10.3.11. LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

La Chiesa ha sempre coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro i suoi suffragi. Nei riti funebri la Chiesa celebra con fede il mistero pasquale, nella certezza che quanti sono diventati con il battesimo membri di Cristo crocifisso e risorto, passano, attraverso la morte, alla vita senza fine.
La commemorazione dei defunti si iniziò a celebrarla dal XIV secolo. E’ questo il giorno, nel quale la Chiesa, dopo essersi adoperata a celebrare i suoi figli che già esultano in cielo, subito si affretta a sollevare con validi suffragi presso Cristo tutti gli altri suo figli, che ancora gemono nel Purgatorio, affinché possano quanto prima pervenire alla società dei cittadini beati.
Fin dai tempi più antichi, le nostre popolazioni hanno osservato il culto dei morti. Lo dimostrano le tantissime tombe dei secoli passati che, di tanto in tanto vengono scoperte nelle nostre contrade.
Era ed è tradizione salernitana approfittare della festa di Tutti i Santi, il giorno 1 novembre, per recarsi al cimitero e dare un aspetto curato alle tombe dei propri morti: si taglia l’erba, si lavano i marmi, si accendono i ceri e si sistemano i fiori.
Fino a qualche anno fa, lungo la strada che porta al cimitero, venditori ambulanti offrivano ceri, fiori freschi e di carta, coroncine e lavoretti in ferro battuto per ornare le tombe. Non mancavano le tradizionali bancarelle di frutta secca, di venditori di castagne e soprattutto di melograno, un frutto che viene a maturazione proprio in quei giorni.
Poveri in quantità, lungo le strade e all’ingresso del cimitero, attiravano l’attenzione dei passanti mostrando le loro tare fisiche per impietosire il prossimo e ricevere l’offerta.
Innanzi all’ingresso, le Dame di Carità, ancora oggi, come tanti anni fa, chiedono un obolo per gli ammalati poveri.