Durante il giorno di
ferragosto ad Acigliano, una frazione del comune di Mercato S.
Severino, la vita dell’antico borgo è allietata da un’importante
manifestazione denominata “Festa do ciucce e fuoche”, un evento
dal forte contenuto simbolico e di grande coinvolgimento popolare.
La manifestazione che chiude la festa di S. Magno, consiste nel
trascinare lungo il corso del paese un asino di cartapesta bardato
di fuochi d’artificio. L’animale è cavalcato da uno o più
personaggi, sempre di cartapesta, che cambiano identità di anno in
anno, impersonando sempre personaggi celebri del momento.
La sera di ferragosto il Ciuccio viene esposto in piazza
all’attenzione dei curiosi e dei turisti e a mezzanotte prende il
via la sfilata. Il ciuccio, assicurato ad una base provvista di
ruote, corre agevolmente sull’asfalto trascinato da due uomini,
mentre un corteo di ragazzini insegue festante il corteo. |
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Durante il tragitto l’animale è illuminato da bengala accesi lungo
il corpo; il percorso, limitato a qualche centinaio di metri, si
conclude quando i fuochi d’artificio si sono del tutto spenti.
Si tramanda che in passato esistesse una fiera rivalità tra
Acigliano e Pandola e che tale rivalità sia alla base del famoso
“ciuccio di fuoco”. Si racconta, infatti, che molti anni addietro
alcuni mercanti di animali provenienti dall’avellinese, nel
condurre degli asini sulla piazza di S. Severino, si videro
morire, per motivi ignoti, una delle bestie nei pressi di
Acigliano. La presenza del cadavere fece balenare negli
aciglianesi l’idea di farsi beffa dei nemici pandolesi; legata una
corda al collo dello sventurato animale lo trascinarono fino alle
prime case di Pandola dove l’abbandonarono in disprezzo degli
odiati vicini. |