4.2. IL MUSEO ARCHEOLOGICO PROVINCIALE DI SALERNO

Il Museo Archeologico Provinciale, istituito nel 1927, è situato dal 1964 nel complesso di S. Benedetto, comprendente parte del quadriportico dell'omonimo convento risalente all'XI secolo e parte del recuperato Castelnuovo reale del XV secolo, ove alloggiò l'infelice regina Margherita di Durazzo.

Figura 4.1. Testa bronzea di Apollo

Figura 4.2. Statuetta di Afrodite

Figura 4.3. Elmo corinzio

Il lapidario, antistante l'ingresso, è per la maggior parte costituito da reperti di età romana, statue, rilievi figurati, iscrizioni onorarie e sepolcrali che vanno dal I sec. a.C. al IV sec. d.C. rinvenute nella stessa città di Salerno. Tra questi una scultura in marmo raffigurante Atena, cinque figure con tunica disposte accanto a una figura femminile raffigurante la Fortuna e una stele arenaria decorata con capitello ionico del IV sec. a.C. ritrovata a Palinuro.
All'interno, al piano inferiore è possibile seguire un percorso cronologico a partire dai reperti litici del Paleolitico provenienti da Palinuro a quelli del Neolitico provenienti dall'Agro-Picentino e dalla grotta di Polla, e dell'età del bronzo provenienti dalla grotta di Pertosa.
L'età del ferro e le culture successive sono riccamente rappresentate dai numerosi materiali provenienti da tutta la provincia e soprattutto dal territorio circostante il capoluogo, che in queste epoche presentava, nel Salernitano, una grande varietà di espressioni culturali anche a pochi chilometri di distanza tra un centro e un altro. Espressioni documentate di questi periodi sono rappresentate, nel museo, dalla cultura delle tombe a fossa, dai corredi funerari della Valle del Sarno e dalla cultura Villanoviana con i materiali ritrovati nei centri di Pontecagnano e Sala Consilina. Sono inoltre esposti numerosi vasi decorati provenienti dall'Agro-Picentino, esemplari di ceramica corinzia decorati con motivi geometrici in rosso e nero, corredi funerari della Valle del Sele, ornamenti in bronzo, bracciali, orecchini, pendagli d'ambra a forma di testa femminile provenienti da Montecorvino Rovella e Oliveto Citra.
In posizione privilegiata è posto il corredo di una tomba principesca, scavata nel 1938, del V-IV sec. a.C., proveniente da Monte Pruno presso Roscigno, un valico a controllo dell'unico passaggio nei monti Alburni tra le valli del Calore, del Sele e del Vallo di Diano; la struttura sepolcrale presenta caratteri peculiari di monumentalità con recinto rettangolare e copertura a tumulo. Il defunto, deposto supino, aveva un corredo metallico: un candelabro in bronzo di produzione vulcente; una Schnabelkanne, un'olpe ed un colino di produzione etrusca; un bacino con anse fuse di produzione a perla; una piccola olpe, un boccale e un kantaros d'argento di produzione coloniale.
Il corredo vascolare era composto da vasi attici, da una stemless cup, un rython a testa di ariete, due oinochoai, un cratere a colonnette e vasellame a vernice nera molto probabilmente di produzione poseidoniate.

La ricchezza del defunto è enfatizzata dai gioielli, una collana e una corona, mentre il suo rango di guerriero è sottolineato dal carro e una punta di lancia di ferro. Gli elementi più significati sono tuttavia tre strigili di bronzo, strumenti adoperati per detergere il sudore, che definiscono l'adesione del defunto a costumanze elleniche.
Il piano superiore accoglie la ricchissima documentazione relativa alla necropoli etrusco-sannita di Fratte con vasi attici figurati con scene mitologiche greche del VI secolo a.C., vasellame di bronzo di tradizione etrusca e vasellame fittile a vernice nera decorato di tradizione sannitica.
Dall'abitato proviene una notevolissima quantità di terracotte architettoniche, di lucerne, di corredi tipici provenienti da tombe a incinerazione e a inumazione del periodo romano, di statuette votive e uno splendido clipeo raffigurante Eracle in lotta con il leone Nemeo del IV secolo a.C.

Figura 4.4. Antefissa con Athena elmata

Figura 4.5. Olpe bronzea

Figura 4.6. Oinochoe trilobata

Al centro di una saletta, a destra della scala, spicca una testa di bronzo tardoellenica raffigurante il dio Apollo del, divenuta il simbolo del Museo, rinvenuta nelle acque del golfo di Salerno da un gruppo di pescatori nel dicembre del 1930, da alcuni attribuita all'artista greco Pasiteles, attivo in Campania nel I secolo a.C.
Al Museo appartiene anche una ricchissima collezione numismatica intitolata a V. Panebianco, con monete greche, di zecche italiche, romane repubblicane ed imperiali e con monete medioevali della zecca di Salerno. Di particolare interesse è il gruppo di monete imperiali rinvenute nello scavo di una villa di Minori e quelle d'oro e d'argento provenienti dal castello medioevale della città.
In corso di ordinamento è la Pinacoteca, comprendente un trittico quattrocentesco del Maestro dell'Incoronazione di Eboli, un polittico di Andra da Salerno, dipinti del Seicento napoletano, la collezione Fazio e una raccolta dedicata al folklore locale.

Figura 4.7. Eracle in lotta con il leone Nemeo