8.25. L'ARTE POPOLARE CILENTANA

Questi ultimi tempi sono stati caratterizzati da una ricerca spasmodica non solo di opere d’arte o di pezzi di antiquariato ma anche di prodotti artigianali di qualità.
Anche nelle piccole comunità del Cilento si è cominciato ad apprezzare, ora che il meglio è stato distrutto o svenduto, il valore degli oggetti antichi come segno di quell’identità perduta.
Per fortuna, del diffuso atteggiamento di non cultura, non sono rimasti vittima i pochi artisti-artigiani che hanno continuato a coltivare in silenzio la loro passione e che hanno conservato la genuinità e l’autenticità culturale antica.
Brevemente vogliamo qui segnalare alcuni di costoro che, pur non possedendo la tecnica e la cultura dell’artista, hanno saputo esprimere con la pittura, col legno, con la pietra o con l’argilla i motivi universali della vita umana.

8.25.1. L’intaglio del legno

Un notevole contributo culturale all’arte popolare cilentana l’ha dato certamente Francesco Coccaro di Sacco con la sua produzione artistica di legno intagliato. Le sue opere, che rappresentano scene profondamente umane, propongono a cicli i momenti salienti della vita dell’uomo: dagli episodi biblici alle scoperte scientifiche, dagli uomini illustri alle favole di Esopo, dai personaggi della mitologia ai temi della cristianità a lui particolarmente cari.
Francesco Coccaro ha dato una lezione di amore verso il suo paese natale, lavorando gratuitamente per la chiesa parrocchiale di S. Silvestro ove, oltre alle varie cornici e nicchie per le statue dei santi, nel 1959 intagliò il battistero e nel 1976 l’altare maggiore.
Il suo museo, in cui è riuscito a raccogliere gran parte della sua produzione artistica, è testimone di una vita dedicata a sublimare il suo lavoro di ebanista.

Figura 8. 105. Figura 8. 106.

8.25.2. L’intaglio della pietra

Carmine Astore di Orria, nella difficile arte di intagliare la pietra locale (l’arenaria cilentana), ha fatto emergere, con le sue raffigurazioni che rievocano il passato, intriso di memorie e di immagini simboliche, la cultura dei miti popolari nel Cilento.
Le sue opere, che rappresentano in maniera stilizzata e ideale il mondo umano e animale, si ispirano al mondo dei racconti popolari ascoltati da bambino, personalizzati da una sensibilità artistica originalissima ed espresse col paziente lavoro della scalfitura.
La sua produzione, tra cui spiccano la “Sposa a cavallo”, la “Madre e figlio” e le sirene dalle sembianze di persone a lui care, è purtroppo quasi del tutto dispersa, nonostante il tentativo di sensibilizzazione rivolto dagli ambienti culturali all’autorità locale affinché raccogliessero quelle sculture per renderle fruibili a tutti.

8.25.3. La rappresentazione della civiltà contadina

Michele del Verme di Prignano Cilento, appassionato studioso di storia locale e profondo conoscitore della realtà socio-culturale del luogo, ha dedicato gran parte della sua vita a ritrarre la vita contadina, riproducendo su tela i diversi momenti della vita rurale.
Nelle sue opere, che ritraggono la mietitura, la vendemmia, la raccolta e la lavorazione delle ulive, la trebbiatura, la celebrazione di una festa, ecc., la pittura è semplice, realistica e ricca di particolari, ma riesce a comunicare con facilità l’essenzialità del messaggio.
La sua produzione artistica è esposta in una mostra permanente di pittura sulla civiltà contadina cilentana a disposizione dei suoi compaesani, delle scuole e dei turisti a testimoniare così un’identità che sembrava perduta.

8.25.4. L’arte di intrecciare i vimini

Giuseppe Ferro, che trascorre gran parte del tempo libero in una piccolissima bottega a Galdo Cilento, è conosciuto in tutta la provincia per la sua straordinaria abilità nel ricavare dal legno di castagno oggetti di ornamento. I rami di castagno, opportunamente trattati col calore di un forno, divengono fra le sue mani dei vimini sottilissimi che prendono le forme frutto della sua fantasia: abat-jour, portagioie, canestri, borsette anche di piccolissime dimensioni. A differenza di altri che usano canne, salici o altri tipi di vimini, Giuseppe Ferro è l’unico ad usare il legno; le locali manifestazioni culturali e sagre sembra non possono fare a meno della sua presenza, tanto i suoi piccoli capolavori attirano.

Figura 8. 107. Un intrecciatore di vimini

 

8.25.5. L’architettura rurale antica

Domenico di Marco, un giovane artigiano della pietra di Agnone Cilento, esprime la sua passione nel costruire in miniatura, con pietre e calce, e curati nei minimi particolari per renderli il più possibile simili agli originali, ponti, case rurali, edicole e case gentilizie.
Il suo modo di concepire il rapporto terra-territorio è un duro monito per gli architetti del luogo che hanno ignorato lo stile di un certo tipo di costruzione rurale e hanno trasformato, con i loro progetti innovativi, la forma più naturale di questo territorio.
Lo sguardo al passato, la coscienza di inserirsi in un territorio senza violentarlo, la rivalutazione culturale e strutturale delle forme autentiche della nostra civiltà rurale, sono elementi che oggi più che mai vengono ripresi e reinseriti nel nuovo paesaggio che il Cilento si appresta a costruire col suo Parco Nazionale.

8.25.6. I mosaici di ciottoli

Guerino Calzerano di Castelnuovo Cilento, che ha dedicato gran parte della sua vita a rivestire con mosaici di ciottoli le pareti interne ed esterne delle case, e i muri delle vie e dei vicoletti del paese, ha lasciato un’impronta artistica non indifferente nel territorio cilentano. Egli ha voluto rendere, con le sue opere, solennità e bellezza ad alcuni angoli del suo paese, quasi a voler allontanare dalla memoria le brutture del mondo che ha conosciuto durante le sue mille peregrinazioni.

8.25.7. I muocci del presepe

A Pollica, la professoressa Lina Pinto si è imposta all’attenzione dei cultori dell’arte per come riesce a modellare i personaggi del presepe. La tecnica compositiva è simile a quella utilizzata dai maestri pastorai napoletani: testa, mani e piedi di creta e il corpo di stoffa e paglia rivestito con abiti finemente modellati e ricamati che riproducono gli antichi costumi cilentani. I personaggi così ottenuti vengono utilizzati per il presepe a Natale e poi esposti a Pollica nel mese di agosto durante la festa paesana.

8.25.8. L’intarsio del legno

Michele Benvenga, di Sassano, inizia giovanissimo a manifestare la passione per l’arte, soprattutto per il disegno, l’intaglio e l’intarsio del legno. L’amore per il legno è di antica tradizione familiare. È infatti vivo in Benvenga, il ricordo del padre falegname, da cui eredita la conoscenza dei materiali e le tecniche di lavorazione che perfeziona negli anni grazie a continui studi e ricerche, tecniche che esaltano la plasticità dei materiali; la delicatezza delle linee e la dolcezza nelle forme sono prerogative innate in Michele Benvenga che con la sua arte è conosciuto in diverse regioni d’Italia. Una sua recente opera in massello di noce ed ulivo ha arricchito la chiesa ortodossa di Santa Maria Assunta nel paese di Cività (CS), un’opera che i civitari possono ammirare e mostrare con orgoglio.
Il profumo del legno che si respira nella sua bottega, come già in quella paterna, è l’ossigeno indispensabile alla sua esistenza, l’unica ragione della sua vita.