5.2. IL DUOMO DI SALERNO

Il Duomo, che sorge nel cuore dell'antica Salerno, rappresenta una delle più alte espressioni dell'architettura romanica della Campania.
Alla sua costruzione contribuirono soprattutto due avvenimenti: la traslazione delle reliquie di San Matteo da Capaccio a Salerno e la conquista della città, nell'anno 1075, da parte del duca normanno Roberto di Altavilla detto il Guiscardo che, sconfitto Gisulfo II principe di Salerno, pose fine al principato longobardo dopo 237 anni.
Roberto il Guiscardo, già noto ai salernitani perché sposo della principessa Sighelgaita sorella di Gisulfo II, esortato dall'arcivescovo Alfano, dispose che si costruisse una grande cattedrale in onore di San Matteo, non solo per rafforzare la propria potenza e la propria immagine, ma soprattutto per guadagnarsi il favore della cittadinanza e la benevolenza del papa.

Figura 5. 9. La Porta dei leoni

Con la demolizione delle chiese di S. Maria degli Angeli e di S. Giovanni Battista e le donazioni delle famiglie patrizie salernitane si ricavarono i suoli su cui fu edificata la nuova cattedrale reimpiegando colonne, capitelli, architravi e lastre marmoree dei templi pagani della città. La sua realizzazione avvenne in tempi brevissimi: già nel 1081 fu terminato il primo nucleo rappresentato dalla Cripta, in cui vennero riposte le spoglie di S.Matteo, e dei Santi e Martiri salernitani.
L'intera cattedrale fu completata nel 1084 e, alla fine dello stesso anno consacrata dal papa Gregorio VII, condotto a Salerno dallo stesso Roberto il Guiscardo, dopo essere stato liberato dall'assedio dell'imperatore Enrico IV, in Castel S.Angelo.
Al Duomo si accede attraverso uno scalone in marmo a doppia rampa, che ha sostituito intorno al 1700 quello originario a pianta circolare.

Figura 5. 10. Campanile

Figura 5. 11. Portale interno

La facciata esterna, in stile neoclassico, presenta un portale, alla cui base si notano un leone ed una leonessa che allatta il suo piccolo (da qui il nome Porta dei Leoni), simboli della potenza della Chiesa e della Carità, e un architrave formato da un unico blocco di marmo scolpito, che rappresenta un'elegante sintesi dell'arte ellenistica, orientale e bizantina. All'estremità dell'architrave si notano una scimmia, simbolo dell'eresia messa fuori dal Tempio, e un leone rampante, simbolo della potenza di Dio. Sui bordi dell'architrave una scritta in latino ricorda la pace tra Roberto il Guiscardo e suo nipote Giordano, principe di Capua.
L'atrio, a tutto sesto con quattro pilastri e ventotto colonne di diverso ordine che sostengono gli archi di una serie di gallerie, è uno degli esempi più belli e suggestivi di architettura sacra dell'Italia meridionale.
Al centro una vasca in granito, originariamente fonte battesimale, ha sostituito la fontana delle Paperelle, che i Borboni tolsero al Duomo per ornare la Villa Comunale di Napoli. Sotto i portici si ammirano numerosi sarcofagi di pregevole fattura, per la maggior parte romani, reimpiegati per la sepoltura di ecclesiastici e patrizi salernitani. Su una balaustra in marmo del Settecento si ergono le statue di S. Matteo, S. Bonosio e S. Grammario, opere dell'artista napoletano Matteo Bottiglieri.
Nell'angolo destro dell'atrio si trova la torre campanaria, fatta costruire dall'arcivescovo Guglielmo da Ravenna verso la metà del XII secolo. Alta 56 metri, la torre campanaria è composta da cinque piani divisi da un cornicione, ognuno con quattro bifore divise, da snelle ed eleganti colonne, e con una cella campanaria decorata da archi intrecciati.

 

Figura 5. 12. L'atrio

Alla Basilica si accede attraverso tre porte che si aprono sul pronao, delle quali solo quella centrale è di bronzo, fusa a Costantinopoli nel 1099 e donata da un devoto di nome Landolfo Butromile. Essa presenta 54 riquadri, dei quali 46 contengono una croce greca e le altre 6 presentano icone raffiguranti S. Paolo, S. Pietro, S. Simeone, Gesù benedicente, S. Matteo e la Vergine.
La Basilica, la cui grandiosità intendeva dimostrare l'importanza civile e politica a cui era assurta in quel periodo la città di Salerno, grande testimonianza di fede da parte di Roberto il Guiscardo, è a tre navate ed altrettante absidi, aperte su un luminoso transetto, rialzato rispetto al piano della chiesa. Qui tutto è grandioso e solenne: dalla mole dei giganteschi pilastri che separano tra loro le navate, allo svolgimento degli archi a tutto sesto; dalle ampie e bellissime cappelle che si aprono sulle navate minori ai due amboni che dominano la prospettiva della navata maggiore; dalle absidi rivestite di antichi e moderni mosaici ai monumenti sepolcrali che ricordano grandi arcivescovi e illustri cittadini salernitani.

La navata centrale, separata dalle navate minori da un duplice ordine di 11 grandi colonne incorporate da grandi pilastri, presenta, all'altezza dell'arco della porta bronzea, una bellissima lunetta in mosaico dell'XI secolo, rappresentante S. Matteo benedicente.
Al centro della navata, l'uno di fronte all'altro, si trovano le gemme più preziose della chiesa: i pulpiti o amboni, fatti costruire dall'arcivescovo Romualdo II Guarna tra la fine del XII e inizio XIII secolo. Il pulpito minore, con rivestimento in mosaico a svariati colori, è sostenuto da quattro colonne con capitelli su cui sono scolpite figure umane e animali e simboli di Evangelisti. Il pulpito maggiore, unico nel suo genere nell'arte medioevale, poggia su dodici colonne con capitelli corinzi e romanici simboleggianti i dodici apostoli. Il rivestimento in mosaico è simile all'altro per disegno e ricchezza di colori. Un gruppo di sculture molto interessante sostiene il leggio, ispirato al mito di Mitra con l'aquila che, tuffandosi nelle acque del mare, riacquistava la giovinezza, simbolo del battezzando che si avvia a nuova via. Davanti al pulpito si eleva un bellissimo candelabro per il cero pasquale, rivestito di marmi e mosaici, simbolo del mistero della salvezza.
L'altare maggiore, chiuso da lastre marmoree ornate da mosaici, fu commissionato dall'arcivescovo Guglielmo da Ravenna.

Figura 5. 13. Abside delle crociate

Figura 5. 14. Ambone destro Figura 5. 15. Ambone sinistro

La navata minore di destra presenta, nella lunetta, un affresco di Angelo Solimena, raffigurante la Madonna col Bambino tra S. Agata e S. Caterina d'Alessandria, protettrice della Scuola Medica Salernitana; un bellissimo altorilievo in stucco del XV secolo, raffigurante la crocifissione; un sarcofago romano del IV secolo con scena raffigurante il trionfo di Bacco e Arianna; un affresco ad olio di Andrea Sabatini, raffigurante i Re Magi; un affresco di Francesco Solimena, raffigurante S. Gennaro e sei cappelle.
La navata minore di sinistra presenta, nella lunetta, un affresco di Angelo Solimena raffigurante Gesù tra S. Giovanni Evangelista e S. Fortunato; una bellissima statua in legno della Vergine, del XIV secolo; una tela del salernitano Matteo Chiariello, rappresentante il transito di S: Giuseppe; una tela della scuola del Solimena rievocante la Discesa dello Spirito Santo; la tomba della regina di Napoli Margherita di Durazzo, sostenuta da quattro statue rappresentanti la Prudenza, la Fede, la Regalità e la Fortezza e sei cappelle.
Le absidi, in corrispondenza delle navate, sono tre: quella sinistra, la Cappella del S.S. Sacramento, in parte in mosaico e in parte in affresco raffigura il battesimo di Gesù nel Giordano, mentre alle pareti due interessanti affreschi di Angelo Solimena rappresentano la Comunione degli Apostoli e la Caduta della manna nel deserto; quella centrale, completamente rifatta, raffigura la Vergine con Gregorio VII, l'arcivescovo Alfano I e, in proporzioni più piccole, Roberto il Guiscardo con la moglie Sighelgaita, in atto di offrire la cattedrale, più in basso l'angelo di S. Matteo tra i pontefici che nel medioevo Salerno ebbe l'onore di ospitare; quella di destra, la Cappella di S. Gregorio VII, raffigura S. Matteo in trono con l'Arcangelo S. Michele, i Santi Lorenzo e Giacomo a destra e Giovanni e Fortunato a sinistra.

Figura 5. 16. Lunetta a mosaico

Figura 5. 17.  Cripta

Figura 5. 18.  Cripta

Attraverso due scale marmoree si accede alla cripta, ideata dall'arcivescovo Alfano ed aperta al culto nel 1080, quando vi fu trasferito il corpo di S. Matteo. Essa ha perduto lo stile originario romanico per acquisire, per opera di Domenico Fontana lo stile barocco, che le conferisce un aspetto di grande bellezza e di austera solennità. Al centro della cripta, un elegante e ricco baldacchino, ornato dagli stemmi dei reali di Spagna, sormonta la tomba di S. Matteo, mentre le reliquie dei Santi Martiri Salernitani, Caio, Fortunato e Ante, sono conservate in una cappella.
L'altare bifronte, ricco di marmi preziosi, è dominato dalle statue bronzee dell'evangelista, fuse nel 1606 dal fiorentino Michelangelo Naccarino.
Le volte della cripta, affrescate da Belisario Corenzio, presentano scene del Vangelo e storie di vita dei Martiri salernitani.
Tutt'attorno alle pareti si notano busti in marmo di vescovi salernitani che con la loro opera benefica onorarono Salerno.