10.3.8. L'ASCENSIONE

Quaranta giorni dopo la Pasqua, Gesù, accompagnato da Maria, dagli Apostoli e da tanti altri salì il Monte degli Ulivi e, benedetti i presenti, salì al cielo in un bagliore di luci.
La festività dell’Ascensione, sino al 1977, si celebrò sempre di giovedì, esattamente 40 giorni dopo la Resurrezione; oggi la ricorrenza è stata spostata la domenica successiva.
Questa grande festa, venerata in tutto il mondo cattolico, è ricca di tradizioni, ed anche Salerno, per secoli, ne ha rigorosamente rispettate alcune.
La sera della vigilia, si usava mettere fuori dalla finestra, esposta alla rugiada della notte, una catinella piena d’acqua, nella quale venivano messi petali di rose e di altri fiori, nonché foglie di menta; era credenza popolare che, nella notte, gli angeli sarebbero scesi per deporre il grano nelle spighe e, in tale occasione avrebbero benedetto l’acqua.

Il mattino dopo ciascuno prelevava un po’ d’acqua dal catino sciacquandosi la faccia, per purificarsi e preservarsi dal peccato. Qualche giorno prima della festa, le massaie si adoperavano per procurarsi presso i macellai un poco di caglio naturale, ricavato dalla fermentazione dello stomaco dei capretti o agnelli lattanti, macellati durante le feste pasquali. Il mattino dell’Ascensione, di buon’ora, si girava per le latterie o nelle vicine campagne per procurarsi del latte e preparare la ricotta che veniva mangiata sul pane, e spesso profumata con un rametto di mortella.
La pioggia del giorno dell’Ascensione era considerata in campagna di buon auspicio per i raccolti. Altra tradizione era quella di cuocere i tagliolini fatti in casa nel latte, anziché nell’acqua. Si diceva infine che la migliore camomilla da conservare in casa fosse quella raccolta la vigilia dell’Ascensione.

Figura 10. 28. Ascensione