10.4.5. LA FESTA DELLA MADONNA DI FOCE A SARNO

A nord di Sarno, in località Foce, accanto alle sorgenti dell’omonimo fiume, in un passo angusto e stretto, sorgono il Santuario e convento della Madonna di Foce. La leggenda narra che al tempo stesso in cui Narsete, vecchio generale cristiano, nel 553 stava combattendo i Goti sulle contrapposte sponde del Sarno, ad alcune donne che attingevano l’acqua apparve la Madonna col Bambino, al centro delle 15 sorgenti di Foce.
Fu dunque tale apparizione, unita alla gloriosa vittoria cristiana, a far costruire il primo tempio dedicato alla Regina delle Vittorie e Madonna di Foce.
Questo tempio fu ritrovato in rovina, dopo l’alluvione dell’anno 1000, da S. Guglielmo, che sulle sue rovine fondò nel 1134 il Santuario di Foce in onore della Madonna Assunta, che divenne ben presto meta di pellegrinaggi provenienti dai paesi vicini, dal nolano e dalla zona vesuviana.
Anticamente, per 10 giorni, in preparazione della festa dell’Assunta, si teneva a Foce la grande fiera di mezz’agosto; era così importante che, durante quei giorni, la giustizia era amministrata non già dal governatore della città, ma dal Maestro di Fiera, che il conte doveva eleggere ogni anno, alternativamente tra i nobili e i popolani; accompagnato con nobile corteo e banda musicale, dalla sua casa al campo della foce, gli veniva solennemente conferito l’alta carica. Questa grande ed importantissima fiera si tenne a Foce fino al 1836, quando le autorità cittadine la vollero trasferire in città dove andò man mano perdendo importanza, finché venne sostituita dal il mercato settimanale del giovedì.
Fino ad alcuni decenni fa, c’erano ancora dei fedeli che, da Episcopio vi si recavano per la novena, partendo prima dell’alba per nove mattine consecutive fino alla notte tra il 14 e il 15 agosto. A Foce sentivano la messa per andare poi a lavorare nelle fabbriche e nei campi; ora che l’usanza della novena è tramontata, resta ancora l’uso di andarvi nella notte del 14, spesso a piedi, spesso sostando durante il cammino, suonando e ballando tarantelle.
L’affluenza delle genti provenienti dai paesi vicini è enorme. Sul piazzale antistante il tempio si formano gruppi spontanei di musici, soprattutto tammorrai, e di danzatori e danzatrici che animano con i loro balli e canti la festa, tra circoli di fedeli.
Le offerte fatte alla Madonna sono sempre in danaro, e proprio grazie alle offerte dei pellegrini e devoti è stato recentemente possibile ristrutturare l’antico convento adiacente il Santuario, nonché la facciata della chiesa. Tra i piatti tradizionali sono da segnalare i fichi della Madonna, un frutto presente in grande quantità sulle sponde del fiume.
In passato il pellegrinaggio diventava spesso motivo di incontro e di conoscenza delle famiglie di giovani fidanzati, favorendo in questo modo i matrimoni.