La
Chiesa ha sempre coltivato con grande pietà la memoria dei defunti
e ha offerto per loro i suoi suffragi. Nei riti funebri la Chiesa
celebra con fede il mistero pasquale, nella certezza che quanti
sono diventati con il battesimo membri di Cristo crocifisso e
risorto, passano, attraverso la morte, alla vita senza fine.
La commemorazione dei defunti si iniziò a celebrarla dal XIV
secolo. E’ questo il giorno, nel quale la Chiesa, dopo essersi
adoperata a celebrare i suoi figli che già esultano in cielo,
subito si affretta a sollevare con validi suffragi presso Cristo
tutti gli altri suo figli, che ancora gemono nel Purgatorio,
affinché possano quanto prima pervenire alla società dei cittadini
beati.
Fin dai tempi più antichi, le nostre popolazioni hanno osservato
il culto dei morti. Lo dimostrano le tantissime tombe dei secoli
passati che, di tanto in tanto vengono scoperte nelle nostre
contrade.
Era ed è tradizione salernitana approfittare della festa di Tutti
i Santi, il giorno 1 novembre, per recarsi al cimitero e dare un
aspetto curato alle tombe dei propri morti: si taglia l’erba, si
lavano i marmi, si accendono i ceri e si sistemano i fiori.
Fino a qualche anno fa, lungo la strada che porta al cimitero,
venditori ambulanti offrivano ceri, fiori freschi e di carta,
coroncine e lavoretti in ferro battuto per ornare le tombe. Non
mancavano le tradizionali bancarelle di frutta secca, di venditori
di castagne e soprattutto di melograno, un frutto che viene a
maturazione proprio in quei giorni.
Poveri in quantità, lungo le strade e all’ingresso del cimitero,
attiravano l’attenzione dei passanti mostrando le loro tare
fisiche per impietosire il prossimo e ricevere l’offerta.
Innanzi all’ingresso, le Dame di Carità, ancora oggi, come tanti
anni fa, chiedono un obolo per gli ammalati poveri. |