ZARLINO GIOSEFFO
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INDICE
La vita e l'opera
(1558)
LA PRIMA PARTE Delle istitutioni harmoniche
Delle varie specie de Numeri. Capitolo 13.
Che dal numero Senario si comprendeno molte cose della
natura et dell' arte. Capitolo 14.
Delle Proprietà del numero Senario, et delle sue parti; et
come in esse si ritroua ogni consonanza musicale. Capitolo 15.
Quel che sia Consonanza semplice, e Composta; et che nel
Senario si ritrouano le forme di tutte le semplici consonanze; et onde habbia
origine l' Essachordo minore. Capitolo 16.
Del Partire, o Diuidere le proportione; et quello che sia
Proportionalità. Capitolo 35.
Della Proportionalità, o Diuisione arithmetica. Capitolo
36.
Della Diuisione, o Proportionalità Geometrica. Capitolo
37.
Della Diuisione, ouero Proportionalità harmonica. Capitolo
39.
LA SECONDA PARTE Delle Istitutioni harmoniche
In che modo le predette Sedici chorde siano state da i
Latini denominate. Capitolo 30.
Che 'l Diatonico sintono di Tolomeo sia quello, che hà il
suo essere naturalmente da i Numeri harmonici. Capitolo 39.
Che ne gli Istrumenti arteficiali moderni non si adopera
alcuna delle specie Diatoniche mostrate. Capitolo 41.
Quel che si dee osseruare nel temperare, ouero accordare
gli Interualli di ciascuno Istrumento arteficiale moderno, riducendo il numero
delle chorde del Diatonico sintono a quello del Diatono; et che tali interualli
non siano naturali, ma si bene accidentali. Capitolo 42.
Dimostratione dalla quale si può comprendere, che la
mostrata Participatione, o Distributione sia ragioneuolmente fatta, et che per
altro modo non si possa fare. Capitolo 43.
Della Compositione del Monochordo diatonico equalmente
temperato, et ridutto al numero delle chorde Pithagorice. Capitolo 44.
Se nelle Canzoni seguitiamo cantando gli interualli
produtti da i veri, et sonori numeri, ouero li mostrati; et della solutione di
alcuni altri dubbij. Capitolo 45.
Che è più ragioneuole dire, che gli Interualli minori
naschino dalli maggiori; che dire, che i maggiori si componghino de i minori; et
che meglio è ordinato lo Essachordo moderno, che il Tetrachordo antico. Capitolo
48.
LA
TERZA PARTE Delle Istitutioni harmoniche
Della propietà,
o natura delle consonanze Imperfette. Capitolo 10.
Della Prima consonanza, cioè della Diapason, ouero Ottaua.
Capitolo 12.
Della Diapente, ouero Quinta. Capitolo 13.
Della Diatessaron, ouer Quarta. Capitolo 14.
Che non si debbe porre due Consonanze, contenuto sotto vna istessa proportione,
l' vna dopo l' altra ascendendo, ouero discendendo senza alcun mezo. Capitolo
29.
Quando le parti della cantilena hanno tra loro Harmonica relatione, et in qual
modo potemo vsare la Semidiapente, et il Tritono nelle compositioni. Capitolo
30.
Della Battuta.
Capitolo 48.
Della Cadenza, quello che ella sia, delle sue specie, et del suo vso. Capitolo
53
Del Tempo, del Modo, et della Prolatione; Et in che
quantità si debbino finire, o numerare le Cantilene. Capitolo 67.
LA QUARTA ED ULTIMA PARTE Delle Istituzioni harmoniche
Che li Modi sono stati nominati da molti diuersamente, et per qual cagione.
Capitolo 2.
(1589)
LA PRIMA PARTE Delle istitutioni harmoniche
Della Battuta. Cap. XLIX.
DIMOSTRATIONI
HARMONICHE
Ragionamento II
Definizione
X
SUPPLEMENTI MUSICALI
In qual modo i nomi de i Suoni si pigliano, tanto per la
loro Positione, quanto per la loro Facoltà ò possanza. Cap. II
ARGOMENTI
Il diapason
Il diapason
Medio armonico
Medio aritmetico
Medio geometrico
Significato di Harmonia, Tropo, Tono
Caratteristiche dei modi maggiori e minori
Origine degli intervalli
La
quinta
La
quarta
Esacordo Guido D'Arezzo
Temperamento Capitolo 41
Temperamento Capitolo 42
Temperamento Capitolo 43
Temperamento Capitolo 44
Temperamento Capitolo 45
Formazione della scala maggiore per divisione armonica
Formazione della scala maggiore per divisione armonica e
minore per aritmetica
Metodo pratico per il calcolo degli intervalli
Il concetto di rivolto
Nome greco dei tetracordi e delle note e loro posizione
nel sistema teléion
Successioni di consonanze perfette ed imperfette
Individuazione del semitono come fattore basilare della
"modulazione"
I testi sono stati ripresi da:
http://www.chmtl.indiana.edu/
http://euromusicology.cs.uu.nl/
LA VITA E L'OPERA
http://www.examenapium.it/STUDI/Dizionari/zarlino.htm
Gioseffo Zarlino nacque a Chioggia il 22 aprile 1517; nella città natale mosse i
primi passi in ambito musicale: fu cantore e organista nella cattedrale. Uomo di
religione (entrato nell'Ordine dei Francescani, fu prima diacono e poi
sacerdote; verso la fine della sua vita fu proposto per la carica di vescovo
nella città natale), oltre agli studi teologici coltivò quelli umanistici
(logica, filosofia, il greco e l'ebreaico). Trasferitosi a Venezia nel 1541,
succedette a Ciprian De Rore in qualità di maestro di Cappella in S. Marco nel
1565, dopo aver studiato sotto la guida di Willaert; quest'ultimo rimarrà il
modello insuperato per Zarlino nell'ambito della teoria musicale, punto di
partenza delle sue speculazioni. All'attività di teorico Zarlino affiancò per
tutta la vita quella di compositore di musica sacra e profana; tuttavia,
nonostante la prolificità, le sue composizioni risultano essere esercizi di
stile, curati ed equilibrati nella composizione ma privi di originalità e veri
motivi d'interesse. [AP]
Alla sua scuola si formarono alcuni dei personaggi di maggior rilievo del mondo
musicale del primo Seicento: G. M. Artusi, G. Diruta, C. Merulo, V. Galilei.
Considerato uno dei principali teorici musicali del Rinascimento, il suo
principale trattato Istitutioni harmoniche (1558) può considerarsi momento di
svolta fra il sistema modale e quello tonale. Compì un passi significativi verso
la tonalità codificando le trasposizioni 'estranee' al sistema modale (ossia
quelle d'intervalli diversi dalla quarta). Giustificò questo fenomeno difendendo
la necessità di poter adoperare scale ad altezze diverse a seconda delle
possibilità delle voci che si devono accompagnare. Inoltre trattò a lungo gli
intervalli di terza e di sesta, ponendo le basi per la teoria dei rivolti.
Sempre in relazione a questi due intervalli, divise le musiche in base alla
natura di questi ultimi: saranno "vivi e pieni di allegrezza" quei pezzi
costituiti prevalentemente da terza e sesta maggiori, saranno "alquanto meste,
ovver languide" le melodie basate su intervalli di terza e di sesta minori. Suoi
principali trattati, oltre alle Istitutioni harmoniche, sono i Sopplimenti
musicali (1588) e le Dimostrazioni harmoniche (1571). Morirà a Venezia il 4
febbraio 1590. [FA]
LA PRIMA PARTE Delle istitutioni harmoniche DI MAESTRO GIOSEFFO ZARLINO DA
CHIOGGIA.
Delle varie specie de Numeri. Capitolo 13.
Ma li Composti sono quelli, che da altri numeri sono numerati et diuisi; et sono
4. 6. 8. 9. 10. 12. et gli altri procedendo in infinito. Li Contrase primi sono
quelli, che non possono essere misurati o diuisi se non dall' vnità, misura
commune d' ogni numero; come 9. et 10. che sono numeri composti, ma insieme
comparati si dicono Contrase primi: perche non hanno altra misura commune tra
loro, che li misuri o diuida, che la vnità. Et questi si trouano di tre sorti:
percioche ouer sono l' vno et l' altro composti; come li gia mostrati: ouero l'
vno et l' altro primi; come 13. et 17. ouero l' vno composto et l' altro primo;
come 12. et 19. Tra lor composti, o Communicanti si chiamano quelli, che sono
misurati, o diuisi da altro numero, che dalla vnità; et niun di loro è all'
altro primo; et si ritrouano di tre sorti: ouer che sono tutti pari; come 4. et
6. ouer che sono tutti impari; come 9. et 15. ouer che sono [-23-] pari et
impari; come 6. et 9. Quadrati sono quelli, che nascono dalla moltiplicatione di
vno minor numero in se stesso moltiplicato; come 4. 9. et 16. i quali nascono
dal 2. 3. et 4. che sono Radici quadrate di tali numeri: Ma li Cubi sono quelli,
che nascono dalla moltiplicatione di qualunque numero in se stesso, et dal
produtto ancora per tal numero moltiplicato; come 8. 27. 64. et simili; i quali
nascono per la moltiplicatione del 2. 3. et 4. in se, che Radici Cube di tali
numeri si chiamano; et li produtti ancora moltiplicati per essi: come saria
moltiplicando il 2. in se, produce 4. il quale moltiplicato col 2. ancora, ne
nasce 8. detto Numero Cubo, del quale il 2. è la radice. Ma li numeri Perfetti
sono quelli, che sono integrati dalle loro parti, et sono numeri Pari, et
composti, terminati sempre nel 6. ouero nell' 8; come 6. 28. 496. et gli altri:
conciosia che tolte le parti loro, et insieme aggiunte, rendono di punto il suo
tutto. Come quelle del Senario, che sono 1. 2. et 3. le quali interamente lo
diuidono: l' vnità prima in sei parti, il binario dipoi in tre, et il ternario
in due parti; le qual parti sommate insieme rendono interamente esso Senario.
Questo sono adunque le specie de i numeri al Musico necessarie: imperoche la
cognitione loro serue nella Musica alla inuestigatione delle passioni del propio
soggetto, il quale è il Numero harmonico, ouer sonoro, contenuto nel primo
numero perfetto, il quale è il Senario, si come vederemo: Nel quale numero sono
contenute tutte le forme delle semplici consonanze, possibili da ritrouarsi,
atte a produr le harmonie et le melodie: Imperoche la Diapason; la quale nasce
dalla proportione Dupla, vera forma di tal consonanza; è contenuta tra questi
termini 2 et 1. Et tal proportione il Musico piglia per il tutto diuisibile in
molte parti. Dipoi la Diapente è contenuta tra questi termini 3. et 2. nella
Sesquialtera proportione: La Diatessaron tra 4. et 3. continenti la Sesquiterza
proportione. Et queste sono le due parti maggiori, che nascono dalla diuisione
della Dupla, ouero della Diapason. Il Ditono poi è contenuto tra 5. et 4. nella
Sesquiquarta proportione; et il Semiditono nella Sesquiquinta tra 6. et 5. Et
queste due parti nascono dalla diuisione della Sesquialtera, ouero della
Diapente. Et perche tutte queste sono parti della Diapason, ouero della Dupla,
et nascono per la diuisione harmonica; però io le chiamo semplici et elementali:
conciosia che ogni consonanza, ouero interuallo quantunque minimo, che sia
minore della Diapason, nasce non per aggiuntione di molti interualli posti
insieme: ma si bene per la diuisione di essa Diapason: et le altre che sono
maggiori, si compongono di essa et di vna delle nominate parti; ouero di molte
Diapason insieme aggiunte; ouero di due parti, come le loro denominationi ce lo
manifestano: Imperoche della Diapason et della Diapente poste insieme, si
compone la Diapason diapente, contenuta dalla proportione Tripla, tra 3 et 1. La
Disdiapason composta di due Diapason, è contenuta dalla proportione Quadrupla
tra 4. et 1. L' Essachordo maggiore et anco il minore, nascono dalla
congiuntione della Diatessaron col Ditono, o Semiditono: ma lassando hora di
dire più di queste et delle altre, vn' altra fiata più diffusamente ne
ragionaremo. Dalle cose adunque che habbiamo detto, potemo comprendere, per qual
cagione il gran Profeta Mose, nel descriuere la grande et marauigliosa fabrica
del mondo, eleggesse il numero Senario; non hauendo Iddio nelle sue operationi
mai hauuto dibisogno di tempo: percioche, come colui, che d' ogni scienza era
perfetto maestro, conoscendo per opera del Spirito diuino l' harmonia, che in
tal numero era rinchiusa; et che dalle cose visibili et apparenti conoscemo le
inuisibili d' Iddio, la sua onnipotenza, et la diuinità sua; volse col mezo di
tal numero in vn tratto esprimere et insieme mostrare la perfettione dell'
opera, et in essa la rinchiusa harmonia, conseruatrice dell' esser suo, senza la
quale a patto alcuno non durarebbe: ma del tutto, o si annullarebbe, oueramente
ritornando le cose nel loro primo essere (se lecito è cosi dire) di nuouo si
vederebbe la confusione dell' antico Chaos. Volse adunque il Santo Profeta
manifestare il magisterio et l' opera perfetta del Signore fatta senza tempo
alcuno col mezo del Senario, dal qual numero quante cose si della natura, come
ancora dell' arte siano comprese, da quello che segue lo potremo conoscere.
Che dal numero Senario si comprendeno molte cose della natura et dell' arte.
Capitolo 14.
INCOMINCIANDO adunque dalle cose superiori naturali, noi la su nel Zodiaco di
dodeci segni sempre ne veggiamo sei alzati sopra lo nostro Hemispherio,
rimanendo gli altri sei nell' altro di sotto a noi ascosi. Sono ancora sei
errori de i sei Pianeti discorrenti per la larghezza di esso Zodiaco, che
scorreno hora di quà, et hora di là dalla Eclittica; come Saturno, Gioue, Marte,
Venere, Mercurio, et la Luna. Sei li circoli posti nel cielo; [-24-] come
Artico, Antartico, due Tropici; cioè quello del Cancro, et quello del
Capricorno, l' Equinottiale, et l' Eclittica. Et di quà giù sono sei sostantiali
qualità de gli Elementi, Acuità, Rarità, et Moto: et li loro oppositi, Ottusità,
Densità, et Quiete. Sei gli ufficij naturali, senza li quali cosa alcuna non hà
l' essere; come Grandezza, Colore, Figura, Interuallo, Stato, et Moto. Sei
specie ancora delli moti, Generatione, Corruttione, Accrescimento, Diminutione,
Alteratione, et Mutatione di luogo. Et sei, secondo Platone, le differenze delli
Siti, ouero positioni; Sù, Giù, Auanti, Indietro, Destro, et Sinistro. Sei linee
conchiudono la Piramide triangolare; et sei superficie la figura Quadrata
solida. Sei triangoli equilateri maggiori contiene la figura circolare,
dinotandoci la sua perfettione: et sei volte la circonferenza di qualunque
circolo è misurata per il dritto da quella misura, che si misura dal centro alla
circonferenza istessa; et de qui nasce, che molti chiamano Sesto quello
istrumento geometrico, che da molti altri è addimandato Compasso. Sei gli gradi
dell' huomo Essentia, Vita, Moto, Senso, Memoria, et Intelletto. Sei le sue età,
Infantia, Pueritia, Adolescentia, Giouenezza, Vecchiezza, et Decrepità; Et sei
l' Etadi del mondo, le quali, secondo alcuni, corrispondeno al Senario; dal qual
numero Lattantio Firmiano prese l' occasione del suo errore dicendo, che il
mondo non hauea a durare più de sei milla anni, ponendo che vn giorno del
Signore siano mille anni, adducendo per testimonianza quello, che dice il Salmo,
Mille anni auanti gli occhi tuoi sono come il giorno passato. Et per non
commemorare tutto quello, che si potrebbe, per non andare in lungo; dirò
solamente, che sei sono appresso li Filosofi quelli, che chiamano Trascendenti;
come l' Ente, l' Vno, il Vero, il Buono, Alcuna cosa, ouero Qualche cosa, et la
Cosa: et sei appresso i Logici li Modi delle propositioni; cioè Vero, Falso,
Possibile, Impossibile, Necessario, et Contingente. Per la perfettione di tal
numero, volse il grande Orfeo (come narra Platone) che gli Hinni si hauessero a
terminare nella Sesta generatione: conciosia che si pensò, che delle cose create
non si potesse cantare più oltra; essendo in tal numero terminata ogni
perfettione. Onde li Poeti ancora volsero, che il Verso del Poema Heroico; come
quello, che più d' ogn' altro giudicorno perfetto; terminasse nel sesto piede.
Non è adunque marauiglia, se da alcuni vien detto Segnacolo del mondo; poi che
si come esso mondo non hà di superfluo cosa alcuna, ne gli mancano le cose
necessarie; cosi questo numero hà hauuto tal temperamento, che ne per
progressione si estende, ne per contratta diminutione si rimette: ma tenendo vna
certa mediocrità, non è superfluo, ne è per sua natura diminuito: per la qual
cosa egli hà ottenuto il nome non solo di Perfetto; ma di Imitatore della virtù.
Questo è detto numero Analogo, cioè proportionato, dalla sua reintegratione per
le sue parti, nel modo, che di sopra hò mostrato: percioche quelle generano tal
numero, che è simile al suo genitore. Oltra di questo è detto numero Circolare:
conciosia che moltiplicato in se stesso, il produtto da tale moltiplicatione, è
terminato nel Senario; et questo ancora per esso Senario moltiplicato (se bene
si procedesse in infinito) il produtto è terminato in esso. Tutto questo hò
voluto dire, per dimostrare, che hauendo la Natura mirabilmente rinchiuso molte
cose nel numero Senario, hà voluto ancora co l' istesso numero abbracciarne la
maggior parte di quelle, che si ritrouano nella Musica: conciosia che
primieramente (come si vederà altre volte) Sei sono le specie delle uoci
musicali, tra le quali è contenuto ogni concento musicale, cioè Vnisone,
Equisone, Consone, Emmele, Dissone, et Ecmele. Sono dipoi sei quelle, che i
Prattici addimadano consonanze, cioè cinque semplici et elementali, che sono,
come di sopra hò mostrato, la Diapason, la Diapente, la Diatessaron, il Ditono,
il Semiditono, et vno principio di esse, il quale chiamano Vnisono: ancora che
questo si nomini Consonanza impropiamente; come altre volte vederemo. Oltra di
questo si ritrouauano appresso gli antichi Musici sei specie di harmonia poste
in vso, cioè la Doria, la Frigia, la Lidia, la Mistalidia, o Lochrense, la Eolia,
et la Iastia, ouero Ionica: et appresso gli moderni sei Modi principali nella
Musica detti Autentici, et sei non principali detti Plagali. Lungo sarebbe il
uoler raccontare di vna in vna tutte quelle cose, che sono terminate nel numero
Senario; ma contentandoci per hora di quello, che è stato detto, verremo alle
sue proprietà; per esser necessarie al nostro proposito.
[-25-]
Delle Proprietà del numero Senario, et delle sue parti; et come in esse si
ritroua ogni consonanza musicale. Capitolo 15.
ANCORACHE molte siano le proprietà del numero Senario, nondimeno per non andar
troppo in lungo racconterò solamente quelle, che fanno al proposito; et la prima
sarà, che egli è tra i numeri perfetti il primo; et contiene in se parti, che
sono proportionate tra loro in tal modo; che pigliandone due qual si voglino,
hanno tal relatione, che ne danno la ragione, o forma di vna delle proportioni
delle musicali consonanze, o semplice, o composta che ella sia; come si può
vedere nella sottoposta figura.
[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 25; text: Numeri, Sonori, ouero, Harmonici.
Diapason, Diapason con il ditono, Diapason diapente, Disdiapasondiapente,
Disdiapason con il Ditono. Disdiapason. Diapente. 1, 2, 3, 4, 5, 6, Semiditono.
Ditono. Diapason con il ditono. Essachordo maggiore.] [ZAR58IH1 03GF]
Sono ancora le sue parti in tal modo collocate et ordinate, che le forme di
ciascuna delle due maggiori semplici consonanze, le quali da i Musici vengon
chiamate Perfette; essendo contenute tra le parti del Ternario, sono in due
parti diuise in harmonica proportionalità, da vn mezano termine: conciosiache
ritrouandosi prima la Diapason nella forma, et proportione che è tra 2. et 1.
senza alcuno mezo, è dipoi tra il 4. et il 2. in due parti diuisa, cioè in due
consonanze, dal Ternario; nella Diatessaron primamente, che si ritroua tra 4. et
3. et nella Diapente collocata tra il 3. et il 2. Questa poi si ritroua tra 6.
et 4. diuisa dal 5. in due parti consonanti; cioè in vn Ditono contenuto tra 5.
et 4; et in vn Semiditono contenuto tra 6. [-26-] et 5. Vedesi oltra di questo
l' Essachordo maggiore, contenuto in tal ordine tra questi termini 5. et 3.
ilquale dico esser consonanza composta della Diatessaron et del Ditono:
percioche è contenuto tra termini, che sono mediati dal 4. come nella mostrata
figura si può vedere. Et sono queste parti in tal modo ordinate, che quando si
pigliassero sei chorde in qual si voglia istrumento, tirate sotto la ragione de
i mostrati numeri, et si percuotessero insieme; ne i suoni, che nascerebbeno
dalle predette chorde, non solo non si vdirebbe alcuna discrepanza; ma da essi
ne vscirebbe vna tale harmonia, che l' vdito ne pigliarebbe sommo piacere: et il
contrario auerrebbe quando tal ordine in parte alcuna fusse mutato. Hanno oltra
di ciò queste parti vna tal propietà, che moltiplicate l' vna per l' altra in
quanti modi è possibile, et posti li produtti in ordine; si trouerà senza dubbio
alcuno tra loro harmonica relatione, comparando il maggiore al minore più
propinquo. Al qual ordine se aggiungeremo il quadrato di ciascuna parte, cioè li
produtti della sua moltiplicatione, ponendoli nel predetto ordine al suo luogo,
secondo che sono collocati in naturale dispositione; non solo haueremo la
ragione di qualunque consonanza, atta alle harmonie et melodie; ma le ragioni
delle Dissonanze ancora; o vogliam dire forme de gli interualli Dissoni; che
sono i Tuoni, et i Semituoni maggiori et minori; differenze delle sopradette
consonanze: percioche essi dimostrano quanto l' una supera, ouero è superata
dall' altra. Et queste differenze non pur sono vtili; ma necessarie ancora nelle
modulationi, come vederemo; Il che nella sottoposta figura si può vedere il
tutto per ordine.
[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 26; text: NVMERI, SONORI, 1, Diapason. 2,
Diapente. 3, Diatessaron. 4, Ditono. 5, Semiditono. 6, 8, Tuono maggiore. 9,
Tuono minore. 10, 12, 15, Semituono maggiore. 16, 18, 20, 24, Semituono minore.
25, 30, 36] [ZAR58IH1 03GF]
Queste sono adunque le proprietà del numero Senario, et delle sue parti, le
quali è impossibile di poter ritrouare in altro numero, che sia di esso minore,
o maggiore.
Quel che sia Consonanza semplice, e Composta; et che nel Senario si ritrouano le
forme di tutte le semplici consonanze; et onde habbia origine l' Essachordo
minore. Capitolo 16.
BENCHE alcuni siano in dubbio, se l' Essachordo si habbia da porre nel numero
delle consonanze; per esser la sua proportione contenuta nel genere
Superpartiente, il quale (come dicono) non è atto a produrle; nondimeno per
essere interuallo fin hora approuato et riceuuto per consonante da i Musici, l'
hò posto io ancora nel numero di esse. Ma perche ho detto, che l' Essachordo è
consonanza composta; però vederemo al presente quello, che si debba intendere
per interuallo semplice, o composto. Dico adunque che Consonanza, ouer
Interuallo composto intendo io quello, del quale li minimi termini della sua
proportione si troueranno in tal modo l' un dall' altro distanti, che potranno
da vno, o più mezani termini esser mediati et diuisi; di modo che di vna
proportione, due o più ne potremo hauere. Cosi all' incontro, Consonanza, o
Interuallo semplice dico esser quello, che pigliati li minimi termini della sua
proportione, in tal modo saranno ordinati, che non potranno riceuere tra essi
alcun termine mezano, che diuida tal proportione in più parti: essendo che
saranno sempre l' vn dall' altro distanti per l' vnità. Onde hò detto che l'
Essachordo maggiore è consonanza composta: percioche li minimi termini della sua
proportione, che sono 5 et 3. sono capaci d' vn mezano termine, che è il 4; come
hò mostrato di sopra; et la Diapente dico esser consonanza semplice: percioche
li minimi termini della sua proportione, che sono 3 et 2, non possono riceuere
alcun mezano termine tra loro, che diuida quella in più parti: conciosia che
sono distanti l' vn dall' altro per l' vnità. Bisogna però auertire, che in tre
modi si può dire, che le consonanze siano composte; come di sopra ancora fu
detto; Prima quando si compongono di due parti della Diapason, le quali insieme
aggiunte, non reintegrano essa Diapason; Dipoi mentre si compongono della
Diapason, et di vna delle sue parti; et in vltimo quando si compongono di più
Diapason. Nel primo modo si considera l' Essachordo nominato, il quale si
compone della Diatessaron, et del Ditono; come si scorge tra i minimi termini
della sua proportione, che sono 5 et 3. i quali per il 4 sono mediati; come qui
si vede. 5. 4. 3. Al quale aggiungerò il minore Essachordo, che nasce dalla
congiuntione della Diatessaron al Semiditono, li cui minimi termini contenuti
nel genere Superpartiente dalla proportione Supertripartientequinta, possono da
vn termine mezano esser mediati: Imperoche ritrouandosi tal proportione tra 8 et
5. tai termini sono capaci di vn mezano termine harmonico, che è il 6; il quale
la diuide in due proportioni minori; cioè in vna Sesquiterza, et in vna
Sesquiquinta; come qui si vede 8. 6. 5. Di modo che tal consonanza per questa
ragione possiamo chiamare composta; la quale fin hora da i Musici è stata
abbracciata, et posta nel numero delle altre. Et benche essa tra le parti del
Senario non si troui in atto, si troua nondimeno in potenza: conciosiache dalle
parti contenute tra esso piglia la sua forma; cioè dalla Diatessaron et dal
Semiditono: perche di queste due consonanze si compone: la onde tra 'l primo
numero Cubo, il quale è 8. viene ad hauer in atto la sua forma. Ma nel secondo
modo si considera la Diapasondiapente, la qual si compone della Diapason,
aggiuntoui la Diapente: percioche i minimi termini della sua proportione, che
sono 3 et 1. sono diuisi naturalmente in vna Dupla, et in vna Sesquialtera; che
sono le porportioni continenti tal consonanze; come qui si vedeno. 3. 2. 1. Cosi
nel terzo modo potremo porre la Disdiapason: imperoche li minimi termini della
sua proportione; che sono 4 et 1. sono capaci di vn termine mezano; il quale
diuide quella in due Duple in Geometrica proportionalità; come vedemo nel 4. 2.
1. Ancorache potemo considerare tal consonanza esser composta della Diapason,
della Diapente, et della Diatessaron: percioche tai termini sono capaci di due
termini mezani, li quali la diuideno in tre parti continenti le proportioni
delle nominate consonanze; come si vede nel 4. 3. 2. 1. Nondimeno douemo
auertire, che quantunque tali consonanze si possano considerare composte in
tanti modi; io propiamente et veramente addimando quelle esser composte, le
quali si compongono della Diapason, et di alcuna delle sue parti, secondo l' vno
de i due vltimi modi mostrati di sopra: Ma quelle che si considerano composte
nel primo modo, tali chiamo impropiamente, et ad vn certo modo composte:
imperoche per esser minori della Diapason, si vedono quasi esser semplici et
elementali; il che non intrauiene nelle altre, per la ragione che dirò altroue.
Et perche è impossibile di poter ritrouare nuoue consonanze, le quali siano
semplici, dalle cinque mostrate in fuori, che sono la Diapason, la Diapente, la
[-28-] Diatessaron, il Ditono, et il Semiditono; dalle quali ogn' altra
consonanza si compone; però dico et concludo, che nel Senario, cioè tra le sue
parti, si ritroua ogni semplice musical consonanza in atto, et le composte
ancora in potenza; dalle quali nasce ogni buona et perfetta harmonia: intendendo
però delle forme, o proportioni, et non delli suoni. Ma accioche più facilmente
possiamo esser capaci di quello ch' io hò detto, verrò a ragionar prima delle
cose, che fanno dibisogno alla cognitione delle proportioni, et dipoi vederemo,
come si mettono in opera: imperoche senza la loro cognitione, sarebbe
impossibile di potere hauer notitia alcuna della Musica.
Del Partire, o Diuidere le proportione; et quello che sia Proportionalità.
Capitolo 35.
SI debbe auertire, che per la quarta operatione, io non intendo altro, che la
Diuisione, o Partimento di qualunque proportione, che si fa per la collocatione
di alcun ritrouato numero, tra li suoi estremi; et è nominato Diuisore:
percioche diuide quella proportionatamente in due parti; la qual diuisione li
Mathematici chiamano Proportionalità, o Progressione. Onde mi è paruto esser
conueniente dichiarare primieramente quello, che importi questo nome
Proportionalità, et dipoi venire alle operationi. La Proportionalità adunque,
secondo la mente di Euclide, è similitudine delle proportioni, che si ritroua
almeno nel mezo di tre termini, che contengono due proportioni. Et quantunque
appresso li Mathematici (come dimostra Boetio) le proportionalità siano Diece;
ouero (secondo la mente di Giordano) Vndeci; nondimeno le tre prime, che sono le
più famose, et approuate da gli antichi Filosofi; Pithagora, Platone, et
Aristotele, sono considerate, et abbracciate dal Musico, come quelle che fanno
più al suo proposito che le altre. Di queste la prima è detta Arithmetica, la
seconda Geometrica, et la terza Harmonica. Et volendo io ragionare alcuna cosa
di ciascuna di esse, prima vederemo quel che sia ciascuna separatamente.
Incominciando adunque dalla prima dico, che la diuisione, o proportionalità
Arithmetica è quella, la quale tra due termini di qualunque proportione hauerà
vn mezano termine accommodato in tal modo, che essendo le differenze de i suoi
termini equali, inequali saranno le sue proportioni: Per il contrario, dico che
la diuisione, o proportionalità Geometrica è quella, le cui proportioni, per
virtù del nominato mezano termine, essendo equali, inequali saranno le sue
[-46-] differenze. L' Harmonica poi chiamo quella, che con tal termine farà
inequali non solo le sue differenze, ma le sue proportioni ancora; di maniera
che l' istessa proportione, che si troua tra esse differenze, si ritroui
etiandio nelli suoi estremi termini; come qui sotto si vede.
Diuidendosi adunque le proportioni regolatamente per vno delli modi mostrati, fa
bisogno di mostrare separatamente in qual modo potemo facilmente ritrouare il
termine mezano di ciascuna, il quale sia il suo Diuisore: però incominciando
dalla prima, vederemo come si possa ritrouare il Diuisore Arithmetico, et in
qual modo ogni proportione possa da lui esser diuisa.
Della Proportionalità, o Diuisione arithmetica. Capitolo 36.
SI potrà adunque diuidere qual si voglia proportione secondo la proportionalità
arithmetica, quando haueremo ritrouato vn Diuisore, il quale posto nel mezo de i
termini della proportione da esser diuisa, diuiderà quella in tal maniera, che
essendo le differenze delli termini (come si è detto) equali, le sue proportioni
saranno inequali; di modo che tra li maggior numeri si ritroueranno le
proportioni minori, et tra li minori le maggiori; cosa che solo appartiene alla
proportionalità arithmetica. Questo potremo ritrouar facilmente, quando sommati
insieme li termini della proportione proposta, diuideremo il produtto in due
parti equali: percioche quel numero, che nascerà da tal diuisione sarà il
ricercato Diuisore, che diuiderà secondo le sopradette conditioni la detta
proportione in due parti. Nondimeno bisogna auertire, che essendo la proposta
proportione nelli suoi termini radicali, non si potrà osseruare il predetto
modo: imperoche necessariamente sarà contenuta da numeri Contraseprimi, i quali
sommati insieme ne daranno vn numero impare, che non si può diuidere in due
parti equali, cioè in due numeri interi: la onde volendo ritrouare tal diuisore,
et schifare i numeri rotti, che non sono riceuuti dall' arithmetico, sempre
raddoppiaremo li detti termini, et ne verranno due numeri pari, li quali no
varieranno la prima proportione. Hora fatto questo sommando i detti numeri pari
insieme, et diuidendo il produtto in due parti equali, quello che ne verrà sarà
il ricercato Diuisore. Et sia per essempio, che noi volessimo diuidere la
proportione Sesquialtera, contenuta tra questi termini radicali 3. et 2. secondo
la diuisione arithmetica; essendo tai numeri Contraseprimi, si debbono
raddoppiare: il che fatto haueremo 6. et 4. continenti la Sesquialtera; i quali
sommati insieme, ne verrà 10. che diuiso in due parti equali ne darà 5. Onde
dico che il 5. sarà il Diuisore della proposta proportione: Imperoche oltra che
costituisce in tal proportionalità le differenze equali, diuide ancora la
proportione (si come è il propio di tal proportionalità) in due proportioni
inequali, in tal maniera, che tra li maggiori numeri si ritroua la proportion
minore; et per il contrario tra li minori la maggiore; come tra 6. et 5. la
Sesquiquinta; et tra 5. et 4. la Sesquiquarta; come qui si vede.
[-47-] [Zarlino, Le istitutioni
harmoniche, 47; text: Proportioni da diuidere secondo l' Arithmetica
proportionalità. 3, Sesquialtera. 2, 6, 4, Diuisore. Sesquiquinta. 5.
Sesquiquarta, Differenze equali de i termini delle proportioni, 1]
[ZAR58IH1 08GF]
Della Diuisione, o Proportionalità Geometrica. Capitolo 37.
LA DIVISIONE Geometrica si fa, quando il Diuisore è collocato in tal modo tra
gli estremi di alcuna proportione, che serba le conditioni toccate nel capitolo
precedente. Onde è da sapere, che ogn' altra Proportionalità è di tal natura,
che solamente diuide la proposta proportione in due parti inequali: ma il propio
della Geometrica è diuiderla sempre in due parti equali; dal quale effetto è
detta propiamente Proportionalità: conciosia che tra li suoi termini maggiori,
et tra li minori ancora siano le proportioni equali; et il produtto del Diuisore
moltiplicato in se stesso è equale al produtto de gli estremi termini di detta
Proportionalità, tra loro moltiplicati. Ma per ritrouare tal Diuisore
osseruaremo questa regola: proposto che haueremo qual si voglia Proportione da
diuidere, contenuta nelli suoi termini radicali, per schiuar la lunghezza dell'
operare, la fatica, et i molti errori che occorrono, primieramente
moltiplicaremo quelli l' vn con l' altro; dipoi caueremo la Radice quadrata del
produtto, la quale sarà vn numero, che moltiplicato in se stesso, renderà di
punto tal produtto; et tal Radice sarà il ricercato Diuisore. Et accioche più
facilmente io sia inteso verrò all' essempio. Poniamo la Quadrupla proportione
contenuta nelli suoi termini radicali 4. et 1; volendola noi diuidere
Geometricamente, douemo prima moltiplicar li detti termini l' vno per l' altro,
et cosi haueremo 4. dipoi pigliata la sua Radice quadrata, che sarà 2. diremo
tal numero essere il Diuisore geometrico di tal proportione: percioche il
produtto, che viene dalla moltiplicatione di se stesso, è equale à quello, che
nasce dalla moltiplicatione de i proposti termini moltiplicati tra loro:
conciosia che tanto rende il 4. moltiplicato per la vnità, quanto il 2.
moltiplicato in se stesso; come nella figura si vede. La Quadrupla adunque è
diuisa in due parti equalmente da tal Diuisore; cioè in due Duple; l' vna delle
quali si ritroua essere tra 4 et 2; et l' altra tra 2. et 1. Ma bisogna auertire,
quantunque il propio della proportionalità Geometrica sia il diuidere qual si
voglia proportione in due parti equali, che questo si fa vniuersalmente nella
quantità continoua:
imperoche nella discreta tutte le proportion non sono diuisibili per tal modo:
conciosia che li numeri non patiscono la diuisione della vnità.
Onde si come è impossibile di poter diuidere rationalmente alcuna proportione in
due parti equali, la quale sia contenuta nel genere Superparticolare; come
affermano Boetio nella sua Musica, et Giordano nella sua Arithmetica; per non
cader tra li suoi termini altro numero, che la vnità, la quale non si può
diuidere; cosi sarà impossibile di diuider quelle de gli altri generi, che sono
dopo questo: essendo che quelle, le quali si possono diuidere, sono contenute
nel genere Moltiplice, et hanno in vno de i loro estremi vn numero Quadrato, et
nell' altro la Vnità; et cosi sono capaci (come afferma lo istesso Giordano) di
tal diuisione. Si che dalla proportionalità Geometrica potemo hauere due
diuisioni, cioè la Rationale, et la Irrationale. La Rationale dico, che è
quella, che si fa per via de i numeri rationali, di modo che il suo Diuisore sia
di punto la Radice quadrata del produtto della moltiplicatione de i termini di
alcuna proportione moltiplicati tra loro; et le parti di tal diuisione si
possono denominare, si come è la mostrata contenuta tra questi termini 4. 2. 1.
Ma la irrationale è quella, che si fa per via di misure, et ancora di numeri, i
quali si chiamano Sordi et Irrationali: percioche tal diuisione a modo alcuno ne
si può fare, ne meno circoscriuere con numeri rationali, o misure simili; et
questo accade, quando dal produtto non potemo hauer la sua Radice di punto; si
come per essempio auerrebbe, quando volessimo diuidere in tal modo vna
Sesquialtera: percioche allora moltiplicati tra loro i termini, che sono 3. et
2; dal 6. che sarà il produtto, non si potrà cauare tal radice, cioè non si
potrà hauere vn numero, che moltiplicato in se stesso faccia 6. E ben vero che
tal numero si potrà denominare secondo il costume de i Mathematici in questo
modo, dicendo Radice 6. cioè la Radice quadrata, che si potesse cauar di questo
numero, quando fusse possibile; et questo sarebbe il suo Diuisore: ma tal
Radice, o numero, che si vede nel sottoposto essempio, per la ragione detta
sempre si nominerà Sorda, et Irrationale. Et perche non si può hauer la radice
rationale di tal numero, però le parti di questa diuisione non si possono
denominare, o descriuere; ancora che li suoi estremi siano compresi da numeri
Rationali. Onde tal diuisione, per le ragioni dette si chiamerà sempre Sorda, et
Irrationale; et dal Musico non è considerata.
Della
Diuisione, ouero Proportionalità harmonica. Capitolo 39.
LA DIVISIONE, ouero Proportionalità harmonica si fa, quando tra i termini di
alcuna proportione si hà collocato vn Diuisore in tal maniera, che oltra le
conditioni toccate nel capitolo 35. tra i termini maggiori si ritrouino le
proportioni maggiori, et tra li minori le minori: propietà che solamente si
ritroua in questa proportionalità; la quale è detta propiamente Mediocrità:
imperoche ne i suoni, la chorda mezana di tre chorde tirate sotto la ragione
delli suoi termini, partorisce con le sue estreme chorde quel soaue concento,
detto Harmonia. Onde Pietro d' Abano, commentatore de i Problemi di Aristotele
molto ben disse, che Il mezo è quello, che genera l' harmonia. Tal Diuisore
adunque potremo facilmente ritrouare, quando pigliati li termini radicali di
quella proportione, che vorremo diuidere, li diuideremo primamente per la
Proportionalità Arithmetica; dipoi moltiplicati gli estremi suoi termini per il
termine mezano; i produtti verranno ad essere gli estremi dell' Harmonica: et
medesimamente moltiplicato il maggiore col minimo, si verrà a produrre il mezano
di tal Proportionalità, cioè il Diuisore: percioche tali termini verranno ad
esser collocati sotto le conditioni narrate disopra. Adunque se noi vorremo
diuidere harmonicamente vna Sesquialtera, contenuta tra questi termini radicali
3. et 2; la diuideremo prima Arithmeticamente, secondo il modo mostrato nel
capitolo 36; et haueremo tal proportionalità tra questi termini 6. 5. 4.
Ridurremo dipoi questa all' harmonica, moltiplicando il 6. et il 4. per il 5;
dipoi il 6. per il 4. et haueremo da i produtti la diuisione ricercata,
contenuta tra questi termini 30. 24. 20; come nella figura seguente si vede.
Imperoche tanta è la proportione, che si ritroua tra 6. et 4. che sono le
differenze de i termini harmonici, quanta è quella, che si troua tra 30. et 20.
che sono gli estremi della Sesquialtera, che si hauea da diuidere; la qual resta
diuisa in vna Sesquiquarta contenuta tra 30. et 24. et in vna Sesquiquinta
contenuta tra 24. et 20. Et cosi tra i termini maggiori si ritrouano le
proportioni maggiori, et tra i minori le minori; come è il propio di tal
proportionalità.
^
LA SECONDA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI MAESTRO GIOSEFFO ZARLINO DA
CHIOGGIA.
In che modo le predette Sedici chorde siano state da i Latini denominate.
Capitolo 30.
ET BENCHE gli antichi Greci nella fabrica, o diuisione del Monochordo,
considerassero solamente Sedici chorde, diuise in cinque Tetrachordi, ne
tentassero di passar più oltra, per la ragione detta di sopra; nondimeno li
Moderni non contenti di tal numero, lo accrebbero passando più oltra hora nel
graue, et hora nell' acuto: Imperoche Guidone Aretino nel suo Introduttorio,
oltra le nominate chorde, ue ne aggiunse delle altre alla somma di Ventidue, et
le ordinò in sette Essachordi; et tale ordinatione fu, et e più che mai
accettata, et abbracciata dalla maggior parte de i Musici prattici: essendo che
in essa sono collocate, et ordinate le chorde al modo delle mostrate Pithagorice.
Et perche ciascuno Essachordo si compone di Sei chorde, però è denominato da tal
numero: che vuol dire Di sei chorde. E ben vero, che a ciascuno di essi,
aggiunse per commodità de i cantanti alcune di queste sei sillabe, cioè Vt, Re,
Mi, Fa, Sol, La; cauate dall' Hinno di Santo Giouanni Battista, il quale
incomincia in tal modo; Vt queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli
tuorum, Solue polluti Labij reatum Sancte Iohannes; et li concatennò con tale
artificio, et in tal maniera; che ciascuno contiene tutte le specie della
Diatessaron, le quali sono tre, come vederemo nella Terza parte; accommodando il
Semituono, circoscritto da queste due sillabe mezane Mi, et Fa nel mezo di
ciascuno. Ma aggiunse primieramente alla chorda Proslambanomenos nella parte
graue vna chorda, distante per vn Tuono, et la segnò con vna lettera greca
maiuscola in questo modo [Gamma], et le altre poi con lettere latine; per
dinotarci, che la Musica (come vogliono alcuni) fu ritrouata primamente da i
Greci, et posta in vso, et che al presente da i Latini è honoreuolmente
posseduta, abbracciata, et accresciuta. Et alla predetta lettera aggiunse la
prima delle sei sillabe; cioè Vt in questo modo [Gamma], ut, che vuol dire
Gamma, ut; et cosi nominò la chorda aggiunta di tal nome, et è la prima chorda
della sua ordinatione. Chiamò poi Proslambanomenos de i Greci A re, ponendo
insieme la prima lettera latina, et la seconda sillaba delle mostrate; et fu la
seconda chorda del suo Introduttorio. La terza poi, cioè la seconda greca, detta
Hypate hypaton, nominò [sqb], mi; ponendo insieme la seconda lettera latina, et
la terza sillaba seguente; et pose tal lettera quadrata, differente dalla [rob]
rotonda, per dinotarci la differenza de i Semituoni, che fanno queste due chorde:
conciosiache non sono in vno istesso luogo, quantunque siano congiunte quasi in
vna istessa lettera; come altroue vederemo. Nominò dipoi la quarta C, fa ut, et
il resto per ordine fino a Nete hyperboleon, applicandoli vna delle prime
lettere latine, cioè A, [sqb], ouer [rob], C, D, E, F, G, descriuendole nel
primo ordine maiuscole, nel secondo picciole, et nel terzo raddoppiate; come
nell' Introduttorio si vedeno. Ma sopra Nete hyperboleon aggiunse altre cinque
chorde nel terzo ordine, cioè [rob][rob] fa, [sqb][sqb] mi; cc, sol fa; dd, la
sol, et ee, la; et fece questo per finire gli vltimi due Essachordi, de i quali
l' vno hà principio in f, et l' altro in g; et per tal modo le chorde Grece
acquistarono altra denominatione. Fu tenuto tale ordine da Guidone (com' io
credo) forse non senza consideratione, applicando cotali sillabe alle chorde
sonore, moltiplicate per il numero Settenario: perche comprese, che nel Senario
si conteneua la diuersità de i Tetrachordi, et che nel Settenario erano Sette
suoni, o voci, l' vna dall' altra per natural diuisione al tutto variate et
differenti; come si può vedere, et vdire nelle prime sette chorde, le quali sono
essentiali, et niuna di loro si assimiglia all' altra di suono: ma sono molto
diuerse.
[-104-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 104; text: INTRODUTTORIO DI GVIDONE
AREtino ordinato secondo le diuisioni Pithagorice nel genere Diatonico.
Tetrachordo Hyperboleon. Tetrachordo diezeugmenon. Tetrachordo meson.
Tetrachordo hypaton. tuono, semituono minore, semituono maggiore, 2048, 2187,
1536, 1728, 1944, Netehyperboleon, 2304, Paranete hyperboleon, 2592, Trite
hyperboleon, 2916, Nete diezeugmenon, 3072, Paranete diezeugmenon, 3456, Nete
synemennon, Trite diezeugmenon, 3888, Paranete synemennon. Paramese. 4096, 4374,
Trite synemennon. Mese. 4608, Lychanos meson. 5184, Parhypate meson. 5832,
Hypate meson. 6144, Lychanos hypaton. 6912, Parhypate hypaton. 7776, Hypate
hypaton. 8192, Proslambanomenos. 9216, 10368, Tetrachordo synemennon. ee, dd, cc,
[sqb][sqb], bb, aa, g, f, G, F, E, D, C, A, [Gamma], ut, la, sol, fa, mi, re, a,
b, c, d, e, [sqb]] [ZAR58IH2 09GF]
La qual diuersità conobbe il dottissimo Homero, quando nell' Hinno fatto a
Mercurio disse;
[Epta de sumphonous oion etanussato chordas]. cioè
Ma Sette chorde fatte di budella
Di pecore distese, che tra loro
Erano consonanti. Cosi Horatio parlando allo istesso Mercurio, commemorò tali
chorde con queste parole.
Tuque testudo resonare septem
Callida neruis. Et se bene Teocrito pone, che la Sampogna di Menalca pastore
facesse Nuoue suoni differenti, quando disse;
[Suringg’ han epoesan kalan ego enneaphonon], che vuol dire,
Questa bella Sampogna, la qual feci
Di Nuoue suoni; Credo io, che questo habbia fatto: perche (come è manifesto, et
lo afferma Giouanni Grammatico) Teocrito scrisse nella lingua Dorica le sue
poesie, le quali cantandosi alla Cetera, ouer Lira, si cantauano nel Modo Dorio,
che procedeua (secondo che vederemo nella Quarta parte) dal graue all' acuto, o
per il contrario, per un tal numero di chorde. Ma Virgilio suo imitatore
accordandosi [-105-] con Homero, nella Bucolica espresse il numero di Sette
chorde solamente dicendo;
Est mihi disparibus septem compacta cicutis
Fistula. Et nel libro Sesto della Eneida toccò tal numero dicendo;
Nec non threicius Vates, et longa cum veste sacerdos,
Obloquitur numeris septem discrimina vocum. Similmente Ouidio nel secondo libro
delle Trasformationi disse; Dispar septenis fistula cannis.
Et però con giudicio (come hò detto) esse lettere da Guidone furono replicate,
et non variate: perche conobbe, che l' Ottaua chorda era simile di voce alla
prima, la Nona alla seconda, la Decima alla terza, et le altre per ordine. E
vero, che non mancano quelli, che per le auttorità addute de i Poeti vogliono
intendere le Sette consonanze diuerse, contenute nella Diapason, che sono l'
Vnisono, il Semiditono, il Ditono, la Diapente, l' Essachordo minore, il
maggiore, et essa Diapason; Et altri anco, che intendeno il simigliante,
lassando fuori l' Vnisono, perche non è consonanza propiamente detta (come
vederemo al suo luogo) ponendoui la Diatessaron; Le quali opinioni non sarebbeno
da spezzare, quando fussero secondo la mente di tali autori, et non fussero
lontane dalla verità: Imperoche seguendo i Poeti indubitatamente la opinione di
Pithagora, di Platone, di Aristotele, et di altri eccellentissimi Musici et
Filosofi più antichi; non si può dire, che mai hauessero alcuna opinione, di
porre il Semiditono, il Ditono, et li due Essachordi nel numero delle
consonanze, per le ragioni dette di sopra nel capitolo 10. Ma se alcuno dicesse,
che nella Diapason si ritrouano non solo Sette suoni, o voci differenti; ma di
più ancora, come si può vedere ne gli istrumenti artificiali; il che arguisce
contra quello, che di sopra hò detto: Si risponderebbe, che è vero, che tra la
Diapason si ritrouano molti suoni differenti, oltra li Sette nominati: ma tali
suoni non sono ordinati secondo la natura del genere Diatonico; ne meno sono
cauati per alcuna diuisione dalla Proportionalità harmonica.
Che 'l Diatonico sintono di Tolomeo sia quello, che hà il suo essere
naturalmente da i Numeri harmonici. Capitolo 39.
AVANTI ch' io venga alla sopradetta Diuisione, o Costruttione, voglio
primieramente mostrare, per qual cagione hò detto, che 'l Diatonico sintono
naschi da i veri Numeri harmonici: percioche dopo fatta la sua diuisione, o
compositione, verrò alla sua inspessatione; accioche (secondo l' vso moderno)
possiamo vsar le harmonie, in quel modo più perfetto, che ne sarà concesso. Onde
per mostrar questo, proponerò questa conclusione; che 'l Tetrachordo di questa
specie, posto nel capitolo 16. è diuiso, ouero ordinato, secondo la natura, et
passione de i Numeri harmonici: conciosia che habbia il suo essere tra le chorde
della Diapason, diuisa nelle sue parti in sette interualli, secondo la propietà
de i detti Numeri. Et accioche io possa dimostrarlo, pigliarò per fondamento la
diuisione della detta Diapason nelle sue parti, secondo la natura della
Proportionalità harmonica, la forma della quale è contenuta dalla proportione
Dupla, che è la prima proportione nel genere moltiplice, tra questi termini
radicali 2. et 1. Se adunque diuideremo questa proportione in due parti
harmonicamente, secondo il modo mostrato nel capitolo 39. della Prima parte; da
tal diuisione verrà una Sesquiterza, et vna Sesquialtera, dalla quale la
Diapente hà la sua forma vera. Questa collocata dalla banda sinistra della
sottoposta figura, cioè nella parte graue del concento: percioche è il suo vero
luogo; la Diatessaron dipoi uerrà ad essere accommodata nella parte destra, cioè
nella banda acuta, et hauerà la sua vera forma dalla Sesquiterza proportione; et
queste parti saranno (come etiandio altroue hò detto) le prime parti, et
principali della Diapason. Pigliando dipoi la maggior parte di queste due, che è
la Diapente, poi che la Diatessaron non è capace della diuisione harmonica,
faremo di essa due parti, diuidendo la sua proportione, contenuta ne i suoi
termini radicali 3. et 2. posti nel primo luogo del genere Superparticolare, nel
modo mostrato; il che fatto haueremo due parti, l' vna maggiore, contenuta dalla
proportione Sesquiquarta, la quale chiamaremo Ditono; l' altra minore, contenuta
dalla proportione Sesquiquinta, che nominaremo Semiditono; delle quali la
maggiore terrà la parte graue, et è il suo natural luogo; et la minore terrà la
acuta; Et queste saranno le seconde parti della Diapason, et le prime della
Diapente, tra la quale sono collocate; et per tal modo haueremo fatto tre parti
della Diapason, acquistate col mezo della proportionalità harmonica, ciascuna
delle quali (oltra che hà origine dalle proportioni contenute nel genere
Superparticolare, hà etiandio li suoi termini radicali collocati tra le parti
del Senario; come nella figura si può vedere. Tutte queste parti da i Moderni
sono chiamate Consonanze, et sono veramente; si come la esperienza ce lo
dimostra; dalle quali potemo incominciare a vedere, quanta simiglianza habbiano
con quelli interualli, che sono collocati tra le chorde del nominato Tetrachordo:
Imperoche in esso si ritrouano quelle parti, che nascono dalla diuisione della
Diapente; et primieramente la maggiore, che è posta nel graue, contenuta dalla
Sesquiquarta proportione, tra l' vltima chorda acuta, et la seconda graue; et la
minore posta verso l' acuto, contenuta dalla proportione Sesquiquinta, tra la
prima graue, et la terza posta nell' acuto del detto Tetrachordo. Et benche
tutti questi interualli siano consonanti, nondimeno quelli, che sono le prime
parti della Diapason, sono chiamati da i moderni Consonanze perfette: conciosia
che gli altri, che sono le sue seconde parti, et le prime della Diapente,
nominano Consonanze imperfette. Accommodaremo dipoi gli estremi della
Diatessaron tra quelli della Diapente in tal maniera, che la chorda graue della
Diapente sia la graue della Diatessaron; ouero accommodaremo gli estremi della
Diapente in tal modo, che la chorda acuta della Diapason sia la acuta della
Diapente; il che fatto, non è dubbio, che la chorda acuta della Diatessaron;
oueramente la graue della Diapente, cascherà tra la
[-121-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 121; text: Diapason. Dupla.
Diapente. Sesquialtera. Ditono. Semiditono. Diatessaron. 30, Sesquiquarta, 24,
Sesquiquinta, 20, Sesquiterza, 15] [ZAR58IH2 17GF]
minor parte della Diapente gia diuisa, et la diuiderà in due parti, cioè in una
parte contenuta dalla proportione Sesquiquintadecima posta a banda sinistra, et
in vna contenuta dalla proportione Sesquiottaua, posta a banda destra; delle
quali, la prima chiamaremo Semituono maggiore, et l' altra Tuono maggiore. Ma se
faremo, che la chorda acuta della prima Diapente sia la chorda acuta di vna
Diatessaron; la chorda graue della detta Diatessaron verrà a cascare
necessariamente tra la maggior parte della Diapente, et la diuiderà in due
parti; l' vna delle quali, cioè la maggiore posta a banda sinistra farà l'
interuallo del Tuono maggiore, contenuto dalla proportione Sesquiottaua; et la
minore posta nella parte destra, farà vn' altro interuallo, il quale nominaremo
Tuono minore, contenuto dalla proportione Sesquinona. Et cotali interualli si
ritrouano tra le quattro chorde del detto Tetrachordo di Tolomeo: et in tal
maniera la Diapente verrà ad esser diuisa in quattro parti, cioè in due Tuoni
maggiori, in vno minore, et in vno maggior Semituono; le qual parti vengono ad
essere le terze parti della Diapason, et le seconde della Diapente, et le prime
delle parti maggiori di essa Diapente, cioè del Ditono, et del Semiditono. Et
ancora che questa diuisione sia sofficiente a mostrare, che questo Tetrachordo
sia diuiso secondo la natura, et le passioni de i numeri harmonici, et sonori:
conciosia che li suoi interualli hanno le forme loro contenute tra essi; il che
si potrà etiandio vedere, tra le forme de gli interualli contenuti nel sotto
posto essempio, tra la Terza, la Quarta, la Quinta, et la Sesta chorda mezana;
nondimeno (accioche la cosa sia maggiormente manifesta) procederò alla intera
diuisione della Diapason, come hò promesso; la onde di nouo diuiderò
harmonicamente la Diapente, che si ritroua nella parte destra della Diapason, et
ne verrà similmente due parti, cioè il Ditono, et il Semiditono; et la chorda
acuta della prima Diapente verrà a diuidere questo Ditono in due parti; delle
quali la prima sarà il Tuono maggiore posto nella parte graue di tal diuisione,
et la seconda sarà il Tuono minore, et terrà la parte acuta. Ma se alla estrema
chorda graue della Diatessaron più acuta aggiungeremo verso la banda destra vna
chorda distante per un Ditono, tal chorda verrà a cascare tra gli estremi del
Semiditono, posto nella parte più acuta della Diapason, et lo diuiderà in vn
Tuono maggiore, il quale terrà la parte graue, et in vno Semituono maggiore, che
sarà nella parte acuta, come nella figura si vede. Per tal maniera adunque
haueremo la diuisione perfetta della Diapason, diuisa in sette interualli,
secondo la natura de i veri numeri harmonici, che si ritrouano collocati tra
otto chorde, le quali da i Moderni si notano con queste sette lettere, C. D. E.
F. G. a. [sqb]. et c. Et questa diuisione è fatta con ogni debito modo:
conciosia che se in questa maniera diuideremo secondo la proportionalità
harmonica la proportione Sesquialtera, ne verrà due proportioni, cioè la
Sesquiquarta, et la Sesquiquinta. La onde diuidendo la maggiore, nascerà la
Sesquiottaua, et la Sesquinona; delle quali gli interualli sono detti Tuoni; et
la maggior parte della Diapente da essi prende il nome, perche si chiama Ditono,
cioè di due Tuoni; et la minor si nomina Semiditono: percioche non ariua alla
quantità del Ditono. Et veramente la natura non hà operato questo in uano:
essendo che la Diatessaron è superata dalla Diapente per li Tuono maggiore, et
il Semiditono è superato dalla Diatessaron per il minore. Et se bene l'
interuallo della Sesquiquintadecima proportione non nasce per uia di alcuna
diuisione harmonica, fu nondimeno da Tolomeo
[-122-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 122; text: DIAPASON, Diuisione
harmonica della Diapason nelle sue parti. Diapente. Diatessaron. Ditono.
Semiditono. Tuono maggiore, Tuono minore, Semituono maggiore, 180, Sesquiottava,
160, Sesquinona, 144, Sesquiquindecima, 135, 120, 108, 96, 90, Tetrachordo
Diatonico sintono di Tolomeo.] [ZAR58IH2 17GF]
necessariamente collocato nel nominato Tetrachordo: percioche il Ditono è
superato dalla Diatessaron per tanta quantità. Et se lo pose nella parte graue
del Tetrachordo, questo fece, per seguire il costume de gli Antichi, primi
inuentori delli mostrati Generi, i quali poneuano primieramente nella parte
graue de i loro Tetrachordi lo interuallo minore, et dipoi li maggiori per
ordine; Et lo faceuano (come mi penso) credendo, che 'l primo Interuallo nella
Musica fusse il Minimo rationale, che si potesse ritrouare, come si può vedere
(per quanto posso comprendere) nel libro 1. della posteriora, et nel libro 10.
della Metaphisica al capitolo 2. doue Aristotele pone il Diesis per il principio
di questo genere Melodia. Ma non è dubbio, che tal Semituono sempre si pone
(come si può vedere) procedendo dal graue all' acuto, dopo il Tuono minore, et
auanti il maggiore, nella compositione, et congiuntione delli Tetrachordi, si
come ricerca la natura de i numeri harmonici, i quali ne danno primieramente li
maggiori, et dipoi li minori interualli per ordine. Et è tanta la necessità
dell' interuallo del Semituono, che senza il suo mezo non si può procedere dal
Ditono alla Diatessaron: perche volendo passare dalla Sesquiquarta alla
Sesquiterza, fa dibisogno venirli col mezo della Sesquiquintadecima proportione,
che è la sua vera forma. Questo interuallo è chiamato Semituono maggiore a
differenza di quella quantità, per la quale il Semiditono è superato dal Ditono,
contenuta dalla Sesquiuentesimaquarta proportione, detta Semituono minore. Et
benche non habbia origine dalla proportionalità harmonica, come hò detto; sta
nondimeno molto bene collocato nel detto Tetrachordo per molte ragioni; et
prima: perche congiunto al Tuono maggiore, hauemo il Semiditono, ouer
Trihemituono composto; dipoi, perche congiunto a due Tuoni, cioè al maggiore, et
al minore, hauemo la Diatessaron; oltra di questo ponendolo appresso la
Diapente, potemo hauere l' Essachordo minore, come si potrà sempre vedere,
essaminando gli interualli collocati nella sopraposta figura. Concluderemo
adunque, che hauendo origine tutti gli interualli del Tetrachordo Diatonico
sintono di Tolomeo, dalla diuisione della Diapason, fatta harmonicamente nelle
sue parti, che esso Tetrachordo sia etiandio diuiso, et ordinato secondo la
natura, et passione dei numeri harmonici, secondo ch' io hò detto. Ma veniamo
hormani alla diuisione, o compositione del Monochordo.
Che ne gli Istrumenti arteficiali moderni non si adopera alcuna delle specie
Diatoniche mostrate. Capitolo 41
ET SE bene nel mostrato Monochordo si ritrouano le forme vere, et naturali di
tutte quelle consonanze, che sono possibili da ritrouare; per questo non douemo
credere, che nelli moderni istrumenti, come sono Organi, Clauocembali,
Arpichordi, Monochordi, et altri ancora, tali consonanze si ritrouino nella loro
vera, et natural forma: percioche sarebbe grande errore: essendo che le chorde
de tali istrumenti sono comprese dal numero delle chorde Pithagorice, contenute
nel Monochordo Diatonico diatono, mostrato di sopra nel capitolo 28. nelle quali
(seguendo l' ordine de gli interualli di Tuono, et di Semituono già mostrato)
vdendosi gli interualli del Ditono, et del Semiditono, che sono consonanti; non
è possibile, che si possa ritrouare tra loro alcuno interuallo, sia qual si
voglia, da quello della Diapason, et quello del Semituono minore, collocato tra
le chorde [rob] et [sqb], in fuori; che sia compreso nella sua vera, et natural
forma, ouero proportione: Percioche il numero delle lor chorde non può dare gli
interualli, che si ritrouano nel Diatonico sintono; ne meno comprendeno quelli
del Diatonico diatono mostrato: perche in esso si ritrouano il Ditono, et il
Semiditono (come habbiamo veduto) che sono interualli dissonanti; et tra quelle
di questi istrumenti sono consonanti; si come ciascuno potrà vdire; quantunque
siano fuori della loro vera, et natural forma. Et è cosi in fatto: percioche
tutti quelli interualli, che si ritrouano in detti istrumenti, cauandone li due
nominati, sono temperati da i Musici, nello accordare detti istrumenti, in tal
maniera; che ritrouandosi fuori delle loro forme, o proportioni vere, sono
ridutti in tal temperamento, con lo accrescerli, o diminuirli, secondo il
proposito, di vna certa quantità, nel modo che più oltra vederemo, che l' Vdito
se ne contenta. Et tale temperamento li Moderni chiamano Participatione, della
quale fin hora non so, che da alcun' altro sia stato ragionato, o mostrato cosa
alcuna. Et vogliono alcuni, che sia stato fatta, o ritrouata, per ridurre il
numero delle chorde del monochordo Diatonico sintono mostrato, al numero delle
chorde Pithagorice, contenute nel Diatono; accioche tra loro fussero collocate
tutte le consonanze, tanto perfette, quanto imperfette, le quali sono necessarie
alla generatione della perfetta Harmonia; et accioche il Sonatore sonando fusse
più libero; et l' harmonia, che vscisse da tali istrumenti si potesse vdire con
maggior satisfattione dell' Vdito, che non si hauerebbe fatto, quando si hauesse
voluto stare nel numero delle chorde del Diatonico sintono: percioche sarebbe
stato dibisogno di vsare spesse volte l' interuallo del Coma, aggiungendolo, o
leuandolo da alcuni interualli, per fare acquisto di molte consonanze;
massimamente volendo passare dal graue all' acuto: o per il contrario da una
consonanza all' altra: Il che non solamente difficultà al Sonatore; ma etiandio
poco diletto a gli ascoltanti hauerebbe apportato: perche in cotal caso si
hauerebbe vdito vn non so che di tristo, che hauerebbe fatto non poco fastidio.
Et quantunque dichino anco, che tale Temperamento, o Participatione, sia stata
ritrouata studiosamente, accioche per essa in cotali istrumenti si venisse ad
imitar la Natura, la qual si dee imitare in tutte le cose, più che si puote:
perche si come nel genere Diatonico si può procedere naturalmente con le voci
(come è manifesto) per gli suoi interualli, dal graue all' acuto, et per il
contrario; senza incommodo alcuno; cosi anche in tali istrumenti si potesse
passare dall' acuto al graue, o per il contrario senza alcuno impedimento, et
senza alcuna offesa del Sentimento: Tuttauia credo veramente, che tal
Temperamento, o Participatione sia stata introdutta a caso, et non
studiosamente. Et ciò mi muoue a credere: perche non è dubbio, che ne il Ditono,
ne il Semiditono, ne li due Essachordi, et altri interualli molti, i quali hora
a noi sono consonanti; non furono mai da alcuno de gli Antichi (come da i loro
scritti si può comprendere) riceuuti nel numero delle consonanze: ne anco
veramente le vsarono per consonanti, nel modo che le vsiamo noi; massimamente
hauendo loro sempre vsato il numero delle chorde Pithagorice; si come dalle
chorde, che sono collocate in molti antichi istrumenti si può comprendere. La
onde è credibile, che alcuno perito nella Musica dopo vn certo spacio di tempo,
a caso prima, et di poi fatto molte esperienze, nell' istesso istrumento le
riducesse [-126-] a tal temperamento, sotto le proportioni, o forme, le quali
hora vsiamo: non però sotto alcuna di quelle, che di sopra in molte diuisioni hò
mostrato: percioche sarebbe stato impossibile, di osseruare il Numero delle
chorde, l' Ordine de gli interualli, et le Forme, o Proportioni mostrate: ma si
bene sotto quelle, ch' io sono per mostrare.
Quel che si dee osseruare nel temperare, ouero accordare gli Interualli di
ciascuno Istrumento arteficiale moderno, riducendo il numero delle chorde del
Diatonico sintono a quello del Diatono; et che tali interualli non siano
naturali, ma si bene accidentali. Capitolo 42.
ET ACCIOCHE il Lettore Studioso sappia, con qual ragione, et di quanta quantità
ogni interuallo ne i detti Istrumenti si venghino a temperare, et il modo che
hauerà da tenere, volendo fare la Participatione, di maniera che non offendi il
Sentimento, pigliarò hora questa fatica; et mostrarò insieme in qual maniera le
17. chorde, poste nel Diatonico sintono, si riduchino al numero delle Sedici
contenute nel Diatono. La onde si debbe auertire, che volendo fare tal
Temperamento, o Participatione con qualche ragione, et con qualche fondamento,
fa dibisogno di diuidere il Coma, contenuto tra le chorde R B, et M B in Sette
parti equali, et distribuirle tra li Sette interualli, contenuti nelle Otto
chorde della Diapason; accioche possiamo ridurre le due mostrate chorde, che
contengono il Coma, in vna sola. Ma si debbe fare, che gli interualli restino
nella loro forma, più che sia possibile; accioche l' Vdito non sia offeso: et
che ciascuna consonanza, si nel graue, come anco nell' acuto; et qualunque altro
interuallo, quantunque minimo sia equalmente accresciuto, o diminuto di vna
certa, et terminata quantità, in tutti gli interualli, che sono simili di
proportione. Il che tornerà molto bene, quando si farà, che ogni Diapente resti
diminuta, et imperfetta, di due Settime parti del Coma; et che la Diatessaron
pigli vno accrescimento di tanta quantitade; et è il douere: conciosia che
restando la Diapason sempre immutabile, et nella sua proportione vera, et
naturale et essendo integrata da queste due parti, quello che si leua da vna,
bisogna necessariamente dare all' altra; accioche aggiungendosi insieme, ne gli
estremi si oda la Diapason perfetta. Si farà dipoi il Ditono imperfetto di vna
settima parte, et di tanta quantità si diminuirà etiandio il Semiditono:
Percioche se queste due consonanze concorreno alla integratione della Diapente;
essendo questa diminuta di due settime parti, è necessario, che tal diminutione
si diuida tra questi due interualli: conciosia che facendo imperfetto il Ditono
di vna settima parte, et il Semiditono di altra tanto, che sono due settime
parti; queste due consonanze, che sono parti della Diapente vengono ad esser
diminute di quella quantità istessa, che è diminuto il suo Tutto. Ma le parti
del Ditono, che sono il Tuono maggiore, et il minore, si faranno imperfette in
cotal modo: si leuarà dalla prima quattro settime parti del Coma, et si farà
maggiore la seconda di tre; et cosi tra loro verranno hauere quella
imperfettione istessa, che hà il suo Tutto; cioè saranno imperfette di vna
settima parte. Si darà poi al Semituono maggiore lo accrescimento di tre settime
parti: conciosia che essendo la minor parte del Semiditono, et il Tuono maggiore
la maggior parte, tra queste due parti si ritrouerà lo istesso mancamento, che
si ritroua nel Semiditono; cioè saranno diminute di vna settima parte. L'
Essachordo maggiore, et il minore, l' vno et l' altro verranno a pigliare lo
accrescimento di vna settima parte: imperoche l' vno si compone della
Diatessaron, et del Ditono; et l' altro medesimamente della Diatessaron, et del
Semiditono: Onde pigliando la Diatessaron accrescimento di due parti, et
diminuendosi il Ditono, et anco il Semiditono ciascuno da per se di vna settima
parte; vengono tali Essachordi ueramente a pigliare lo accrescimento di tal
quantitade. Di modo che hauendo vltimamente per tal maniera proportionato lo
Istrumento, ogni consonanza, et ogni interuallo dal maggiore al minore;
cauandone la Diapason, et il Semituono minore mostrato, verrà ad esser fuori
della sua vera proportione; non però molto lontano dalla sua vera forma, di
maniera che l' Vdito non se ne contenti. Questo adunque bisognerà osseruare,
volendo la Participatione, ouer Distributione del Coma, in ogni nostro
istrumento; accioche ogni consonanza nella sua specie venghi ad essere
equalmente accresciuta, ouer diminuta. La onde ciascun perito del suono debbe
auertire, [-127-] che volendo temperare, ouero accordare gli Istrumenti
nominati, farà dibisogno di tirare, o proportionare ciascuna Diapente in tal
maniera, che li suoi estremi acuti tenghino del graue, secondo la quantità
detta, ch' io son per mostrare; oueramente che li graui più si auicinino all'
acuto, secondo che nello accordare, o temperar detti istrumenti tornerà più
commodo. Similmente ciascuna Diatessaron, alla quale si danno le quantità, che
si tolgono alla Diapente, si debbe accrescere in tal modo, che ogni suo estremo
acuto sia più lontano dal graue per tanta quantità, et il graue similmente dall'
acuto. Et quantunque questi interualli siano per tal maniera hora cresciuti, et
hora diminuti; non per questo l' Vdito (come hò detto) abhorisce tale
distributione: conciosia che essendo minima, et quasi insensibile la quantità,
che si leua, o aggiunge a cotali interualli; et essendo non molto lontani dalle
loro vere forme, il senso si cheta. Ne di ciò douemo marauigliarsi: percioche
all' Vdito interuiene quello, che suole intrauenire a gli altri sentimenti, et
massimamente al Vedere, che alle volte non si accorge di vna quantità minima,
per esser quasi insensibile, si come auiene; che se 'l si leua, ouero se 'l si
aggiunge ad vn monte grande due, tre, ouero più pugni di grano, non può
accorgersi di tal cosa: ma si bene si accorgerebbe, quando se li leuasse,
oueramente aggiungesse vna gran parte. Ma se alcuno dicesse, che ponendosi in
vso le Consonanze, che sono fuori delle loro vere proportioni, le quali, senza
dubbio, non sono senza soauità, che i veri, et legitimi interualli consonanti
fussero questi, et non quelli, che già hò mostrato, costui veramente sarebbe in
errore: conciosia che quantunque gli interualli già mostrati non si ritrouino
essere ne i nominati istrumenti; non seguita però, che non siano i veri, et
naturali; et che non siano quelli, che producono perfettamente in essere ogni
consonanza, che è possibile da essere produtta. Ne anco seguita, che non si
possino porre in atto, et vdire: percioche si possono vdire quando si vuole; si
come etiandio non seguita, che l' huomo non sia risibile, perche non rida
sempre: perche se bene hora non ride, è almeno atto a ridere quando vuole. Et
benche ne i detti istrumenti temperati in tal maniera, non si possino vsare le
consonanze nella sua perfettione, cioè nella loro vera, et naturale forma; è
nondimeno possibile di poterle vsare, quando le loro chorde si volesero tirare
sotto la ragione delle loro proportioni vere, et naturali. Et questo io dico,
perche molte volte ne hò fatto la esperienza sopra vno istrumento, il quale feci
fabricare a questo proposito; ancora che tal proua si possa anco fare sopra
qualunque altro istrumento; et massimamente sopra Arpichordi, o Clauocembali,
che sono molto atti a tal proposito. Et se alcuno dicesse, che quando tali
istrumenti fussero accordati perfettamente, si verrebbe a perdere alquante
consonanze, che si ritrouano essere ne gli altri istrumenti; Questo importa
poco: percioche mi basta solamente, che alcuno non possa contradire con verità a
quello, ch' io hò detto di sopra, et dire che tali consonanze non si possino
porre in atto nelle loro vere forme, o proportioni: Imperoche se bene in essi
non si potesse essercitare le harmonie con quel commodo, et liberta, che si
troua ne gli istrumenti communi; non restarebbe, che in essi non si potesse
vdire ogni consonanza, et ogni harmonia nella sua vera forma. Ma se cotali
inconuenienti (dirò cosi) si trouano ne gli Istrumenti arteficiali, nondimeno
tra le Voci, come altre volte diremo, non si trouano tali rispetti: conciosia
che riducono ogni cosa nella sua perfettione, come è il douere: essendo che la
Natura, nel fare le cose, è molto superiore all' Arte: et questa nello imitare
fa ogni cosa imperfetta, et quella (rimossi gli impedimenti) ogni cosa riduce a
perfettione. In cotal modo adunque si verrà a temperare ciascuno delli nominati
istrumenti; nelli quali si farà la Distributione del Coma in sette interualli,
come hò detto; ne altramente verrebbe bene, volendo acquistar le consonanze
perfette, et le imperfette insieme, con quel modo megliore, che si può fare;
accioche ogni interuallo simile, si nel graue, come nell' acuto venghi ad essere
equalmente accresciuto, o diminuto della sua quantità; et non si habbia più a
porre la chorda d, raddoppiata. Et se ad alcuno paresse strano, che nella Musica
occorrino simil cose; si debbe ricordare, che non solo in questa scienza; ma in
ogn' altra ancora, in ogni arte, et in ogni altra cosa creata si ritroua grande
imperfettione. Et questo, credo io che habbia voluto Iddio Ottimo Massimo;
accioche, vedendo la imperfettione di queste cose inferiori, voltiamo lo
intelletto nostro alla contemplatione della sua Infinita Sapienza, nella quale
si ritroua ogni cosa non solamente Perfetta, ma etiandio Ottima.
[-128-]
Dimostratione dalla quale si può comprendere, che la mostrata Participatione, o
Distributione sia ragioneuolmente fatta, et che per altro modo non si possa
fare. Capitolo 43.
VERRO' hora a dimostrare la ragione di tale Participatione: ma si de sapere, che
sono stati alcuni, che hanno hauuto parere, che l' interuallo del Coma mostrato
di sopra si douesse distribuire tra quelli due interualli, che sono a lui più
propinqui, posti nella parte acuta, et nella parte graue, facendo di esso due
parti equali, accrescendo l' vno, et l' altro interuallo di tanta quantità,
quanta è la metà di esso Coma; lassando poi gli altri interualli nelle loro
forme naturali: ma in vero a me pare, che molto s' ingannino per molte ragioni:
prima perche quelli due interualli, che sono al Coma vicini, verrebbeno soli a
participare delle parti del Coma, et non alcuno de gli altri, et lo istrumento
verrebbe ad esser proportionato inequalmente: conciosia che si vdirebbe in lui
la Diapente, et la Diatessaron con due interualli l' vno maggiore dell' altro;
dipoi, perche quelli interualli, ne i quali si facesse questa distributione,
verrebbeno ad essere dissonanti, per la molta distanza, che hauerebbeno dalle
lor forme vere; et li Tuoni, i quali sono vicini a tal Coma, et participano di
vna delle sue parti, sarebbeno contenuti da vna proportione, che non si
potrebbeno aggiungere ne alla Diapente, ne alla Diatessaron, ne al Semiditono
per formare alcuna consonanza. Et se bene lor dicono, che la esperienza
dimostra, che questi interualli accresciuti, o diminuti per tal modo, non si
partono dalla sua propia forma di modo, che l' vdito ne patisca cosa alcuna, non
altramente di quello che farebbe, quando tal Coma non fusse in tal maniera
distribuito; questo non è vero. Onde mi penso, che costoro non habbiano mai
fatto alcuna proua di questo: conciosia che il sentimento istesso lo fa
manifesto, che sono dissonanti; et cio potrà ciascuno da se stesso prouarlo,
diuidendo il detto Coma in due parti equali, nel modo che al capitolo 24. di
sopra hò mostrato: percioche aggiunte dipoi le parti, che nasceranno alli due
tuoni Sesquinoni, che li sono vicini, ciascuno potrà conoscere, che quello, ch'
io hò detto, è il vero, et che bisogna cercare di distribuire tal Coma per altra
maniera, acciò l' Vdito non sia offeso. Ma perche di sopra hò detto, che delle
Consonanze, ouero altri Interualli, alcuni si diminuiscono (facendo tale
distributione) di due, alcuni di quattro, et alcuni di vna settima parte del
detto Coma: Similmente alcuni si accrescono di vna settima parte, alcuni di due,
et alcuni di tre parti; di maniera che finalmente non solo ogni Diapente, ogni
Diatessaron, ogni Ditono, et ogni Semiditono, che sono interualli consonanti,
vengono ad essere accresciuti, o diminuti equalmente, et vengono a restare
equali si nella parte graue, come anco nel mezo, et nell' acuto dello istrumento;
ma etiandio li dissonanti, che sono il Tuono maggiore, il minore, et il
maggiore, et minor Semituono. Però tanto più questo terrò esser vero, quanto che
vn segno manifesto ne dimostra, che tal distributione sia buona, et fatta con
ogni douere: Imperoche il Semituono minore, che è contenuto dalla proportione
Super 7. partiente 128. che non si adopera nel genere Diatonico, et è contenuto
tra le chorde S B, et K B, si fa minore di tutte le parti, cioè di tutto il Coma
intero, che viene ad esser contenuto interamente dalla proportione
Sesquiottantesima; et cosi resta nella proportione Sesquiuentesimaquarta. Onde
la sua proportione resta rationale, le altre poi, cauandone tutte le Diapason,
che si contengono nella proportione Dupla, sono irrationali, et incognite:
conciosia che le parti, le quali si leuano, o aggiungono alle quantità rationali,
che sono le loro prime forme naturali, sono irrationali, quando la diuisione del
Tutto nelle parti è irrationale, et quello che uiene, è similmente irrationale.
Et si come etiandio è irrationale quello, che nasce dalla aggiuntione, o
sottratione di vna quantità rationale da vna irrationale; cosi è irrationale
quello, che viene dalla sottratione, o aggiuntione di una proportione
irrationale da vna rationale. Ma questo non intrauiene nelle rationali: perche
tutto quello che nasce, aggiungendo, o sottraendo l' vna quantità dall' altra, è
rationale. Il perche questa distributione, che si fa aggiungendo, o leuando tal
parti, non può essere per alcuna cagione rationale; ne si può con determinati
numeri a patto alcuno denominare, o descriuere: conciosia che la diuisione del
Coma in sette parti equali non è rationale. Per mostrare adunque che tale
Distributione si conuien fare necessariamente nel detto modo, et non in altra
maniera procederemo con questo ordine. Pigliaremo prima Dodici chorde solamente
del Monochordo posto di sopra, cioè F B, E B, D B, I B, H B, G B, S B, K B, N B,
R B, M B, et L B, le quali saranno basteuoli [-129-] a dimostrare il proposito;
et dipoi accordaremo perfettamente le chorde F B et N B di maniera, che
contenghino la consonanza Diapason; le quali lassaremo immutabili, et sopra di
esse daremo principio a fare tal Distributione; Ancorache si potrebbe
incominciare sopra quali chorde, che si volesse: ma faremo questo, per seguir la
maggior parte di coloro, che accordano gli istrumenti moderni: imperoche danno
principio sopra tali chorde. Si debbe però auertire, ch' io hò detto immutabili;
essendo dibisogno, che la prima chorda sopra la quale si viene a fondare la
Distributione, sia stabile; et che ciascuna Diapason si riduca alla sua
perfettione, cioè nella sua vera forma, la quale è la proportione Dupla:
percioche non patisce mutabilità, o variatione alcuna. Posto adunque che noi
haueremo queste chorde stabili, tra quelle chorde, che si trouano collocate nel
mezo di loro, faremo la Distributione, seruendosi però delle altre chorde, che
sono poste fuori di esse. Et per incominciare, pigliaremo la prima Diapente
posta nel graue, che sarà la F B et H B, contenuta dalla proportione
Sesquialtera; senza mouere altramente la F B, faremo la H B più graue secondo la
quantità di due settime parti di un Coma, come hò detto; preponendo
primieramente, et moltiplicando alla chorda H B il Coma, soggiungendo prima alla
chorda I B il Tuono minore contenuto nella proportione Sesquinona, et
diuidendola in dieci parti; onde prese le noue parti di essa, tra la chorda, che
contenerà tal quantità, et la H B, la quale è la chorda acuta del Tuono maggiore
I B et H B, haueremo il Coma: conciosia che se dal detto Tuono leuaremo il
minore, che sarà lo I B, et la quantità delle noue parti, senza dubbio, resterà
il Coma, contenuto dalla proportione Sesquiottantesima; il quale diuideremo in
sette parti equali, secondo il modo mostrato di sopra nel capitolo 25; dipoi
lassando da vn canto le due parti più acute di esso, et pigliando solamente le
cinque poste nel graue, haueremo in un tratto con la chorda a B, accommodato
alle loro proportioni irrationali due consonanze, cioè la Diapente F B et a B,
et la Diatessaron a B et N B. Pigliaremo hora la a B, che con la M B contiene la
Diapente più acuta di due settime parti equali del detto Coma; et diuiso che
haueremo il Coma R B et M B in sette parti equali, come facemmo il primo,
lassando le quattro parti più acute, che sono le due parti, che si lassano,
accioche habbiamo la Diapente nella sua vera proportione; et due altre parti
dipoi per la sua diminutione; la chorda b B ne darà il nostro intento. A questa
chorda ritrouaremo la corrispondente nel graue in proportione dupla; accioche
possiamo vdire perfettamente la Diapason; il che haueremo fatto, quando dopo
moltiplicato, et preposto il Coma alla E B, et diuiso in sette parti equali,
pigliaremo le quattro poste nell' acuto: percioche tra c B, et essa b B haueremo
la ricercata consonanza, col mezo della chorda c B secondo il proposito:
Conciosiache essendo la E B con la M B corrispondenti per suono equale nella
consonanza Diapason; et aggiungendosi all' una, et all' altra verso il graue
quattro parti del Coma, che sono tra loro equali, ne segue, che medesimamente
gli estremi di questi aggiunti siano equali, et che rendino la consonanza
Diapason: percioche per il Secondo, et per Terzo Commune parere del libro 1. de
gli Elementi di Euclide, Se a cose Equali si aggiunge, ouero da esse si leua
cose Equali, quello che viene è similmente Equale. Haueremo etiandio tra c B et
a B vna Diatessaron accresciuta di due parti del Coma, che sarà equale in
proportione alla a B et N B. Faremo hora la chorda G B corrispondente in
proportione Sesquialtera alla c B, soggiungendo alla G B il Coma, et diuidendolo
secondo il modo dato; dipoi lassando le quattro parti poste nell' acuto, et le
due, che segueno verso il graue; tra la c B et la d B haueremo vn' altra
Diapente diminuta di due parti di vn Coma; et tra la d B et la b B vn' altra
Diatessaron accresciuta di tanta quantità. Seguono dipoi la d B et la L B, che
contengono la Diapente diminuta di vna settima parte; onde volendola diminuire
di vn' altra parte; accioche si ritroui con le altre equale in proportione;
preponeremo alla L B il Coma, diuiso come gli altri in sette interualli, et
lassato il più acuto, prenderemo solamente li Sei posti nel graue; et dalla e B
haueremo il proposito. A questa ritrouaremo la corrispondente in proportione
Dupla, in questo modo; diuideremo il Coma preposto alla D B in sette parti,
dipoi presa la parte più acuta, haueremo la f B, che con la detta e B ne darà la
consonanza Diapason nella sua forma naturale, et vn' altra Diatessaron equale in
proportione con le altre, che sarà la f B et d B, nella sua forma accidentale.
Tra la f B et la K B dipoi verrà ad essere vna Diapente medesimamente nella sua
forma accidentale, più acuta di vna di dette parti; per il che volendola ridurre
alla sua proportione, preponeremo alla K B il Coma diuiso al modo dato; et
lassando la parte piu acuta per il superfluo; et le due parti seguenti per la
diminutione, col mezo della chorda g B, non solo haueremo la vera proportione
accidentale della Diapente; ma etiandio quella della Diatessaron, contenuta tra
la g B, et la e B: Resta hora a ridurre alla sua proportione la Diapente I B, et
N B, et la Diatessaron F B, et I B; onde soggiungeremo alla I B il Coma, il
quale, dopo che sarà diuiso in sette parti, et prese che noi haueremo le due
settime parti piu graui, col mezo della chorda h B, ne darà la proportione di
dette consonanze; cioè haueremo accresciuta la Diatessaron posta nel graue di
tante parti, et fatta minore la Diapente
[-130-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 130; text: F, Tuono maggiore, E,
Tuono minore, D, Semituono maggiore, I, H, G, S, Semituono minore, K, N, R,
coma, M, L, B, Tuono, c, f, h, a, d, i, g, b, e, C, F, [rob],
Sesquiventesimaquarta. Diapente. Diapason. DISTRIBVTIONE DEL COMA TRA GLI
INTERVALLI DEL MOSTRATO MONOCHORDO.] [ZAR58IH2 19GF]
[-131-] posta in acuto di tanta quantità. Hora per dare la sua proportione alla
S B, che con la h B si ritroua esser distante per vna Diatessaron, diminuta di
due parti; soggiungeremo alla S B il Coma, et dipoi che sarà diuiso pigliaremo
le quattro parti più graui in punto i; et tra i B, et h, B haueremo fatto equale
la detta Diatessaron alle altre in proportione. Per tal modo adunque haueremo
accresciuto, o diminuto equalmente, non solo ogni Consonanza nella sua specie;
ma ogn' altro Interuallo, che tra le dette chorde era contenuto; et di Dodici
chorde che erano prima, le haueremo ridutte al numero di Vndici, corrispondenti
al numero delle chorde Pithagorice, poste di sopra nel capitolo 28; le quali
potremo descriuere commodamente con le lettere di Guidone, senza raddoppiare
altramente la d. Et quello ch' io hò detto disopra intorno al Semituono minore
si vede essere verificato: conciosiache ritrouandosi nella sua proportione tra
le chorde S B et K B, et restando diminuto nel graue (come si vede nella
dimostratione) delle quattro parti del Coma, contenute tra la S B et la i B; et
nell' acuto di tre parti, contenute tra g B et K B; se noi aggiungeremo queste
tre parti alle quattro prime, non è dubbio, che arriueranno al numero di Sette,
et faranno tutto il Coma. Ma perche (come altroue hò detto) il Coma è contenuto
dalla proportione Sesquiottantesima; però se dalla Super 7 partiente 128, che
era la prima forma del Semituono minore, che è rationale, leuaremo la
Sesquiottantesima, la quale etiandio è rationale; il rimanente sarà la
proportione Sesquiuentesimaquarta rationale, la quale è la forma rationale di
tal Semituono. Potemo hora vedere in qual maniera le parti del Coma si venghino
a distribuire, con vna certa equalità, in ogni Consonanza, et in ogni Interuallo.
Per la qual cosa potemo tenere per certo, che questo modo tanto più sia
migliore, et più vero, quanto vedemo, che ogni consonanza, et ogni interuallo,
si nel graue, come nel mezo, et nel fine, è accresciuto, o diminuto di vna
istessa quantità, secondo che ricerca la sua proportione: Ne si vede per modo
alcuno, che l' vno sia maggior dell' altro, o minore: ne si scorge, che in essa
sia alcuno auanzo quantunque minimo, di alcuna parte del detto Coma: Imperoche
quando si ritrouasse alcuna di queste cose, sarebbe segno manifesto, che tal
Distributione non fusse fatta co i debiti modi. Onde concludo, che quando si
uolesse tentare di fare tal Distributione altramente, che tal fatica sarebbe
vana, et senza frutto; come la esperienza sempre lo farà manifesto. Per la qual
cosa non si potendo fare cotal cosa in altra maniera, che torni bene ne i
sopradetti istrumenti; seguita che tal Participatione, o Distributione sia fatta
perfettamente, con li debiti mezi, et senza alcuno errore.
Della Compositione del Monochordo diatonico equalmente temperato, et ridutto al
numero delle chorde Pithagorice. Capitolo 44.
POTREMO hora mostrare in qual maniera con poca fatica, et senza alcuno errore,
si possa comporre il Monochordo, temperato di maniera nelli suoi interualli, che
si ritroui esser mezano tra il Diatonico diatono, et quello, che Diatonico
sintono si chiama, ritrouato da Tolomeo; La qual compositione, spero che sarà
non men vtile a tutti coloro, che desiderano di sapere la temperatura, et la
vera proportione delli suoi interualli, di quello che sarà a coloro etiandio, i
quali fabricano Istrumenti musicali, et desiderano di saper la ragione, et
misura di qualunque interuallo, per potere con ragione proportionare quelli de
gli istrumenti loro. Douemo adunque primieramente sapere, che cosi come ciascun
termine di qualunque interuallo collocato alla sua proportione sopra qualunque
chorda, si può far maggiore, o minore di tanta quantità, da qual parte si
voglia, cioè dalla parte graue, ouer dalla acuta; quanta è la proportione della
parte della chorda al suo Tutto, che si piglia, o si lassa dall' vna di queste
due parti; cosi etiandio si può fare di tanta quantità più graue, o piu acuto;
quanta è la proportione, che hà quella parte di chorda, che si lassa, o se li
aggiunge nel graue, o nello acuto, col suo Tutto; come in molti luoghi si è
potuto vedere. Onde dico, che dipoi che si hauerà ritrouato una Asse, o Tauola
ben piana, et bene acconcia, come furono accommodate le altre; porremo nel mezo
di essa la linea a b in luogo di chorda, sopra la quale faremo la compositione
del detto Monochordo. Sopra tal linea adunque accommodaremo prima dalla parte
sinistra il Coma alla sua proportione, al modo più breue; et espedito, che sia
possibile, in cotal maniera. Accommodaremo primieramente sopra la detta chorda
il Tuono maggiore alla sua proportione; dipoi il minore, di maniera, che il
termine minore del Tuono maggiore, sia anco il termine minore del Tuono minore.
Il che fatto, tra 'l maggior termine dell' uno, et l' altro di questi due Tuoni,
sarà collocato il Coma: percioche viene ad essere la differenza, che si ritroua
tra le quantità dell' uno, et dell' altro; come la proua ce lo manifesta. A
questo poi ne soggiungeremo vn' altro, collocandolo alla sua proportione, come
hauemo fatto il primo, [-132-] sopra la chorda, che è il termine maggiore del
Tuono minore; et dipoi diuideremo ciascuno separatamente con diligenza, secondo
il modo mostrato, in sette parti equali, ritrouando tra la chorda a b, et la c b
del sottoposto essempio, che contengono il primo; et tra la c b, et la d b, che
contengono il secondo, sei linee, o chorde mezane proportionali: Imperoche
diuisi in tal maniera, potranno seruire ad ogni ordine de Suoni, che si vorrà
ridure a tal temperamento, incominciando da qual chorda tornerà meglio. Ma si
debbe auertire, che quelle parti, che saranno poste tra la a c, saranno quelle,
delle quali si haueranno a diminuire le consonanze, o altri interualli di tal
Monochordo; et quelle, che saranno poste tra la c d, saranno quelle, con le
quali si haueranno a far maggiori, ouero accrescere. Et quando nominero due,
ouer più parti, sempre si intenderà di quelle, che sono più vicine alla c. Hora
intese queste cose, lassando da vn canto la a c, parte di detta linea, porremo
la c b in luogo della chorda più graue del Monochordo, il quale si vorrà ridurre
alla Participatione; et sarà (secondo il modo di Guidone aretino) la chorda A.
Dipoi pigliando la c b, accommodaremo il Tuono maggiore alla sua proportione,
nel modo, che facemmo nelle altre diuisioni; et sarà il fondamento delli
Tetrachordi. Ma perche questo Tuono si pone diminuto di quattro settime parti di
vno Coma, come altroue hò detto; però pigliaremo col piede del Compasso quattro
parti del coma a c, et le aggiungeremo alla linea c b; et diuideremo il Tutto in
noue parti equali; et doue cascherà il fine della ottaua parte a banda sinistra,
porremo il punto e; et haueremo la e b, che con la sopradetta diuisa contenerà
il Tuono maggiore collocato nella sua vera proportione; et con la c b lo
haueremo diminuto di quattro settime parti del detto Coma: Percioche essendo tra
il Tutto diuiso, et le parti e b collocato il Tuono nella sua vera proportione,
che è la Sesquiottaua; se dalla parte graue, cioè dalla diuisa linea leuaremo
tutta la proportione aggiunta alla chorda c b, che sono le quattro parti più
acute del Coma a b et c b; non è dubbio, che 'l Tutto diuiso non resti diminuto
di tal quantità; et in suo luogo non venghi la c b. Onde se la proportione,
posta tra il Tutto diuiso, et la e b, resta diminuita di tante parti, per
conseguente li Suoni, che nascono dalle chorde tirate sotto tali proportioni,
resteranno diminuti etiandio di tanta quantità: Conciosia che (come nella Prima
parte hò detto) li Musici giudicano tanto esser la proportione di suono a suono,
quanto è la proportione di ciascuna parte di chorda col suo Tutto. Haueremo
adunque per tal via fatto il Tuono maggiore, che si troua collocato tra queste
due chorde A, et [sqb], minore di quattro parte di vno Coma. Soggiungeremo
immediatamente il Semituono maggiore, contenuto dalla proportione
Sesquiquintadecima; il quale aggiunto al Tuono maggiore fa il Semiditono,
contenuto dalla proportione Sesquiquinta, come hò detto più volte. Et perche il
Semituono piglia aumento di tre settime parti del Coma, et il Tuono discresce
quattro; però cauando le tre dalle quattro, ne restarà vna, che sarà quella
parte, della quale il Semiditono si viene a minuire, secondo che di sopra si è
detto. Pigliaremo adunque solamente vna parte del Coma a b, et c b, che sarà la
più vicina alla c, et la metteremo insieme con la c b: diuidendo poi questo
Tutto in sei parti equali, et pigliando le cinque, che sarà in punto f, tra la
diuisa, et la f b, haueremo collocato il Semiditono alla sua naturale
proportione; et tra la c b, et la f b haueremo il diminuto di vna settima parte
del Coma, per le ragioni già dette, et nella sua forma accidentale. In tal
maniera adunque haueremo vna terza chorda, la quale segnaremo con la lettera C,
et sarà la seconda del primo Tetrachordo, che con la [sqb] contenerà il
Semituono maggiore, accresciuto di tre settime parti. Aggiungeremo poi a questo
immediatamente il Tuono, accioche la prima chorda con la quarta habbia la
consonanza Diatessaron. Et tal Tuono sarà il primo del primo Tetrachordo posto
nel graue. Ma perche tal consonanza contiene il Tuono maggiore, il minore, et il
maggior Semituono; hauendo collocato per auanti il Tuono maggiore tra la prima,
et la seconda chorda; fa dibisogno, che noi habbiamo il minore; et però
procederemo in tal modo, accommodando prima la detta consonanza alla sua
proportione, lassando da vn canto le due prime parti del Coma c b, et d b, poste
appresso la c; et pigliando solamente le cinque, diuideremo tutta la linea fina
in punto b in quattro parti equali, per il maggior termine della Sesquiterza
proportione, che è la vera forma di essa Diatessaron, et pigliando tre parti in
punto g, haueremo prima tra la diuisa, et la g b, la Diatessaron nella sua vera
forma; et dipoi la accresciuta di due parti del Coma tra la c b, et la g b:
Conciosia che se le aggiunge quelle due parti, che prima che si diuidesse tal
linea, furono lassate da vn canto. Et perche tra 'l Tutto diuiso, et la g b, si
ritroua la proportione Sesquiterza; se per l' aggiuntione di alcuna parte si
viene a crescere alcuna proportione di quella quantità, che se le aggiunge; è
manifesto (per quello che si è detto di sopra) che hauendosi aggiunto due
settime parti delle mostrate alla chorda graue della proportione [-133-] ne
Sesquiterza; et rimanendo la acuta nel suo primo essere, tal proportione sia
fatta maggiore di tanta quantità, quanta era quella, che è stato aggiunto. Ma
perche tra la chorda c b, et la e b hauemo il Tuono maggiore diminuto, et tra la
e b, et la f b il Semituono maggiore accresciuto; però tra la f b, et la g b
haueremo il Tuono minore, il quale verrà per la integratione della Diatessaron
accresciuta di due parti del Coma, come la ragione sempre ne farà vedere.
Haueremo adunque la chorda D, che con la C contiene il Tuono minore, accresciuto
di tre parti del Coma; il qual Tuono in questo luogo solamente, et nelle sue
chorde corrispondenti in proportione Dupla, segue immediatamente dopo il
Semituono maggiore, procedendo dal graue all' acuto. Onde mi penso, che da altro
non possa nascere la difficultà, che si troua nello accordare, o temperar bene
ne i moderni Istrumenti la chorda G con la d, et questa con la a a, se non
perche le chorde D, et d, de i detti istrumenti pigliano il luogo del Coma, onde
ne segueno due Tuoni minori immediatamente l' vno dopo l' altro, tra le chorde
C, et D, et tra le D, et E; et cosi tra quelle, che corrispondeno con queste in
Dupla proportione. Et per seguir quello, che hauemo incominciato, aggiungeremo
alla chorda D vn' altra chorda, la quale con essa lei dalla parte acuta
contenghi il Tuono minore, il quale viene ad essere il Secondo del primo
Tetrachordo; et faremo che questa chorda aggiunta con la A contenerà la
Diapente: ma prima è dibisogno, che sappiamo la sua proportione, la quale è la
diminutione di due settime parti di vn Coma. Pigliaremo adunque le due parti più
propinque alla c, poste tra a, et c, et le accompagneremo con tutta la c b, et
cosi diuideremo questo Tutto in tre parti equali, secondo il maggior termine
continente la proportione della Diapente; Dipoi pigliate le due per il minore,
che sarà la h b, tra questa, et la diuisa haueremo collocato alla sua vera
proportione la Diapente; et la diminuta, secondo le ragioni altre volte addute,
sarà tra la c b, et la h b; et per tal via haueremo la chorda E, che con la D
contenerà il sopradetto Tuono, accresciuto di quelle parti, che fanno dibisogno;
et sarà la Vltima chorda acuta del primo Tetrachordo, et la Prima graue del
secondo. Et per ritrouare la Seconda, la quale sia distante per vn Semituono
maggiore dalla E, et per vno Essachordo minore dalla A; fa dibisogno di sapere
primamente la ragione della sua proportione, la quale è, come hauemo veduto, che
'l detto Essachordo si aumenta di vna settima parte del Coma, come si accresce
etiandio il maggiore. Per il che prenderemo la linea c b diminuta di vna settima
parte del Coma c b, et d b, et diuideremo il restante in otto parti equali:
conciosia che 8 è il termine maggiore della proportione dello Essachordo;
pigliando dipoi cinque parti solamente, che saranno per il termine minore in
punto i, haueremo tra il Tutto della diuisa, et la i b, che sarà la chorda F, il
detto Essachordo, collocato nella sua uera proportione; et tra la c b, et la i b
lo accresciuto di tal parte. Aggiungeremo hora a questa sesta chorda, la
settima, la quale sarà da lei distante per vn Tuono maggiore: ma bisogna sapere
primieramente, che proportione habbia con la prima, et di quanta quantità questo
interuallo, che si nomina Eptachordo minore, si accresca, o diminuisca; et
ritrouaremo, che la sua vera proportione è la Superquadripartientequinta, et che
si accresce di quattro delle sopradette parti: Conciosia che di quelle parti,
che si diminuisce quello interuallo, che si aggiunge oltra la settima chorda,
per venire alla ottaua, di quelle medesime si accresce lo Eptachordo, che le è
posto auanti. Et di quanto tale interuallo si fa maggiore, di tanto si
diminuisce lo Eptachordo. Et perche quello interuallo, che resta per andare alla
Diapason, è il Tuono maggiore, il quale si diminuisce di quattro settime parti
del Coma; però si accresce il detto Eptachordo di tante parti. Il medesimo anco
si osserua nello accommodare le altre chorde, hauendo sempre riguardo a quello
interuallo, che segue immediatamente quello, che si vuole accommodare.
Pigliaremo adunque la linea c b diminuta delle quattro parti più vicine alla c,
che saranno quelle, che sono poste tra c et d, et cosi la diuideremo in noue
parti equali; et pigliando cinque parti in punto k, tra la diuisa, et la k b,
haueremo accommodato il detto Eptachordo alla sua vera proportione; et tra la c
b, et la k b, lo haueremo accresciuto di quattro parti del Coma; et la chorda G
verrà ad esser la settima di tale ordine, et la terza del secondo Tetrachordo. A
queste aggiungeremo la ottaua chorda, la quale con la prima contenerà la
consonanza Diapason, diuidendo solamente la d b in due parti equali: percioche
tal consonanza resta nella sua perfettione, cioè nella proportione Dupla, et nel
punto l haueremo la chorda a secondo il proposito; et tra le chorde A, [sqb]. C.
D. E. F. G. et a, haueremo la Diapason tramezata da sei chorde, et diuisa in
sette interualli, ciascuno de i quali è accresciuto, ouero diminuto secondo la
proportione, che se gli appartiene, nel modo che si è mostrato. Et perche
diuidendo in due parti equali qualunque chorda si vuole, se le può ritrouare la
corrispondente per vna Diapason, come
[-134-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 134; text: Tetrachordo Hypaton.
Tetrachordo meson. Tetrachordo synemennon, Tetrachordo diezeugmenon, Tetrachordo
hyperboleon, a, c, d, u, e, f, g, h, i, k, l, m, n, o, p, q, A, b, [rob], C, D,
E, F, G, aa] [ZAR58IH2 20GF]
hò mostrato: perche dalla metà della chorda haueremo sempre il proposito; però
se noi diuideremo le chorde mezane della Diapason in due parti equali, haueremo
le chorde m b, n b, o b, p b, q b, r b; et similmente la s b, diuidendo la
estrema acuta della Diapason, che corrisponderanno alle chorde e b, f b, g b, h
b, i b, k b, et l b in Dupla proportione. Et in tal maniera haueremo la
compositione del Monochordo temperato ne i suoi interualli, secondo le loro
proportioni, et ridute le sue chorde al numero di Quindici, contenute ne i
quattro primi Tetrachordi; alli quali volendo aggiungere il quinto, bastarà di
aggiungere in esso solamente la chorda Tritesynemennon, cioè di accommodare il
Semituono maggiore, et il minore alle loro proportioni. Et perche il minore
(come hò detto) resta nella proportione Sesquiuentesimaquarta, la quale è
rationale; però diuideremo la linea, o chorda m b in ventiquattro parti equali,
et pigliandone venticinque dalla parte destra in punto t, haueremo la chorda t
b, la quale ne darà il nostro proposito: percioche le chorde l b, t b, n b, et o
b, saranno le chorde del Tetrachordo synemennon, che noi cerchiamo; ancora che
le chorde l b, n b, et o b, siano a gli altri Tetrachordi communi. Ma quando
vorremo ritrouare nel graue alcuna chorda, che corrispondi con vna acuta in
proportione dupla, et faccia vdire la consonanza Diapason, raddoppiaremo la
chorda acuta, et haueremo il proposito. Onde se noi uorremo ritrouare la
corrispondente chorda graue alla chorda t b, raddoppiaremo solamente la detta
chorda t b, et in punto u haueremo quello, che noi cercauamo: percioche la
chorda u b, con la t b, saranno in proportione Dupla, et faranno la Consonanza
Diapason. Per tal modo adunque haueremo il Monochordo diuiso in cinque
Tetrachordi, con la aggiuntione della chorda u b, la quale con la t b (come hò
detto) fa la consonanza Diapason. Onde nasce il numero di Dicisette chorde, cioè
A b. [sqb]. C. D. E. F. G. a. b. [sqb]. c. d. e. f. g. et aa. come nella figura
si può vedere. Con questo mezo adunque potremo hauere senza molta fatica, et
senza alcuno errore la via, et il modo di comporre il Monochordo temperato ne i
suoi interualli, et accommodato al numero delle chorde pithagorice; nel quale
potremo accommodare quante chorde vorremo, accrescendo, o diminuendo li suoi
interualli, con la proportione di ciascuno, secondo il modo ch' io hò mostrato
di sopra.
[-135-]
Se nelle Canzoni seguitiamo cantando gli interualli produtti da i veri, et
sonori numeri, ouero li mostrati; et della solutione di alcuni altri dubbij.
Capitolo 45.
HORA può nascere vn dubbio, considerato quello, ch' io hò detto di sopra, Se tra
le parti delle Canzoni, o cantilene, le cui harmonie nascono da gli istrumenti
naturali, si odono i veri, et legitimi interualli contenuti nelle loro vere
forme, o pure li accresciuti, o diminuti, secondo il modo mostrato. Al qual
dubbio si può rispondere, et dire, che veramente si odono quelli, che sono
contenuti nelle lor forme vere, et non gli altri: conciosia che la Natura (come
vuole il Filosofo) in tutte le cose è sempre inchinata a seguire il bene, et a
desiderare non solo il buono, et diletteuole; ma il migliore, et quello anco,
che è ordinato per il buono. Onde essendo ordinati tali interualli, et
consonanze per la perfettione dell' Harmonia, et della Melodia; i quali
interualli sono migliori, et più diletteuoli; et non solo più diletteuoli, ma
appetibili maggiormente; però naturalmente nelle cantilene vocali ci sforziamo
di seguitar quelli, che sono produtti nella loro vera forma, che gli altri, i
quali per lor natura non sono ne migliori, ne più atti alla perfettione delle
harmonie. Et tale inchinatione si vede essere in noi per molti segni euidenti;
et prima: perche ogn' vno naturalmente fugge il contrario del bene, cioè il
male, et il cattiuo; et non pure esso: ma etiandio il men buono, et quello che è
impedimento del buono, et elegge sempre il migliore, ouero fugge il più tristo;
come si vede, che etiandio ogni Scienza (come dice Platone) con tutte le sue
forze scaccia da se le cose praue, et elegge le vtili, et più atte. Et è pure il
douere, poi che Ogni arte, et ogni dottrina, et similmente ogni atto, et ogni
elettione, par che desiderino vn certo bene, et ogni perfettione; onde
acquistata si sforza di poi con ogni suo potere di rimanere in essa, et di
conseruarla. Vedemo dipoi, che quelli interualli, che sono nelle loro vere
forme, sono maggiormente appetibili de gli altri: perche sono migliori; et ciò
vedemo ogni giorno con la esperienza in mano: conciosia che tanto quelli, che
conoscono confusamente gli estremi di alcuna consonanza, senza saper discernere
il perfetto, dallo accresciuto, o diminuto solamente, et non hanno la ragione
della Participatione; quanto quelli, che hanno tal giudicio, et tal ragione; che
qualunque volta vogliono accordare i loro Istrumenti, riducono le consonanze
alla loro perfettione: Quelli, perche non le sanno temperare, et proportionare;
essendo che segueno quello, che maggiormente li diletta, et credeno, che quella
sia la forma, la quale si ricerca a volere accordare i detti istrumenti; et cosi
ingannati dal senso, non ottengono quello, che desiderano: Questi poi: perche
hauendo la ragione della Participatione, vengono più facilmente ad accrescerle,
o minuirle; et più presto le riducono a quella forma, che ricerca il numero
delle chorde di tali istrumenti, riducendo l' opera loro a perfettione. Et se
fusse vero, che tanto tra le voci, quanto ne gli istrumenti si vdissero
solamente le consonanze, et interualli mostrati di sopra, fuori delle loro
naturali proportioni; ne seguitarebbe, che quelli, che nascono da i veri numeri
harmonici, non si ritrouassero mai posti in atto; ma si bene, che fussero in
potenza; la qual potenza sarebbe vana, et frustratoria: conciosia che ogni
potenza naturale, quando per alcun tempo non si riduce all' atto, è senza
vtilità alcuna nella natura. Et pur si vede, che Iddio, et la Natura non fanno
mai cosa alcuna in vano; Però bisogna dire, che tal potenza si riduca alcune
volte in atto. Onde non si potendo ridurre col mezo de gli istrumenti nominati
di sopra, è necessario, che si riduca col mezo delle voci; altramente il Numero
sonoro, o harmonico mostrato altroue, il quale è la cagione delle consonanze, et
si ritroua nelle quantità sonore, sarebbe al tutto vano, et superfluo nella
natura. Per quello adunque che si è detto, si può concludere, che quelli
interualli, che si odeno nelle cantilene uocali, sono contenuti nelle loro vere
forme, che si ritrouano (come hò detto molte fiate) tra le parti nel Numero
senario. Ma potrebbe forse alcuno dire, Se la natura è inchinata à seguire il
buono, et il migliore; et se gli interualli, che nascono da i numeri harmonici,
sono migliori de gli altri, et per conseguente più consonanti; da che nasce, che
spesso vdimo nelle cantilene vocali vn non so che più presto di dissonanza, che
di consonanza? A questo si può dire, che può procedere da molte cagioni; Prima:
perche alcuno delli cantori potrebbe hauere l' vdito imperfetto, et impedito; il
quale sopra ogn' altra cosa debbe essere in quelli, che essercitano la Musica,
senza diffetto alcuno. Dipoi, perche potrebbe essere, che le voci de i cantori
fussero tra loro sproportionate; onde essendo l' vna chiara, et soaue; et
[-136-] l' altra per il contrario oscura, et sgrabata, non può seguire concento,
che sia buono. Potrebbe anco essere, che l' vno de i cantori hauessi maggior
fianco, et che più si facesse vdire dell' altro: Ouero, che l' vno hauessi tal
natura, che nel cantare crescesse più del douere la voce nell' acuto, et l'
altro la distendesse volentieri verso il graue; le quali cose sarebbeno cagione,
che non si vdirebbe mai alcuno concento, che fusse buono. Ma quando le Voci
fussero tra loro proportionate, et bene vnite, senza hauere alcuno impedimento;
et fossero proferite da i Cantori con qualche discrettione, et con buon giudicio;
di maniera che l' vna voce non superasse l' altra; io tengo per fermo, che tali
interualli si vdirebbeno perfetti; et che gli vditori piglierebbeno non poco
piacere, et contento delle cantilene, che vdissero: percioche oltra gli altri
accidenti, che intrauengono nel cantare le parti, si vdirebbe alle volte alcuni
accenti, et (come si dice) alcune tirate di gorgia, con alcune diminutioni, che
ne gli istrumenti arteficiali non si possono vdire. Dirà forse qui alcuno;
poniamo, che quello, che si è detto sia vero; non ne segue da questo vn grande
inconueniente; che qualunque volta si accompagnerà gli istrumenti arteficiali
con le voci humane, mai queste con quelli per alcun modo si potranno vnire? Io
rispondo, che chi vorrà essaminare minutamente la cosa, ritrouarà, che questo
inconueniente accade infinite volte: conciosia che mai, o rare uolte auiene, che
le Voci co i Suoni si accordino tanto perfettamente, che non si oda alcuna
discrepanza tra loro, ancora che sia minima. Et benche pari a molti, che si
vniscano; questo auiene per la picciola distanza, che è tra loro; della quale l'
vdito di quelli, che non hanno molta prattica, et buon giudicio delle cose della
Musica, non può esser capace. Non è però impossibile, che le Voci non si possino
vnire perfettamente co i Suoni, senza intrauenire alcuno inconueniente; tanto
più (come altroue hò detto) che la Natura desidera sempre di accostarsi al
Buono, et al Migliore; pur che sia conosciuto, il quale è per se desiderabile;
et è il suo propio di fuggire il Tristo, che è abomineuole, et Quello che è ad
impedimento del buono. Onde il Sentimento non puo sofferire la Dissonanza, che
si vdirebbe, quando il cantore uolesse seguire naturalmente gli interualli, che
nascono secondo la natura de i Numeri sonori; et perciò cerca di vnire le Voci
con li Suoni, più che puote. Et questo non gli è difficile: perche alle Voci
naturalmente è concesso, che per ogni uerso si possino piegare, et farsi di
graui acute; et per il contrario, di acute graui, con quel modo, che più torna
commodo. Ne la Natura le hà posto alcun termine, o fine; se non nel modo, che
noi habbiamo veduto nella Prima parte. Ma gli Istrumenti arteficiali non possono
fare questo: conciosia che sono stabili, et non si possono variare, o mutare di
suono per alcun modo; hauendogli l' Arte posto vn certo termine, ouer fine. Ma
accordasi pure, et vniscansi perfettamente quanto si voglino queste due cose
insieme; che quando poi si separeranno l' vna dall' altra, le Voci ritornaranno
alla loro perfettione, et gli Istrumenti rimaneranno nella lor prima qualità, et
quantità. Ne questo ci debbe parer strano, poi che si veggono maggiori effetti
nelle cose naturali, nell' approssimarsi, o nel mescolarsi l' vna con l' altra.
Et non solamente si vede nelle cose; che hanno tra loro qualche conuenienza; ma
tra quelle etiandio, che sono l' vna all' altra al tutto contrarie: Percioche
pigliano tra loro scambieuolmente la qualità dell' vno, et dell' altro (essendo
vero, che ogni Agente, il quale opera alcuna cosa, nel farla viene a repatire)
Ouero vna di esse solamente pigliando la qualità del suo contrario; separate
dipoi, ritornano alla lor prima qualità, o natura, et nel loro primo essere.
Questo potemo vedere commodamente nell' Acqua, che è per natura fredda, et
humida, che approssimata al suo contrario, cioè al Fuoco, che è caldo, et seco,
piglia la qualità del Fuoco; cioè diuenta calda: ma separata dipoi, ritorna nel
suo primo stato, cioè diuenta fredda. Il medesimo intrauiene nelle altre cose
naturali, le quali per la consuetudine mai non sono variate di natura; come si
vede nelle cose graui, la cui natura è di passare al centro; che quantunque
siano gettate in alto violentemente infinite volte, mai pigliano natura di
ascendere: ma sempre declinano al basso, come è manifesto della Pietra, che per
sua natura è sempre inchinata a discendere al centro. Questo istesso potemo dire
della Voce humana, che quantunque molte volte sia violentata dal suono de gli
istrumenti arteficiali, non resta per questo, che dopo che si scompagna non
ritorni alla sua prima natura. Soggiungerà etiandio forse alcuno, Che con
maggior piacere, et diletto, il più delle volte vdimo li suoni, et le harmonie
de gli Istrumenti arteficiali, come sono Organi, Clauocembali, Arpicordi, Leuti,
et altri simili, che non vdimo il concento, che nasce dalle voci. Et questo è
vero, perche questo può nascere dalla disproportione, che si troua tra le Voci,
et dalla proportione, et temperatura posta tra i Suoni dello istrumento:
percioche il buono Artefice hà cercato di imitare in esso la natura, quanto hà
potuto, et di ridurlo a quella perfettione, che dall' Arte gli è stato concessa;
proportionando con tal temperamento li suoi interualli, di maniera che l' vno
non superi l' altro in alcuna qualità; [-137-] accioche in esso non si oda
alcuna discrepanza: La onde restando dipoi lo Istrumento in tale accordo, et
temperatura, et in uno ordine di suoni inuariabile, l' Vdito molto si diletta
nell' harmonia, che nasce da lui; essendo massimamente, che per natura si
diletta dell' ordine proportionato. Ma se per caso tale ordine, et temperatura
muta qualità; pare che immediatamente quelli suoni, che da lui nascono
sommamente offendino. Questo medesimo vedemo intrauenir spesso nelle Voci, che
essendo disproportionate, et male vnite, non si possono vdire: Ma se sono
proportionate, et bene vnite, sommamente dilettano a i sentimenti. Onde senza
dubbio alcuno, allora con maggior diletto si ode un' harmonia, et vn concento di
voci, che 'l concento, che nasce da qual si voglia istrumento. Questa adunque è
la cagione, perche alle volte vdimo con maggior dilettatione il suono di vno
istrumento, che l' harmonia, che nasce dalle voci; ancora che tale istrumento
sia poco buono, et li suoi suoni ottimamente siano proportionati; et le voci
siano buone, et sonore; ma tra loro disproportionate, et male vnite. Et ciò non
ne debbe parer strano, poi che alle fiate con maggior diletto, maggior contento,
et con più satisfattione vedemo vn bel Cauallo, il quale sia ben formato, et
proportionato, che vno Huomo difforme, et brutto; et pur l' Huomo è il più
leggiadro, et il più nobile animale, che si ritroui tra mortali; et vna delle
marauigliose cose, che Iddio benedetto habbia creato. Ma che si può dire a
questo? se non, che la Natura sommamente hà in odio quelle cose, che nella lor
specie sono imperfette, disproportionate, et mostruose; et si compiace
maggiormente in quelle, che sono più vicine alla loro perfettione.
Che è più ragioneuole dire, che gli Interualli minori naschino dalli maggiori;
che dire, che i maggiori si componghino de i minori; et che meglio è ordinato lo
Essachordo moderno, che il Tetrachordo antico. Capitolo 48.
HORA uoglio satisfare a quello ch' io promessi di sopra, quando dissi di voler
mostrare, quale è più ragioneuole, che i maggiori interualli si componghino
delli minori; ouero che le consonanze, o minori interualli naschino dalli
maggiori. Però adunque si de sapere, che (come altroue hò detto) gli antichi
Greci hebbero questa opinione, che le consonanze, et gli altri interualli
maggiori si componessero di più interualli minori; la onde haueano vno
interuallo Minimo, il quale poneuano indiuisibile, si come poneuano la Vnità
nell' Arithmetica; et lo chiamauano Primo di tal genere; come accenna Aristotele
nel libro 10. della Metafisica, il quale (secondo il mio parere) seguendo la
opinione di Aristosseno, pone nella Musica il Diesis, come etiandio lo pone nel
Primo libro della Posteriora dicendo; [en de melei diesis]; cioè nel canto è il
Diesis; et vuole che ello sia la misura commune di ogni consonanza, si come la
Vnità è commune misura di tutti li numeri. Ma parmi che ciò diceuano fuori di
ogni proposito; et che dalla diuisione della Diapason habbiano origine tutte le
consonanze, et gli altri interualli musicali quantunque minimi: imperoche
veramente ella è la prima in tal genere, et è la cagione de tutti gli altri
interualli, et la loro misura commune; et ciò conferma Marsilio Ficino nello
Epinomide di Platone, quando parla della Forma di tal consonanza, et dice; che
la Dupla è riputata esser proportione perfetta; primieramente perche ella è la
Prima tra le proportioni, generata tra la Vnità, et il Binario: dipoi, perche
mentre pare, che si habbia partito dalla Vnità, restituisce tale Vnità
raddoppiandosi. Oltra di ciò dice, che contiene ogni proportione in se:
conciosia che la Sesquialtera, la Sesquiterza, et le altre simili, sono in essa
come sue parti. Et tutto questo si verifica della Diapason nella Musica: la cui
forma è essa Dupla: percioche è la più perfetta di ogn' altra consonanza, et non
patisce mutatione alcuna delli suoi estremi: et mentre pare, che si parta da vna
certa vnità de suoni, restituisce tale vnità raddoppiandosi nelle sue parti.
Similmente contiene in se (come hò detto) ogni semplice consonanza, et ogni
minimo interuallo. Onde non è marauiglia, se tutti li Greci, di commune parere,
la chiamarono [Dia pason]; percioche hà ragione in qualunque altra consonanza,
ouero in qual si voglia altro interuallo; essendo che se è semplice, et è
minore, tale interuallo è vna delle sue parti; et se è composto, et maggiore, è
composto di lei, et di vna delle sue parti, nel modo che nel capitolo 16. della
Prima parte hò mostrato. Et ciò si può comprendere da questo: perche veramente
li Suoni hanno più della quantità Continoua, che della Discreta, come si può
chiaramente vedere; che quando noi ponemo insieme la Diapente, et la Diatessaron;
l' vna delle quali è contenuta da Cinque chorde, et l' altra da Quattro; viene
la Diapason, che è contenuta tra Otto chorde, et non tra Noue: ancora che
cinque, et quattro posti insieme facino Noue. Et questo auiene, percioche l' vna,
et l' altra si congiungono ad vn termine commune, come è il propio della
Quantità continoua; il qual termine è la chorda più acuta della Diapente posta
nel graue, et la più graue della Diatessaron posta in acuto, congiunte insieme
in harmonica proportionalità; oueramente per il contrario nella congiuntione
arithmetica: perche la chorda più acuta della Diatessaron posta nel graue, et la
chorda più graue della Diapente posta in acuto, verrebbe ad essere questo
termine commune. Ma cosi come è errore a dire, che il Tutto diuisibile si
componi delle sue parti: essendo che il Tutto è prima di esse; cosi è errore a
dire, che la Diapason si componi della Diapente, et della Diatessaron, et di
altre Consonanze, che sono le sue parti: percioche è prima di ciascuna altra.
Però dico, che meglio, et con più ragione diuisero i Moderni il loro Essachordo
in Tuoni, et in Semituoni; che non fecero gli Antichi greci il loro Tetrachordo:
conciosia che questi posero nella parte graue de i loro Tetrachordi gli
interualli di minor proportione, et di poi per ordine quelli di maggiore; et
quelli fecero il contrario, posero li maggiori nel graue de i loro Essachordi,
et nell' acuto i minori; come è il douere, et come ne danno i numeri harmonici;
si come nel capitolo 39. di sopra si è potuto vedere, i quali sono le parti
delle Quantità sonore; come altroue hauemo veduto.
^
LA
TERZA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI MAESTRO GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA,
NELLE QVALE SI RAGIONA DELLA SECONDA PARTE DELLA MVSICA CHIAMATA PRATTICA, CIOE
DELL' ARTE DEL CONTRAPVNTO.
Della propietà, o natura delle consonanze Imperfette. Capitolo 10.
IL PROPIO, o Natura delle Consonanze imperfette è, che alcune di loro sono viue
et allegre, accompagnate da molta sonorità; et alcune, quantunque siano dolci,
et soaui, declinano alquanto al mesto, ouero languido. Le prime sono le Terze,
et le Seste maggiori, et le replicate; et le altre sono le minori. Tutte queste
hanno forza di mutare ogni cantilena, et di farle meste, o uero allegre secondo
la lor natura. Il che potemo uedere da questo; che sono alcune cantilene, le
quali sono viue, et piene di allegrezza; et alcune altre per il contrario, sono
alquanto meste, ouer languide. La cagione è, che nelle prime, spesso si odeno le
maggiori consonanze imperfette, sopra le chorde estreme finali, o mezane de i
Modi, o Tuoni; che sono il Quinto, il Sesto, il Settimo, l' Ottauo, l' Vndecimo,
et il Duodecimo; come uederemo al suo luogo; i quali Modi sono molto allegri, et
viui: conciosia che in essi si odono spesse fiate le consonanze collocate
secondo la natura del numero sonoro, cioè la Quinta tramezata, o diuisa
harmonicamente in vna Terza maggiore, et in vna minore; il che molto diletta
all' vdito. Dico le Consonanze esser poste in essi secondo la natura del numero
sonoro: percioche allora le consonanze sono poste ne i loro luoghi naturali;
Onde il Modo è più allegro, et porge molto piacere al sentimento, che molto
gode, et si diletta delli oggetti proportionati; et per il contrario, hà in
odio, et aborisce li sproportionati. Ne gli altri Modi poi, che sono il Primo,
il Secondo, il Terzo, il Quarto, il Nono, et il Decimo, la Quinta si pone al
contrario, cioè mediata arithmeticamente da vna chorda mezana; di modo che molte
uolte si odeno le consonanze, poste contra la natura del Numero sonoro. Per il
che, si come ne i primi, la Terza maggiore si sottopone spesse uolte alla
minore; cosi ne i secondi si ode spesse fiate il contrario, et si ode vn non so
che di mesto, o languido, che rende tutta la cantilena molle; il che tanto più
spesso si ode, quanto più spesso in esse sono poste a tal modo; per seguir la
natura, et la propietà del Modo, nel quale è composta la cantilena. Hanno oltra
di questo le Consonanze imperfette tal natura, che i loro estremi con più
commodo, et miglior modo si estendeno uerso quella parte, che è più vicina alla
sua perfettione, che uerso quella, che le è più lontana: percioche ogni cosa
naturalmente desidera di farsi perfetta, con quel modo più breue, et migliore,
che puote. Onde le imperfette maggiori desiderano di farse maggiori; et le
minori hanno natura contraria: conciosia che il Ditono, et lo Essachordo
maggiore desiderano [-157-] di farsi maggiori, uenendo l' vno alla Quinta, et l'
altro alla Ottaua; et il Semiditono, et lo Essachordo minore amano di farsi
minori, uenendo l' vno uerso l' Vnisono, et l' altro uerso la Quinta: come è
manifesto a tutti quelli, che nelle cose della Musica sono periti, et hanno il
loro giuditio sano: percioche tutti li mouimenti, che fanno le parti, uengono a
farsi col mouimento di alcuno interuallo, nel quale si contiene il Semituono,
che è ueramente il Sale (dirò cosi) il condimento, et la cagione di ogni buona
Modulatione, et di ogni buona Harmonia; le quali modulationi senza il suo aiuto,
sarebbeno quasi insoportabili da udire. Ma questo più chiaramente uederemo,
quando si tratterà il modo, che si hà da tenere nel por le consonanze, et gli
altri interualli nelli Contrapunti.
Della Prima consonanza, cioè della Diapason, ouero Ottaua. Capitolo 12.
ESSENDO cosa ragioneuole, che in ogni nostra attione incominciamo dalle cose più
semplici, le quali per loro natura sono maggiormente comprese da i nostri sensi,
et sono più manifeste, et più intelligibili; accioche da queste più ageuolmente
passiamo alle meno semplici; però daremo principio al ragionamento delle
consonanze dalla Diapason, ouero Ottaua: conciosiache di lei non si ritroua
alcuna altra consonanza, che sia più semplice, et maggiormente conosciuta dal
sentimento. Ma perche io sommamente desidero, che li Prattici non solo
conoschino gli interualli musicali, inquanto sono consonanti, o dissonanti, et
le loro specie; ouero in quanto sono perfetti, o men perfetti: ma etiandio da
che proportione siano contenuti; però incominciando da essa Diapason, la quale è
la Prima consonanza, per seruare l' ordine proposto, dico; che ella è contenuta
dalla proportion Dupla nel genere Moltiplice tra questi termini radicali 2 et 1;
et è prima tra quelli suoni, che hanno la forma loro dalle proportioni della
Inequalità. Onde mi penso, che ella fusse chiamata da i Musici con tal nome:
percioche (come altroue etiandio hò detto) hà iurisditione in ogni consonanza,
et in ogni interuallo, che sia maggiore, o minor di lei. Il che è manifesto dal
nome, che tiene: percioche è composto da [Dia] che è parola Greca, che significa
Per; et da [Pasa], che vuol dire Vniuersità, ouero Ciascuno: onde è chiamata
[dia pason], cioè Vniuersità di concento. Meritamente adunque, et non senza
proposito, i Musici l' hanno chiamata Genitrice, Madre, Fonte, Origine,
Principio, Luogo, Ricetto, et Soggetto vniuersale di ogni consonanza, et di ogni
interuallo, quantunque minimo. Questa, quando è considerata dal Musico
semplicemente, et in generale, cioè quando li suoi estremi sono senza alcuna
voce mezana, ouero altro suono, et fanno vn solo interuallo, si ritroua hauere
vna sola specie: Imperoche, tanto è contenuta dalla proportione Dupla nelli suoi
estremi, vna Diapason, che sia posta nell' acuto, quanto un' altra, che sia
posta nel graue. Ma quando è considerata particolarmente, cioè secondo che ella
è diuisa diatonicamente in Tuoni, et in Semituoni; ouero mediata da altri
interualli; allora dico, che le sue specie sono Sette, secondo che gli
Interualli delli suoni mezani si possono diuersamente, secondo la natura del
genere Diatonico ordinare in sette maniere: Percioche ciascuna consonanza (come
dice Boetio) produce una specie manco, di quello, che è il numero delle sue
chorde. Et nasce la varietà delle specie, dalla varietà de i luoghi, che
contengono il Semituono: conciosia che nella prima, che si troua da A in a; come
si vede nello Introduttorio di Guidone, il Semituono, il quale è la cagione
della distintione delle specie, è contenuto nel secondo, et nel quinto
interuallo di essa Diapason, procedendo dal graue all' acuto: Ma nella seconda
specie, che è posta tra [Sqb] et [sqb], tal Semituono si ritroua. nel primo, et
nel quarto luogo; et cosi di mano in mano, secondo l' ordine delle mostrate
sette lettere. Onde essendo in tal maniera mediata, dicono i Musici, che la
Diapason è vna compositione di otto suoni, diatonicamente, et secondo la natura
del numero sonoro accommodati, et ordinati in essa; dalli quali la nominarono
etiandio Ottaua; et contengono in se cinque Tuoni, cioè tre maggiori, due
minori, et due Semituoni maggiori; come ne i sottoposti essempij si veggono.
Della Diapente, ouero Quinta. Capitolo 13.
BISOGNO è di ricordarsi hora quello, che hò detto nel
capitolo 13. della Prima parte, cioè che ogni consonanza, ouero altro interuallo
quantunque sia minimo, che sia minor della Diapason, nasce non per aggiuntione
di più proportioni insieme: ma per la diuisione della Dupla, che contiene la
Diapason. Ilche hauemo potuto vedere, non solo dalli numeri, et dalle
proportioni poste nel capitolo 15. della Prima parte: ma per via della Diuisione
harmonica posta nel capitolo 39. della Seconda: percioche dalla diuisione della
Diapason, contenuta dalla Dupla, nacque la Diapente, et la Diatessaron. La
Diapente (dico) contenuta tra questi termini radicali 3. et 2; et la Diatessaron
tra 4 et 3. Et perche la proportione, che si troua tra 3 et 2, segue
immediatamente dopo la Dupla; però hauendo prima ragionato della Diapason, mi
par cosa honesta di ragionare della Diapente, et dipoi della Diatessaron:
Imperoche si come la proportione della Diapason è la prima nel genere moltiplice,
cosi quella della Diapente è la prima nel genere Superparticolare. Onde non è
fuori di ragione, che noi incominciamo da questi principij; essendo bisogno, che
siano conosciuti prima di ogn' altra cosa. Ritornando adunque alla Diapente
dico, che quando ella è considerata semplicemente, nel modo che è contenuta
nelli suoi estremi termini, senza alcun mezo, si può dire, che tal consonanza
sia di vna sola specie: percioche non si ritroua alcuna Diapente, che sia
maggior di vn' altra, o minore di proportione; ne meno che gli estremi dell' vna
siano più distanti, o più ristretti di proportione, di quelli di vn' altra. Ma
quando la consideriamo tramezata nelli suoi estremi da altre chorde, et da altre
proportioni nell' ordine diatonico; allora dicemo, [-160-] che le sue specie
sono quattro: Imperoche essendo tali estremi tramezati da altre chorde
diatonicamente, il maggior Semituono è posto tra loro in quattro modi
diuersamente (lassando però di hauer consideratione alcuna de i Tuoni maggiori,
o minori, si in questa, come in ogn' altra consonanza) percioche generarebbono
etiandio altre specie differenti, quando si considerassero minutamente tali
interualli collocati tra esse. Di quelle adunque, che sono tra lor differenti
per la trasportatione del Semituono, quella è la Prima specie, che hà il
Semituono nel secondo interuallo; la Seconda è quella, che l' hà nel primo; la
Terza nell' vltimo; et la Quarta nel terzo: come qui sotto si vedono.
[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 160,1; text: Prima specie. Seconda Specie.
Terza Specie. Quarta Specie.] [ZAR58IH3 03GF]
Et ciascuna di loro contiene in se cinque voci, o suoni, et quattro interualli;
che hanno tra loro due Tuoni maggiori, vno minore, et vn Semituono maggiore; Et
per questa cagione, dal numero delle chorde, che contiene è detta Quinta da i
Prattici: Ma li Greci la chiamarono Diapente, con queste due parole, [dia], che
significa Per; et [pente], che vuol dir Cinque; quasi volendo dire Consonanza,
che procede per cinque voci, o suoni. Quando adunque saranno due parti lontane
l' vna dall' altra di maniera, che l' vna tenghi la parte graue di ciascuna
delle dette specie; et l' altra l' acuta: allora diremo, che saranno lontane l'
vna dall' altra per vna Diapente, o per vna Quinta: come qui si vedeno.
[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 160,2] [ZAR58IH3 03GF]
Et quantunque io habbia posto gli essempij della Diapason nel capitolo
precedente nelle chorde graui; non si possono pero por quelli della Diapente l'
vno dopo l' altro, come si è fatto quelli della Diapason, senza alcuno
interrompimento dell' ordine: conciosia che se io li hauessi posto nelle chorde
A. [Sqb]. C et D: ancora che la prima, la terza, et la quarta chorda hauessero
date le specie della Diapente perfette; nondimeno la seconda non l' hauerebbe
potuto dare: percioche dalla chorda [Sqb] alla chorda F si ritroua la Diapente
diminuta di vn Semituono; come è manifesto a ciascuno, che è perito nella
Musica; ancora che Boetio non si guardasse da tal cosa, quando nel capitolo 13.
del Quarto libro della Musica, pose la seconda specie di questa consonanza tra
le chorde Hypate hypaton, et parhypate meson, che è vna Quinta diminuta, et
contiene due Tuoni, et due Semituoni. Ma credo io, che non si curasse di porre
essatamente il vero della cosa, pur che mostrasse con lo essempio delle chorde
quello, che volea intendere.
Della Diatessaron, ouer
Quarta. Capitolo 14.
LA Diatessaron, la quale è la minor parte principale della Diapason, la cui
forma è contenuta nel secondo luogo del genere Superparticolare, tra questi
termini 4 et 3; essendo considerata senza alcun mezo, non si ritroua di lei se
non vna sola specie; per le ragioni dette di sopra della Diapason, et della
Diapente: Ma quando è considerata tramezata diatonicamente da altri suoni, o
voci, allora si ritrouano tre specie, che nascono dalla varietà del Semituono,
lassando (come etiandio hò detto) la consideratione de i Tuoni; il quale
Semituono è diuersamente collocato tra esse, nelle loro chorde mezane; si come
hò detto della Diapason, et della Diapente: percioche hauendo la prima specie il
Tuono nel primo luogo più graue, hà dipoi nel secondo il Semituono maggiore, et
nel terzo il Tuono: Ma la seconda hà il Semituono nel primo luogo, et la terza
nel terzo luogo, et li Tuoni poi accommodati per ordine; come nel sottoposto
essempio si può vedere
Che non si debbe porre due Consonanze, contenuto sotto vna istessa proportione,
l' vna dopo l' altra ascendendo, ouero discendendo senza alcun mezo. Capitolo
29.
VIETAVANO dipoi gli Antichi compositori il porre due Consonanze perfette di vno
istesso genere, o specie, contenute ne i loro estremi da vna proportione istessa,
l' vna dopo l' altra; mouendosi le modulationi per vno, o per più gradi; come il
porre due, o più Vnisoni, ouer due, o più Ottaue, oueramente due, o più Quinte,
et altre simili; come ne i sottoposti essempi si vede
conciosiache molto ben sapeuano, che l' Harmonia non può nascere, se non da cose
tra loro diuerse, discordanti, et contrarie; et non da quelle, che in ogni cosa
si conuengono. La onde se da tal varietà nasce l' Harmonia, sarà dibisogno, che
nella Musica, non solo le parti della cantilena siano distanti l' vna dall'
altra per il graue, et per lo acuto: ma etiandio che le loro modulationi siano
differenti ne i mouimenti: et che contenghino varie consonanze, contenute da
diuerse proportioni. Et tanto più potremo allora giudicare che sia harmoniosa
quella cantilena, quanto più si ritrouerà nella compositione delle sue parti
diuerse distanze tra l' vna, et l' altra, per il graue, et per lo acuto; diuersi
mouimenti, et diuerse proportioni. Videro forse gli Antichi che le Consonanze
poste insieme in altra maniera, di quella, ch' io hò detto (ancorache fussero
alle volte varie ne i loro estremi per il graue, et per lo acuto) erano simili
nel procedere, et simili di forma nelle loro proportioni: però conoscendo, che
tale simiglianza non generaua alcuna varietà di concento, et giudicando (come
era il vero) che la perfetta harmonia consistesse nella varietà, non tanto delli
Siti, o Distanze delle parti della cantilena, quanto nella varietà de i
Mouimenti, delle Modulationi, et delle Proportioni; giudicarono, che il porre
due Consonanze l' vna dopo l' altra, simili di proportione, variauano se non il
luogo di graue in acuto: o per il contrario, senza fare alcuna buona harmonia,
ancora che i loro estremi fussero variati l' vno dall' altro: Però non volsero,
che due, o più Consonanze perfette, contenute da vna istessa proportione,
ascendenti insieme, o discendenti le parti, si potessero porre nelle
compositioni l' vna dopo l' altra, senza alcuno altro mezano interuallo. Et
massimamente vietarono gli Vnisoni, i quali non hanno alcuno estremo ne i suoni,
ne sono differenti di sito, ne sono distanti tra loro, ne fanno variatione
alcuna nel procedere, et sono simili in tutto, et per tutto; Ne si ritroua in
loro cantando differenza alcuna di graue, o di acuto; non cadendo tra l' vno, et
l' altro suono, alcuno interuallo: percioche le voci di vna parte si ritrouano
in quello istesso luogo, che si ritrouano le voci dell' altra; come nello
essempio posto disopra, et nella definitione posta al capitolo 11 dell' Vnisono,
si può vedere: Ne anco si ritroua diuersità alcuna di modulatione: percioche per
quelli istessi interualli canta vna parte, per li quali procede l' altra. Il
medesimo si potrebbe etiandio dire di due, o più Ottaue; se non fusse, che i
loro estremi sono differenti l' vno dall' altro per il graue, et per lo acuto;
cosa che porge all' vdito alquanto più diletto, di quello, che non fanno gli
Vnisoni; per esser la Ottaua ne i suoi estremi alquanto varia. L' istesso si può
dire di due, o più Quinte; che per il procedere che fanno per gradi, et per
proportioni simili, alcuni de gli Antichi hebbero opinione, che più presto ne
vscisse ad vn certo modo dissonanza, [-177-] che harmonia, o consonanza: Onde
hebbero per vero, che qualunque volta si perueniua ad vna Consonanza perfetta,
si fusse venuto al fine, et alla perfettione, alla quale tende la Musica; la
qual perfettione, non volsero, che si replicasse molte volte, per non generare
sacietà all' vdito. Questo bello, et vtile auertimento conferma esser vero, et
buono le operationi della stupenda Natura, la quale nel produrre in essere gli
Indiuidui di ciascuna specie; mai li produce di maniera, che si assimiglino in
tutto l' uno all' altro; ma si bene variati, per qualche differenza; la qual
differenza, o varietà molto piacere porge alli nostri sentimenti. Debbe adunque
ogni Compositore imitare vn tale, et tanto bello ordine: percioche sarà riputato
tanto migliore, quanto le sue operationi si assimiglieranno a quelle della
Natura. A tale osseruanza ne inuitano i Numeri, et le Proportioni: percioche tra
loro non si ritroua nell' ordine naturale due proportioni l' vna immediatamente
dopo l' altra, che siano simili; si come è vn progresso simile, 1. 1. 1.
oueramente 2. 2. 2. et altri simiglianti, che sarebbeno le forme di due Vnisoni;
ne meno vn tal progresso 1. 2. 4. 8. il quale non è Harmonico, ma Geometrico,
nel quale si contengono le forme di tre Ottaue continoue: ne meno si ritroua un
tale ordine 4. 6. 9. che contiene le forme di due Quinte continouate. Non douemo
adunque per alcun modo porre due Vnisoni l' vno dopo l' altro immediatamente, ne
due Ottaue, ne due Quinte; poi che naturalmente la cagione delle consonanze, che
è il Numero harmonico, non contiene nel suo progresso, ouero ordine naturale due
proportioni simili, l' vna dopo l' altra, senza alcun mezo; come nel capitolo
15. della Prima parte si può vedere: Percioche se bene queste consonanze, quando
fussero poste in tal maniera, non facessero euidentemente alcuna dissonanza tra
le parti; tuttauia farebbeno vdire un non sò che di tristo, che dispiacerebbe.
Per tante ragioni adunque non douemo a patto alcuno far contra questa Regola;
cioè non douemo porre le Consonanze l' vna dopo l' altra, al modo mostrato
disopra: ma douemo cercare di variar sempre li Suoni, le Consonanze, li
Mouimenti, et gli Interualli; et per tal modo, dalla varietà di queste cose,
verremo a fare vna buona, et perfetta harmonia. Et non douemo hauer riguardo,
che alcuni habbiano voluto fare il contrario, più presto per presuntione, che
per ragione alcuna, che loro habbiano hauuto; come vedemo nelle loro
compositioni: Conciosia che non douemo imitar coloro, che fanno sfacciatamente
contra li buoni costumi, et buoni precetti di vn' Arte, et di vna Scienza, senza
renderne ragione alcuna; ma douemo imitar quelli, che sono stati osseruatori de
i buoni precetti, et accostarsi a loro, et abbracciarli come buoni maestri;
lassando sempre il tristo, et pigliando il buono. Onde si come il vedere vna
Pittura, che sia dipinta con varij colori, maggiormente diletta l' Occhio, di
quello che non farebbe se fusse dipinta con vn solo colore; cosi l' Vdito
maggiormente si diletta, et piglia piacere delle Consonanze, et delle
Modulationi variate, poste dal diligentissimo Compositore nelle sue compositioni,
che delle semplici, et non variate. Questo adunque volsero che si osseruasse i
Musici Antichi più diligenti, alli quali siamo molto debitori; et aggiungeremo a
questo, che per le ragioni gia dette, non si debbe anco porre due, o più
Imperfette consonanze l' vna dopo l' altra, senza alcun mezo; come sono due
Terze maggiori, due minori, due Seste maggiori anco, et due minori; come qui in
essempio si veggono.
Quando le parti della cantilena hanno tra loro Harmonica
relatione, et in qual modo potemo vsare la Semidiapente, et il Tritono nelle
compositioni. Capitolo 30.
AVANTI ch' io passi più oltra, voglio dichiarar quello, che hò detto di sopra
intorno le parti della cantilena; cioè quando le voci tallora hanno, et tallora
non hanno relatione Harmonica tra loro. Onde si debbe sapere, che tanto è dire,
che le parti della cantilena non habbiano tra loro relatione harmonica nelle
loro voci, quanto a dire, che le parti siano vicine, o lontane l' vna dall'
altra per vna Diapason superflua, o per vna Semidiapason; oueramente per vna
Semidiapente, o per un Tritono, o altre simili. Non dico pero, che questa
relatione si ritroui tra due figure, ouero due parti l' vna lontana dall' altra
per il graue et per l' acuto: ma dico, che si ritroua tra quattro figure,
contenute tra due parti, le quali fanno due consonanze; come qui si vedeno;
Della Battuta. Capitolo 48.
HAVENDO io più volte vsato queste voci Battuta, Sincopa, et Pausa, è ragioneuole,
auanti che si vada più oltra, che vediamo quello, che siano; accioche non
procediamo per termini non conosciuti, i quali non possono veramente apportare
alcuna scienza: La onde douemo sapere, che li Musici vedendo, che per la
diuersità de i mouimenti, che fanno cantando insieme le parti della cantilena,
per essere l' vno più veloce, o più tardo dell' altro, poteua nascere qualche
disordine; ordinarono vn certo Segno, dal quale ciascun cantante si hauesse da
reggere nel proferir la voce con misura di tempo veloce, o tardo, secondo che si
dimostra con le figure diuerse cantabili, le quali sono poste di sopra nel
capitolo 2. Et s' imaginarono che fusse bene, se cotal segno fusse fatto con la
mano; accioche ogn' vno de i cantori lo potesse vedere, et fusse regolato nel
suo mouimento alla guisa del Polso humano. Onde dipoi dato tale ordine, alcuni
chiamarono cotal segno Battuta, alcuni altri Tempo sonoro; et alcuni altri, come
Agostino dottore Santissimo nel capitolo 10. del Secondo libro della Musica, lo
nomina con voce latina Plauso, che uiene da Plaudo, et vuol dire Battimento
delle mani. Et veramente parmi, che pensassero bene: percioche non so vedere,
qual mouimento poteuamo ritrouare, che fusse fatto naturalmente, che potesse
dare a loro regola, et proportione, fuori che questo: Percioche se noi
consideraremo le qualità, che si ritrouano in l' uno et l' altro; cioè nella
Battuta; et nel Polso, che da i Greci è detto [sphugmos], ritrouaremo tra loro
molte conuenienze: conciosiache essendo il Polso (come lo definisce Galeno, et
Paulo Eginetta) vn certo allargamento et ristrengimento; o pur vogliamo dire
alzamento, et abbassamento del cuore, et delle arterie, viene ad esser composto
(come vuole Auicenna nel Secondo Fen del libro 1.) di due mouimenti, et di due
quiete, delle quali cose similmente la Battuta viene ad esser composta; et prima
di due mouimenti, che sono la Positione et la Leuatione, che si fa con la mano,
ne i quali si troua lo allargamento, et il ristrengimento, ouero lo alzamento,
et abbassamento nominato, che sono due mouimenti contrarij; et dipoi due quiete:
percioche (secondo la mente di Aristotele) tra qu sti mouimenti (come etiandio
nel capitolo 42. disopra commemorai) sempre si ritrouano; massimamente perche è
impossibile, che simili mouimenti si possino continouare l' vno con l' altro. Et
si come la Medicina chiama il primo mouimento [sustole], et il secondo
[diastole]; cosi la Musica nomina la Positione, ouero il Battere [thesis], et la
Leuatione [harsis]. Simigliantemente; si come il Polso si ritroua di due
maniere, secondo l' autorità delli commemorati principi della Medicina, cioè
Equale, et Inequale: pigliando però solamente quella equalità, et inequalità,
che nasce dalla velocità et tardità, onde si fa il [-208-] Rithmo, dal quale
nasce molti mouimenti proportionati, contenuti ne i generi Moltiplice, et
Superparticolare, oltra gli altri che si lassano, che non sono contenuti sotto
cotali generi, cosi potemo dire, che la Battuta si ritroua di due maniere, cioè
Equale, et Inequale, oue si riduce ogni mouimento proportionato, che si fa con
la voce. Et questo dico io, perche gli Antichi Musici, et li Poeti anco, i quali
gia erano (come altroue hò detto) riputati una cosa istessa; per un certo loro
istinto naturale diuisero le Voci in due parti, et attribuirono ad alcune il
Tempo breue, et ad alcune il Tempo lungo; et al Tempo lungo applicarono due
Tempi breui, et posero nel primo luogo quelle Sillabe, o Voci del Tempo breue,
che sono di minor quantità; et nel secondo quelle del Tempo lungo, che sono di
maggiore, come è il douere: essendo che si come la Vnità tra i numeri è inanti
il Binario, che contiene due vnita; cosi il Tempo breue debbe tenere il primo
luogo, et il Lungo il secondo. Ma si debbe auertire, che considerarono la
Battuta in due parti; et tanto alla prima, quanto alla seconda attribuirono la
misura del Tempo breue, o lungo, si come li tornaua più commodo. E' ben vero che
li Moderni applicarono primieramente alla Battuta, hora la Breue, et hora la
Semibreue imperfette; facendole equali al tempo del Polso, distinto in due
mouimenti equali; onde cotale Battuta si può veramente chiamare Equale:
conciosia che tra la Positione et la Leuatione si ritroua la proportione di
Equalità: essendo che tanto alla Positione, quanto alla Leuatione si attribuisce
il Tempo lungo, oueramente il breue. Dipoi le applicarono hora la Breue con la
Semibreue, et hora la Semibreue con la Minima, et la diuisero in due mouimenti
inequali, applicando alla Positione il Tempo lungo, et alla Leuatione il Tempo
breue; ponendole in Dupla proportione. Et perche tra la Positione et la
Leuatione casca la proportione di Inequalità; però cotale Battuta si può con
verità chiamare Inequale. Hauendo dipoi essi Musici cotale rispetto, quando
intendeuano la Battuta equale, segnauano le lor cantilene nel principio con
questi segni [O,C], ouero con questi [Odim,Cdim] [tempo tagliato] et quando
intendeuano la Inequale, le signauano con questi [Od,Cd], [punto] oueramente con
questi [Oddim,Cddim]. Et se alle volte non voleuano segnare la Battuta inequale
con questi, poneuano la cifra del Ternario sopra quella del Binario in cotal
modo 3/2, accompagnandole col Segno del tempo, che si pone alloro inanti; et
cotali cifre nominauano Sesquialtera, et forse non senza ragione: percioche si
possono considerare in quattro maniere; Prima, quando sono poste nel principio
di tutte le parti della cantilena; et allora si vsa la Battuta inequale;
Seconda, quando sono poste medesimamente nel principio; ma non in tutte le
parti: onde ciascuna parte si viene a regolare sotto la Battuta equale; Terza,
quando sono poste nel mezo della cantilena in ciascuna parte, et si vsa
medesimamente la Battuta inequale; Et quarta, quando sono poste nel mezo di
alcuna parte solamente, et le parti si uengono a regolare similmente dalla
Battuta equale. Onde cotali Cifre possono significare due cose; prima (come è
opinione de i Moderni) che hauendo rispetto al Segno del tempo, si uiene a porre
la Misura inequale contra la Equale, cioè tre Tempi lunghi, ò breui contra due;
Dipoi, significano, che nella Battuta intera sono contenuti Tre tempi lunghi, o
breui, che siano; de i quali due si pongono nella Positione, et uno nella
Leuatione; massimamente quando non ui concorreno altre cifre numerali, che
dinotino alcuna proportione nelle figure, o note della cantilena: come gia
faceuano alcuni Musici: conciosiache intesa la Battuta in questa maniera, leua
molte difficultà, che possono occorre alli Compositori, et alli Cantori anco.
Potemo hora uedere da quello che si è detto, che la Battuta non è altro, che un
Segno fatto dal Musico equalmente, ouero inequalmente, secondo alcuna
proportione, con la positione, et con la leuatione della mano a simiglianza del
Polso humano. Essendo adunque la Battuta di due sorti; come hauemo ueduto, tanto
il Musico quanto il Poeta potranno in esse accommodare la Misura del tempo di
ciascun piede del Verso. Imperoche nella Equale potranno accommodare il
Pirrhichio, che è vn piede composto di due sillabe breui, le quali i Poeti
sogliono segnare con tali cifre v v; onde li Musici sogliono segnare i loro
tempi, che sono due tempi breui con due figure equali; come sono queste [Svcd,Svcd
on staff5], ouero altre simili: conciosia che 'l Poeta considera solamente la
Sillaba se è Lunga, la qual segna con questa cifra -; ouero si è Breue, la quale
nota con questa' altra v; et il Musico considera il Tempo lungo, o breue, et lo
segna con una delle otto figure cantabili, come meglio li torna commodo.
Potranno anco accommodare lo Spondeo, che segnano con queste due - -, che
dinotano due sillabe lunghe, ouero con queste [Sv,Sv on staff5], che significano
due tempi lunghi, de i quali è composto. Potranno similmente accommodare il
Dattilo, il quale contiene una sillaba lunga, et due breui, in cotal modo - v v;
ouero contiene un tempo lungo, et due breui, in questa maniera [Sv,Svcd,Svcd on
staff5] Similmente potranno accommodare lo Anapesto in questo modo v v -,
oueramente [-209-] [Svcd,Svcd,Sv on staff5]: perche contiene due sillabe breui,
et vna lunga; ouero due tempi breui, et vno lungo; et in tal guisa lo
Proceleumatico v v v v ouero [Svcd,Svcd,Svcd,Svcd on staff5]: conciosia che
tutti questi piedi sono contenuti sono vna proportione equale; come è noto a
tutti gli intelligenti. Sotto la Inequale poi si può accommodare lo Iambo a
questo modo v -, oueramente [Svcd,Sv on staff5], o pure in questa guisa [Sv,Bv
on staff5]: percioche è composto di vna sillaba breue, et di vna lunga, ouero di
vn tempo breue, et di vno lungo. Cosi anco si potrà accommodare il Trocheo in
questa maniera - v, et [Sv,Svcd on staff5]: ouero [Bv,Sv on staff5]: perche
contiene vna sillaba lunga, et vna breue; che contengono vn tempo lungo, et vno
tempo breue. In cotal modo si potrà accommodare lo Tribracho v v v, et [Svcd,Svcd,Svcd
on staff5] cosi lo Ionico maggiore, lo minore, il Choriambo, lo Antispasto, et
molti altri piedi, hora sotto l' vna, et hora sotto l' altra Battuta. Ma perche
è costume delli Musici, di porre il più delle volte nella Battuta equale vna
Breue imperfetta, la quale contenghi due Tempi lunghi; et nella inequale vna
Breue perfetta, che contenghi tre Tempi; però ci contaremo al presente di queste
due: percioche ciascun' altra Battuta, che si potesse imaginare, si potrà sempre
ridurre a queste; la prima delle quali si potrà veramente chiamare battuta
Spondaica, et la seconda Trochaica. Et se alcuno prendesse di ciò marauiglia,
legga il nostro Boetio nel proemio della Musica, oue ritrouerà, che Pithagora
volendo ritrahere quel giouine Taurominitano dalla furia alla quiete, comandò
che 'l Musico douesse cantare lo Spondeo, il quale veramente si vdiua, si come
etiandio si ode a i nostri giorni ne i Balli, che dimandano Passo e mezo, et in
quelli, che chiamano Padouane; si come etiandio in quelli, che nominano
Balletti, vdimo la battuta del Trocheo. Douemo oltra di ciò auertire, accioche
alcuno non si marauigli, che essendo necessario, che ogni Compositione
incominci, et finisca ancora nella Positione della mano, cioè nel principio
della Battuta; però di sopra hò detto, che lo Iambo si può accommodare sotto la
Battuta inequale; pur che la cantilena venghi a terminare secondo il costume de
i Musici moderni. Ma questo sia detto a bastanza intorno alla Battuta.
Della Cadenza, quello che ella sia, delle sue specie, et del suo vso. Capitolo
53.
La Cadenza adunque è vn certo atto, che fanno le parti della cantilena cantando
insieme, la qual dinota, o quiete generale dell' harmonia, o la perfettione del
senso delle parole, sopra le quali la cantilena è composta. Oueramente potemo
dire, che ella sia vna certa terminatione di vna parte di tutto 'l concento, et
quasi mezana, o vogliamo dire finale terminatione, o distintione del contesto
della Oratione. Et benche la Cadenza sia molto necessaria nelle harmonie:
percioche quando non l' hanno, mancano di vn grande ornamento necessario, si per
la distintione delle sue parti, come anco di quelle della Oratione; non è però
da vsarla, se non quando si ariua alla Clausula, ouero al Periodo contenuto
nella Prosa, o nel Verso; cioè in quella parte, che termina il Membro di essa,
ouero vna delle sue parti. Onde la Cadenza è di tanto valore nella Musica,
quanto il Punto nella Oratione; et si può veramente chiamare Punto della
Cantilena.
Del Tempo, del Modo, et della Prolatione; Et in che quantità si debbino finire,
o numerare le Cantilene. Capitolo 67.
HAVEVA veramente deliberato, quando incominciai a scriuere le cose della Musica,
di non voler ragionare cosa alcuna, oltra quello, che è necessario alla
cognitione delle Proportioni, delli Suoni, delle Voci, et di tutte quelle cose,
che concorreno alla costitutione della buona Harmonia, et alla cognitione delle
cose, che appartengono a questa Scienza: Ma perche mi accorgo, che alle volte
viene alle mani del Musico moderno alcune cantilene antiche, lequali sono
composte sotto alcune osseruanze del Modo, et della Prolatione; delle quali non
ne sapendo render ragione alcuna, resta per vna cosa di si poca importanza con
vergogna: però hò mutato proposito; et essendomi necessario ch' io ragioni
alcune cose del Tempo, ragionerò etiandio di loro alcune cose, lequali saranno
le più importanti. Dico adunque, che essendo la Breue (come hò detto altroue)
madre, et genitrice di qualunque altra figura cantabile; è dibisogno
primieramente di ragionare di tutti quelli accidenti, che possono accascare
intorno a lei, et dipoi de gli altri, che accascano intorno le altre figure, che
sono sottoposte alla mutatione. La onde dico, che in questo luogo io non chiamo
Tempo quello, che significa lo Stato buono, o la buona Fortuna di alcuno; come
quando si dice, Francesco è huomo di buon tempo; cioè mena tranquilla, et lieta
vita: Ne meno quella buona temperatura di Aria, come si suol dire, Hoggi è buon
tempo; cioè hoggi è giorno sereno, chiaro, et lieto: Ne anco nomino Tempo
quello, che 'l Filosofo definisce essere Numero, o Misura di mouimento, o di
alcun' altra cosa successiua: ma dico il Tempo essere una certa, et determinata
quantità di figure minori, contenute, [-269-] o considerate in vna Breue. Et
questo Tempo è di due maniere, cioè Perfetto, et Imperfetto. Il Perfetto si
troua nella cantilena, segnata nel suo principio col circolo [O], per il quale
si denota, che la Breue in tutta la cantilena è perfetta, cioè si pone in luogo
di tre Semibreui; o per il contrario tre Semibreui in luogo di vna Breue: Ma lo
Imperfetto si troua, quando nel detto principio è posto il Semicircolo [C], in
luogo del circolo; per il quale si comprende, che la Breue si pone imperfetta;
cioè in luogo di due Semibreui, o per il contrario, due Semibreui in luogo di
vna Breue. Quando adunque si componerà alcuna cantilena sotto 'l segno del Tempo
perfetto, inteso per il Circolo, che dinota il numero Ternario; secondo alcuni
rispetti, detto numero Perfetto; si numerarà quella a Breui perfette; cioè a tre
Semibreui per ogni Tempo: Ma quando si componerà sotto 'l segno dell'
Imperfetto, dinotato per il Semicircolo; si numerarà a Breui imperfette; cioè a
due Semibreui per ogni Tempo: essendo che in questo si considera il numero
Binario, chiamato da alcuni numero Imperfetto. Bisogna però auertire, che l'
vltima Figura, o Nota d' ogni cantilena non si pone in tal numero: conciosia che
essendo finale in essa si termina il concento, et il Tempo: et ciascuno di
questi terminano sopra quella figura; nella quale hebbero principio, che è la
prima Semibreue. Il Modo (lassando da parte quello, del quale si ragiona nella
Quarta parte) gli Antichi diceuano, essere vna Quantità di Lunghe, o di Breui,
considerata nella Massima, o nella Lunga, secondo la diuisione binaria, o
ternaria: percioche lo diuisero in due parti; cioè in Maggiore, et in Minore; et
ciascuno di questi considerauano Perfetto, oueramente Imperfetto. Intendeuano il
Maggiore, quando poneuano due Pause di Lunga, ouer tre insieme, le quali
pigliassero due, ouer tre spatij; et tre, o quattro linee delle cinque gia
mostrate, come qui si vede: [3LP,3LP,3LP,2LP,2LP,2LP; 3LP,3LP,2LP,2LP on staff5]
Ma il Minore considerauano, quando poneuano vna sola Pausa, che abbracciasse
tre, ouer quattro delle predette linee. Il Modo perfetto maggiore intendeuano,
quando poneuano tre delle mostrate pause insieme; et l' Imperfetto maggiore,
quando erano solamente due. Ma per lo Perfetto minore pigliauano quello, che
hauea vna pausa, che abbracciaua quattro linee, et tre delli sopra nominati
spatij: et il Minore imperfetto, quando la detta pausa posta in tal maniera
abbracciaua solamente tre linee, et due spatij: [3LP; 2LP on staff5] Di maniera,
che nel Modo maggior perfetto faceuano valere la Massima tre Lunghe, et nell'
Imperfetto due. Similmente nel Modo minor perfetto faceuano valere la Lunga tre
Breui, et nell' Imperfetto due. La onde quando componeuano, ordinauano in tal
maniera le loro cantilene; che nel Modo maggior perfetto numerauano di tre
Lunghe in tre Lunghe; o perfette, ouero imperfette, che fussero; et sotto 'l
Modo maggiore imperfetto, di due Lunghe in due Lunghe. Simigliantemente nel Modo
minor perfetto numerauano di tre Breui in tre Breui, et nell' Imperfetto di due
in due. Onde si può vedere, che quando il Compositore componesse sotto alcuno di
questi Modi, et non numerasse la cantilena secondo il detto numero al modo
detto; si potrebbe veramente dire, che costui fusse poco considerato; et che non
hauesse alcuna cognitione di tal cosa. Poneuano gli Antichi le nominate Pause in
due maniere: imperoche ne poneuano alcune auanti i segni del Tempo, et alcune
dopo. Le prime chiamauano Inditiali solamente: percioche non si numerauano nella
compositione: ma erano poste in cotal luogo per dimostrar solamente il Modo, o
maggiore, o minore che si fusse, sotto 'l quale era composta la cantilena. Le
seconde nominauano Indiciali, et Essentiali: conciosia che non solo seruiuano a
dimostrare il Modo, se fusse maggiore, o minore: ma seruiuano etiandio alla
cantilena; come nel sottoposto essempio si può comprendere.
Haueano etiandio la Prolatione, la quale (oltra che questa
parola voglia dire molte altre cose) diceuano, che era vna quantità di Minime
considerata, oueramente applicata ad vna Semibreue; et la dimostrauano col segno
circolare, ouero semicircolare: onde la faceuano di due sorti: percioche l' vna
nominauano Perfetta, [-270-] et l' altra Imperfetta. Intendeuano la Perfetta,
quando poneuano nella cantilena li mostrati segni puntati in questa maniera;
[Od,Cd] et la Imperfetta, quando erano posti senza li punti; et faceuano valere
la Semibreue tre Minime sotto li due primi puntati, et sotto quelli, che non
erano puntati due. Numerauano poi le cantilene in questa maniera; che quelle che
erano poste sotto la Prolation perfetta, procedeuano, et erano numerate di tre
Minime in tre Minime; et quelle, che erano composte sotto la Imperfetta, di due
in due; et numerauano la cantilena a Lunghe, ouero a Breui, oueramente a
Semibreui: percioche ciascuna Lunga, o Breue, o Semibreue può esser perfetta,
ouero imperfetta. Et perche spesse volte si aggiungeuano insieme questi due
gradi, cio è il Perfetto et lo Imperfetto; però auertiuano in tale congiuntione:
che se 'l Modo maggiore era congiunto col minore, et l' vno, et l' altro fussero
stati Perfetti: allora numerauano la cantilena di tre Lunghe in tre Lunghe
perfette. Ma se 'l Modo fusse stato Minor perfetto, la numerauano con tre Lunghe
imperfette. Et con simili consideratione procedeuano ne gli altri gradi; si come
nel Tempo, et nella Prolatione, perfetti, et imperfetti. Potemo hora vedere, che
per li segni, cioè per il Circolo, et per lo Semicircolo haueano la cognitione
del Tempo perfetto, ouero imperfetto: per le Pause haueano cognitione del Modo,
maggiore, o minore; perfetto, ouero imperfetto, che 'l si fusse; et per li segni
del Tempo puntati, o non puntati la Prolatione perfetta, ouero imperfetta: di
maniera che potemo etiandio vedere, che attribuirono il Modo maggior perfetto
alla Massima di valore di tre lunghe; et a quella di valor di due il Modo
maggiore imperfetto: Similmente alla Lunga di valor di tre Breui attribuirono il
Modo minor perfetto, et a quella di valor di due il Modo minore imperfetto. Il
Tempo perfetto attribuirono alla Breue di valore di tre Semibreui, et l'
imperfetto a quella, che val due. Diedero anco la Prolatione perfetta alla
Semibreue di valor di tre Minime: ma la imperfetta diedero a quella di due.
Soleuano anco gli Antichi tagliare li segni del Tempo in tal maniera, [Odim,Cdim,Oddim,Cddim]
et questo faceuano, quando voleuano, che le figure sottoposte alla perfettione,
et alla imperfettione, et anche all' Alteratione nel Tempo perfetto, et nello
imperfetto, fussero più veloci. Le quali figure (come vederemo) sono cinque
Massima, Lunga, Breue, Semibreue, et Minima. E ben uero, che faceuano le Minime
nere, per farle veloci, di maniera che ne per il tagliare li segni, ne per il
far nere le dette figure, leuauano a loro il nome: ma lo riteneuano tanto,
quanto che tali segni fussero stati interi. Ne per il tagliare de i detti segni
si leuaua la imperfettione, o la perfettione, ne meno l' Alteratione; ma tanto
erano sottoposte a tali accidenti, et passioni, quanto essi segni fussero stati
interi. Al presente hauemo altra ragione della Minima nera, essendo che (come hò
mostrato altroue) è chiamata Semiminima, la qual si diuide in due Chrome, et la
Chroma in due Semichrome. Haueano etiandio sotto 'l segno del Tempo perfetto
tagliato doppia consideratione nel numerare componendo le cantilene: percioche
numerauano a tre a tre, et anco a due a due, cioè di due Breue perfette in due;
oueramente di tre Semibreui in tre: di maniera che 'l numerare delle Semibreui
finiua nel numero Senario: conciosia che se misurauano altramente non
ritrouauano nelle lor cantilene la misura della Breue. Il che parimente
cercaremo anche noi di osseruare, non solo nel Tempo perfetto: ma anco nell'
Imperfetto tagliato; procedendo di due Breui imperfette in due; acciò la
cantilena finisca nel numero Quaternario. Che diremo hora di alcuni Compositori
moderni, i quali non solamente non osseruano la misura del numero Senario, o
Quaternario nelle lor cantilene: ma di più non osseruano il numero Ternario nel
Tempo perfetto, ne meno nell' Imperfetto il Binario; siano tagliati, o non
tagliati; il che veramente è a loro vna gran vergogna: conciosia che vengono a
rompere il Tempo, et la misura, delle quali cose gli Antichi furono osseruatori
molto diligenti; et per tal maniera guastano, et confondeno ogni cosa.
^
LA QUARTA ED ULTIMA PARTE Delle Istituzioni harmoniche DI MAESTRO GIOSEFFO
ZARLINO DA CHIOGGIA.
Che li Modi sono stati nominati da molti diuersamente, et per qual cagione.
Capitolo 2.
ET benche io habbia nominato tali maniere di cantare Modi; sono però stati
alcuni, i quali etiandio li hanno chiamati Harmonie, alcuni Tropi, alcuni Tuoni,
et alcuni Sistemati, ouero Intere costitutioni. Quelli che li chiamarono
Harmonie furono molti, tra i quali fù Platone, Plinio, et Giulio Polluce. E` ben
vero, che 'l Polluce (secondo 'l mio parere) pone differenza tra l' Harmonia, et
il Modo; essendo che piglia l' Harmonia per il concento solamente, che nasce da
i Suoni, o dalle Voci, aggiunte al Numero; et dipoi piglia il Modo per il
composto di Harmonia, di Numero, et di Oratione, che Platone nomina Melodia; et
fà vedere, quanto il Modo sia differente dall' Harmonia. La onde essendo a i
nostri tempi l' vso della Musica molto differente dall' uso di quella de gli
Antichi (come altroue hò mostrato) ne osseruandosi in essa alcuna cosa intorno
al Numero (lassando quelle Harmonie, che si odeno ne i Balli: percioche vengono
necessariamente ad esser congiunti a tal numero) secondo l' opinione di costui
li doueressimo più presto chiamare Harmonie, che Modi: ma ciò si è fatto; perche
questo nome è più commune tra i Musici in simil cosa, che non è Harmonia. Quando
adunque il Polluce li chiama Harmonie, non discorda punto da Platone; intendendo
quel concento, che nasce da i Suoni, o dalle Voci congiunto al Numero: Ma quando
li nomina Modi, allora intende la Melodia, cioè il composto delle nominate tre
cose. Ne douemo prender marauiglia, che vna istessa cosa sia denominata in tante
maniere: percioche non è inconueniente, che vna cosa istessa, quando è
considerata diuersamente, sia anco diuersamente nominata. Però quando Platone,
et gli altri le nomina Harmonie, può nascere, che li ponesse tal nome, per la
concordanza de molti suoni, o voci dissimili tra loro; et dalla congiuntione di
molte consonanze vnite insieme, che si troua tra molte parti, et in vna sola
ancora: Imperoche [Harmonia], secondo 'l parere di Quintiliano, si chiama quella
concordanza, che nasce dalla congiuntione di più cose tra loro dissimili. Et se
alcuni altri li chiamarono Tropi, fù anco ben detto: poi che si mutano, l' vn
nell' altro nel graue, ouero nell' acuto. Onde poi per queste qualità sono tra
loro differenti: essendo che tutte le chorde di vn Modo sono più graui; o più
acute per vno interuallo di Tuono, o di Semituono, delle chorde di quello, che
gli è più vicino. Considerando adunque il passaggio, che fanno l' vno nell'
altro per l' ascendere, o discendere con le chorde di vn' ordine nelle chorde di
vn' altro; erano da loro nominati in tal maniera; quasi che volessero dire,
Voltati dal graue all' acuto, o per il contrario. Ma se noi li considerassimo
secondo l' vso moderno; cioè inquanto alla conuersione delle loro Diatessaron,
lequali si pongono (come vederemo) tallora sotto, et tallora sopra la Diapente
commune; si potrebbeno etiandio chiamare Tropi. La onde parmi, che non fuori di
proposito alcuni dimandarono le due nominate specie; cioè la Diapente, et la
Diatessaron Lati, ouer Membra della Diapason; et essa Diapason Corpo; poi che ne
segue vna tale, et tanta variatione, che fà vno effetto mirabile. De qui venne,
che alcuni chiamarono parte di essi Modi laterali; come sono li Plagali, dall'
uno de i loro lati, che si muta; che è la Diatessaron. Et quelli, che li
nominarono Tuoni, non lo fecero senza ragione, de i quali l' uno fù Tolomeo,
ilqual dice; che forse si chiamarono in cotal modo, dal spacio del Tuono, per
ilquale li tre Modi principali Dorio, Frigio, et Lidio (come dimostra nel
Capitolo 7. et nel 10 del 2 libro dell' Harmonica) sono lontani l' uno dall'
altro: Ancora che alcuni voglino, che siano nominati in tal maniera, da vna
certa soprabondanza d' Interualli; si come dalli Cinque tuoni, che sono in ogni
Diapason, oltra li due Semituoni maggiori: oueramente dall' ultimo suono, o voce
finale di ciascuno (come vogliono alcuni altri) mediante ilquale, cauano vna
Regola di conoscere, et di giudicare dalla ascesa, et dalla discesa delle loro
Modulationi, qual si voglia cantilena, sotto qual Modo sia composta. Ma questa
vltima opinione a me non piace: conciosiache non hà in se alcuna ragione, che
accheti l' intelletto. Sono anco detti Modi da questa parola latina Modus, che
deriua da Questo verbo Modulari, ilquale significa [-299-] Cantare: Parte.
Cantare: ouero sono detti Modi dall' ordine moderato, che si scorge in loro:
Imperoche non è lecito, senza offesa dell' vdito, passare oltra i loro termini;
et di non osseruare la propietà, et natura di ciascuno. Quelli, che li
nominarono Sistemati, ouero Intere costitutioni, tra quali vno è Tolomeo; si
mossero da questa ragione: perche Sistema vuol significare vna congregatione de
voci, o suoni, che contiene in se vna certa ordinata, et intera modulatione,
ouer congiuntione delle consonanze; come sono della Diapente, et della
Diatessaron, et delle altre ancora. Di maniera, che ogni Modo si colloca
interamente in vna delle Sette specie della Diapason, che è la più perfetta di
ogn' altra qual si voglia costitutione.
Del Nome, et del Numero delli Modi. Capitolo 3.
SI come appresso di tutti quelli, che hanno fatto qualche mentione delli Modi,
si vede grande uarietà intorno al loro nome in generale: come hauemo veduto;
cosi anco l' istesso intrauiene intorno ad alcuni nomi particolari; et intorno
al numero loro: Imperoche se noi vorremo hauer riguardo a quello, che scriue
Platone in tal materia, ritrouaremo, che pone sei Modi solamente; chiamando
alcuni di essi harmonie Lidie miste, alcuni Lidie acute, altri Ioniche, et altri
Lidie, senza aggiungerui cosa alcuna. Aggiunge poi a queste la Dorica, et la
Frigia; lodando solamente, et approuando sopra tutte le altre queste due vltime;
come molto vtili ad vna bene istituita Republica. In vn' altro luogo poi
commemora solamente la Dorica, la Ionica, la Frigia, et la Lidia; et cosi tra
queste, par che lodi solamente la Dorica; come più seuera, et migliore di ogn'
altra. Aristosseno ancor lui (come vuole Martiano Capella) pone Quindici modi;
cioè Cinque principali Lidio, Iastio, Eolio, Frigio, et Dorico; con Dieci
collaterali; aggiungendo a ciascun di loro queste due particelle Greche [hyper],
che vuol dire Sopra, et [hypo], che significa Sotto: onde fà nascere due altri
Modi, l' vn de i quali chiama Hiperlidio, et l' altro Hipolidio; et cosi fà de
gli altri per ordine. L' istesso numero con nomi simili pone Cassiodoro nel suo
Compendio di Musica; et scriuendo a Boetio ne pone Cinque; cioè il Dorio, il
Frigio, l' Eolio, l' Iastio, et il Lidio; et dice, che ogni Modo hà l' Alto, et
il Basso; et questi due sono cosi detti per rispetto del mezo; volendo inferire,
che ciascuno delli nominati hà due Modi collaterali; come dimostra dipoi, quando
dice; che la Musica arteficiata è contenuta da Quindici modi; et in ciò è
concorde con Martiano. Ma Euclide, ilquale seguitò anche lui Aristosseno ne pone
Tredeci solamente; ilche fà medesimamente Censorino. La onde si vede due
seguazzi di vno istesso autore, esser molto discordi, et varij nel numero.
Tolomeo, quando ragiona di tal cosa, ne pone Sette, cioè l' Hipodorio, l'
Hipofrigio, l' Hipolidio, il Dorio, il Frigio, il Lidio, et il Mistolidio; alli
quali aggiunge l' Ottauo, chiamandolo Hipermistolidio, detto da Euclide
Hiperfrigio: et questo fece; accio che 'l Sistema massimo, cioè le Quindici
chorde da Proslambanomenos a Netehyperboleon, fussero comprese dalle chorde di
questi Modi. Et quantunque conoscesse molto bene, che oltra di questi sette
Modi, et lo suo aggiunto, se ne ritrouauano molti altri; come si può vedere,
quando commemora l' Iastio, et l' Eolio, nominandoli Harmonie; tuttauia non
volse passare tal numero; forse, perche hauea fatto disegno, di accommodare
(secondo il suo proposito) a ciascun circolo della Sphera celeste vno delli
nominati otto Modi; come si può vedere nel Capitolo 9. del Terzo libro della
Musica; nella maniera, che gli Antichi etiandio haueuano disegnato a ciascuna
Sphera; come mostra Plinio nella Historia naturale. Giulio Polluce si accorda
con Platone nel numero: ma discorda nel nome: percioche pone il Dorico, l'
Ionico, et l' Eolio; et li nomina Prime harmonie, alle quali aggiunge la Frigia,
la Lidia, la Ionica, et vna, che nomina Continoua; come vna di quelle harmonie,
che seruiuano al suono de i Pifferi. Aristide Quintiliano, nel Primo libro della
Musica pone sei Modi, i quali dimanda Tuoni, cioè il Lidio, il Dorio, il Frigio,
l' Iastio, il Mistolidio, et il Sintonolidio, ilquale potemo nominare Lidio
acuto. Ma Gaudentio filosofo, hauendo nel suo Introduttorio fatto mentione del
Mistolidio, del Lidio, del Frigio, del Dorio, dell' Hipolidio, dell' Hipofrigio,
et di quello, che chiama Commune, nominandolo dipoi Locrico, et Hipodorio;
aggiunge ne gli essempi, che pone, l' essempio dell' Eolio, et quello dell'
Hipoeolio. Apuleio oltra costoro pone cinque Modi; l' Eolio, l' Iastio, il
Lidio, il Frigio, et il Dorio. Et Luciano quattro; il Frigio, il Lidio, il
Dorio, et l' Ionico. Lassarò di dire oltra di questi quello, che faccia Boetio;
poi che nel Capitolo 14. et nel 15 del 4 libro non discorda in cosa alcuna dalli
Modi posti da Tolomeo. Et quantunque Plutarco voglia, che li Modi siano Tre
solamente, Dorio, Frigio, et Lidio; tuttauia dice questo, commemorandoli come
principali: perche soggiunge dipoi, che qualunque altro modo dipende, et deriua
da questi. Et ciò disse: imperoche, vide non esserli più di Tre sorti di
Diatessaron; come nel Capitolo 14. della [-300-] Terza parte hò mostrato; dalle
quali nasce la varietà delli Modi. Non mancano quelli (lassando da parte il
raccontare il loro nome, che quasi sono infiniti) che hanno fatto mentione
solamente del Dorio, dell' Eolio, et dell' Ionico; come di quelli, che erano
veramente Modi greci: percioche (come mostra Cicerone) la Gretia era diuisa in
tre parti, cioè nella Doria, nella Eolia, et nella Ionia; come dimostra anche
Plinio nel libro Sesto al Capitolo 2. della sua Historia naturale. Altri hanno
fatto mentione incidentalmente di vna parte di loro; si come Pindaro, che nominò
il Dorio sotto 'l nome della Cetera dorica, et cosi l' Eolio: Et Horatio in
diuersi luoghi nomina l' Ionico, l' Eolio, il Dorio, et il Lidio. Di maniera che
dalla diuersità dell' ordine, dalla varietà del numero, et dalla differenza de i
loro nomi, che si troua in tutti questi autori, non si può cauare altro, che
confusione di mente. Ma siano a qual modo si vogliano collocati, ouero ordinati;
siano anco quanti si voglino, in numero, et habbiano qual nome si voglia, questo
importa poco a noi; bastandone di saper questo per hora; che gli Antichi vsauano
i loro Modi nella maniera, che di sopra hò mostrato; et che considerandoli
secondo l' vso de i Musici moderni, collocati in vna delle Sette specie della
Diapason harmonicamente, ouero arithmeticamente mediata, et diuisa, siano
Dodici: Imperoche in Dodici maniere solamente, et non più, commodamente si
possono diuidere; de i quali Sei sono li principali, et Sei i loro collaterali,
come vederemo; habbiano poi hauuto gli Antichi quanti Modi si vogliano. Da che
veramente nascessi vna tanta discordia tra li Scrittori, si intorno al numero,
come anco intorno al nome, et all' ordine loro, è cosa difficile da giudicare;
se non volessimo dire, che ciò accascasse; perche, ouero che al tempo di alcuno
di loro tutti li Modi non erano ancora conosciuti; o che non facessero mentione
se non di quelli, che li veniuano in proposito a tempo, et luogo commodo. Potemo
adunque da quello, che si detto ricogliere, che li Modi principali appresso gli
Antichi erano Sei. Dorio, Frigio, Lidio, Mistolidio, Eolio, et Ionico. Et se ben
Tolomeo con Apuleio, et molti altri anco chiamano il modo Ionico, modo Iastio,
questo nulla, o poco rileua: imperoche considerandoli l' vno, et l' altro nella
lingua Greca, tanto importa l' vno, quanto l' altro; poi che anco il modo
Mistolidio, da Giulio Polluce è chiamato Locrico, ouer Locrense; et Atheneo
tenne per cosa certa, che l' Hipodorio fusse l' Eolio. Cosa molto difficile è
veramente il volere hauer di ciò chiara, et perfetta cognitione; volendo seguire
l' vso de gli Antichi: percioche questo non si può dimostrare per alcuna via,
per essere il loro vso totalmente spento, che non potemo ritrouar di loro
vestigio alcuno. Ne di ciò si douemo marauigliare; essendo che 'l Tempo consuma
ogni cosa creata: ma più presto si douemo marauigliare di alcuni, che credendosi
porre in vso il genere Chromatico, et l' Enharmonico, gia per tanto, et tanto
spacio di tempo lasciati; non conoscendo di loro maniera, ne vestigio alcuno;
non si accorgono, che non si hà ancora intera cognitione del Diatonico:
percioche veramente non sanno in qual maniera cotali Modi si ponessero in vso,
secondo 'l costume de gli Antichi. La onde credo io, che se bene vorranno
essaminar la cosa, ritrouaranno senza dubbio alcuno, doppo l' hauersi lungo
tempo lambicato il ceruello con molte fatiche, et stenti, che haueranno gettato
via il tempo, più pretioso, che ogn' altra cosa; et esser stati ingannati alla
guisa de gli Alchimisti, intorno il voler ritrouare quello, che mai ritrouar
potranno; quello dico, che chiamano la Quinta essentia.
In qual maniera gli Antichi segnauano le chorde de i loro Modi. Capitolo 8.
QVANDO mi souiene di non hauer mai ritrouato appresso di alcuno autore ne Greco,
ne Latino pur uno essempio, per il quale si possa comprendere, in qual maniera
gli Antichi facessero cantare molte parti insieme; se non il modo, che teneuano
nel scriuere le chorde de i lor Modi, o Cantilene separatamente, et in che
proportione poneuano le voci lontane l' vna dall' altra; più mi confermo nel
credere, che mai non vsassero di far cantare molte parti insieme, se non nel
modo, che hò mostrato nel Capitolo 4. della Seconda; et nel Capitolo 79. della
Terza parte; oltra che è manifesto, che loro non vsauano quelle figure, o
caratteri nelle loro cantilene; ne meno quelle linee, et spacij mostrati nel
Capitolo 2. della Terza parte, i quali vsiamo al presente: Imperoche (si come
dice Boetio) haueano alcune loro Cifere, le quali poneuano sopra le sillabe de i
loro Versi, et da quelle comprendeuano in qual maniera douessero cantare,
mouendo la voce verso il graue, ouero verso l' acuto. E` ben vero, che tali
Cifere poneuano raddoppiate, l' una sopra l' altra; et dice Boetio, che quelle,
che erano le prime poste di sopra, erano le note, o Caratteri della Dittione,
cioè delle Parole; et le seconde poste di sotto, quelle della percussione:
volendo inferire (com' io credo) che le prime dimostrauano le Chorde, et le
seconde il Tempo lungo, o breue: ancora che tal breuità, o lunghezza poteuano
apprendere dalla sillaba posta nel Verso, la quale era, o lunga, o breue. Tali
cifere poi erano l' vna dall' altra differenti: percioche a ciascuna chorda
haueuano segnato vna cifera particolare; di maniera che la cifera di
Proslambanomenos era differente da quella di Hypate hypaton, et dalle altre; et
simigliantemente la cifera di Proslambanomenos del modo Dorio era differente
dalla cifera di Proslambanomenos del modo Frigio, et cosi le altre. Ma tali
cifere sono state lassate da vn canto: imperoche Giouanni Damasceno dottore
santo ritrouò altri caratteri nuoui, li quali accommodò alle cantilene Greche
ecclesiastiche di maniera, che non significano le chorde, come faceuano li
nominati caratteri, o cifere: ma dimostrano l' Interuallo, che si hà da cantare.
La onde ogni interuallo cantabile hà la sua cifera; di maniera, che si come
quella del Tuono è differente da quella del Semituono; et quella della Terza
minore, da quella della maggiore, et cosi le altre, che ascendeno: cosi sono
differenti etiandio quelle cifere di Tuono, di Semituono, et altri che
discendeno, da quelle, che ascendeno; alle quali tutte si aggiungono i loro
tempi, di modo che si può ridurre ogni cantilena sotto cotali caratteri, o
cifere, con maggior breuita, di quello, che facemo adoperando li nostri; come
posso mostrare in molte mie compositioni; et si può accommodare in essa ogn' vno
di quelli accidenti, che concorreno alla sua compositione; sia qual si voglia:
imperoche hò posto ogni diligenza di fare accommodare il tutto, secondo che
torna al proposito. Ma douemo auertire, acciò non si prendesse errore, che se
noi consideraremo le parole di Boetio, poste nel Capitolo 14. et nel 16. del
libro 4. della Musica, le quali trattano della materia delli Modi, potremo
comprendere due cose, dalle quali si scopreno due grandi inconuenienti, secondo
'l mio giuditio: il Primo de i quali è, che non potremo ritrouare alcuna
differenza de interualli più in vn Modo, che in vn' altro: conciosia che vuole,
che tutte le chorde dell' Hipodorio, nella maniera che sono collocate, siano
fatte più acute per vn Tuono; accioche si habbia il modo Hipofrigio: et che le
chorde tutte di questo Modo siano medesimamente fatte acute per vn' altro Tuono,
per hauer quelle della modulatione (come egli dice) dell' Hipolidio. La onde se
tutte queste chorde si faranno più acute per un Semituono, vuole che ne venga 'l
Dorio; et cosi segue dicendo de gli altri Modi. Per il che se in tal maniera si
hà da procedere, per far l' acquisto delli Modi, non so comprendere tra loro
alcuna varietà; se non che, accommodati tutti per ordine in vno istesso
istrumento, l' uno sarà più acuto dell' altro per vn Tuono, ouer per vn
Semituono, procedendo per gli istessi interualli. Ma che differenza, di gratia,
si trouerebbe tra l' uno [-308-] et l' altro Modo, quando nelle chorde graui,
nelle mezane, et nelle acute di vno, si trouasse quelli istessi inter ualli tra
le graui, le mezane, et le acute di vn' altro; se ben fussero più acuti l' un
dell' altro, o più graui per qual si uoglia distanza? essendo che gli interualli,
che fanno la forma de i Modi, sono quelli, che fanno la differenza loro, et non
l' acuto, ouero il graue. Il Secondo è, che dalle parole di Boetio, et dalli
suoi essempi, come male intesi, potremo comprendere, che i Musici moderni
parlando in simil materia molto s' ingannano: percioche credeno, che 'l Quinto
modo moderno sia il Lidio antico, et lo fanno più graue del Settimo, il quale
chiamano Mistolidio, per vn Tuono: essendo che pongono, che questo loro Lidio
sia contenuto tra la Sesta specie della Diapason F et f; et il Mistolidio tra la
settima G et g, i quali sono distanti l' un dall' altro per vn Tuono: nondimeno
Boetio mostra chiaramente, che 'l Lidio antico è distante dal Mistolidio per vn
Semituono; Similmente vuole, che 'l Dorio sia lontano dal Frigio per vn Tuono;
il che vuole anche Tolomeo; et questo dal Lidio per vn' altro Tuono: et pur
vogliono li Moderni, che 'l primo Modo sia il Dorio antico, il Terzo il Frigio,
et il Quinto il Lidio; ilche verrebbe ad essere tutto il contrario di quello,
che costoro tengono: perche 'l Primo è distante dal Terzo per vn Tuono; et
questo dal Quinto per vn Semituono: Di maniera che potemo dire, che sono in
grande errore, quando nominano il primo Dorio, il terzo Frigio, et cosi gli
altri per ordine, secondo che sono posti da Tolomeo, et da Boetio: Imperoche
quando si volessero nominare per tali nomi (quando li Modi moderni fussero
simili in qualche parte a gli Antichi) più presto douerebbeno chiamare l'
Vndecimo Dorio, il Primo Frigio, et Lidio il Terzo, che altramente: essendo che
allora sarebbeno distanti l' vno dall' altro per gli interualli, che pongono
Tolomeo, et Boetio. Questa è stata veramente vna delle cagioni, oltra l' altre (accioche
alcuno non si marauigli) che hà fatto, ch' io non nomini li Modi ne Dorio, ne
Frigio, ne Lidio, o con simili altri nomi: ma Primo, Secondo, Terzo, et gli
altri per ordine: percioche io vedeua, che 'l nominarli in tal maniera non era
ben fatto. Et benche Franchino Gaffuro nella sua Theorica tenga vn' altra
maniera, nel porre li Modi l' vno più acuto, o più graue dell' altro; tuttauia
non pone gli interualli di vno Modo differenti da quelli di vn' altro; ma
solamente pone gli istessi più acuti hora di vn Tuono, hora di un Semituono; et
non varia altramente la modulatione. Questo hò uoluto dire, non gia per parlare
contra alcuno de gli Antichi, ne delli moderni Scrittori, alli quali hò sempre
portato, et portarò somma riuerenza: ma accioche i Lettori siano auertiti, et
considerino bene tal cosa con ogni diligenza, et possino far giuditio, et
conoscere sempre il buono dal tristo, et il vero dal falso, nelle cose della
Musica. Ne credo, che sarebbe grande inconueniente, quando alcuno volesse dire,
che se bene Boetio sia stato dottissimo delle cose speculatiue della Musica; che
poteua essere, che delle cose della prattica non fusse cosi bene intelligente;
il che veramente si può confermare con quello, che si è detto di sopra, et con
quello, che hò mostrato nel capitolo 13. della Terza parte; quando ragiona delle
Quattro specie della Diapente. Ne di ciò hauemo da marauigliarsi: percioche
ciascuno in quanto è Huomo, dalla propia opinione può essere ingannato; ma
ricordiamoci quello, che scriue Horatio nella Epistola dell' Arte Poetica,
quando dice,
Altro modo da dimostrare il Numero delli Dodici Modi. Capitolo 11.
POTEMO anco mostrare, che li Modi ascendino al numero de Dodici per vn' alro
mezo, il quale è la Diuisione della Diapason, hora secondo l' harmonica, et hora
secondo l' arithmetica diuisione. Et acciò non si confondiamo terremo tale
ordine, per osseruare in tutto quello, che osseruano li Moderni; che noi
incominciaremo dalla Quarta specie della Diapason; et dipoi seguitaremo all'
altre per ordine, diuidendole prima nell' harmonica, et dipoi nell' arithmetica
diuisione. Se adunque noi pigliaremo la Quarta specie della Diapason contenuta
tra D et d, et la diuideremo harmonicamente in due parti con la chorda a; non è
dubbio, che nel graue haueremo tra D et a la Prima specie della Diapente; et tra
a et d la Prima della Diatessaron; lequali, come di sopra si è veduto,
costituiscono aggiunte insieme il Primo modo. Per ilche pigliando dipoi la
Quinta specie posta tra E et e, et diuidendola in tal maniera con la chorda [sqb];
haueremo la Diapente E [sqb] Seconda specie, et la Seconda della Diatessaron [sqb]
et e, lequali aggiunte insieme al mostrato modo ne danno il Terzo. Ma pigliando
la Sesta specie F et f, et diuidendola in tal maniera con la chorda c, haueremo
il Quinto modo, ilquale medesimamente nasce dalla congiuntione della Terza
specie della Diapente, et della Terza della Diatessaron, che sono F et c, et c
et f, come si è detto. Presa dipoi la Settima specie della Diapason, contenuta
tra G et g, et diuisa harmonicamente con la chorda d, haueremo la Quarta specie
della Diapente G et d, aggiunta alla Prima specie della Diatessaron d et g, et
il Settimo modo. Dipoi pigliata la Prima specie della Diapason collocata tra a
et aa, diuisa harmonicamente dalla chorda e, haueremo la Prima specie della
Diapente a et e, et la Seconda della Diatessaron e et aa, che insieme aggiunte
ne danno il Nono modo. Lassaremo hora da parte la Seconda specie della Diapason
posta tra [sqb] et [sqb][sqb], percioche non si può mediare harmonicamente, et
pigliaremo la Terza c et cc, et la diuideremo al sopradetto modo con la chorda
g, dalla quale diuisione nascerà la Quarta specie della Diapente c et g, et la
Terza della Diatessaron g et cc, et l' Vndecimo modo; come qui sotto si vede.
Ragionamento particolare intorno al primo modo, della sua Natura delli suoi
Principij, et delle sue Cadenze. Capitolo 18
^
LA PRIMA PARTE Delle istitutioni harmoniche (1589)
LA TERZA PARTE Delle Istitutioni harmoniche (1589)
Della Battuta. Cap. XLIX.
HAVENDOSI più uolte usato queste uoci Battuta, Sincopa. &
Pausa, è ragioneuole, auanti che si uada più oltra, che uediamo quello che sia
ciascuna da per se; accioche non procediamo per termini non conosciuti, i quali
non possono apportare alcuna scienza; Laonde dobbiamo sapere, che i Musici
uedendo, che per la diuersità de i mouimenti, che fanno cantando insieme le
Parti della cantilena, per esser l'un più ueloce, ò più tardo dell' altro, si
poteua generar qualche confusione; ordinarono un certo Segno, dal quale ciascun
Cantante s'hauesse da reggere nel proferir la uoce con misura di tempo ueloce, ò
tardo, secondo che si dimostra con le Figure diuerse cantabili, le quali sono
poste nel Cap. 2. Et s'imaginarono che fusse bene, se cotal segno fusse fatto
con la mano; accioche ogn'uno de i Cantori lo potesse uedere, & fusse regolato
nel suo mouimento alla guisa del Polso humano. Onde dopoi dato tal'ordine,
alcuni de i Musici chiamarono cotal segno Battuta, alcuni altri Tempo sonoro, &
alcuni altri; tra i quali è Agostino dottore Santissimo nel Cap. 10. del Secondo
libro della Musica, lo nominano Plausum; che uiene da Plaudo uoce latina, & uuol
dire il Battimento delle mani. Et ueramente parmi che pensassero bene; percioche
non sò uedere, qual mouimento poteuano ritrouare, che fusse fatto naturalmente;
& potesse dare à loro la regola & proportione, fuori che questo. Percioche se
noi consideraremo le qualità, che si ritrouano in uno & l'altro; cioè, nella
Battuta & nel Polso, che da i Greci è detto SfugmÒj, ritrouaremo tra loro molte
conuenienze; conciosiache essendo il Polso (come lo definisce Galenofootnote> &
Paulo Eginetafootnote) un certo Allargamento & Ristrengimento; ò pur uogliamo
dire Alzamento & Abbassamento del cuore, & delle arterie; uiene ad esser
composto (come uuole Auicenna nel Secondo Fen del Lib. 1.) di due mouimenti, &
di due quiete; dellequali cose similmente la Battuta uiene ad esser composta; &
prima di due mouimenti, che sono la Positione, & la Leuatione, che si fà con la
mano; ne i quali si troua l'Allargamento & il Ristringimento; ouero l'Alzamento
& Abbassamento nominato, che sono due mouimenti contrarij; & dopoi due quiete;
percioche (secondo la mente d'Aristotelefootnote) tra questi mouimenti, come (etiandio
nel Cap. 42. di sopra commemorai) sempre si ritrouano; massimamente perche è
impossibile, che simili mouimenti si possino continuare l'un con l'altro. Et si
come la Medicina chiama il primo mouimento Sustol¾, & il secondo Diastol¾; cosi
la Musica nomina la Positione, ouero il Battere Qšsij, & la Leuatione ”Arsij.
Simigliantemente; si come il Polso si ritroua di due maniere, secondo l'autorità
de i commemorati Prencipi della Medicina; cioè, Equale & Inequale; pigliando
però solamente quella equalità & inequalità, che nasce della uelocità & tardità,
onde si fà il Rhythmo, dal quale nasce molti mouimenti proportionati, contenuti
ne i generi Molteplice, & Superparticolare, oltra gli altri, che si lasciano,
che non sono contenuti sotto cotali generi; cosi la Battuta si ritroua di due
maniere, Equale & Inequale; oue si riduce ogni mouimento proportionato, che si
fà con la uoce. Et questo dico, perche gli Antichi Musici, & i Poeti anco, i
quali già erano riputati una cosa istessa; per un certo loro istinto naturale
diuisero le Voci in due parti, & attribuirono ad alcune il Tempo breue, & ad
alcune il Tempo lungo; & al Tempo lungo applicarono due Tempi breui, & posero
nel primo luogo quelle Sillabe, ò Voci del Tempo breue, che sono di minor
quantità, & nel secondo quelle del lungo, che sono di maggiore; com'è il douere;
essendo che si come la Vnità tra i numeri è inanti il Binario, che contiene due
Vnità; cosi il Temannotpo breue debbe tenere il primo luogo, & il lungo il
secondo. Ma si dè auertire, che considerarono la Battuta in due parti; & tanto
alla prima, quanto alla seconda attribuirono la misura del Tempo breue, ò lungo;
come li tornaua più commodo. E' ben uero che i Moderni applicarono primieramente
alla Battura hora la Breue, & hora la Semibreue imperfette; facendole equali al
tempo del Polso distinto in due mouimenti equali; onde cotale Battuta si può
ueramente chiamare Equale; conciosia che tra la Positione & la Leuatione si
ritroua la proportione d'Equalità; essendo che tanto alla Positione, quanto alla
Leuatione si attribuisce il Tempo lungo, oueramente il breue. Dopoi le
applicarono hora la Breue con la Semibreue, & hora la Semibreue con la Minima, &
la diuisero in due mouimenti inequali, applicando alla Positione il Tempo lungo,
& alla Leuatione il breue, ponendole in Dupla proportione. Et perche tra la
Positione & la Leuatione casca la proportione d'Inequalità, però cotal Battuta
si può con uerità chiamare Inequale. Hauendo dopoi essi Musici cotal rispetto,
quando intendeuano la Battuta equale, segnauano le lor Cantilene nel principio
col Circolo, ò Semicircolo intieri; ouer da una linea in due parti tagliati; &
quando intendeuano l'Inequale aggiungeuano à cotali segni, ò cifere il Punto;
come in questi essempi si uede.
Et s'alle uolte uoleuano segnare la Battuta inequale, con i
segni del Tempo non puntati; poneuano dopo il Segno del Tempo la cifera del
Ternario sopra quella del Binario in cotal modo 3/2. & cotali Cifere nominauano
della Sesquialtera, & forse non senza ragione; percioche (secondo la dottrina
del loro Genere Quantitatiuo) si possono considerare in quattro maniere; Prima,
quando sono poste nel principio de tutte le parti della Cantilena; & allora si
usa la Battuta inequale; Seconda, quando sono collocate medesimamente nel
principio, ma non in tutte le parti; onde ciascuna parte si uiene à regolar
sotto la Battuta equale; Terza, quando sono poste nel mezo della cantilena in
ciascuna parte, & si usa medesimamente la Battuta inequale; & Quarta, quando
sono poste nel mezo d'alcuna parte solamente, & le parti si uengono à regolare
similmente dalla Battuta equale. Onde cotali Cifere possono significar due cose;
prima (com'è opinione de i Moderni) c'hauendo rispetto al Segno del tempo; si
uiene à porre la Misura inequale contra la equale; cioè, tre tempi lunghi, ò
breui contra due; dopoi significano, che nella Battuta intera sono contenuti Tre
tempi lunghi, ò breui che siano, de i quali due si pongono nella Positione, &
uno nella Leuatione; massimamente quando non ui concorrono altre cifere
numerali, che denotino alcuna proportione nelle figure, ò note della cantilena;
come gia faceuano alcuni Musici; ilperche per tal modo ueniuano à uariar la
Prolatione, ouer Pronuncia delle figure; la qual segue senz'alcun dubio i segni;
onde intesa la Battuta in questa maniera, leua molte difficultà, che possono
occorrere à i Compositori, & à i Cantori. Potiamo hora ueder da quel che si è
detto, che la Battuta non è altro, che un Segno fatto dal Musico equalmente,
ouero inequalmente, secondo alcuna proportione, con la Positione & con la
Leuatione della mano, à simiglianza del Polso humano. Essendo adunque la Battuta
di due sorti; com'habbiamo ueduto; tanto il Musico quanto il Poeta potranno in
esse accommodar la Misura del tempo di ciascun piede del Verso. Imperoche nella
Equale potranno accommodare il Pyrrhichio, ch'è un Piede composto de due sillabe
breui, le quali i Poeti sogliono segnare con tali cifere [breve][breve]; onde i
Musici sogliono porre i loro Tempi, che sono due tempi breui con due figure
equali; come sono due minime, ouer due altre simili; conciosia che 'l Poeta
considera solamente la Sillaba s'è Lunga; laqual segna con questa cifra i. ouero
se è Breue, notandola con quest'altra [breve]. & il Musico considera 'l Tempo
lungo, ò breue, & lo segna con una delle Otto figure cantabili; come li torna
più commodo. Potranno anco accomannotmodar lo Spondeo, che segnano con queste
due ii. che dinotano due sillabe lunghe, con due Semibreui, che significano due
tempi lunghi, de i quali è composto; & il Dattilo, il quale contiene una sillaba
lunga & due breui, ouer un tempo lungo & due breui, in cotal modo
i[breve][breve], ouer con una Semibreue & due Minime. Similmente potranno
accommodar l'Anapesto in questo modo [breve][breve]i. oueramente con due Minime,
& una Semibreue; perche contiene due sillabe breui & una lunga; ouer due tempi
breui & uno lungo; & in tal guisa lo Proceleumatico
[breve][breve][breve][breve]. con quattro Minime; conciosia che tutti questi
piedi sono contenuti sotto una proportione equale; com'è noto à tutti gli
Intelligenti. Sotto l'Inequale poi si può accommodar lo Iambo [breve]i. con una
Minima & una Semibreue; percioche è composto d'una sillaba breue, & d'una lunga;
ouer d'un tempo breue & di un lungo. Cosi anco si potrà accommodare il Trocheo
i[breve]. con una Semibreue & una Minima; perche contiene una sillaba lunga, &
una breue, che contengono un tempo lungo, & un tempo breue. In cotal modo si
potrà accommodar lo Tribracho [breve][breve][breve]. con tre Minime; cosi lo
Ionico maggiore ii[breve][breve]. lo minore [breve][breve]ii. il Choriambo
i[breve][breve]i. l'Antispasto [breve]ii[breve]. & molti altri piedi, hora sotto
l'una, & hora sotto l'altra Battuta; ancorache ciascuno de i Nominati sotto la
Battuta inequale, etiandio sotto la equale accommodar si possino. Et non pur
questi, ma tutti gli altri Piedi ancora; siano di che quantità si uogliano, per
molti che ue ne siano, di due fino à Sei sillabe, i quali arriuano al numero di
Cento & uenti quattro. Ma quelli, ch'io di sopra hò nominato si potranno
conoscere esser compresi in questi tre Versi.
Giouane (cominciò gridando forte) Noi salirem'al nobile
Castello. Passo
Imperoche il Pyrrhichio si troua tra questi due tempi, ò
sillabe breui [breve][breve], uane; lo Spondeo tra queste due tempi lunghi, ò
sillabe ii, sù co; il Dattilo i[breve][breve], Giouane; l'Anapesto
[breve][breve]i, cominciò; lo Procelesmatico [breve][breve][breve][breve], uane
comin; lo Ionico maggiore ii[breve][breve], sù come fan; lo minore
[breve][breve]ii, so la sù co; il Coriambo i[breve][breve]i, noi salirem'; l'Antispasto
[breve]ii[breve], la sù come; lo Iambo [breve]i, gridan; & lo Tribracho
[breve][breve][breve], bile ca; i quali piedi (com'hò detto) tutti si possono
ridurre anco sotto la Battuta equale. Ma di questo leggasi il Cap. 13. del Lib.
8. De i Sopplimenti, acciò non si prenda errore. Et perch'è costume de i Musici,
di porre il più delle uolte nella Battuta equale una Breue imperfetta, la quale
contenga due Tempi lunghi, & nella inequale una Breue perfetta, che ne contenga
tre; però ci contentaremo al presente di queste due; percioche ciascun'altra
Battuta, che l'Huomo si potesse imaginare, si potrà sempre ridurre à queste; la
prima delle quali si potrà veramente chiamar battuta Spondaica, & la seconda
Trochaica. Et s'alcuno prendesse di ciò marauiglia, com'io introducessi cosa
nuoua, legga Boetio nel proemio della Musica, oue ritrouerà, che Pitagora
volendo ritrahere un giouine Taurominitano dalla furia alla quiete, commandò che
'l Musico douesse cantar lo Spondeo; il quale ueramente s'vdiua, come etiandio
si ode à i nostri giorni ne i Balli, che dimandano annotPasso è mezo, & Padoane;
& in quelli, che nominano Balletti, udimo la Battuta del Trocheo. Dobbiamo oltra
di ciò auertire, accioche alcuno non si marauigli, che essendo necessario,
ch'ogni Compositione incomincia & finisca ancora nella Positione della mano;
cioè, nel principio della Battuta; di sopra hò detto, che lo Iambo si può
accommodare sotto la Battuta inequale, pur che la Cantilena uenghi à terminar
sccondo 'l costume de i Musici moderni. Ma questo sia detto à bastanza intorno
alla Battuta.
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DIMOSTRATIONI HARMONICHE
RAGIONAMENTO SECONDO
DEFINITIONE
X
La Diatessaron è consonanza, che hà la
sua uera forma dalla proportione Sesquiterza.
INTESA questa definitione, disse M. Adriano; Se la Diapente è la parte maggiore
della Diapason; non è dubio, che la Diatessaron farà la sua parte minore; poi
ch'aggiunte queste due parti insieme, fanno di punto la Diapason. Et mi ricordo,
che heri dimostrate, che l'Interuallo Duplo nasce dalla congiuntione de i due
primi maggiori Superparticolari; Onde se la Diapente è contenuta dalla
Sesquialtera, & la Diatessaron dalla Sesquiterza; non è dubio, che diuisa la
Diapason in queste due parti; per il conuerso della detta proposta; elle non
siano le sue parti maggiori; come sono ancora maggiori d'ogn'altra
Superparticolare le loro proportioni. Voi l'intendete benissimo, Messere
risposi; perche è cosi in fatto. Aggiungete anco disse M. Claudio; che se poste
insieme, come dimostra la Decimaottaua, fanno la Proportionalità harmonica, che
queste due parti nascono dalla diuisione di essa Diapason, fatta per la istessa
Proportionalità. Qui non può nascer difficultà alcuna; gli dissi. Il perche il
Signor Desiderio soggiunse; in fatto hauete ragione à dire, che la Diatessaron
sia consonanza; & hanno il torto tutti quei Prattici, che la pongono nel numero
delle Dissonanze; ma sono da iscusare in questo, che non sanno quel, che si
facciano. Questi c'hanno questa opinione; disse M. Adriano; sono in errore. Et
mi ricordo, ch' inanzi de noi quei buoni Antichi Giosquino, il suo Maestro Gio.
Ochegen; Gascogne, & il mio precettore Gio. Motone in molti luoghi delle loro
compositioni l'hanno posta nella parte graue, senz'aggiungerle altro Interuallo.
Messere; gli risposi; Se la Diatessaron fusse dissonanza, non la porreste ne i
uostri Contrapunti, nel modo che la ponete, sopra la Diapente, ò sopra il Ditono,
ò lo Semiditono; ne anco questo farebbono gli altri compositori. Ne anco;
soggiunse il Merulo; si potrebbe accordar col mezo di questo Interuallo alcuna
sorte d'Istrumenti, se non fusse consonante; tuttauia se n'accordano de molte
sorti; come sono Organi, Viuole, Leuti, Lire & altri simili, tanto bene; come si
fà col mezo della Diapente & della Diapason. Ascoltate di gratia, dissi, ch'io
ui uoglio dire una ragione; la quale hor'hora mi souiene; alla quale non si può
con ragione contradire. Ditela di gratia, soggiunse M. Adriano. Ascoltate,
adunque Messere, risposi; & uoglio che oltra quello, ch'à questo proposito hò
detto nelle Istitutioni; habbiate questa per una Massima; che Quando si muta
alcuno de gli estremi di qual si uogla Interuallo, sia consonante, ò dissonante;
facendolo d'acuto graue; ò per il contrario di graue acuto per una Diapason, si
hà uno corrispondente Interuallo nell'acuto, ò nel graue, il quale è della
istessa natura del primo. Et accioche m'intendiate, ui uoglio parlare
pratticamente. Poniamo, che sia quell'Interuallo, che noi chiamiamo Seconda;
Questo (come è noto à ciascheduno) è Interuallo dissonantissimo; però se
trasportaremo il suo estremo graue nell'acuto, ouer'il suo acuto uerso 'l graue,
per una Ottaua; rimanendo gli altri termini à i loro luoghi; non è dubio, che
haueremo un'Interuallo à lui corrispondente, nella parte acuta, ouer nella parte
graue, che sarà dell'istessa natura di essa Seconda, & sarà una Settima; la
quale ciascheduno di uoi conosce essere dissonante. Il che ancora auerrà facendo
'l contrario; cioè, quando si trasporterà l'estremo acuto dalla Settima uerso il
graue; ouer l'estremo suo graue uerso l'acuto; percioche ne nascerà la Seconda
nominata. Onde non si può negare, che l'uno & l'altro de questi due Interualli
sia d' una istessa natura, & siano comprese sotto un'istesso Genere di
Dissonanza. Questo istesso auerrà nella Semidiapente, che trasportato il suo
estremo acuto uerso 'l graue, ouer l'estremo graue uerso l'acuto, uerrà il
Tritono; & trasportati in cotal maniera gli estremi di esso Tritono; nascerà la
Semidiapente; de i quali Interualli l'uno & l'altro sono contenuti sotto questo
genere di Falso interuallo. In fatto è cosi; disse il Viola; ma non uedo, doue
uogliate arriuare. Andrà poco lontano la cosa, risposi; che lo uederete. Dico
ancora; che se di nuouo pigliaremo una Terza, la quale sapete, ch'è posta nel
numero delle Consonanze imperfette; & faremo il simile, trasportando in acuto il
suo estremo graue per una Ottaua; oueramente ponendo il suo estremo acuto nel
graue, per un simile Interuallo; subito ne uerrà la Sesta, la quale etiandio è
connumerata tra le Consonanze imperfette. Il che auerrebbe anco, trasportando
all'istesso modo gli estremi di questa; percioche ne risultarebbe la Terza; cosa
che ueramente non si può da niun sano di giudicio negare. La onde, se usando
simili modi, di trasportare i detti termini, si uede; ch'una Dissonante ne
produce un'altra; come fa anco il Falso interuallo; & una Consonanza imperfetta
ce ne da un'altra simile di genere, ò specie; che maggior priuileggio in questo
debbono hauer le Dissonanze, i Falsi interualli & le Consonanze imperfette;
delle perfette Consonanze? Niuna certamente; percioche non ui è maggior ragione
delle prime, che di queste ultime. Diremo adunque con l'istessa ragione, che se
'l si riporterà l'estremo graue d'una Quinta uerso l'acuto per una Ottaua;
oueramente l'estremo acuto uerso il graue per un simile interuallo; quello, che
uerrà sarà una Quarta, la quale, per le ragioni addotte nelle Dissonanze, ne i
Falsi Interualli & nelle Consonanze imperfette, dico esser della natura della
Quinta, & esser sottoposta ad un'istesso genere, ò specie di Consonanza. Et si
come la Quinta per diuersi rispetti è detta Consonanza perfetta; cosi ancora,
per quelli istessi, la Quarta è detta Consonanza perfetta. Percioche ancora
riportando gli estremi della Quarta nell'acuto & nel graue, come facemmo quelli
della Quinta; nasce al medesimo modo essa Quinta; Onde siamo sforzati uolendo, o
non uolendo, dire; che se la Quarta è dissonante, che dissonante sia all'istesso
modo la Quinta; ouero che se questa è consonante, che anco quella sia di tale
natura. Ilche non credo che sia negato da Huomini di sano intelletto. Disse
allora M. Adriano, Questa ragione è ben ueramente noua, & è una delle belle, che
si possa addurre in confirmatione delle uostre ragioni. E quando non imparassi
mai altro hoggi di questo, me ne contento assai. Spero di dirui dell'altre cose
Messere, diss'io; che ui piaceranno, però state allegro. Replicò anco il Viola
in questo modo, Io dirò M. Gioseffo, che la ragione della Seconda & della
Settima uà bene; percioche sono tutte due dissonanti; simigliantemente quella
della Terza con la Sesta & delli due Falsi interualli, che hauete nominato: ma
quella della Quinta con la Quarta mi par differente. Et ciò dico; accio che
sopra di questo diciate qualche cosa; essendo che tra le parti de i Contrapunti
senz'alcuna differenza si pone la Terza & la Sesta per buone consonanze, che
fanno buono effetto; ma non auiene cosi della Quarta. A questo risposi & dissi,
La differenza, che si troua tra la Quinta & la Quarta consonanza della prima
maniera, è quasi l'istessa, che si troua tra la Terza consonanza della prima, &
la Sesta consonanza della seconda; Imperoche si come la Sesta per sua natura non
è molto consonante, & è men buona della Terza; massimamente della maggiore; come
si uede, che non la lasciate ne i Contrapunti dimorare in un luogo per molto
tempo, perche offende il senso; ne mai date fine ad una uostra cantilena per il
detto Interuallo; ma si ben per Ottaua & per Quinta; cosi la Quarta, comparata
alla Quinta, non è molto consonante, & è men buona di essa Quinta; come anco
essa Quinta è men buona della Ottaua, la quale più d'ogn'altra perfettamente
consona. La onde dico la Diatessaron esser Consonanza & perfetta; ma non però
dico, che ella sia tanto consonante & tanto perfetta, com'è la Diapente; ne meno
com'è la Diapason; come etiandio dico l'Hexachordo (per ritornar ne i nostri
termini primi) esser consonante; ma non di quell' istessa & propria natura, ch'è
il Ditono, ò lo Semiditono; percioche secondo che nell' altre cose si ritrouano
gradi tra loro; cosi ancora ui sono i suoi gradi tra le consonanze, & gli
interualli dissonanti; ma questo ui basti. Io resto benissimo satisfatto;
rispose il Viola. Onde il Sig. Desiderio soggiunse subito; Questo è stato un
ragionamento molto utile; & credo che non si ritrouerà più alcuno, dopo c'haueranno
inteso queste ragioni, che uoglia dire, che la Diatessaron sia dissonante. Noua
& bella ragione è stata ueramente; aggiunse M. Claudio; onde dobbiamo desiderar
che 'l si uada più oltra; acciò intendiamo di nouo qualch'altra cosa. Notate,
adunque soggiunsi; che della Diapente harmonicamente diuisa, si fanno due parti,
come son per dimostrarui; l'una delle quali si chiama Ditono, che è la maggiore;
l'altra, ch'è la minore, è nominata Semiditono; & la definitione della prima
sarà di questa maniera.
SUPPLEMENTI MUSICALI
DE I SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M.
GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI
VENETIA;
In qual modo i nomi de i Suoni si pigliano, tanto per la loro Positione, quanto
per la loro Facoltà ò possanza. Cap. II
ET perche habbiamo ueduto nel Cap. 4 del 2. Lib. come gli Antichi ordinassero i
Suoni ò Chorde ne i loro Istrumenti, & come denominassero ciascuna di esse,
diuidendole in quattro Tetrachordi; però, per maggiore intelligentia di quello,
che si è detto, diremo hora, che Tolomeo hauendo assegnato nel Cap. 3. del 2.
lib. de gli harmonici, le Specie delle prime Consonanze, che sono la Diatessaron,
la Diapente; & nel sequente mostrato la Diapason esser Complessione ò
Costitutione perfetta; nel Quinto dimostra, in qual maniera si pigliano le
Denominationi di essi Suoni, parte dalla Positione, & parte dalla lor Facoltà ò
Possanza, che la uogliamo dire: onde dice prima; ch'essendo la Disdiapason
costitutione ueramente de Quindeci chorde, elle sono in tal maniera numerate &
chiamate; che essendo una di esse fatta commune della più graue & della più
acuta delle due Diapason, in essa Disdia pason contenute, uiene à esser la
Mezana de tutte loro; dellaquale alcune fiate (secondo diuersi rispetti) diciamo
un Sito ò Positione, ouero una Specie essere semplicemente più acuta ò più graue
d'un'altra: laonde per tal ragione, dice chiamarsi cotal chorda dal Sito ò
Positione Mese, cioè, Mezana; percioche è collocata nel mezo di esse due
Diapason poste insieme; & quella ch'è ueramente di tutte l'altre grauissima,
chiamarsi Proslambanomenos & Netehyperboleon l'acutissima. Quelle chorde poi,
che seguono la Proslambanomenos & uanno uerso l'acuto fin'à Mese, gli Antichi
nominarono con questi nomi, Hypate hypaton, Parhypate hypaton, Lychanos hypaton,
Hypate meson, Parhypate meson, & Lychanos meson. Simigliantemente dopo la Mese
fin'alla Netehyperboleon, le seguenti chorde, pur uerso l'acuto, nominarono
Paramese, Tritediezeugmenon, Paranetediezeugmenon, Netediezeugmenon,
Tritehyperboleon, & Paranetehyperboleon. Ma alcuna fiata, dall'istessa facoltà,
per laquale essi Suoni ad un certo modo par, che si riferiscano l'un all'altro,
pigliano anco la denominatione, ouero perche erano soliti d'accommodar le
facoltà della Disdiapason appresso il Systema ò Costitutione immutabile, come
diceuano; hauendoli prima ordinati, accioche usando il nome commune della
facoltà & delle positioni, nell'istessa costitutione potessero anco trasferir
quelle, & riportarle ò commutarle; essendoche quando si pigliauano l'un de due
Tuoni inclusi nella Disdiapason della Mese ò Mezana, cosi chiamata dalla
positione, appresso l'una & l'altra parte di essa, prima si poteuano porre due
Tetrachordi congiunti à i Quattro, che sono in tutta la Costitutione, & dopoi
un'altro Tuono si potea dar all'altro & grauissimo de gli Interualli: Onde
chiamauano anco Mese la più graue uoce della più acuta Disgiuntione, per la
facoltà dell'istessa costitutione & dall'ordine; & Paramese, la uoce più acuta.
Ma la Proslambanomenos & la Netehyperboleon nominauano Grauissima della più
graue, & Hypate hypaton Acutissima della più acuta Disgiuntione. Dopoi diceuano
Hypate meson à quella chorda ò uoce, ch'era commune à i due più graui &
congiunti Tetrachordi, collocati nella più graue Disgiuntione; &
Netediezeugmenon chiamauano quella Voce, ch'era commune à i due Tetrachordi più
graui congiunti, dopo la più acuta Disgiuntione; & anco chiamauano Parhypate
hypaton quella, che teneua il secondo luogo nel grauissimo Tetrachordo, dopo la
più graue Disgiuntione; & la Lychanos la terza; Parhypate meson quella, che dopo
il grauissimo Tetrachordo teneua il secondo luogo, che andaua auanti la
grauissima Disgiuntione del Tetrachordo; & Lychanos meson la terza. Dopo queste,
quella ch'era posta seconda dopo il grauissimo Tetrachordo, dopo la più acuta
Disgiuntione, nominarono Tritediezeugmenon, & Paranetediezeugmenon, la terza. Ma
Tritehyperboleon diceuano esser quella seconda, ch'era contenuta dal Tetrachordo
grauissimo auanti la più graue Disgiuntione, & Paranetehyperboleon, la terza. Et
di queste significationi; cioè, delle Denominationi delle Facoltà, erano
chiamati propriamente Immobili ò Stabili nelle mutationi de i Generi, queste
chorde ò Suoni solamente, la Proslambanomenos, tutte le Hypate, la Mese, la
Paramese, & tutte le Nete. Dice nondimeno Tolomeo, che la chorda Netehyperboleon
è una istessa con la Proslambanomenos; gli altri Suoni poi, perche si mutano,
ragioneuolmente Mobili & Vaghi erano chiamati: percioche essendo riportate le
facultà loro secondo l'istessa positione, non più quadrauano ne i luoghi de i
termini Stabili & Mobili. Ma in qual maniera gli Antichi figurassero cotali
Suoni con diuersi Caratteri, ò Figure in tutte le positioni per tutti i modi ò
Tuoni;
Ordine, ò Positioni, & Nomi delle Chorde.
Facultadi, Allequali corrispondono. Nete hyperboleon. Vltima delle ecellenti. aa.
Paranete hyperboleon. Penultima delle eccellenti. g. Trite hyperboleon. Terza
delle ecellenti. f. Netediezeugmenon. Vltima delle disgiunte. e.
Paranetediezeugmenon. Penultima delle disgiunte. d. Tritediezeugmenon. Terza
delle disgiunte. c. Paramese. Quasi mezana. e. Mese. Mezana. a. Lychanos meson.
Indice delle mezane. G. Parhypate meson. Quasi suprema delle mezane. F. Hypate
meson. Suprema delle mezane. E. Lychanos hypaton. Indice delle supreme. D.
Parhypate hypaton. Quasi suprema delle supreme. C. Hypate hypaton. Suprema delle
supreme. [mus.Brot]. Proslambanomenos. Acquistata, ò Pigliata. a.
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