5.7. SANTUARIO DELLA MADONNA DEL GRANATO

Fra la vasta piana del Sele e le soglie del Cilento, a metà altezza del gruppo del monte Vesole, si erge, austero e solitario, l'antichissimo Santuario della Madonna del Granato.
Il Santuario fu edificato intorno al X secolo dagli abitanti di Capaccio, sfuggiti alla malaria e all'eccidio della distruzione di Paestum da parte dei Saraceni, su un sito ove un tempo sorgeva un antichissimo tempio pagano dedicato alla dea Giunone, cui era sacro il frutto del melograno (dal latino granatus).
Dopo l'insediamento in Capaccio della sede vescovile (di cui non si hanno date certe) il Santuario divenne cattedrale della diocesi Capaccio-Paestum.
Dallo spazio antistante la chiesa, posta su uno spuntone di roccia, si gode un panorama di straordinaria bellezza che abbraccia l'intera pianura del Sele e che consente di scorgere, in lontananza, gli ovattati rilievi della costiera amalfitana che, irti e scoscesi, calano verso il mare.
Il santuario, precedentemente dedicato a Santa Maria Maggiore e dal XV secolo a Santa Maria del Granato, con facciata molto sobria, è di stile romanico a tre navate, la centrale più alta con tetto a due spioventi e le due laterali più basse con tetto ad unica falda.
Le tre navate incrociano sul fondo un transetto, con tre absidi, posto ortogonalmente ad esse.

Oltre alla chiesa, l'insieme architettonico comprende un massiccio campanile con monofore a guisa di feritoie, testimonianza delle antiche fortificazioni, ed alcuni volumi di epoche successive e formanti una piccola cittadella conventuale con refettorio, sale comuni e celle.
L'interno, di notevole interesse artistico, presenta il soffitto finemente decorato con al centro un dipinto raffigurante la Madonna del Granato; il pulpito in marmo bianco del XV secolo con sottostanti resti di affreschi a tema religioso e fregi decorativi; lo splendido pavimento del transetto realizzato con materiali di spoglio provenienti dall'antica città di Paestum e dalla Capaccio bizantina; un'urna marmorea in cui furono riposte le reliquie di S. Matteo Apostolo, ritrovate sotto le mura dell'antica Velia e traslate nel 954 nella Cripta del Duomo di Salerno; l'altare maggiore dell'antico Santuario riconsacrato, nel marzo 1991, dal vescovo di Vallo della Lucania monsignor Giuseppe Rocco Favale, dopo una lunga opera di restauro.

Figura 5.43. Santuario della Madonna del Granato

Il Santuario, restaurato nella sua veste architettonica nel 1708 ad opera del vescovo di Capaccio Mons. Francesco Nicolai, e successivamente nel 1836 per volere del vescovo Mons. Michele Barone che fece costruire un ampio edificio annesso al tempio per accogliere il clero costituito in comunità eremitica, vive tutt'oggi lassù, in ossequio alle leggi di Cristo e di Dio osservando e conservando l'antico culto.
Attualmente, meta continua di pellegrinaggi provenienti da ogni luogo, il Santuario è affidato alle cure di un religioso dell'Ordine dei Carmelitani dell'antica Osservanza.
Nonostante il suo enorme valore storico e artistico il Santuario è ancora poco conosciuto e non inserito negli itinerari turistici della provincia di Salerno.