10.2.3. LA FIERA DI SALERNO

Un avvenimento veramente importante per la città fu l’istituzione della “Fiera di Salerno”. Nei ricordi si intrecciano leggende, storie e tradizioni che hanno caratterizzato un lungo periodo della storia di Salerno; ancora oggi, una strada importante della città, si richiama a questo evento: Fieravecchia.
All’inizio del sec. XIII, Salerno si presentava molto florida, infatti il commercio, che si svolgeva nel Mediterraneo, vedeva la città interessata da molte navi, che si fermavano per portare mercanzie; si sentiva però l’esigenza della costruzione di un porto più importante, che desse riparo alle navi e permettesse di accrescere il volume degli scambi commerciali.
Fu un illustre cittadino, Giovanni da Procida, a intercedere presso il re Manfredi e a prospettargli la necessità della istituzione di una Fiera e della costruzione del porto. Nel 1259, con un decreto regio, Manfredi stabilì la nascita della fiera, che si doveva svolgere nel mese di settembre, in onore del patrono della città.
Prima di questa data, i solenni festeggiamenti in onore di San Matteo, si svolgevano entro le mura della città, nei pressi del Duomo, e qui accorreva numerosa la popolazione, soprattutto uomini di mare, per ringraziare il Santo.
Dopo il decreto, essendo diventata la Fiera una manifestazione importante che richiamava numerosi venditori, si dovette scegliere una località più spaziosa, che potesse accogliere le baracche delle merci dei venditori. Fu scelto come località, il territorio di S. Lorenzo di Strata, vicino al fiume Rafastia.
La Fiera durava, secondo le disposizioni regie, otto giorni, però, successivamente con decreto del re Carlo, se ne aggiunsero altri due. Questa disposizione è indicativa dell’importanza che la Fiera in poco tempo acquistò, grazie soprattutto alla costruzione del molo, che fu detto di Manfredi.

Figura 10. 7. Corteo storico
Figura 10. 8. Corteo storico Figura 10. 9- I trombonieri alla fiera

Giunsero nella città mercanti da tutte le città più importanti: Lucchesi, Fiorentini, Veneziani, Genovesi, Catalani. Notevole fu anche la presenza degli Ebrei, che risiedevano nei pressi della chiesa di Santa Lucia, e parteciparonoall’economia locale non solo come commercianti, ma soprattutto per prestare denaro ad alto interesse. Col passare del tempo e l’aumentata importanza della Fiera si dovette nominare, per l’organizzazione, il Mastro di Fiera, che ebbe sempre maggiore prestigio e autorità su tutto il territorio; la carica era ereditaria e fu prerogativa della famiglia Ruggi.
Le merci che affluivano erano svariate: manufatti tessili, ceramiche, prodotti salati e sottaceti, utensili casalinghi, spezie, droghe, lavorati in legno, in ferro e paglia, ricchi vestiti. Un commercio molto importante era quello degli animali domestici: buoi, pecore, capre, asini, muli e soprattutto cavalli.
La Fiera mantenne la sua importanza fino alla scoperta dell’America, perché dopo tale avvenimento, il Mediterraneo perse la sua preminenza nei commerci, che si diressero verso le nuove terre.
La Fiera, si trasformò allora in una manifestazione a carattere locale, che probabilmente si va ad inserire in un avvenimento tanto caro ai Salernitani, cioè la Fiera del Crocifisso. A tal Proposito la leggenda racconta dell’esistenza di un Crocifisso su legno, che attualmente si trova nel Museo Diocesano, ma che un tempo era venerato nella chiesa dei Padri Olivetani, nel Monastero di San Benedetto. A questa croce, si attribuiva la miracolosa conversione del mago alchimista Pietro Barliario, che si era convertito alla fede cristiana, in seguito alla morte dei suoi nipoti, Fortunata e Secondino che, recatisi nel suo laboratorio, erano venuti a contatto con sostanze velenose. Per tre giorni e tre notti, il mago pregò davanti alla croce lignea, finché vide staccarsi la testa del Cristo con gli occhi sbarrati.
Diffusasi la notizia del miracolo una gran folla si riversò davanti alla chiesa e continuò a farlo, nei venerdì di marzo, per ricordare il miracolo. Naturalmente, l’afflusso di tante persone, richiamò mercanti e venditori, che si sistemarono con le loro baracche vicino alla chiesa.