A nord di Sarno, in località Foce, accanto alle sorgenti
dell’omonimo fiume, in un passo angusto e stretto, sorgono il
Santuario e convento della Madonna di Foce. La leggenda narra che
al tempo stesso in cui Narsete, vecchio generale cristiano, nel
553 stava combattendo i Goti sulle contrapposte sponde del Sarno,
ad alcune donne che attingevano l’acqua apparve la Madonna col
Bambino, al centro delle 15 sorgenti di Foce.
Fu dunque tale apparizione, unita alla gloriosa vittoria
cristiana, a far costruire il primo tempio dedicato alla Regina
delle Vittorie e Madonna di Foce.
Questo tempio fu ritrovato in rovina, dopo l’alluvione
dell’anno 1000, da S. Guglielmo, che sulle sue rovine fondò nel
1134 il Santuario di Foce in onore della Madonna Assunta, che
divenne ben presto meta di pellegrinaggi provenienti dai paesi
vicini, dal nolano e dalla zona vesuviana.
Anticamente, per 10 giorni, in preparazione della festa
dell’Assunta, si teneva a Foce la grande fiera di mezz’agosto; era
così importante che, durante quei giorni, la giustizia era
amministrata non già dal governatore della città, ma dal Maestro
di Fiera, che il conte doveva eleggere ogni anno, alternativamente
tra i nobili e i popolani; accompagnato con nobile corteo e banda
musicale, dalla sua casa al campo della foce, gli veniva
solennemente conferito l’alta carica. Questa grande ed
importantissima fiera si tenne a Foce fino al 1836, quando le
autorità cittadine la vollero trasferire in città dove andò man
mano perdendo importanza, finché venne sostituita dal il mercato
settimanale del giovedì.
Fino ad alcuni decenni fa, c’erano ancora dei fedeli che, da
Episcopio vi si recavano per la novena, partendo prima dell’alba
per nove mattine consecutive fino alla notte tra il 14 e il 15
agosto. A Foce sentivano la messa per andare poi a lavorare nelle
fabbriche e nei campi; ora che l’usanza della novena è tramontata,
resta ancora l’uso di andarvi nella notte del 14, spesso a piedi,
spesso sostando durante il cammino, suonando e ballando
tarantelle.
L’affluenza delle genti provenienti dai paesi vicini è enorme.
Sul piazzale antistante il tempio si formano gruppi spontanei di
musici, soprattutto tammorrai, e di danzatori e danzatrici che
animano con i loro balli e canti la festa, tra circoli di fedeli.
Le offerte fatte alla Madonna sono sempre in danaro, e proprio
grazie alle offerte dei pellegrini e devoti è stato recentemente
possibile ristrutturare l’antico convento adiacente il Santuario,
nonché la facciata della chiesa. Tra i piatti tradizionali sono da
segnalare i fichi della Madonna, un frutto presente in grande
quantità sulle sponde del fiume.
In passato il pellegrinaggio diventava spesso motivo di
incontro e di conoscenza delle famiglie di giovani fidanzati,
favorendo in questo modo i matrimoni. |