Sin dagli ultimi decenni del Medio Evo, si svilupparono nel
territorio di Giffoni diverse attività artigiane e mercantili che
rappresentarono, per secoli, la principale fonte di benessere
delle popolazioni del luogo, consentendo, al tempo stesso, il
formarsi di un forte nucleo di ricche famiglie borghesi che
svolsero un ruolo di primo piano nella storia civile ed economica
della nostra provincia.
Tra le varie attività svolte, quella che ebbe una grande
rilevanza e un florido sviluppo economico e commerciale fu la
nobile arte della lana, che fece conoscere le abilità e le
capacità delle popolazioni picentine all'Italia e all'estero.
La materia prima utilizzata nella produzione dei tessuti era
rappresentata dalla lana carfagna grigia, più scadente,
proveniente da Solofra e dai paesi vicini; le lane alba, majorina,
ajnina e de Fogia, più pregiate, provenienti dai centri irpini di
Bagnoli e Montella e, solo in piccola parte, da Foggia.
Tra i tipi di tessuti in lana prodotti dagli artigiani
giffonesi, che ebbero grande rinomanza nel Regno, sono da
ricordare: i fustani e i pannistri di lana carfagna, molto
economici e popolari, utilizzati dalle popolazioni locali; i panni
nobili gualcherati di vario colore; i panni bergamaschi, milanesi,
veneziani, senesi e fiorentini, particolarmente pregiati e i
dobretti o stametti più fini ottenuti con lana, seta e cotoni
speciali.
Si manifatturavano, inoltre, drappi in velluto e in seta
intessuti con oro secondo l'arte diffusa a Giffoni dai maestri
toscani durante il XV secolo e articoli speciali per
l'abbigliamento, tra cui i notissimi berretti giffonesi.
I prodotti dell'arte giffonese venivano commercializzati
soprattutto in occasione della Fiera di Salerno che si svolgeva in
città durante il mese di settembre, fiera che costituiva, ancora
nel Cinquecento, l'occasione più importante per gli scambi
economici della provincia e di gran parte del Regno.
Molti furono i rapporti commerciali che si intrecciarono tra i
mercanti e gli artigiani di Giffoni e quelli di altri paesi, in
particolare modo di Toscana, Lombardia, Veneto e anche Spagna.
Già dal Cinquecento a Giffoni, San Cipriano Picentino e negli
altri centri picentini, cominciarono ad affermarsi i primi
imprenditori capitalisti che, con la costruzione di opifici,
drapparie, vastandere, balchere e tintorie, accentrarono nelle
loro mani gran parte dell'artigianato e del commercio dell'intero
territorio. Da sottolineare, però, che mentre a San Cipriano la
fabbricazione dei tessuti aveva un carattere tipicamente
artigiano-familiare, la produzione di Giffoni, per la varietà e la
quantità dei prodotti realizzati, richiedeva una più complessa
struttura organizzativa e pertanto la manifattura dei tessuti si
incentrava nella grande Drapparia, su cui esercitava il suo
diritto feudale il Signore dello Stato di Giffoni, che era anche
il centro di riferimento di tutte le attività mercantili.
L'arte della lana a Giffoni andò in crisi nei primi decenni del
Cinquecento e nel periodo compreso tra il 1530-1560 subì una vera
e propria recessione, soprattutto per due motivi: i troppi debiti
contratti e non saldati dagli artigiani giffonesi con i propri
fornitori e in particolare con la Drapparia (per la poca
assistenza e gli scarsi servizi forniti) e la scomparsa della
figura dell'imprenditore capitalista che aveva trovato più
conveniente e meno rischioso fornire denaro a mutui o investire in
acquisto di beni immobili. Altra considerazione importante da
farsi a proposito di quella che dovette essere la fase critica
dell'economia giffonese è che le autorità non rinunciarono,
neanche in quel periodo, a pretendere il pagamento dei diritti
dovuti per la "gabella della lana", né rinunciarono ad agire anche
giudizialmente nei confronti dei debitori morosi.
Sono questi i motivi e queste le particolari situazioni che
hanno determinato la grave crisi del settore e che hanno
contribuito non poco alla stasi dello sviluppo economico di
Giffoni. |