8.14. L'ARTE DELLA LANA A GIFFONI

Sin dagli ultimi decenni del Medio Evo, si svilupparono nel territorio di Giffoni diverse attività artigiane e mercantili che rappresentarono, per secoli, la principale fonte di benessere delle popolazioni del luogo, consentendo, al tempo stesso, il formarsi di un forte nucleo di ricche famiglie borghesi che svolsero un ruolo di primo piano nella storia civile ed economica della nostra provincia.
Tra le varie attività svolte, quella che ebbe una grande rilevanza e un florido sviluppo economico e commerciale fu la nobile arte della lana, che fece conoscere le abilità e le capacità delle popolazioni picentine all'Italia e all'estero.
La materia prima utilizzata nella produzione dei tessuti era rappresentata dalla lana carfagna grigia, più scadente, proveniente da Solofra e dai paesi vicini; le lane alba, majorina, ajnina e de Fogia, più pregiate, provenienti dai centri irpini di Bagnoli e Montella e, solo in piccola parte, da Foggia.
Tra i tipi di tessuti in lana prodotti dagli artigiani giffonesi, che ebbero grande rinomanza nel Regno, sono da ricordare: i fustani e i pannistri di lana carfagna, molto economici e popolari, utilizzati dalle popolazioni locali; i panni nobili gualcherati di vario colore; i panni bergamaschi, milanesi, veneziani, senesi e fiorentini, particolarmente pregiati e i dobretti o stametti più fini ottenuti con lana, seta e cotoni speciali.
Si manifatturavano, inoltre, drappi in velluto e in seta intessuti con oro secondo l'arte diffusa a Giffoni dai maestri toscani durante il XV secolo e articoli speciali per l'abbigliamento, tra cui i notissimi berretti giffonesi.
I prodotti dell'arte giffonese venivano commercializzati soprattutto in occasione della Fiera di Salerno che si svolgeva in città durante il mese di settembre, fiera che costituiva, ancora nel Cinquecento, l'occasione più importante per gli scambi economici della provincia e di gran parte del Regno.
Molti furono i rapporti commerciali che si intrecciarono tra i mercanti e gli artigiani di Giffoni e quelli di altri paesi, in particolare modo di Toscana, Lombardia, Veneto e anche Spagna.
Già dal Cinquecento a Giffoni, San Cipriano Picentino e negli altri centri picentini, cominciarono ad affermarsi i primi imprenditori capitalisti che, con la costruzione di opifici, drapparie, vastandere, balchere e tintorie, accentrarono nelle loro mani gran parte dell'artigianato e del commercio dell'intero territorio. Da sottolineare, però, che mentre a San Cipriano la fabbricazione dei tessuti aveva un carattere tipicamente artigiano-familiare, la produzione di Giffoni, per la varietà e la quantità dei prodotti realizzati, richiedeva una più complessa struttura organizzativa e pertanto la manifattura dei tessuti si incentrava nella grande Drapparia, su cui esercitava il suo diritto feudale il Signore dello Stato di Giffoni, che era anche il centro di riferimento di tutte le attività mercantili.
L'arte della lana a Giffoni andò in crisi nei primi decenni del Cinquecento e nel periodo compreso tra il 1530-1560 subì una vera e propria recessione, soprattutto per due motivi: i troppi debiti contratti e non saldati dagli artigiani giffonesi con i propri fornitori e in particolare con la Drapparia (per la poca assistenza e gli scarsi servizi forniti) e la scomparsa della figura dell'imprenditore capitalista che aveva trovato più conveniente e meno rischioso fornire denaro a mutui o investire in acquisto di beni immobili. Altra considerazione importante da farsi a proposito di quella che dovette essere la fase critica dell'economia giffonese è che le autorità non rinunciarono, neanche in quel periodo, a pretendere il pagamento dei diritti dovuti per la "gabella della lana", né rinunciarono ad agire anche giudizialmente nei confronti dei debitori morosi.
Sono questi i motivi e queste le particolari situazioni che hanno determinato la grave crisi del settore e che hanno contribuito non poco alla stasi dello sviluppo economico di Giffoni.