7.12. BIOTOPI DI CENTOLA, SANZA E SCALA

I Biotopi sono aree protette, in genere di modeste superfici, spesso caratterizzate da un elemento morfologico che ne giustifica la particolare tutela. Nella nostra provincia ne sono stati individuati e studiati tre nelle seguenti località:

Agro di Centola il cui simbolo è rappresentato da un fiore venuto dal tempo, la Primula di Palinuro (Primula Palinuri), una bellissima pianta, rara, emblematica e misteriosa abitatrice da oltre duemilioni di anni delle rupi costiere.

Numerose sono le specie di primule presenti nella nostra penisola, ma quella di Palinuro assume un’importanza particolare, legata alla sua scarsa e circoscritta diffusione e al fatto di passare inosservata nonostante la sua straordinaria bellezza.
La Primula Palinuri, osservata per la prima volta dal botanico napoletano Vincenzo Pedagna nel 1787, è una delle quattro essenze botaniche italiane incluse nella lista rossa dell’UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) delle specie in via di estinzione nel mondo.

Figura 7. 37. Primula Palinuri  

Questo giallo ed esile fiorellino che a stento si scorge tra le fenditure inaccessibili delle pareti calcaree, ha oggi un areale estremamente limitato e tecnicamente definito puntiforme che va da Capo Palinuro all’isola di Dino e alla prospiciente scogliera di Fiuzzi presso Praia.
Fiorisce a febbraio-marzo, legata agli spruzzi del mare (non vegeta infatti oltre i 200-300 m. in linea d’aria da esso), senza mai esporsi completamente al pieno sole, preferendo superfici umide e fresche esposte a N-NE.
Fitogeograficamente considerata paleoendemica, conosciuta da tutti i botanici e naturalisti del mondo, la Primula Palinuri va ad accentuare la preziosità e l’importanza del patrimonio flogistico del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ed è di per sé sufficiente a giustificare vincoli di protezione su tutta l’area in cui vive.
La leggenda vuole che essa fiorisca nei pressi della tomba di Palinuro, lo sfortunato nocchiero di Enea che, colto dal sonno, scomparve, durante la navigazione, nelle acque del golfo di Policastro.

Agro di Sanza, ai piedi del monte Cervati, rappresentato da circa 40 ettari di Betulla (Betula Pendula), albero naturale e spontaneo alto anche molti metri con corteccia bianca a strisce orizzontali più scure, dai rami sottili e pendenti, con foglie triangolari-romboidali seghettate di colore verde chiaro e con fiori unisessuali separati.
La sua bellezza, unita alla facilità di coltivazione, ne ha determinato in molte regioni una crescente richiesta, in qualità di albero ornamentale.
Nell’immaginario popolare paura e superstizione circondano quest’albero, in quanto si racconta che le bellissime ninfe dei laghi e degli stagni, a tarda primavera, uscivano dalle acque e insidiavano i viandanti che attraversavano questi boschi; ma nella tradizione contadina la betulla era spesso anche considerata sacra, per via dei molteplici usi che si potevano fare di ogni sua parte.

Figura 7. 38. Betulle  

Agro di Scala, il cui simbolo è costituito da una felce termofila gigante (Woodwardia Radicans), uno splendido esempio di flora preglaciale, qui individuato nel 1710 dal botanico Micheli e studiata nellOttocento dai naturalisti Haeckel e Reid, che è sopravvissuta fino ai nostri giorni nonostante i mutamenti climatici.
È pianta tipica delle regioni temperate dell’Europa, dell’America Settentrionale, della Nuova Guinea e del Giappone,che ha trovato in Italia il suo habitat ideale in un’umida e ombrosa area del Meridione, nella Riserva Orientata “Valle delle Ferriere”, sulla costa amalfitana.

Figura 7. 39. Woodwardia radicans