10.4.4. LA FESTA DI SANT'ANNA E DEI SANTI MARTIRI A PELLEZZANO

Un’antica tradizione salernitana era quella di partecipare alla festa di Sant’Anna di Pellezzano, conosciuta anche con il nome di festa dei Santi Martiri.
Nella chiesa madre di Pellezzano, già nota nel 1138, si venera una statua di Sant’Anna a mezzo busto, eretta a ricordo di Nunziatina Gaeta, che, per salvare il fratello Luigi gravemente ammalato, chiese alla Santa di prendere il suo posto; infatti mentre Luigi guariva, ella poco dopo moriva.
Nello stesso giorno di Sant’Anna, venivano venerate le statue di 14 Santi Martiri cristiani; contemporaneamente, in processione si portavano anche le statue di S. Gioacchino, marito di Sant’Anna, e S. Clemente, patrono di Pellezzano.
Già prima della mezzanotte del 25 luglio, cominciavano a giungere in Pellezzano i primi pellegrini provenienti dai paesi limitrofi e soprattutto da Salerno, preceduti dalle verginelle vestite di bianco, seguivano i familiari, molti dei quali scalzi e moltissimi che vestivano, in ex voto, l’abito di Sant’Anna dai colori verde e giallo, indossato fino a consumazione.
I pellegrini portavano grosse ceste di viveri che consumavano durante la notte tra la suonata di un concertino e una ballata al suono di cembalo e nacchere. La nottata veniva allietata dal passaggio dei carri allegorici e non mancavano le giostre e le bancarelle che vendevano cibarie di ogni genere tra cui la milza cotta nell’aceto, la zuppa di soffritto, le melanzane, le lumache e i meloni rosso fuoco.
Un’antica costumanza pellezzanese voleva che il giorno di Sant’Anna ogni famiglia ospitasse almeno uno dei tanti poveri che durante la festa chiedevano l’elemosina.
Ai primi chiarori dell’alba, la chiesa veniva aperta e i pellegrini in massa vi accedevano cantando inni di lode alla Santa. Molte donne percorrevano la chiesa sino all’altare in ginocchio, altre lo facevano rotoloni per terra, altre ancora strisciando la lingua sul pavimento.
Verso le ore 11 la statua veniva rimossa dalla nicchia e collocata sulla portantina per la processione; era questo un momento particolarmente commovente: le donne si accalcavano intorno alla statua, nel tentativo di spolverarla con fazzoletti o lembi di stoffa che venivano portati a casa e conservati tra le reliquie più care: durante l’anno se vi fossero stati ammalati in famiglia, gli si metteva quel sacramentale al collo sicuri che Sant’Anna non avrebbe fatto mancare la sua protezione.
La processione, preceduta dalla sfilata delle verginelle, si svolgeva sotto il sole cocente di luglio accompagnata dal suono delle campane e dai botti dei mortaretti. Di passaggio da Casa Genovese, venivano fatti scendere, con corde e carrucole, due angeli che rendevano omaggio alla Santa. Fino al rientro in chiesa delle statue, in Pellezzano non si appiccava il fuoco per cucinare; solo dopo, quando i pellegrini iniziavano il loro viaggio di ritorno, i pellezzanesi ritornavano a casa per preparare la “zuppa di Sant’ Anna”, una pietanza a base di fiori di zucca, zucchine e patate cotti con l’osso di prosciutto.
A sera la banda e le orchestre suonavano soltanto per i pellezzanesi a chiusura della festa.