2.3. IL FENOMENO CARSICO

Sia lungo le coste che nelle aree interne il territorio provinciale è ricco di grotte. Sulla costa amalfitana, in località Conca dei Marini, si apre la grotta dello Smeraldo (scoperta nel 1932 dal marinaio Luigi Buonocore) che assume un intenso tono di color smeraldo prodotto dalla luce del sole che, filtrata dal mare, penetra all'interno dal fondo. Una splendida rappresentazione della Natività è adagiata sul fondale della grotta.
Di un certo interesse sono la grotta dei Santi e le grotte Sulfurea e Pandora a Minori.
Ad Olevano sul Tusciano, nell'alta valle omonima, ad un'altezza di circa 450 m. s.l.m., vi è la grotta dell'Angelo nel cui interno si trova un insediamento monastico con affreschi databili tra il IX e l'XI secolo. A circa 200 m. dall'ampio ingresso, attraverso un cunicolo, si accede alla grotta di Nardantuono ove sono stati rinvenuti reperti risalenti all'Eneolitico.

Figura 2.10. Grotta dello smeraldo di Amalfi

Più a sud, si osserva la più forte concentrazione di fenomeni carsici. Sulle pendici del massiccio degli Alburni, tra crepe e doline, si apre un gran numero di spaccature che immettono all'interno di grotte, spesso anche di notevoli dimensioni le cui rocce si presentano erose dalle infiltrazioni delle acque interne. Ben oltre 200 sono quelle esplorate.
Ben note, sul versante occidentale del massiccio, le grotte di Castelcivita già abitate nella preistoria, offrono un suggestivo percorso sotterraneo che si snoda per circa 4200 m. tra gallerie, concrezioni gigantesche, temerari passaggi a strapiombo, allargamenti e strettoie, stalattiti e stalagmiti dalle forme stravaganti dagli stupendi colori, in un susseguirsi di spettacoli di volta in volta fiabeschi ed orridi che trasportano il visitatore in una magica atmosfera da sogno.

Sul versante orientale del massiccio, in un suggestivo anfiteatro naturale, le grotte di Pertosa rappresentano il fenomeno carsico più rilevante dell'intera regione Campania.
Studi recenti e numerosi reperti dimostrano che esse furono abitate fin dall'età della pietra e utilizzate dai Greci, dai Romani e dai Cristiani come luogo di culto.
Da un grosso androne, nel quale è collocato un altare dedicato a S. Michele Arcangelo, si accede alle grotte tramite un balcone che permette di attraversare il fiume Negro che ha origine dalle acque sotterranee. Le grotte, che si diramano come tentacoli, si articolano in 4 rami che vanno a formare una serie di bracci suggestivi. Molto pittoreschi quelli della Sorgente, del Paradiso e delle Meraviglie ove è possibile scorgere concrezioni fantastiche: l'Elefante, la Sfinge e figure umane.
Le grotte rappresentano una meravigliosa opera di intarsio naturale che, con le sue immobili cascate calcaree, con i suoi corridoi arabescati, con i suoi immensi saloni e le sue gigantesche stalattiti e stalagmiti, offrono al visitatore un susseguirsi di spettacoli meravigliosi scanditi dallo stillicidio dell'acqua che continua nel millenario disegno di sculture inimmaginabili.

Figura 2.11. Grotte di Castelcivita

Figura 2.12. Grotta di Nardantuono

Molte e di diversa natura le grotte che si aprono nel territorio di Ottati e Corleto Monforte e nelle vicinanze di S. Angelo a Fasanella, tra cui spicca la grotta di S. Michele che fu sede di una comunità religiosa benedettina risalente all'XI secolo, al cui interno si possono ammirare sculture e affreschi trecenteschi di grande pregio artistico.

Figura 2.13. Strapiombi della Molpa

Figura 2.14. Pertosa: Grotta del Vescovo

Figura 2.15. Pertosa: La Colonna

Un esempio importante di fenomeno carsico è costituito dalla grotta del Bussento presso Caselle in Pittari nel quale il fiume si inabissa per uscire dall'altra parte della montagna nel territorio di Morigerati.
Sulla costa cilentana, tra lo splendido scenario che va da Capo Palinuro a Sapri si apre un centinaio di grotte, quasi tutte accessibili soltanto dal mare, che offrono, per effetto della luce del sole, un incantevole spettacolo di colori.

Di particolare interesse la grotta Azzurra, così chiamata per i colori zaffiro e acquamarina creati dai particolari giochi della luce del sole che dal fondo si irradia e penetra nell'acqua attraverso un cunicolo reso ancora più evidente dalla semioscurità in cui è immersa la grotta; la grotta della Cala, in cui furono rinvenuti resti umani (Bos primigenius) e animali risalenti all'epoca glaciale; la grotta Sepolcrale, in località Lentiscella di Camerota, in cui furono trovati resti umani risalenti al Paleolitico, tra cui merita di essere menzionato l'homo camerotensis, simile a quello di Naendertal ma con il mento appuntito; la grotta della Serratura, per il caratteristico ingresso simile alla toppa di una vecchia chiave; la grotta della Calanca, ricca di reperti fossili; la grotta del Sangue, così denominata dal colore di un'alga della roccia; la grotta dei Monaci, dal colore delle stalagmiti simile a quello del saio dei monaci; la grotta della Cala Fetente, in cui si avverte un marcato odore di acque sulfuree ed infine la grotta d'Argento dallo strano effetto argentato provocato dal movimento del mare e dal calcare delle pareti del fondo.

Figura 2.16. Palinuro: Grotte