Quella di
distinguersi è stata sempre una prerogativa di Ravello. Già dai
tempi del Medioevo, quando prese le distanze dagli Amalfitani in
occasione del tradimento del re normanno Roberto il Guiscardo,
effettuò il primo vero tentativo di autonomia, che le fecero
guadagnare l’appellativo di “Rebello”, da cui deriva oggi il suo
nome.
Fuori, per vocazione, dal turismo di massa, Ravello cerca di
rispettare la sua antica tradizione turistica che riserva a quanti
in passato sono rimasti stregati dal fascino straordinario dei
suoi luoghi.
Tra questi, Richard Wagner, che a Napoli nel maggio del 1880 per
l’orchestrazione del Parsifal, durante un suo soggiorno a Ravello,
rimase talmente affascinato dallo scenario suggestivamente
romantico del giardino di Villa Rufolo, col suo cortile moresco,
con le sue torri millenarie, con le sue terrazze mozzafiato, ricco
di piante esotiche e rare e fiori dai mille colori, che ebbe
l’immediata ispirazione scenica del giardino di Klingsor. Wagner
diede ordine al celebre pittore russo Joukounowhy di riprodurre lo
scenario, e da quel giorno, ogni qualvolta, nei teatri del mondo,
va in scena il Parsifal, al secondo atto, apparirà immortalato il
giardino di Ravello.
L’amore e l’entusiasmo che Ravello nutre per Wagner e per la sua
arte, si tramanda di generazione in generazione. I concerti
wagneriani a Villa Rufolo sono omaggio di gratitudine e di degna
commemorazione per quell’insuperabile Maestro, creatore di tante
bellezze musicali.
La manifestazione di Villa Rufolo, che richiama appassionati e
intenditori di tutto il mondo, in questa naturale e panoramica
cornice che non ha uguali al mondo, è quanto di più sublime possa
godere lo spirito umano. Essa suscita una serenità che è vera
elevazione dello spirito e le melodie rapiscono ed estasiano
l’animo in un godimento misterioso ed indecifrabile.
I concerti di Ravello, che spaziano dal repertorio
classico-romantico a quello wagneriano sino alla musica
contemporanea, si tengono da marzo a ottobre. E’ nel mese di
luglio che la stagione concertistica raggiunge il suo apice, con
il Festival Wagneriano, giunto alla sua XLIX edizione, diretto da
Roman Vlad con la consulenza di Domenico Spetrini, e durante il
quale si esibiscono artisti, musicisti, solisti ed orchestre,
italiani e stranieri, tra i più famosi al mondo. Basta citare
Zubin Metha, Lorin Maazel, Valere Gergiev, Benny Golson, i tenori Josè Carreras e
Placido Domingo, i solisti di Salisburgo, i solisti di fiato di
Parma, l’orchestra del Maijnski di S. Pietroburgo, la Royal
Philarmonic Orchestra di Londra, l’orchestra del teatro S. Carlo
di Napoli, per rendersi conto della valenza artistica che ha ormai
assunto tale manifestazione.
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