10.3.5. LA CANDELORA E LA QUARESIMA

La Candelora e la Quaresima sono due ricorrenze legate specificatamente all’anno liturgico cattolico, e che nella cultura contadina sono state inserite nel ciclo dell’anno meteorologico. La prima cade il due febbraio, quaranta giorni dopo il parto di Maria Vergine, mentre la seconda il giorno seguente il martedì grasso, quaranta giorni prima di Pasqua, escludendo le domeniche.
La Candelora, derivante da una tradizione del IV secolo e introdotta nella liturgia dalla Chiesa nell’VIII, era la festa della Purificazione di Maria Vergine, festeggiata con una processione notturna illuminata dalle luci delle candele. Oggi, dopo la riforma del calendario liturgico, ricorda la Presentazione al Tempio di Nostro Signore Gesù Cristo.
Dal cantico di S. Simone, le cui parole definiscono il Bambino Gesù luce delle genti, la Chiesa ha tratto il motivo per celebrare la luce di Cristo e per ringraziare Dio del dono della fede e dello Spirito Santo, con la festa delle candele, la Candelora appunto.
Il momento più significativo della festa è la benedizione di ceri, fiaccole e candele durante la processione. Dopo il rito i ceri venivano portati a casa e messi accanto al Crocifisso o ai Santi tutelari, per essere accesi durante i violenti temporali o un’occasione di gravi malattie: per il tempo che i ceri restavano accesi, si recitavano continui rosari.
Secondo la meteorologia la Candelora segna la fine dell’inverno; è fissata al 2 febbraio che coincide con la ripresa dei lavori nei campi dopo i rigori invernali. E’ questo probabilmente il motivo per cui in occasione della Candelora è invalso l’uso di preparare piatti a base di farina, soprattutto frittelle, la cui forma tondeggiante e il cui colore dorato stanno a simboleggiare il sole.
E’ credenza popolare che se il giorno della Candelora è cattivo tempo, lo sarà anche per i 40 giorni successivi, come viene cantato in queste due simpatiche strofette:

Per la Candelora

dell’inverno semo fora

ma se piove o tira vento

nell’inverno semo dentro

 

Quanno a Cannelora

o nevica o chiove

chiove o mena viento

quaranta juorne e maletiempo

 

Si racconta che in questo giorno l’orsa esce dalla tana per osservare che tempo fa. Se è nuvoloso con tre salti annuncia l’arrivo della primavera, se invece è sereno rientra nella tana prevedendo altri 40 giorni di freddo.
La Quaresima, nella cultura popolare, viene personificata come una maschera che fa parte del corteo carnascialesco; essa è la vedova di Carnevale di cui piange la morte, per aver ingurgitato troppi cibi squisiti e indigesti. E’ magrissima, acciaccata, vestita di nero, regge con la destra il fuso e con la sinistra la rocca in atto di filare la lana.
Essendo una maschera funebre, connessa alla morte dell’anno vecchio (Carnevale), potrebbe rappresentare un residuo del Mito greco delle Parche, delle quali conserva il filare, simbolo dell’inesauribile crescere e scorrere della vita destinata alla morte.
Il mercoledì delle Ceneri, resiste ancora in alcuni paesi della nostra provincia la simpatica usanza di appendere alla finestra un fantoccio di pezza nera dalle sembianze di vecchia, la Quaresima. Sotto il fantoccio, viene sospesa con uno spago un’arancia o una patata, nelle quali si conficcano 7 penne di una gallina che non fa più uova; queste vengono poi tolte una per ogni venerdì e bruciate. Infine il Venerdì Santo viene bruciata la Quaresima con l’ultima penna e l’arancia.
Tutti i riferimenti mitologici di questo rito sono connessi con i simboli della Morte che sembra aver preso momentaneamente il sopravvento sulla Vita: lo stesso fantoccio della Quaresima che ha i caratteri della non prolificità e della non festa, è ben diversa da tutte le altre bambole che, sempre presenti nei giochi delle bambine rappresenta il simbolo della maternità.