1.16. PERIODO ARAGONESE (1442-1501)

Figura 1. 26. Giovanna I

Figura 1. 27. Don Pedro de Toledo

Giovanna II, che aveva ereditato un regno verso il quale avventurieri, re e papi volgevano i passi e le aspirazioni, trovandosi assediata per terra e per mare, fu costretta a chiamare in suo soccorso il re d'Aragona Alfonso V, promettendogli la successione del Regno. Alfonso V, che già deteneva nelle sue mani gli scettri di Aragona, Sicilia e Sardegna, dopo una breve contesa con Renato d'Angiò che ne rivendicava la successione, entrando vittorioso, nel febbraio del 1443 nella città di Napoli, diede inizio al dominio aragonese sul nostro territorio.
Gli Aragonesi attribuirono a Napoli il ruolo di capitale del Mezzogiorno e la funzione di centro politico di tutto l'Impero aragonese, conservando le strutture politiche ed amministrative del Regno di Napoli e riconoscendo il proprio vassallaggio alla Santa Sede.
L'ingresso del Mezzogiorno nell'area economica catalana-aragonese, che aveva esteso, grazie al Vespro, i suoi domini nel Mediterraneo occidentale, ruppe il tradizionale inserimento dei porti meridionali nel quadro della navigazione e del traffico della Repubblica di Genova che, nel 1234, aveva sbaragliato la flotta pisana, conquistando l'egemonia incontrastata nel Tirreno. Furono perciò costruite, durante i vicereami di don Pedro da Toledo e di don Parafan de Ribera, le numerosissime torri a difesa della costa, e potenziati i castelli e le fortezze a protezione di qualsiasi accesso a Salerno, e di conseguenza a Napoli. La riunificazione dell'antico regno normanno non fu tuttavia sufficiente a dare forza e stabilità al potere regio. Il potere baronale, già saldamente inquadrato dai re normanno-svevi, divenne fortissimo tra il XIV e il XV secolo: tanto forte da ridurre ai margini del potere politico non soltanto l'autonomia delle città, ma la stessa amministrazione regia, e da sfociare nella famosa "Congiura dei Baroni" repressa nel sangue dagli Aragonesi, a cui partecipò il principe di Salerno Antonello Sanseverino che ne fu l'ispiratore.
Salerno, che era stata data per la prima volta in feudo a Giovanni Colonna da Giovanna II, passò a Raimondo Orsini quale riconoscimento all'aiuto dato ad Alfonso d'Aragona contro gli Angiò. A seguito del suo comportamento ambiguo durante il periodo di restaurazione angioina, Felice Orsini, figlio di Raimondo, fu privato del Principato di Salerno, che fu concesso dal re aragonese a Roberto Sanseverino, nominato Grande Ammiraglio del Regno per aver aiutato Ferrante d'Aragona a riconquistare la Calabria. Vari privilegi furono concessi a Cava dei Tirreni per aver dato il suo appoggio a Ferrante d'Aragona nella battaglia contro gli Angiò.