè Vt, Re,
Mi, Fa, Sol, La; cauate dall' Hinno di Santo Giouanni Battista, il quale
incomincia in tal modo; Vt queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli
tuorum, Solue polluti Labij reatum Sancte Iohannes; et li concatennò con tale
artificio, et in tal maniera; che ciascuno contiene tutte le specie della
Diatessaron, le quali sono tre, come vederemo nella Terza parte; accommodando il
Semituono, circoscritto da queste due sillabe mezane Mi, et Fa nel mezo di
ciascuno. Ma aggiunse primieramente alla chorda Proslambanomenos nella parte
graue vna chorda, distante per vn Tuono, et la segnò con vna lettera greca
maiuscola in questo modo [Gamma], et le altre poi con lettere latine; per
dinotarci, che la Musica (come vogliono alcuni) fu ritrouata primamente da i
Greci, et posta in vso, et che al presente da i Latini è honoreuolmente
posseduta, abbracciata, et accresciuta. Et alla predetta lettera aggiunse la
prima delle sei sillabe; cioè Vt in questo modo [Gamma], ut, che vuol dire
Gamma, ut; et cosi nominò la chorda aggiunta di tal nome, et è la prima chorda
della sua ordinatione. Chiamò poi Proslambanomenos de i Greci A re, ponendo
insieme la prima lettera latina, et la seconda sillaba delle mostrate; et fu la
seconda chorda del suo Introduttorio. La terza poi, cioè la seconda greca, detta
Hypate hypaton, nominò [sqb], mi; ponendo insieme la seconda lettera latina, et
la terza sillaba seguente; et pose tal lettera quadrata, differente dalla [rob]
rotonda, per dinotarci la differenza de i Semituoni, che fanno queste due chorde:
conciosiache non sono in vno istesso luogo, quantunque siano congiunte quasi in
vna istessa lettera; come altroue vederemo. Nominò dipoi la quarta C, fa ut, et
il resto per ordine fino a Nete hyperboleon, applicandoli vna delle prime
lettere latine, cioè A, [sqb], ouer [rob], C, D, E, F, G, descriuendole nel
primo ordine maiuscole, nel secondo picciole, et nel terzo raddoppiate; come
nell' Introduttorio si vedeno. Ma sopra Nete hyperboleon aggiunse altre cinque
chorde nel terzo ordine, cioè [rob][rob] fa, [sqb][sqb] mi; cc, sol fa; dd, la
sol, et ee, la; et fece questo per finire gli vltimi due Essachordi, de i quali
l' vno hà principio in f, et l' altro in g; et per tal modo le chorde Grece
acquistarono altra denominatione. Fu tenuto tale ordine da Guidone (com' io
credo) forse non senza consideratione, applicando cotali sillabe alle chorde
sonore, moltiplicate per il numero Settenario: perche comprese, che nel Senario
si conteneua la diuersità de i Tetrachordi, et che nel Settenario erano Sette
suoni, o voci, l' vna dall' altra per natural diuisione al tutto variate et
differenti; come si può vedere, et vdire nelle prime sette chorde, le quali sono
essentiali, et niuna di loro si assimiglia all' altra di suono: ma sono molto
diuerse.
[-104-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 104; text: INTRODUTTORIO DI GVIDONE
AREtino ordinato secondo le diuisioni Pithagorice nel genere Diatonico.
Tetrachordo Hyperboleon. Tetrachordo diezeugmenon. Tetrachordo meson.
Tetrachordo hypaton. tuono, semituono minore, semituono maggiore, 2048, 2187,
1536, 1728, 1944, Netehyperboleon, 2304, Paranete hyperboleon, 2592, Trite
hyperboleon, 2916, Nete diezeugmenon, 3072, Paranete diezeugmenon, 3456, Nete
synemennon, Trite diezeugmenon, 3888, Paranete synemennon. Paramese. 4096, 4374,
Trite synemennon. Mese. 4608, Lychanos meson. 5184, Parhypate meson. 5832,
Hypate meson. 6144, Lychanos hypaton. 6912, Parhypate hypaton. 7776, Hypate
hypaton. 8192, Proslambanomenos. 9216, 10368, Tetrachordo synemennon. ee, dd, cc,
[sqb][sqb], bb, aa, g, f, G, F, E, D, C, A, [Gamma], ut, la, sol, fa, mi, re, a,
b, c, d, e, [sqb]] [ZAR58IH2 09GF]
DE I SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA
CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
In qual modo i nomi de i Suoni si pigliano, tanto per la
loro Positione, quanto per la loro Facoltà ò possanza. Cap. II
ET perche habbiamo ueduto nel Cap. 4 del 2. Lib. come gli
Antichi ordinassero i Suoni ò Chorde ne i loro Istrumenti, & come denominassero
ciascuna di esse, diuidendole in quattro Tetrachordi; però, per maggiore
intelligentia di quello, che si è detto, diremo hora, che Tolomeo hauendo
assegnato nel Cap. 3. del 2. lib. de gli harmonici, le Specie delle prime
Consonanze, che sono la Diatessaron, la Diapente; & nel sequente mostrato la
Diapason esser Complessione ò Costitutione perfetta; nel Quinto dimostra, in
qual maniera si pigliano le Denominationi di essi Suoni, parte dalla Positione,
& parte dalla lor Facoltà ò Possanza, che la uogliamo dire: onde dice prima;
ch'essendo la Disdiapason costitutione ueramente de Quindeci chorde, elle sono
in tal maniera numerate & chiamate; che essendo una di esse fatta commune della
più graue & della più acuta delle due Diapason, in essa Disdia pason contenute,
uiene à esser la Mezana de tutte loro; dellaquale alcune fiate (secondo diuersi
rispetti) diciamo un Sito ò Positione, ouero una Specie essere semplicemente più
acuta ò più graue d'un'altra: laonde per tal ragione, dice chiamarsi cotal
chorda dal Sito ò Positione Mese, cioè, Mezana; percioche è collocata nel mezo
di esse due Diapason poste insieme; & quella ch'è ueramente di tutte l'altre
grauissima, chiamarsi Proslambanomenos & Netehyperboleon l'acutissima. Quelle
chorde poi, che seguono la Proslambanomenos & uanno uerso l'acuto fin'à Mese,
gli Antichi nominarono con questi nomi, Hypate hypaton, Parhypate hypaton,
Lychanos hypaton, Hypate meson, Parhypate meson, & Lychanos meson.
Simigliantemente dopo la Mese fin'alla Netehyperboleon, le seguenti chorde, pur
uerso l'acuto, nominarono Paramese, Tritediezeugmenon, Paranetediezeugmenon,
Netediezeugmenon, Tritehyperboleon, & Paranetehyperboleon. Ma alcuna fiata,
dall'istessa facoltà, per laquale essi Suoni ad un certo modo par, che si
riferiscano l'un all'altro, pigliano anco la denominatione, ouero perche erano
soliti d'accommodar le facoltà della Disdiapason appresso il Systema ò
Costitutione immutabile, come diceuano; hauendoli prima ordinati, accioche
usando il nome commune della facoltà & delle positioni, nell'istessa
costitutione potessero anco trasferir quelle, & riportarle ò commutarle;
essendoche quando si pigliauano l'un de due Tuoni inclusi nella Disdiapason
della Mese ò Mezana, cosi chiamata dalla positione, appresso l'una & l'altra
parte di essa, prima si poteuano porre due Tetrachordi congiunti à i Quattro,
che sono in tutta la Costitutione, & dopoi un'altro Tuono si potea dar all'altro
& grauissimo de gli Interualli: Onde chiamauano anco Mese la più graue uoce
della più acuta Disgiuntione, per la facoltà dell'istessa costitutione &
dall'ordine; & Paramese, la uoce più acuta. Ma la Proslambanomenos & la
Netehyperboleon nominauano Grauissima della più graue, & Hypate hypaton
Acutissima della più acuta Disgiuntione. Dopoi diceuano Hypate meson à quella
chorda ò uoce, ch'era commune à i due più graui & congiunti Tetrachordi,
collocati nella più graue Disgiuntione; & Netediezeugmenon chiamauano quella
Voce, ch'era commune à i due Tetrachordi più graui congiunti, dopo la più acuta
Disgiuntione; & anco chiamauano Parhypate hypaton quella, che teneua il secondo
luogo nel grauissimo Tetrachordo, dopo la più graue Disgiuntione; & la Lychanos
la terza; Parhypate meson quella, che dopo il grauissimo Tetrachordo teneua il
secondo luogo, che andaua auanti la grauissima Disgiuntione del Tetrachordo; &
Lychanos meson la terza. Dopo queste, quella ch'era posta seconda dopo il
grauissimo Tetrachordo, dopo la più acuta Disgiuntione, nominarono
Tritediezeugmenon, & Paranetediezeugmenon, la terza. Ma Tritehyperboleon
diceuano esser quella seconda, ch'era contenuta dal Tetrachordo grauissimo
auanti la più graue Disgiuntione, & Paranetehyperboleon, la terza. Et di queste
significationi; cioè, delle Denominationi delle Facoltà, erano chiamati
propriamente Immobili ò Stabili nelle mutationi de i Generi, queste chorde ò
Suoni solamente, la Proslambanomenos, tutte le Hypate, la Mese, la Paramese, &
tutte le Nete. Dice nondimeno Tolomeo, che la chorda Netehyperboleon è una
istessa con la Proslambanomenos; gli altri Suoni poi, perche si mutano,
ragioneuolmente Mobili & Vaghi erano chiamati: percioche essendo riportate le
facultà loro secondo l'istessa positione, non più quadrauano ne i luoghi de i
termini Stabili & Mobili. Ma in qual maniera gli Antichi figurassero cotali
Suoni con diuersi Caratteri, ò Figure in tutte le positioni per tutti i modi ò
Tuoni;
Ordine,
ò Positioni, & Nomi delle Chorde. Facultadi, Allequali corrispondono. Nete
hyperboleon. Vltima delle ecellenti. aa. Paranete hyperboleon. Penultima delle
eccellenti. g. Trite hyperboleon. Terza delle ecellenti. f. Netediezeugmenon.
Vltima delle disgiunte. e. Paranetediezeugmenon. Penultima delle disgiunte. d.
Tritediezeugmenon. Terza delle disgiunte. c. Paramese. Quasi mezana. e. Mese.
Mezana. a. Lychanos meson. Indice delle mezane. G. Parhypate meson. Quasi
suprema delle mezane. F. Hypate meson. Suprema delle mezane. E. Lychanos hypaton.
Indice delle supreme. D. Parhypate hypaton. Quasi suprema delle supreme. C.
Hypate hypaton. Suprema delle supreme. [mus.Brot]. Proslambanomenos. Acquistata,
ò Pigliata. a.
Cinque sono i tetracordi, il primo grauissimo detto Hypaton da Greci.
il secondo mezano, che si chiama meson.
Il terzo congiunto, chiamato synemmenon.
Il quarto disgiunto nominato diezeugmenon,
il quinto, che è a cutissimo si dice hyperboleon
LA |
SI |
DO |
RE |
MI |
FA |
SOL |
LA |
SI |
DO |
RE |
MI |
FA |
SOL |
LA |
proslambanòmenos |
Hypatom |
|
Diezeugmenon |
|
|
Meson |
|
Hyperboleon |
|
LA |
SIb |
DO |
RE |
|
Synemennon |
SAPERE.it - Muse
nella mitologia greca, le nove figlie di Mnemosine e di Zeus, divinità
protettrici delle scienze e delle arti; furono dai Romani identificate con le
Camene. I loro nomi sono: Calliope (poesia epica), Clio (Storia), Polimnia
(poesia lirica), Euterpe (musica: flauto), Tersicore (danza), Erato (poesia
amorosa), Melpomene (tragedia), Talia (commedia), Urania (astronomia).
Giovan Paolo Lomazzo
Or secondo il Ficino, Calliope è voce risultante da tutte
le voci delle sfere, Urania del cielo stellato, cosi detta per dignità, Polinnia
di Saturno, di complessione fredda, e secca, Tersicore di Giove, salutifero al
coito delli huomini, Clio di Marte, per la cupidigia di gloria, Melpomene del
Sole, come temperamento ch'egli è di tutto il mondo, Erato di Venere, per
l'amore, Euterpe di Mercurio, per l'honesta dilettatione nelle cose gravi,
Thalia della Luna per la viridità data alle cose con l'humor suo.
Urania
La parola greca che indica il cielo è ouranos, quella
latina coelum
Fino dall’antichità quindi il cielo era il luogo della
trascendenza, la dimora spirituale di Dio. Vasto e sconfinato, dava l’idea
dell’immensità di spazio, dell’universalità di pensiero, della pienezza del
sentimento, della dolcezza e della grazia, della beatitudine.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cielo#I_nove_cieli
Il cielo (dal latino coelum, di etimologia incerta) è
l'atmosfera della Terra vista dalla sua superficie. A causa della rifrazione e
diffusione della luce del sole nell'atmosfera, di giorno il cielo appare di
colore azzurro (o grigio in caso di cattivo tempo), con sfumature rosse o gialle
all'alba e al tramonto. Di notte invece il cielo è buio e, quando non vi siano
nuvole, vi si vedono la Luna (quando è sopra l'orizzonte) e le stelle: in questo
caso si parla di cielo stellato.
Il colore azzurro del cielo è più scuro in alta montagna, a causa della minore
densità dell'atmosfera. Sulla Luna e nello spazio, dove l'atmosfera manca del
tutto, il cielo è perennemente nero e le stelle sono visibili anche di giorno.
http://it.wikipedia.org/wiki/Urania
Urania (dal greco antico Ouranos, «cielo») è una figura
della mitologia greca, figlia di Zeus e di Mnemosine.
Era la musa dell'astronomia e della geometria. Viene rappresentata vestita di un
abito azzurro, coronata di stelle, mentre sostiene con le mani un globo che
sembra misurare o avendo vicino a sé sempre un globo posto su di un treppiedi e
diversi strumenti matematici.
Secondo Esiodo fu amata da Apollo, dando alla luce Lino e Orfeo, cantori mitici.
Secondo Catullo, fu la madre di Imene, il dio delle nozze, il cui padre era
Bacco.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cielo#I_nove_cieli
Nell'antichità e per tutto il Medioevo si credeva che ogni
pianeta fosse collocato su una sfera di materia solida e trasparente. Queste
sfere, concentriche tra loro e al cui centro si trovava la Terra, venivano
chiamate cieli, e ciascuna prendeva il nome dal pianeta che ospitava: vi erano
quindi, dall'interno verso l'esterno, il cielo della Luna, il cielo di Mercurio,
quello di Venere, del Sole, di Marte, di Giove, di Saturno (i sette pianeti
allora conosciuti; anche la Luna e il Sole erano considerati pianeti, mentre la
Terra non lo era). Vi era poi, all'esterno di tutti questi, un ottavo cielo,
detto "cielo delle stelle fisse", nel quale si trovavano le stelle (che si
ritenevano avere tutte la stessa distanza dalla Terra); i teologi medievali
aggiungevano inoltre un nono cielo, il Primum mobile, e l'Empireo, sede di Dio.
Si riteneva anche che ciascun cielo venisse mantenuto in movimento da degli
angeli a ciò deputati, chiamati anche intelligenze motrici (secondo alcuni vi
era un angelo per ogni cielo, secondo altri uno per ciascun movimento - secondo
il modello di Tolomeo infatti il moto di ogni cielo era dato dalla somma di più
movimenti semplici).
Questa visione dell'Universo tramontò con l'affermarsi delle teorie di Copernico
e Newton (con la scoperta che la Terra è un pianeta si capì che non esistono
cieli di materia solida; il principio di inerzia chiarì che i corpi celesti si
mantengono in perpetuo movimento da soli senza bisogno di "spinte" angeliche),
ma ne è rimasta traccia nel modo di dire "essere (o salire) al settimo cielo",
che significa "raggiungere il massimo della felicità".
In realtà, la visione teologica, affermata nel Medioevo e ripresa dal sistema
aristotelico-tolemaico, non sarebbe propriamente in contrasto con la visione
scientifica (astro-fisica), portata da Copernico, in quanto la prima si
riferisce alla dimensione metafisica (oltre la physis, cioè la natura), e non a
quella fisica, a cui invece fa riferimento la seconda. In tal senso, la
rivoluzione copernicana ha avuto il pregio di distinguere la dimensione fisica
da quella metafisica (in opposizione ai teologi che affermavano una struttura
fisica dell'universo nell'ottica tolemaica), ma non ha negato la struttura
metafisica, nella quale Dio è il centro dell'universo e la fonte della vita che
viene trasmessa e distribuita mediante i vari «Cieli».
La parola greca che indica il cielo è ouranos, quella
latina coelum, dall’etimologia ignota. In molte lingue antiche e moderne la
parola ha due significati. In inglese sky è il cielo in senso scientifico
oggettivo e heaven è il cielo in senso religioso. In ebraico i samayim - i cieli
al plurale - hanno un riferimento religioso e raqia è il firmamento. Fino
dall’antichità quindi il cielo era il luogo della trascendenza, la dimora
spirituale di Dio. Vasto e sconfinato, dava l’idea dell’immensità di spazio,
dell’universalità di pensiero, della pienezza del sentimento, della dolcezza e
della grazia, della beatitudine.
Per il cristiano, che vuole vivere la sua fede in modo più alto, è riduttivo
riferirsi al cielo come collocazione della divinità e guardare alle nuvole o
alle stelle in modo stereotipato. Il cielo può essere anche nel profondo. Il
latino altus significa sia alto che profondo (vedi la frase: nell’alto dei
cieli). La migliore espressione cristiana del cielo è spiegata da San Paolo
nella Prima Lettera ai Corinti (15, 47-49): Il primo uomo tratto dalla terra è
di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l’uomo fatto di terra, così
sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo
portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo
celeste ...
LA MUSICA GRECA
La concezione pitagorica intravedeva nella natura
relazioni matematiche.
LA SCUOLA PITAGORICA
La Tetraktys
Pitagora - Wikipedia
Pitagora (Samo
575 AC ca. -
Metaponto
490 AC ca., in
greco: Πυθαγορας)
Pitagora (Samo 575 AC ca. - Metaponto 490 AC ca., in greco: Πυθαγορας) è una
figura mitica, cui i biografi antichi non esitarono infatti ad attribuire una
natura semidivina: fu matematico, scienziato e sciamano, legislatore e oligarca,
taumaturgo e filosofo, anzi inventore dello stesso termine di filosofia, mago e
oratore, liberatore di città e musico, iniziatore della razionalità greca.
La consegna della regola del silenzio e del segreto, rispettata dalla scuola
pitagorica sull'esempio delle sette orfiche, nonché la convinzione della
superiorità della tradizione orale sulla scrittura (Pitagora non ha lasciato
scritti) accrescono il mistero attorno a quello che viene considerato il "padre
dei numeri
Using a The Tetractys, also known as the decad, is a triangular figure
consisting of ten points arranged in four rows: one, two, three, and four points
in each row. As a mystical symbol, it was very important to the followers of the
secret worship of the Pythagoreans.
*
* *
* * *
* * * *
(Greek) The number four or a group of four, a tetrad or quaternary. The
Tetraktys of Pythagoras, as an emblem, consisted of a triangle formed by ten
dots, of which he says: "In what you conceive as four there are ten; then, a
perfect triangle and the tetraktys [four] make seven." and Proclus says: "the
Father of the golden verses [Pythagoras] celebrates the Tetraktys as the
fountain of perennial nature" (On the Timaeus 3).
tetractis (gruppo di quattro)
ULISSE - Simbolismo pitagorico in musica
Che cos’è la consonanza musicale? Possiamo definirla in modo semplice come
l’esperienza percettiva che si presenta ai musicisti ogni volta che essi
accordano i loro strumenti: un giudizio di buona relazione, di buon rapporto tra
i due suoni.
La tradizione attribuisce al mitico Pitagora il rilievo di una connessione
sistematica tra l’esperienza percettiva della consonanza tra due suoni e il
rapporto tra le lunghezze delle corde che producono i suoni stessi. Questo
studio può venire sviluppato utilizzando un’unica corda tesa su di una cassa
armonica (un tale strumento di indagine è chiamato "monocordo"), oppure due
corde identiche per dimensioni, materiale e tensione applicata. Nel primo caso
la consonanza viene ricercata come successione di suoni, nel secondo come
simultaneità.
Nella tradizione pitagorica, la gerarchia delle consonanze vede al primo posto
la relazione tra due suoni corrispondenti a un rapporto di lunghezze 1:2 (con
terminologia moderna, il rapporto di ottava), poi la relazione tra due suoni
corrispondenti a un rapporto di lunghezze 2:3 (con terminologia moderna, il
rapporto di quinta, del quale si è parlato in precedenza), e infine la relazione
tra due suoni corrispondenti a un rapporto di lunghezze 3:4 (con terminologia
moderna, il rapporto di quarta).
Le consonanze musicali si ottengono quindi dai rapporti tra i primi quattro
numeri naturali (che costituiscono la tetraktys pitagorica): la loro gerarchia
dipende dalla piccolezza dei numeri coinvolti, e non dall’esperienza percettiva.
Il problema della consonanza è, fin dall’antichità, oggetto di appassionate
ricerche e speculazioni lungo due linee divergenti.
Da un lato sta la prospettiva pitagorico-platonica, che trasfigura questa
esperienza sensibile e ne fa un simbolo e una manifestazione dell’armonia del
mondo. Anche Platone adotterà questa prospettiva soprattutto nel Timeo e nella
Repubblica.
La dottrina pitagorica considera la consonanza come manifestazione del
significato metafisico dei numeri, vera essenza della realtà, e per questo
motivo attribuisce alla teoria musicale un rilevante contenuto scientifico. In
questa prospettiva, dunque, la consonanza è concepita in primo luogo come fonte
di piacere intellettuale: la sua dimensione percettiva è intesa essenzialmente
come conferma dell’appartenenza dell’uomo a un cosmo armonioso retto da leggi
matematiche. All’altro estremo si colloca la prospettiva fisico-fisiologica,
che, a partire dalla filosofia ionica, attraverso Aristosseno e gli
aristotelici, dopo un lungo periodo di latenza diventerà centrale nell’ambito
della rivoluzione scientifica del Seicento: essa ricerca le cause della
consonanza nella materialità della produzione e della ricezione del suono
musicale.
FRAMMENTI DI STORIA DEL PENSIERO SCIENTIFICO
LA MISTICA DEI NUMERI
Già abbiamo visto che ad alcune proprietà dei numeri venivano assegnate virtù
speciali. Questo aspetto era in realtà dominante in tutte le scuole di
matematica dell'antichità. Vediamo qualche proprietà assegnata a tali numeri.
- I numeri interi possono essere o pari o dispari.
- Il numero 1 (l'unità) che genera sia i numeri pari che i dispari non è né pari
né dispari ma parimpari. L'uno rappresenta l'intelletto, semplice, immobile in
se stesso.
- Il numero 2 è il primo numero pari. Rappresenta l'opinione, sempre oscillante.
- Il numero 3 è il primo numero dispari. È il primo numero perfetto: ha
principio, mezzo e fine. Non gli manca nulla.
- Il numero 4 è con il 9 simbolo della giustizia (ancora oggi si parla di
persona quadrata).
- Il numero 5 rappresenta il matrimonio poiché si ottiene come somma del 2
(primo numero pari) con il 3 (primo numero dispari).
- Il numero 7 rappresenta l'opportunità e la saggezza.
- Il numero 10 è particolarmente venerato. Esso si ottiene dalla somma di 1, 2,
3, 4, quindi contiene l'unità, il primo numero pari, il primo numero dispari, il
primo quadrato. Inoltre, poiché è la somma dei primi quattro numeri, simboleggia
l'insieme dei quattro elementi primi (terra, acqua, aria, fuoco) che formavano
la potente tetraktis, su cui si giurava. La Bibbia è intrisa di numerologia (i 7
giorni della creazione, Dio uno in tre, sette volte sette, dieci comandamenti,
...). Dieci è anche il numero delle antitesi che sono alla base del mondo:
pari-dispari; limitato-illimitato; uno-molti; destra-sinistra; luce-tenebre;
maschio-femmina; buono-cattivo; Il numero 10 era poi rappresentabile mediante un
triangolo equilatero (un punto nella prima linea, due punti nella seconda, tre
punti nella terza e quattro punti nella quarta). Infine il 10 aveva anche
importanti relazioni con il mondo dei suoni.
La musica greca
Da:
Storia della musica - Wikipedia
Il primo studioso di musica da un punto
di vista teorico e tecnico, nonché il primo musicologo dell'antichità viene
considerato appunto Aristosseno da Taranto.
Costui individuò alla base del
sistema musicale greco il tetracordo, una successione di quattro suoni
discendenti compresi nell'ambito di un intervallo di quarta giusta.
I suoi
estremi erano fissi, quelli interni erano mobili. L'ampiezza degli intervalli di
un tetracordo caratterizzava i 3 generi della musica greca: diatonico,
cromatico, enarmonico.
Il tetracordo di genere diatonico era costituito da 2
intervalli di tono ed uno di semitono ed era il genere più antico e diffuso. Il
tetracordo di genere cromatico era costituito da un intervallo di terza minore e
2 intervalli di semitono; il tetracordo di genere enarmonico era costituito da
un intervallo di terza maggiore e 2 micro-intervalli di un quarto di tono.
Nei
tetracordi di genere diatonico la collocazione dell'unico semitono, distingueva
i tre modi: dorico, frigio e lidio.
Il tetracordo dorico aveva il semitono al
grave ed era di origine greca. Il tetracordo frigio aveva il semitono al centro
ed era di origine orientale, come il tetracordo lidio in cui il semitoni stava
all'acuto.
I tetracordi erano, di solito, accoppiati a due a due; potevano
essere disgiunti o congiunti. L'unione di due tetracordi formava un'armonia.
L'intervallo di tono è ottenuto dalla differenza tra
la diapente e la diatessaron 3/2:4/3 = 9/8 cent 204.
"Tra diapente e diatessaron c'è intervallo di tono"
Boezio De Istituzione Musica (475 - 525), P.Righini La
musica greca
L'intervallo di Limma è la 2 minore diatonica per
esempio SI - Do, MI - FA, DO - REb si ottiene dalla differenza dei loro
rapporti. Per esempio MI - FA sarà dato dalla differenza tra l'intervallo di
quarta e quello di terza maggiore: 4/3:81/64 = 256/243.
Questo intervallo è ottenuto anche dalla proporzione
243/128 che rappresenta l'intervallo di 7 maggiore DO - SI trasportato
all'ottava inferiore 243/128:2/1 = 243/256 ed in quanto rivolto invertendo
la proporzione SI - DO 256/243.
Preso
come base un suono di frequenza 1, i successivi staranno ad esso nei seguenti
rapporti:
NOTE |
DO
|
RE
|
MI
|
FA
|
SOL
|
LA
|
SI
|
DO
|
SCALA
PITAGORICA
|
1
|
9/8
|
81/64 |
4/3 |
3/2 |
27/16 |
243/128 |
2 |
Il
rapporto di frequenza tra due note si ottiene sottraendo (dividendo) il rapporto
di frequenza della nota precedente, per esempio se vogliamo trovare
il rapporto tra RE e MI avremo (81/64)/(9/8)=9/8
DO-RE
|
RE-MI
|
MI-FA
|
FA-SOL
|
SOL-LA
|
LA-SI
|
SI-DO
|
9/8
|
9/8
|
276/243
|
9/8
|
9/8
|
9/8
|
276/243
|
Essendo la scala fondamentale
greca discendente e speculare a quella di Do tali rapporti andranno
invertiti.
NOTE |
MI
|
RE |
DO |
SI |
LA |
SOL |
FA
|
MI
|
SCALA
PITAGORICA
|
1
|
8/9
|
64/81 |
3/4 |
2/3 |
16/27 |
128/243 |
2 |
NOTE |
MI
|
RE |
DO |
SI |
TETRACORDO DORICO
|
1
|
8/9
|
64/81 |
3/4 |
Cinque sono i tetracordi, il primo grauissimo detto Hypaton da Greci.
il secondo mezano, che si chiama meson.
Il terzo congiunto, chiamato synemmenon.
Il quarto disgiunto nominato diezeugmenon,
il quinto, che è a cutissimo si dice hyperboleon
Zarlino riprende da Guido Guido d'Arezzo la
seguente disposizione del sistema greco formato da due ottave.
[-58-] LA SECONDA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI
MAESTRO GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA.
[-101-] Che gli Antichi attribuirono alcune chorde de i
loro istrumenti alle Sphere celesti. Capitolo 29.
[-104-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 104; text: INTRODUTTORIO DI GVIDONE
AREtino ordinato secondo le diuisioni Pithagorice nel genere Diatonico.
Tetrachordo Hyperboleon. Tetrachordo diezeugmenon. Tetrachordo meson.
Tetrachordo hypaton. tuono, semituono minore, semituono maggiore, 2048, 2187,
1536, 1728, 1944, Netehyperboleon, 2304, Paranete hyperboleon, 2592, Trite
hyperboleon, 2916, Nete diezeugmenon, 3072, Paranete diezeugmenon, 3456, Nete
synemennon, Trite diezeugmenon, 3888, Paranete synemennon. Paramese. 4096, 4374,
Trite synemennon. Mese. 4608, Lychanos meson. 5184, Parhypate meson. 5832,
Hypate meson. 6144, Lychanos hypaton. 6912, Parhypate hypaton. 7776, Hypate
hypaton. 8192, Proslambanomenos. 9216, 10368, Tetrachordo synemennon. ee, dd, cc,
[sqb][sqb], bb, aa, g, f, G, F, E, D, C, A, [Gamma], ut, la, sol, fa, mi, re, a,
b, c, d, e, [sqb]] [ZAR58IH2 09GF]
L'unione di due tetracordi dello stesso genere formava una armonia,
corrispondente alla nostra scala, che nella musica greca si presentava
discendente.
Genere diatonico sintono.
Diazeusi (= disgiunzione) era chiamato il punto di distacco fra due tetracordi
disgiunti; sinafè (= congiunzione) il punto in cui si univano due tetracordi
congiunti.
Se in ogni armonia si abbassava di un'ottava il tetracordo superiore,
si ottenevano gli ipomodi (ipodorico, ipofrigio, ipolidio), che erano congiunti;
congiunti erano anche gli ipermodi (iperdorico, iperfrigio, iperlidio), ottenuti
alzando di un'ottava il tetracordo inferiore.
Se ad un'armonia [dorica] disgiunta si
aggiungeva un tetracordo congiunto all'acuto, un tetracordo congiunto al grave e
sotto a quest’ultimo una nota (proslambanòmenos)
(Aggiunta), si otteneva il sistema tèleion
(o sistema perfetto), che abbracciava l'estensione di due ottave. Esso fu
elaborato nel IV secolo a. C.
Diazeusi (= disgiunzione) era chiamato il punto di distacco fra due tetracordi
disgiunti; sinafè (= congiunzione) il punto in cui si univano due tetracordi
congiunti.
Se in ogni armonia si abbassava di un'ottava il tetracordo superiore,
si ottenevano gli ipomodi (ipodorico, ipofrigio, ipolidio), che erano congiunti;
congiunti erano anche gli ipermodi (iperdorico, iperfrigio, iperlidio), ottenuti
alzando di un'ottava il tetracordo inferiore.
Se ad un'armonia [dorica] disgiunta si
aggiungeva un tetracordo congiunto all'acuto, un tetracordo congiunto al grave e
sotto a quest’ultimo una nota (proslambanòmenos)
(Aggiunta), si otteneva il sistema tèleion
(o sistema perfetto), che abbracciava l'estensione di due ottave. Esso fu
elaborato nel IV secolo a. C.
Modi greci |
( ) nota aggiunta negli ipo e ipermodi, [
]
proslambanòmenos |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iperlidio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
(SOL) |
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
LA |
SOL |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iperfrigio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
(LA) |
SOL |
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
LA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iperdorico |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
(SI) |
LA |
SOL |
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Ipolidio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
LA |
SOL |
(FA) |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Ipofrigio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
SOL |
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
LA |
(SOL) |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Ipodorico |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
LA |
SOL |
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
(LA) |
|
|
|
|
|
|
|
|
Lidio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
DO |
SI |
LA |
SOL |
FA |
MI |
RE |
DO |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Frigio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
RE |
DO |
SI |
LA |
SOL |
FA |
MI |
RE |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Dorico |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
MI |
RE |
DO |
SI |
LA |
SOL |
FA |
MI |
|
|
|
|
|
|
Nomi delle note e dei tetracordi |
Telèion - sistema perfetto.
ametabolon |
|
LA |
SOL |
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
LA |
SOL |
FA |
MI |
RE |
DO |
SI |
[LA] |
|
|
|
Netehyperboleon |
Paranete hyperboleon |
Trite hyperboleon |
Nete diezeugmenon
|
Paranete diezeugmenon |
Nete
synemennon -
Tritediezeugmenon |
Paramese |
Mese |
Lychanos meson |
Parhypate meson |
Hypate meson |
Lychanos hypaton |
Parhypate hypaton |
Hypate
hypaton |
Proslambanomenos. |
|
|
|
Vltima delle ecellenti |
Penultima delle eccellenti. |
Terza delle ecellenti |
Vltima delle disgiunte |
Penultima delle disgiunte |
Terza delle disgiunte |
Quasi mezana |
Mezana |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Hyperboleon |
|
|
|
|
|
|
Hypatom |
|
|
|
|
|
|
|
Diezeugmenon
|
Meson |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
RE |
DO |
SIb |
LA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Synemennon |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
http://www.lettere.unipd.it/beniculturali/document/info/did/ZanArm04-1.pdf
Telèion - ametabolon
I diversi gradi del sistema
teleion non erano identificabili con suoni reali e definiti: a seconda delle
esigenze vocali
o strumentali, esso veniva idealmente «spostato» fino a corrispondere alle
frequenze
desiderate. Era inoltre detto ametabolon (non modulante) in quanto, potendo
ricavare al
suo interno due diversi percorsi (il ‘piccolo sistema’ o il ‘grande sistema’),
non vi era
bisogno di alterarlo.
Nota |
Nome |
Nome alternativo e traduzione |
aa |
Netehyperboleon |
Nete
hyperboleon. Vltima delle ecellenti. aa |
g |
Paranete hyperboleon |
Paranete hyperboleon. Penultima delle
eccellenti. g |
f |
Trite hyperboleon |
Trite hyperboleon. Terza delle ecellenti.
f |
e |
Nete diezeugmenon |
Netediezeugmenon.
Vltima delle disgiunte. e |
d |
Paranete diezeugmenon |
Paranetediezeugmenon. Penultima delle
disgiunte. d |
c |
Nete
synemennon, Trite diezeugmenon |
Tritediezeugmenon. Terza delle disgiunte.
c |
bq - b |
Paranete synemennon. Paramese |
Paramese. Quasi mezana. bq - b |
a |
Trite synemennon. Mese |
Mese.
Mezana. a |
G |
Lychanos meson |
Lychanos meson. Indice delle mezane. G.
|
F |
Parhypate meson |
Parhypate meson. Quasi
suprema delle mezane. F |
E |
Hypate meson |
Hypate meson. Suprema delle mezane. E |
D |
Lychanos hypaton |
Lychanos hypaton. Indice delle supreme. D |
C |
Parhypate hypaton |
Parhypate hypaton. Quasi suprema delle
supreme. C |
BQ |
Hypate
hypaton |
Hypate hypaton. Suprema delle supreme. [mus.Brot] |
a |
Proslambanomenos |
Proslambanomenos. Acquistata,
ò Pigliata. a.
|
Zarlino riprende da Guido Guido d'Arezzo la
seguente disposizione del sistema greco formato da due ottave.
DE I SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA
CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
In qual modo i nomi de i Suoni si pigliano, tanto per la
loro Positione, quanto per la loro Facoltà ò possanza. Cap. II
ET perche habbiamo ueduto nel Cap. 4 del 2. Lib. come gli
Antichi ordinassero i Suoni ò Chorde ne i loro Istrumenti, & come denominassero
ciascuna di esse, diuidendole in quattro Tetrachordi; però, per maggiore
intelligentia di quello, che si è detto, diremo hora, che Tolomeo hauendo
assegnato nel Cap. 3. del 2. lib. de gli harmonici, le Specie delle prime
Consonanze, che sono la Diatessaron, la Diapente; & nel sequente mostrato la
Diapason esser Complessione ò Costitutione perfetta; nel Quinto dimostra, in
qual maniera si pigliano le Denominationi di essi Suoni, parte dalla Positione,
& parte dalla lor Facoltà ò Possanza, che la uogliamo dire: onde dice prima;
ch'essendo la Disdiapason costitutione ueramente de Quindeci chorde, elle sono
in tal maniera numerate & chiamate; che essendo una di esse fatta commune della
più graue & della più acuta delle due Diapason, in essa Disdia pason contenute,
uiene à esser la Mezana de tutte loro; dellaquale alcune fiate (secondo diuersi
rispetti) diciamo un Sito ò Positione, ouero una Specie essere semplicemente più
acuta ò più graue d'un'altra: laonde per tal ragione, dice chiamarsi cotal
chorda dal Sito ò Positione Mese, cioè, Mezana; percioche è collocata nel mezo
di esse due Diapason poste insieme; & quella ch'è ueramente di tutte l'altre
grauissima, chiamarsi Proslambanomenos & Netehyperboleon l'acutissima. Quelle
chorde poi, che seguono la Proslambanomenos & uanno uerso l'acuto fin'à Mese,
gli Antichi nominarono con questi nomi, Hypate hypaton, Parhypate hypaton,
Lychanos hypaton, Hypate meson, Parhypate meson, & Lychanos meson.
Simigliantemente dopo la Mese fin'alla Netehyperboleon, le seguenti chorde, pur
uerso l'acuto, nominarono Paramese, Tritediezeugmenon, Paranetediezeugmenon,
Netediezeugmenon, Tritehyperboleon, & Paranetehyperboleon. Ma alcuna fiata,
dall'istessa facoltà, per laquale essi Suoni ad un certo modo par, che si
riferiscano l'un all'altro, pigliano anco la denominatione, ouero perche erano
soliti d'accommodar le facoltà della Disdiapason appresso il Systema ò
Costitutione immutabile, come diceuano; hauendoli prima ordinati, accioche
usando il nome commune della facoltà & delle positioni, nell'istessa
costitutione potessero anco trasferir quelle, & riportarle ò commutarle;
essendoche quando si pigliauano l'un de due Tuoni inclusi nella Disdiapason
della Mese ò Mezana, cosi chiamata dalla positione, appresso l'una & l'altra
parte di essa, prima si poteuano porre due Tetrachordi congiunti à i Quattro,
che sono in tutta la Costitutione, & dopoi un'altro Tuono si potea dar all'altro
& grauissimo de gli Interualli: Onde chiamauano anco Mese la più graue uoce
della più acuta Disgiuntione, per la facoltà dell'istessa costitutione &
dall'ordine; & Paramese, la uoce più acuta. Ma la Proslambanomenos & la
Netehyperboleon nominauano Grauissima della più graue, & Hypate hypaton
Acutissima della più acuta Disgiuntione. Dopoi diceuano Hypate meson à quella
chorda ò uoce, ch'era commune à i due più graui & congiunti Tetrachordi,
collocati nella più graue Disgiuntione; & Netediezeugmenon chiamauano quella
Voce, ch'era commune à i due Tetrachordi più graui congiunti, dopo la più acuta
Disgiuntione; & anco chiamauano Parhypate hypaton quella, che teneua il secondo
luogo nel grauissimo Tetrachordo, dopo la più graue Disgiuntione; & la Lychanos
la terza; Parhypate meson quella, che dopo il grauissimo Tetrachordo teneua il
secondo luogo, che andaua auanti la grauissima Disgiuntione del Tetrachordo; &
Lychanos meson la terza. Dopo queste, quella ch'era posta seconda dopo il
grauissimo Tetrachordo, dopo la più acuta Disgiuntione, nominarono
Tritediezeugmenon, & Paranetediezeugmenon, la terza. Ma Tritehyperboleon
diceuano esser quella seconda, ch'era contenuta dal Tetrachordo grauissimo
auanti la più graue Disgiuntione, & Paranetehyperboleon, la terza. Et di queste
significationi; cioè, delle Denominationi delle Facoltà, erano chiamati
propriamente Immobili ò Stabili nelle mutationi de i Generi, queste chorde ò
Suoni solamente, la Proslambanomenos, tutte le Hypate, la Mese, la Paramese, &
tutte le Nete. Dice nondimeno Tolomeo, che la chorda Netehyperboleon è una
istessa con la Proslambanomenos; gli altri Suoni poi, perche si mutano,
ragioneuolmente Mobili & Vaghi erano chiamati: percioche essendo riportate le
facultà loro secondo l'istessa positione, non più quadrauano ne i luoghi de i
termini Stabili & Mobili. Ma in qual maniera gli Antichi figurassero cotali
Suoni con diuersi Caratteri, ò Figure in tutte le positioni per tutti i modi ò
Tuoni;
Ordine, ò Positioni, & Nomi delle Chorde. Facultadi,
Allequali corrispondono. Nete hyperboleon. Vltima delle ecellenti. aa. Paranete
hyperboleon. Penultima delle eccellenti. g. Trite hyperboleon. Terza delle
ecellenti. f. Netediezeugmenon. Vltima delle disgiunte. e. Paranetediezeugmenon.
Penultima delle disgiunte. d. Tritediezeugmenon. Terza delle disgiunte. c.
Paramese. Quasi mezana. e. Mese. Mezana. a. Lychanos meson. Indice delle mezane.
G. Parhypate meson. Quasi suprema delle mezane. F. Hypate meson. Suprema delle
mezane. E. Lychanos hypaton. Indice delle supreme. D. Parhypate hypaton. Quasi
suprema delle supreme. C. Hypate hypaton. Suprema delle supreme. [mus.Brot].
Proslambanomenos. Acquistata, ò Pigliata. a.
Il primo grande mutamento, nell'epoca classica, è
il passaggio dai nomoi ai modi corrispondenti. Già in Sofocle i nomoi sono
scomparsi. Con Euripide vi è la comparsa, accanto al genere diatonico, di due
nuovi generi: cromatico ed enarmonico. In realtà quest’innovazione di deve a
Timoteo da Mileto che fu il protagonista della rivoluzione musicale del V
secolo, accompagnata dalla costruzione della lira con non più di sette o undici
corde, proprio per consentire l'uso delle alterazioni. Questi generi sono di
derivazione orientale. L'introduzione delle alterazioni introduce una sfumature,
una carica espressiva molto più grande che nel genere diatonico. Questa è la
ragione per cui Euripide utilizzò i generi enarmonico e cromatico. La sua
tragedia aveva un'accentuazione espressiva delle passioni, esprimibile solo con
i generi cromatico ed enarmonico.
I GENERI CROMATICO E ENARMONICO
Da:
Storia della musica - Wikipedia
Il primo studioso di musica da un punto
di vista teorico e tecnico, nonché il primo musicologo dell'antichità viene
considerato appunto Aristosseno da Taranto.
Costui individuò alla base del
sistema musicale greco il tetracordo, una successione di quattro suoni
discendenti compresi nell'ambito di un intervallo di quarta giusta.
I suoi
estremi erano fissi, quelli interni erano mobili. L'ampiezza degli intervalli di
un tetracordo caratterizzava i 3 generi della musica greca: diatonico,
cromatico, enarmonico.
Come abbiamo visto il tetracordo diatonico era composto da due toni ed un
tono variamente disposti. Aristossemo concepì un altro tipo di Harmonia
suddividendo in maniera diversa il tetracordo, il tono del rapporto 9/8 viene
diviso in 12 parti uguali, equalizzate. Con questa divisione il semitono sarà
composto da sei 6 parti, ed in più abbiamo altri intervalli che non ritroviamo
nel nostro sistema musicale e quindi che non possono essere rappresentati dalla
nostra semiografia.
Il procedimento di A. è questo.
Aristossemo divide il monocordo in 120 parti aliquote comprendenti a
quattro sezioni della corda.
0
30
60
90
120
!__________!__________!__________!__________!
Sulla quarta sezione, da 90 a 120 Aristosseno costruisce il suo tetracordo
secondo i vari generi assumendo come riferimento la dodicesima parte del tono
sesquiottavo 9/8.
Questi nuovi intervalli sono:
Intervallo |
Rapporto |
Parti aliquote |
Decimali |
cent |
Tetracordo |
Quarta: pitagorica 4/3
|
30 |
|
P. 498, A. 510 |
Tono |
Tono pitagorico 9/8
|
12 |
1,1250 |
204 |
Semitono |
Metà del tono |
6 |
1,06066 |
102 |
Diesis cromatica (diesis trientalis) |
Terza parte del tono |
4 |
1,04004 |
68 |
Diesis enarmonica (diesis quadrantalis) |
Quarta parte del tono
|
3 |
1,00986 |
31 |
Divisione dodicesimale |
Dodicesima parte del tono |
1 |
1,00986 |
17 |
Scala del
genere diatonico sintono di Aristosseno e di Pitagora a confronto
dati in cent |
Scala del
genere diatonico sintono di Aristosseno |
Tetracordo diatonico di Aristosseno |
Tono disgiuntivo |
Tetracordo diatonico
di Aristosseno |
Intervalli parziali |
204 |
204 |
102 |
204 |
204 |
204 |
102 |
Intervalli progressivi |
204 |
408 |
510 |
714 |
918 |
1122 |
1224 |
Scala del
genere diatonico sintono di Pitagora |
Tetracordo diatonico
di Pitagora |
Tono disgiuntivo |
Tetracordo diatonico
di Pitagora |
Intervalli parziali |
204 |
204 |
90 |
204 |
204 |
204 |
90 |
Intervalli progressivi |
204 |
408 |
498 |
702 |
906 |
1110 |
1200 |
Come si vede la scala di Aristossemo rappresenta una forma di scala
equalizzata la quale differisce da quella pitagorica per il semitono, espresso
in Aristossemo dalla metà esatta del tono 204/2 = 102 cent, mentre il semitono
pitagorico ha un intervallo di 90 cent.
L'ottava in Aristossemo non corrisponde esattamente alla proporzione
dupla del genere molteplice, 2/1, in ogni modo la differenza di 24 cent può
essere considerata tollerabile, la 4° di Aristossemo è maggiore della 4° pitagorica.
I vari generi e le loro proporzioni sono i seguenti:
Tetracordo, dodicesimi
del tono sesquiottavo 9/8 |
Genere diatonico
sintono |
12 |
12 |
6 |
Genere diatonico molle |
15 |
9 |
6 |
Genere
cromatico toniaco |
18 |
6 |
6 |
Genere
cromatico emiolio |
21 |
4+1/2 |
4+1/2 |
Genere
cromatico molle |
22 |
4 |
4 |
Genere Enarmonico |
24 |
3 |
3 |
^
NOMOS
Storia della musica - Wikipedia
L'esistenza della notazione risale solo al IV secolo a. C.
La scrittura musicale greca serviva solo ai musicisti professionisti per loro
uso privato. C’erano due tipi di notazione: I.La notazione vocale, che
impiegava, con poche varianti, i segni dell'alfabeto greco maiuscolo; II.La
notazione strumentale che impiegava segni dell'alfabeto fenicio e usati diritti,
inclinati o capovolti;
Sono pervenute così poche melodie/pezzi da non poter formare nemmeno uno dei
pezzi più brevi di bach. Comunque sia, tra i pochi documenti pervenutici in cui
vengono utilizzati le due notazioni ricordiamo:
•Un frammento del primo stasimo
di un canto corale della tragedia "Oreste" di Euripide, scritto su papiro; •Due
inni delfici, in onore di Apollo, uno in notazione vocale, l'altro in notazione
strumentale, entrambi incisi su pietra;
•Tre inni di Mesomette di Creta,
dedicati al Sole, a Nemesi e alla musa Calliope, pubblicati da Galilei alla fine
del ‘500. Alla fine del periodo arcaico comparve il primo musico realmente
esistito,
Terprando
[VII sec. a.C.] di Lesbo, a cui fu riconosciuto il merito di aver raccolto,
classificato e denominato le melodie in base alla loro origine geografica (una
melodia che veniva dalla regione dorica venne chiamata dorica, dalla regione
frigia, frigia…), nonché di aver organizzato le melodie in funzione dei testi
poetici.
Queste melodie vennero chiamate Nomoi (termine che, in greco, significa
legge) perché il musico doveva utilizzarle in funzione del tipo di testo che
metteva in musica. In questa fase fu decisivo, nell'ambito dell'esecuzione
musicale del testo poetico, la funzione della memoria, considerata la madre
delle muse, nonché madre delle arti perché aveva un ruolo fondamentale per la
sopravvivenza e la trasmissione della cultura.
http://www.lettere.unipd.it/beniculturali/document/info/did/ZanArm04-1.pdf
1. Dai nomoi alle harmoniai (secc. VIII-V a.C.)
Nel periodo arcaico, il repertorio musicale greco era fortemente differenziato a
livello
locale. Ogni regione aveva un certo numero di semplici melodie d’uso
prevalentemente
rituale, indicate collettivamente come nomoi. Secondo lo Ps. Plutarco, l’uso di
questo
termine – con il quale s’indicavano anche le leggi – si spiegava a causa
d’alcune
analogie tra i due concetti:
Non era possibile nei tempi antichi comporre pezzi citarodici come quelli di
oggi né
cambiare harmonia né ritmo, ma per ciascuno dei nomoi mantenevano le
caratteristiche che
gli erano proprie. Per questo essi erano così denominati: essi erano chiamati
nomoi poiché
non era lecito uscire dai limiti di intonazione e di carattere stabiliti per
ciascuno di essi2.
Con il tempo, alcune melodie iniziarono a diffondersi al di fuori del luogo
d’origine,
rendendo così utile un’opera d’organizzazione e normalizzazione. Questa ebbe
luogo tra
i secoli VIII e VII a.C. e comportò presumibilmente l’attribuzione dei nomi con
cui i
nomoi furono noti in periodi successivi. Infatti, pur appartenendo a un mondo
musicale
remoto, le melodie sopravvissero per secoli grazie alla loro funzione rituale.3
I nomoi
erano distinti con termini legati a caratteristiche musicali, alla destinazione
rituale, o
all’origine geografica: nomos Pitico, di Atena, Trocaico, Acuto, Beotico,
Eolico.
Nel corso del VI secolo a.C., la fioritura del ditirambo portò ad una
laicizzazione
del genere poetico-musicale, ora impiegato per trattare argomenti non
necessariamente
legati ad usi rituali in senso stretto. S’innovarono anche i moduli melodici,
che
iniziarono ad evadere dalle costrizioni del repertorio arcaico. Da un insieme
eterogeneo
di melodie sacrali ed immutabili, si venne tracciando una nuova situazione: la
composizione di nuovi brani divenne parte integrante del panorama musicale.
Questa
novità rese necessaria la creazione di un sistema nel quale inserire i nuovi
brani
musicali: le harmoniai.
Con il vocabolo harmonia s’indicava originariamente l’accordatura di uno
strumento e pertanto la successione delle note disponibili. Nel periodo
classico, tuttavia,
il termine fu utilizzato in un’accezione più ampia. Una determinata harmonia
comprendeva il più tardo concetto di scala modale o di specie d’ottava, nel
senso che
definiva una serie ordinata d’intervalli. Tuttavia un’harmonia si caratterizzava
per altri
fattori, quali l’altezza assoluta dei suoni, particolari andamenti melodici, il
colore del
suono, ecc. Insomma, sembra che le harmoniai bene rispondessero alla definizione
di
modo citata in Premessa, a metà tra scala e melodia. Esse verosimilmente
codificavano
aspetti musicali associati ai vari stili regionali, come si deduce dai loro
nomi: lidia,
ionica, dorica, frigia, ecc.
Alle harmoniai si associava anche un «ethos», ossia un determinato effetto
sull’ascoltatore. Fu specialmente Damone, vissuto nel sec. V a.C., che indagò i
loro
generi e le funzioni paideutiche [valore educativo
o paideutico] . Secondo il teorico, la musica aveva
il potere di agire
sull’animo umano. In questo senso, anticipò le teorie poi diffuse da Platone e
le
numerose classificazioni «etiche» delle harmoniai e poi dei modi4. In parallelo
alla
progressiva definizione di un sistema per regolare le scale e le altezze
musicali,
l’indagine dei teorici si rivolse alla definizione degli intervalli.
Particolarmente
influente, al riguardo, fu la ricerca di Pitagora di Samo (c.560-470 a.C.) e dei
suoi
seguaci, che definirono le consonanze (quarta, quinta e ottava) in termini
mistici,
arrivando a precisare i loro rapporti numerici grazie a sperimentazioni sul
monocordo.
^
TROPO
l tropo (dal greco trópos, derivato da trépō, «volgo,
trasferisco») è qualsiasi figura retorica in cui un'espressione è trasferita dal
significato che le si riconosce come proprio ad un altro figurato, o è destinata
a rivestire per estensione un contenuto diverso da quello originario e
letterale.
In musica nella liturgia medievale rappresenta un'aggiunta al canto ordinario o
una sua amplificazione.
In musica, scala ottenuta mediante la trasposizione della scala propria di uno
dei modi.
^
RITMO
Nell'antichitá greco-romana il
ritmo era basato sull'acceto letterario. Si tratta di un ritmo basato sulle
delle durate delle singole sillabe lunghe e brevi.
Col tempo l'accento inizió a tendere verso altre direzioni in uso ad altre
tipologie di ritmo, e cominció ad esserci una trasformazione dell'accento da
melodico a percussivo.
Il canto gregoriano si presenta con un ritmo organizzato in figurazioni che non
prevedono accenti fissati. Manca in particolare l'unità temporale del ritmo.
La concezione metrica greca si basa su una accentazione quantitativa che può
essere lunga _ o beve ', dove una lunga equivale a due brevi. Alla base del metro greco c'è il
piede che deriva dalla danza.
I piedi fondamentali
Trocheo - lunga breve, -`
Giambo - breve lunga, `-
Dattilo - lunga breve breve, -``
Anapesto - breve breve lunga, ``-
Spondeo - lunga lunga, --
Pirrichio - breve breve, ``
NOTAZIONE
Boezio (470 - 525 circa) fu il primo trattatista del medioevo a impiegare le
lettere dell’alfabeto latino relativamente alla suddivisione del monocordo.
Oddone da Cluny (ca. 878 - 18 novembre 942) applicò la notazione alfabetica al sistema perfetto dei greci
premettendo la nota (gamma) e differenziò graficamente le ottave, impiegando le
lettere maiuscole per la prima ottava, le lettere minuscole per la seconda, e le
doppie minuscole per la terza. Inoltre distinse il suono B in molle e duro.
^
PRIME FORME DI NOTAZIONE
MONODICA
^
NOTAZIONE
NEUMATICA
LA NOTAZIONE
La
notazione gregoriana nasce da un sistema greco basato sugli accenti: l'accento
acuto ( / ) indicava l'innalzarsi della voce, l'accento grave ( \ )
l'abbassarsi, il punto ( . ) una pausa.
Nel medioevo vennero
introdotti sopra il testo da cantare alcuni segni detti neumi (segno) che
indicavano la direzione (ascendente o discendente) della linea. Da
questi primitivi segni è nata la moderna notazione
La notazione tipica del
canto gregoriano è la notazione neumatica che nasce intorno all'VII secolo ed
ha uno sviluppo differenziato nei vari paesi europei dando origine a quindici
principali famiglie di neumi.
^
NEUMA
Dal greco segno indica i
segni convenzionali nella notazione medioevale. I neumi derivati dagli accenti
della parola, assunsero forme che corrispondevano ad un solo suono virga
e punctum a due suoni pes o podatus etc. sono dette
ligaturae.
La prima notazione neumatica
detta adiastematica (senza segno) o in campo aperto, vede la
sovrapposizione dei neumi alle sillabe delle parole non precisando l'altezza
della melodia, la cui variazione di altezza veniva indicata alzando ed
abbassando la mano, da qui la notazione chironomica (dal greco
mano).
Ad essa seguì la notazione diastimatica con l'introduzione di
linee orizzontali.
Prima venne introdotto un rigo, successivamente
ne vennero altri e introdotte le chiavi, inizialmente costituite dal lettere, C
e F, che stabilivano l’altezza delle note sul rigo.
Infine l'utilizzo del tetragramma portò alla definitiva della grafia medioevale.
http://it.wikipedia.org/wiki/Canto_gregoriano#Il_Rigo
Pagina dal testo intitolato Graduale Aboense Rappresenta una
melodia su St. Henry, un santo finlandese. I segni scuri sopra le parole
mostrano la musica.
La melodia inizia alla lettera G al centro della pagina.
^
PRIME FORME DI NOTAZIONE
POLIFONICA
La prima testimonianza di musica polifonica ci è pervenuta attraverso
Muisca Enchiriadis trattato anonimo del IX secolo
NOTAZIONE
DASIANA
Uno dei primi esempi di
notazione polifonica (organum) dasiana nel Musica Encheiradis (manuale di
musica) di anonimo IX sec.
Nell'Organum ad una voce detta vox principalis ne veniva aggiunta un'altra
detta vox organalis a distanza, di 4, 5 o ottava, organum parallelo.
Sempre nel solito trattato vengono presentati anche organum liberi in cui
le voci precedono anche per moto obliquo e contrario ed inoltre vongono
presentati anche organum paralleli a 3 e 4 voci in cui le due voci vengono
raddoppiate all'ottava.
^
GUIDO
D'AREZZO
Guido Monaco - Wikipedia
Guido Monaco, conosciuto anche come
Guido d'Arezzo o Guido Aretino, è considerato l'ideatore della notazione
musicale e del tetragramma.
Nacque fra il 990 e il 1000. Il luogo della sua nascita è incerto: Arezzo,
Ferrara, Pomposa, Talla sono alcuni tra i centri che se ne contendono i natali.
Morì intorno al 1050.
Nel medioevo le note venivano
indicati con le lettere dell'alfabeto greco.
Tale notazione è ancora in
uso nei paesi di
lingua
anglosassone:
A=La
B=Si
C=Do
D=Re
E=Mi
F=Fa
G=Sol
nei paesi di
lingua tedesca
la nota Si viene indicata con la lettera
H,
mentre B corrisponde al Sib.
La notazione dasiana viene già abbandonata
con Guido d'Arezzo.
Le tappe storiche
fondamentali dell'evoluzione della notazione sono l'introduzione del
tetragramma attribuita a
Guido d'Arezzo e la scrittura delle durate, attribuita a
Francone da Colonia
ottenuta proporzionalmente, cioè non indicando la durata effettiva della nota,
ma la durata di essa in proporzione alle altre.
Il tetragramma è un sistema di
notazione che usa quattro righi anziché i cinque del nostro moderno pentagramma.
L'attuale
denominazione, nata come aiuto mnemonico per le varie altezze
della scala, in uso nei paesi latini è attribuita a
Guido d'Arezzo
conosciuto anche come Guido Monaco o
Guido Aretino monaco
benedettino nato tra il 990 e il 1000 e morto intorno al 1050,
corrisponde alle sillabe iniziali dei primi sei versetti di un
inno a
San
Giovanni Battista di
Paolo Diacono.
Guido d'Arezzo
creò
un sistema mnemonico (mano guidoniana) per aiutare l'esatta
intonazione dei gradi della scala (esacordo),
attribuì alla prima sillaba di ciascun verso una nota della
scala diatonica, il Si verrà aggiunto dallo spagnolo Bartolomeo
Ramos de Pareja nel '400, nel '600 Gian Batista Doni cambierà
l'Ut in Do.
UT queant laxis
REsonare fibris
MIra gestorum
FAmuli tuorum
SOLve polluti
LAbii reatum
Sancte Johannes
^
ESACORDO
GESOLREUT
gesolreut
-
ge|sol|re|ùt
Denominazione della nota sol della seconda ottava nell’antica solmisazione.
Rappresenta la nota G in relazione alle varie denominazioni che assume
nell'esacordo naturale, duro o molle. L'esacordo era distinto in naturale in cui
il semitono era rappresentato dalle note Mi-Fa, duro quando era tra il Si
indicato con b duro, cioè usando effettivamente un
b quadro da qui bequadro, molle quando veniva usato il Sib indicato con
b molle, cioè usando effettivamente un b rotondo
(molle) da qui bemolle.
LA SECONDA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI MAESTRO
GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA.
In che modo le predette Sedici chorde siano state da i
Latini denominate. Capitolo 30.
ET BENCHE gli antichi Greci nella fabrica, o diuisione del Monochordo,
considerassero solamente Sedici chorde, diuise in cinque Tetrachordi, ne
tentassero di passar più oltra, per la ragione detta di sopra; nondimeno li
Moderni non contenti di tal numero, lo accrebbero passando più oltra hora nel
graue, et hora nell' acuto: Imperoche Guidone Aretino nel suo Introduttorio,
oltra le nominate chorde, ue ne aggiunse delle altre alla somma di Ventidue, et
le ordinò in sette Essachordi; et tale ordinatione fu, et e più che mai
accettata, et abbracciata dalla maggior parte de i Musici prattici: essendo che
in essa sono collocate, et ordinate le chorde al modo delle mostrate Pithagorice.
Et perche ciascuno Essachordo si compone di Sei chorde, però è denominato da tal
numero: che vuol dire Di sei chorde. E ben vero, che a ciascuno di essi,
aggiunse per commodità de i cantanti alcune di queste sei sillabe, cioè Vt, Re,
Mi, Fa, Sol, La; cauate dall' Hinno di Santo Giouanni Battista, il quale
incomincia in tal modo; Vt queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli
tuorum, Solue polluti Labij reatum Sancte Iohannes; et li concatennò con tale
artificio, et in tal maniera; che ciascuno contiene tutte le specie della
Diatessaron, le quali sono tre, come vederemo nella Terza parte; accommodando il
Semituono, circoscritto da queste due sillabe mezane Mi, et Fa nel mezo di
ciascuno. Ma aggiunse primieramente alla chorda Proslambanomenos nella parte
graue vna chorda, distante per vn Tuono, et la segnò con vna lettera greca
maiuscola in questo modo [Gamma], et le altre poi con lettere latine; per
dinotarci, che la Musica (come vogliono alcuni) fu ritrouata primamente da i
Greci, et posta in vso, et che al presente da i Latini è honoreuolmente
posseduta, abbracciata, et accresciuta. Et alla predetta lettera aggiunse la
prima delle sei sillabe; cioè Vt in questo modo [Gamma], ut, che vuol dire
Gamma, ut; et cosi nominò la chorda aggiunta di tal nome, et è la prima chorda
della sua ordinatione. Chiamò poi Proslambanomenos de i Greci A re, ponendo
insieme la prima lettera latina, et la seconda sillaba delle mostrate; et fu la
seconda chorda del suo Introduttorio. La terza poi, cioè la seconda greca, detta
Hypate hypaton, nominò [sqb], mi; ponendo insieme la seconda lettera latina, et
la terza sillaba seguente; et pose tal lettera quadrata, differente dalla [rob]
rotonda, per dinotarci la differenza de i Semituoni, che fanno queste due chorde:
conciosiache non sono in vno istesso luogo, quantunque siano congiunte quasi in
vna istessa lettera; come altroue vederemo. Nominò dipoi la quarta C, fa ut, et
il resto per ordine fino a Nete hyperboleon, applicandoli vna delle prime
lettere latine, cioè A, [sqb], ouer [rob], C, D, E, F, G, descriuendole nel
primo ordine maiuscole, nel secondo picciole, et nel terzo raddoppiate; come
nell' Introduttorio si vedeno. Ma sopra Nete hyperboleon aggiunse altre cinque
chorde nel terzo ordine, cioè [rob][rob] fa, [sqb][sqb] mi; cc, sol fa; dd, la
sol, et ee, la; et fece questo per finire gli vltimi due Essachordi, de i quali
l' vno hà principio in f, et l' altro in g; et per tal modo le chorde Grece
acquistarono altra denominatione. Fu tenuto tale ordine da Guidone (com' io
credo) forse non senza consideratione, applicando cotali sillabe alle chorde
sonore, moltiplicate per il numero Settenario: perche comprese, che nel Senario
si conteneua la diuersità de i Tetrachordi, et che nel Settenario erano Sette
suoni, o voci, l' vna dall' altra per natural diuisione al tutto variate et
differenti; come si può
[-104-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 104; text: INTRODUTTORIO DI GVIDONE
AREtino ordinato secondo le diuisioni Pithagorice nel genere Diatonico.
Tetrachordo Hyperboleon. Tetrachordo diezeugmenon. Tetrachordo meson.
Tetrachordo hypaton. tuono, semituono minore, semituono maggiore, 2048, 2187,
1536, 1728, 1944, Netehyperboleon, 2304, Paranete hyperboleon, 2592, Trite
hyperboleon, 2916, Nete diezeugmenon, 3072, Paranete diezeugmenon, 3456, Nete
synemennon, Trite diezeugmenon, 3888, Paranete synemennon. Paramese. 4096, 4374,
Trite synemennon. Mese. 4608, Lychanos meson. 5184, Parhypate meson. 5832,
Hypate meson. 6144, Lychanos hypaton. 6912, Parhypate hypaton. 7776, Hypate
hypaton. 8192, Proslambanomenos. 9216, 10368, Tetrachordo synemennon. ee, dd, cc,
[sqb][sqb], bb, aa, g, f, G, F, E, D, C, A, [Gamma], ut, la, sol, fa, mi, re, a,
b, c, d, e, [sqb]] [ZAR58IH2 09GF]
^
ARS
ANTIQUA
Ars Antiqua è un termine usato in
contrapposizione ad Ars Nova ed indica la polifonia medioevale dei sec. XII e
XIII. I primi sviluppi polifonici si ebbero presso la scuola dell'abbazia di S.
Marziale di Limoges sec. XII, un ulteriore sviluppo si ebbe alla fine del secolo
con la scuola di Notre Dame rappresentata da Leoninus attivo tra il 1160 e
il 1190 e Perotinus tra il 1190 e il 1220. La maggiore complessità di scrittura
rese necessaria una nuova notazione, si formò il sistema dei
modi
ritmici.
La scuola di Notre-Dame, Magister Leoninus e Magister Perotinus,
utilizzò organa in cui a una melodia basata sul canto gregoriano, chiamato tenor
in quanto "teneva" questo canto, venivano sovrapposte fino a tre altre voci
chiamate rispettivamente duplum, triplum e quadruplum.
Dal secolo XII la melodia gregoriana chiamata cantus firmus venne
arricchita con libere ornamentazioni melodiche, organum melismatico del
repertorio dell'abazia di S.Marziale a Limoges e del Codex Calixtinus di
Santiago de Compostela in Spagna.
La maggiore elaborazione portò alla necessitá di conferire
significati metrici alla notazione che fino ad allora ne era priva: fu cosí che
la virga e il punctum divenirono longa e brevis, in cui la prima aveva doppia
durata rispetto alla seconda. Dalle combinazioni di longae e brevis si ottennero
sei diversi modi ritmici.
Nel XIII secolo si sviluppó una nuova forma musicale oltre a quelle della scuola
di Notre-Dame, il mottetto (moteus, dal francese mot, parola), dove veniva
utilizzata la nuova notazione mensurale franconiana.
Quest'ultima, teorizzata da
Francone da Colonia nel suo celebre
trattato
Ars Cantus Mensurabilis , alla longa
e alla brevis affiancava due nuovi valori di durata, la duplex longa e la
semibrevis e determinava la durata dei suoni con le figure: longa ( tre brevis),
brevis (tre semibrevis), e semibrevis.
Nell'Ars
nova Philippe de Vitry, de Muris e ad
altri teorici, introdussero la prolazione che include, oltre al tempo ed
alle suddivisioni ternarie proprie della simbologia cristiana come
rappresentazione della Trinità, il tempo e le suddivisioni binarie.
^
MODI RITMICI
Notazioni ritmiche
applicate nel XII e lungo il XIII sec. Sono una combinazione tra la metrica greca
(da cui derivano) ed i valori musicali in epoca medioevale della longa e della
brevis, i sei modi ritmici si basano su valori ternari. (Leoninus e Perotinus)
^
FRANCONE DA COLONIA
Teorico tedesco Metà del XIII° secolo, Visse a Colonia e a Parigi.
La scuola di Notre-Dame,
sec. XII e
XIII,
utilizzò organa in cui a una melodia basata
sul canto gregoriano, chiamato tenor in quanto "teneva" questo canto, venivano
sovrapposte fino a tre altre voci chiamate rispettivamente duplum,
triplum e quadruplum.
La maggiore elaborazione portò alla necessitá di conferire significati
metrici alla notazione che fino ad allora ne era priva: fu cosí che la virga e
il punctum divenirono longa e brevis, in cui la prima aveva doppia durata
rispetto alla seconda. Dalle combinazioni di longae e brevis si ottennero sei
diversi modi
ritmici.
Nel XIII secolo si sviluppó una nuova forma musicale oltre a quelle della scuola
di Notre-Dame, il mottetto (moteus, dal francese mot, parola), dove veniva
utilizzata la nuova notazione mensurale franconiana.
Quest'ultima, teorizzata da
Francone da Colonia nel suo celebre
trattato Ars Cantus Mensurabilis
, alla longa e alla brevis affiancava due nuovi valori di durata, la duplex
longa e la semibrevis e determinava la durata dei suoni con le figure: longa (
tre brevis), brevis (tre semibrevis).
Nell'Ars
nova Philippe de Vitry, de Muris e ad
altri teorici, introdussero la prolazione che include, oltre al tempo ed alle
suddivisioni ternarie proprie della simbologia cristiana come rappresentazione
della Trinità, il tempo e le suddivisioni binarie.
^
ARS
NOVA
Sire ut... fami re!, a c. di Olimpia Amati, pag. 1: Ars Nova
Il termine Ars Nova al trattato di
Philippe de Vitry Ars nova (1325 ca), nel quale l'autore contrappone la musica
del suo tempo a quella precedente, in particolare alle innovazioni nella
notazione. Con questo termine si indica genericamente alla polifonia dal secoli XIV al XV. Essa
si identifica in un nuovo sistema di notazione
mensurale teorizzato
altre che da Vitry da Johannes de Muris e Marchetto da Padova.
Con Ars nova ci si riferisce alla polifonia della prima metà del Trecento,
in contrapposizione ad Ars antiqua indicante la musica del Duecento, il nome
deriva dal trattato di Philippe de Vitry (1291-1361). Vitry e altri
teorici introdussero un nuovo valore, la minima, le indicazioni di tempo, e un
metodo più pratico per indicare le pause.
Nell'Ars Nova si sviluppò l'isoritmia, basata sull'impiego del modulo ritmico
costante, già usato nel tenor dei mottetti dell'ars antiqua, applicandolo anche
alle voci superiori di mottetti e di parti di messe
polifoniche.
Se nell’Ars Antiqua
Francone da
Colonia
nel suo celebre trattato
Ars Cantus Mensurabilis,
teorizza nuovi valori,
alla longa e alla brevis affiancava due nuovi valori di
durata, la duplex longa e la semibrevis e determinava la durata dei suoni con le
figure: longa ( tre brevis), brevis (tre semibrevis), e semibrevis, nell'Ars
nova Philippe de Vitry, de Muris e ad altri
teorici, introdussero la prolazione che include, oltre al tempo ed alle
suddivisioni ternarie proprie della simbologia cristiana come rappresentazione
della Trinità, il tempo e le suddivisioni binarie.
Tempo Perfetto - Prolazione Maggiore / Tempo ternario -
Suddivisione ternaria (9/8)
Tempo Perfetto - Prolazione minore / Tempo ternario -
Suddivisione binaria (3/4)
Tempo Imperfetto - Prolazione Maggiore / Tempo binario -
Suddivisione ternaria (6/8)
Tempo Imperfetto - Prolazione minore / Tempo binario -
Suddivisione binaria (2/4)
Fra le forme di quest’epoca assume importanza l’uso
dell’isoritmia: una tecnica compositiva che consiste nel riprendere una
struttura ritmica più volte durante il brano anche se con note differenti. L’isoritmia
veniva spesso utilizzata nella voce del tenor - voce “tenuta” scritta con valori
lunghi.
L’elemento melodico denominato color
consisteva in una successione di intervalli
Alla linea melodica si applicava uno schema ritmico
denominato talea.
^
NOTAZIONE
MENSURALE
Philippe
de Vitry (October 31, 1291 – June 9, 1361) nel trattato Ars Nova teorizza quella che diverrà la notazione
moderna. Attraverso la definizione di tempus (rapporto tra breve e
semibreve) e di prolatio (rapporto tra semibreve e minima) individua la
battuta moderna. Sia il tempus che la prolazio può essere perfetto (maggiore) o
imperfetto (minore), che indicano rispettivamente la suddivisione ternaria e
binaria. La notazione mensurata vede quindi l'individuazione di quattro forme:
^
^
MODUS
Termine che indica nella notazione
mensurale del XIV e XV sec. i rapporti tra i valori di durata lunghi e brevi. I
teorici P. Vitry, F. Gaffurio, J Tinctoris, quattro diversi modi relativi alla
suddivisione della maxima, della longa e della brevis.
1-
modus major perfectus, dove una maxima si suddivide in tre longae
2-
modus major imperfectus, dove una maxima si suddivide in due longae
3-
modus minor perfectus, dove una longa si suddivide in tre breves
4-
modus major imperfectus, dove una longa si suddivide in due breves
^
NOTAZIONE CINQUECENTESCA
Delle
Istituzioni Armoniche di Zarlino esistono due versioni quella del 1558 e quella
del 1589.
Un passo
interessante si trova nella terza parte (1589)
- Del Tempo, del
Modo, & della Prolatione; & in che Quantità si debbino finire, ò numerare le
Cantilene. Cap. LXVII.
http://euromusicology.cs.uu.nl:6334/dynaweb/tmiweb/z/zarih89/@ebt-link;cs=default;ts=default;pt=754;lang=it?target=IDMATCH(ID,CH349
Dove si descrive
la difficoltà dei moderni (evidentemente anche loro avevano problemi di
interpretazione) in relazione alla musica antica, penso quindi si riferisca alla
musica del tre-quattrocento, dall’Ars Nova in poi, in cui si parla di Tempo e
Prolazione.
Tempo
O - indica il
tempo perfetto: la Breve rappresenta tre semibrevi
C - - indica il
tempo imperfetto: la Breve rappresenta due semibrevi
Prolazione
(portare avanti) che veniva indicata da un punto all’interno dei segni O e C ed
indica la suddivisione della semibreve all’interno dei vari tempi.
O (puntato
interno) - indica la prollazione perfetta: la semibreue rappresenta tre minime
O - indica la
prollazione imperfetta: la semibreue rappresenta due minime
C (puntato
interno) - indica la prollazione perfetta: la semibreue rappresenta tre minime
C - indica la
prollazione imperfetta: la semibreue rappresenta due minime
Un altro passo
interessante si trova sempre nella terza parte (1589)
- Della
Battuta. Cap. XLIX.
http://euromusicology.cs.uu.nl:6334/dynaweb/tmiweb/z/zarih89/@ebt-link;cs=default;ts=default;pt=754;lang=it?target=IDMATCH(ID,CH349
Qui Zarlino
parla in relazione al suo tempo e quindi alla musica cinquecentesca. Bisogna
notare che il significato di tempo perfetto e imperfetto (ternario e binario) in
relazione ai simboli O e C è scomparso, come questo processo sia avvenuto
Zarlino lo spiega in questo modo.
Per la
necessità di eseguire la musica polifonica e la concordanza delle varie voci
viene stabilito un segno con la mano a cui far riferimento,
“Et s'imaginarono
che fusse bene, se cotal segno fusse fatto con la mano; accioche ogn'uno de i
Cantori lo potesse uedere, & fusse regolato nel suo mouimento alla guisa del
Polso humano.”
Quello che viene
anche definito tactus in cui la velocità del movimento è scandita dal battuto
del cuore.
“Onde dopoi dato
tal'ordine, alcuni de i Musici chiamarono cotal segno Battuta”
Come la
pulsazione del cuore e quella delle arterie sono divise in due movimenti di
espansione e compressione, così anche il movimento della battuta è suddiviso in
due movimenti uno in battere e uno in levare detti thesi e arsi.
Come il battito
del cuore può essere veloce o lento così anche la battuta può avere un tempo
breve e un tempo lungo. Il tempo lungo corrisponde a due tempi brevi. Alla
battuta divisa in due parti poteva venire applicato sia il tempo lungo che
quello breve, alla battuta quindi veniva applicata o la Breve o la Semibreve.
Questo rappresentava la battuta uguale.
In seguito
vennero applicate la Breue con la Semibreue, e la Semibreue con la Minima che
rappresentano due movimenti ineguali, applicando al battere, thesi, il Tempo
lungo ed al levare, arsi, il Tempo breve. Questo rappresentava la battuta
uguale.
In questa nuova
situazione i tempi venivano così indicati:
O (anche
tagliato) – indica la battuta uguale
C (anche
tagliato) – indica la battuta uguale
O (anche
tagliato) (con punto sulla destra) ) – indica la battuta ineguale
C (anche
tagliato) (con punto sulla destra) ) – indica la battuta ineguale
La distinzione
tra il segno O ed il segno C era scomparsa.
La battuta
ineguale oltre che col punto poteva essere indicata con 3/2 [spesso si trova
solo 3] posto dopo i segni della battuta binaria O e C. Questa nuova battuta
indicava il tempo ternario denominato della Sesquialtera (In più la metà
dell’altra, 2+1=3)
La battuta
ineguale e la relazione tra battute uguali e ineguali è descritta da Zarlino in
quattro possibili combinazioni:
1 - La battuta
ineguale è posta al principio in tutte le voci ed allora si usa la battuta
ineguale, con un cactus lungo e uno breve.
2 - La battuta
ineguale è posta al principio ma non in tutte le voci, in tal caso le voci con
battuta ineguale si adeguano a quelle di battuta uguale, con un cactus lungo e
lungo o breve e breve.
3 – Riporto lo
scritto di Zarlino “Terza, quando sono poste nel mezo della cantilena in
ciascuna parte, & si usa medesimamente la Battuta ineguale”. Quindi quando le
voci all’interno di un brano portano 3 si usa la battuta ineguale. Qui mi pare
sia sottinteso anche se il brano inizia con battuta uguale, altrimenti avrebbe
poco significato distinguere tra inizio e interno.
4 - Quando
alcune voci all’interno di un brano portano 3 si adeguano alla battuta uguale.
^
I
MODI GREGORIANI
La teoria dei modo gregoriani già
abbozzata nel IX sec. si protrasse sino al XVI. I modi gregoriani derivati dalle
harmonie greche sono raggruppati nell'octhoechos e vengono distinti in
autentici e plagali, sono caratterizzati dalla posizione del semitono che
identifica i modi protus, deuterus, tritus e tetrardus, ciascuno dei quali dà
origine ad un modo plagale, derivato, situato una quarta sotto l'autentico.
I modi autentici e plagali si
differienziano per l'ambitus, estensione,
per la finalis simile per entrambi i modi e per la ripercussio o corda di recita
o nota corale sulla quale si sviluppa la melodia.
Nei modi autentici la ripercussio
è la 5° sopra la finalis, eccettuato il III modo autentico in cui la
ripercussio è DO invece di SI e LA nel plagale ed l'VIII modo plagale in cui la
ripercussio è DO invece di SI. Nei modi plagali la ripercussio si trova una 3°
sotto la ripercussio del modo autentico.
I modi ionico e eolico,
DO e LA, furono all'inizio proibiti; il primo era definito modus lascivus
forse per la sua spiccata affermazione tonale ed il secondo modus peregrinus
così definito perché considerato straniero ed esotico. Trovarono impiego
dal XVI sec. e furono teorizzati da Glareano nel Dodekachordon.
^
LA TONALITA'
Il Processo che ha portato alla sintesi dei nostri
modi maggiore e minore è durato alcuni secoli, e quello che noi abbiamo
codificato nella forme dei modi maggiore e minore è frutto di una lenta
evoluzione della viva esperienza musicale.
Nel secolo XVI i modi
gregoriani si erano stabilizzati (perché anche essi hanno avuto
un'evoluzione) nei seguenti:
terminologia medioevale
dorico;____Re-Mi-Fa-Sol-La-Si-Do-RE
frigio,____Mi-Fa-Sol-La-Si-Do-RE-Mi
lidio; ____Fa-Sol-La-Si-Do-RE-Mi-Fa
misolidio; Sol-La-Si-Do-RE-Mi-Fa-Sol
eolico;____La-Si-Do-RE-Mi-Fa-Sol-La
il modo sul Si non era usato per la quinta diminuita sul I grado
ionico;____Do-RE-Mi-Fa-Sol-La-Si-Do
Prendiamo il modo lidio, Fa, questo modo aveva il salto
di quarta aumentata (tritono, diabolus in musica) Fa-Si tra il I e IV grado,
per cui spesso veniva bemollizzato il Si.
Ora è possibile ipotizzare che l'uso di tale bemollizzazione sia diventato così
frequente che il modo lidio con il Sib non fosse più sentito lidio, ma modo
ionico,
Do, trasportato alla quinta inferiore e di conseguenza portato il bemolle in
chiave.
In modo simile può essere avvenuto col modo misolido, Sol, la prorompente sensibilità
tonale portava ad alterare in aumento il VII grado, e l'uso costante di questa
alterazione rese esplicito il fatto che non ci trovavamo più di fatto nel modo
misolidio, ma ancora nel modo ionico, Do, trasportato alla quinta superiore.
Anche i restanti modi dorico, Re, e frigio, Mi, finirono per coincidere con il
modo eolico, La; questo avvenne con più complessità data le alterazioni
usate sul VII e VI grado. Per questo motivo più forme del modo minore basate sul
Dorico, Re, si rintracciano anche in Bach.
Bach usa il riferimento al Dorico,
Re, nella Suite I per violoncello solo Minuetto II Bwv 1007 in Solm, un bemolle anziché due, come pure anche la bourree
II della Suite III in Dom il manoscritto porta due bemolli anziché tre. Altri
esempi si trovano nella Sonata in Sol minore per violino solo in Solm sempre di
Bach con un bemolle in chiave e nella Johannes Passion nel Coro finale (Ruht
wol) in Dom con due bemolli anziché tre.
Il modello frigio, Mi, avrebbe
portato sì una relativa tutta in minore, ma avrebbe comportato un triade sulla
dominante (con l'alterazione della sensibile) con due intervalli dissonanti
quinta diminuita e terza diminuita determinati dal Fa anziché Fa#, intervallo e
alterazione introdotti nell'armonia in epoche successive come sensibile
discendente, nell'accordo di dominante, al I grado.
Quindi i modi gregoriani si sintetizzarono sullo ionico, Do, e sull'eolico, La. La loro caratteristica ha portato alla definizione di maggiore e minore,e cioè il modo maggiore ha, ripetto alla fondamentale, intervalli maggiori(esclusi quelli perfetti) ed il modo minore intervalli minori sempre esclusi
quelli perfetti e l'intervallo di seconda maggiore tra il I e II grado.
Tonalità maggiori
e minori
Nelle tonalità maggiori l'ultimo diesis indica la
sensibile ascendente tonale VII grado, mentre l'ultimo bemolle indica la
sensibile discende modale IV grado ed il penultimo indica la tonalità.
Nelle
tonalità minori l'ultimo diesis indica il II grado, mentre l'ultimo bemolle
indica il VI grado
bbbbbbb /
si-mi-la-re-sol-do-fa |
Dob M |
Lab m |
bbbbbb / si-mi-la-re-sol-do |
Solb M |
Mib m |
bbbbb / si-mi-la-re-sol |
Reb M |
Sib m |
bbbb / si-mi-la-re |
Lab M |
Fa m |
bbb / si-mi-la |
Mib M |
Do m |
bb / si-mi |
Sib M |
Sol m |
b / si |
Fa M |
Rem |
Progressione discendente di
quinte |
Do M |
La m |
|
Tonalità
maggiori |
Tonalità minori |
|
Tonalità
maggiori |
Tonalità
minori |
Progressione ascendente di quinte |
Do M |
La m |
# / fa |
Sol M |
Mi m |
## / fa-do |
Re M |
Si m |
### / fa-do-sol |
La M |
Fa# m |
#### / fa-do-sol-re |
Mi M |
Do# m |
##### / fa-do-sol-re-la |
Si M |
Sol# m |
###### / fa-do-sol-re-la-mi |
Fa# M |
Re# m |
####### / fa-do-sol-re-la-mi-si |
Do# M |
La# m |
Tonalità omofone:
le tonalità con 7 diesis
sono omofone di quelle con 5 bemolle: Do# M / Reb M; La# m / Sib m
le tonalità con 7 bemolle sono
omofone di quelle con 5 diesis: Dob M / Si M; Lab m / Sol# m
le tonalità con 6 diesis sono
omofone di quelle con 6 bemolle e viceversa: Fa# M / Solb M; Re# m / Mib m
Giova innanzi tutto soffermarsi su la relazione
degli aspetti intervallari della scala e l'aspetto armonico:
Da Pitro Righini:
L'acustica per il musicista.
Gli intervalli veramente significativi del sistema musicale pitagorico li
incontriamo essenzialmente nella scala diatonica (...) dove si può riscontrare
una spontanea gravitazione della nota risolvente sulla nota risolutiva
(nell'esempio: Mi verso Fa e il Si verso Do), che soddisfa l'udito al livello
musicale. Solamente un forte richiamo proveniente da una consistente struttura
dell'armonia può temperare questa spontanea tendenza ad allargare un poco
l'intervallo che precede la risoluzione.
A questo punto è evidente che si delinea un certo contrasto tra le esigenze
della melodia e quelle dell'armonia. Le consonanze greche erano infatti ridotte
ai soli rapporti di ottava, di quinta e di quarta, che ritroviamo nelle stesse
proporzioni nella scala zarliniana. Gli intervalli di terza e sesta erano
considerate dissonanti e in effetti lo erano veramente, poiché la progressione
delle quinte (base del sistema greco) comporta un graduale continuo allargamento
degli intervalli, che già il terzo termine (Do - Sol, Sol - Re, Re - La) fa
ritrovare una eccedenza di ben 22 cent rispetto alla stessa nota La della scala
naturale. Infatti la progressione greca (3/2∙3/2∙3/2)
produce 27/16 contro 5/3 che è il rapporto del medesimo intervallo (Do - La)
nella scala naturale (27/16:5/3 = 81/80; in
cent 906-884=22.)
(...)
Uno scarto della stessa grandezza rispetto alla giustezza dell'armonia è
presente in tutti gli intervalli di terza e sesta della scala greca.
La scala greca ha avuto vita bimillenaria ed è caduta a poco a poco in disuso
col progredire della polifonia, il cui sviluppo trovava un freno nelle durezze
d'armonia che la scala stessa inevitabilmente comportava. (...) Ma è soprattutto
a Zarlino che si deve la definizione precisa e il successo della scala naturale.
La teoria di questa scala fondata sulle consonanze perfette e sui rapporti che
la distinguono, trovò successiva conferma scientifica quando G. Sauver nel 1701
pose in termini fisici la teoria dei suoni armonici da lui sperimentalmente
accertati.
TERMINOLOGIA ANTICA
Questa tabella è stata ripresa da:
Antiqua
Le proporzioni, secondo la teoria antica che Zarlino fa propria, sono tutte
classificabili all'interno dei seguenti 5 generi (tutte le variabili indicano
interi positivi):
Genere intervalli |
Forma del nome |
Forma della proporzione |
Proporzioni
corrispondenti |
Nomi antichi degli
intervalli |
Nomi antichi delle
proporzioni |
Intervalli
corrispomdenti |
1° molteplice |
k-upla |
k/1 |
2/1 - 3/1 |
diapason
- diapasondiapente |
dupla
- tripla |
ottava - dodicesima |
2° superparticolare |
sesqui-na
(sempre n>1) |
n+1/n |
3/2 - 4/3 - 5:4
- ...- 9/8 |
diapente - diatessaron
- ditono
-...- tono |
sesquialtera, sesquiterza,sesquiquarta,
sesquiottava |
quinta, quarta,
... seconda M, |
3° superpartiente
superperbiparziente |
super-m-partiente-na
(sempre n>m>1 |
(n+m) : n |
5/3 |
esacordo maggiore
|
supersecondaparzialeterza |
sesta maggiore |
4° molteplice superparticolare |
k-upla sesqui-na
(sempre k>1 e n>1 |
(kn+1) : n |
5/2 - 13/4 |
|
dupla sesquialtera - tripla superbipartienteterza |
|
5° molteplice superpartiente |
k-upla super-m-partiente-na
(sempre k>1 e n>m>1) |
(kn+m) : n |
11/3 - 23/5 |
|
tripla superbipartienteterza - quadrupla supertripartientequinta |
|
^
|