4.8. IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI VELIA

Velia non possiede un edificio destinato a museo; attualmente i reperti archeologici e le interessanti collezioni di opere d'arte che l'antica Elea ha restituito sono sistemati nella torre di un castello del XII secolo, sulla collina di Castellammare della Bruca.
Nelle stanze, sovrapposte, è ospitata una raccolta di ceramiche locali medievali e moderne (sec. XIII - XVIII) recuperate dagli archeologi durante i saggi di ricerca della città greca. Tra esse, molto interessante quelle di epoca sveva che ripropongono motivi figurativi di tradizione araba.
Nei pressi della torre, in una cappella medioevale costruita sulle antiche strutture di un tempio ionico, è conservata la preziosa collezione epigrafica, rappresentata da una grande quantità di iscrizioni greche che vanno dal VI secolo a.C. all'epoca romana, e che hanno consentito agli studiosi di ricostruire i vari momenti storici della città e le istituzioni che la governarono.
La parte più interessante di questa collezione è certamente quella relativa alle iscrizioni sacre dadicate alle divinità del Pantheon greco, che testimoniano la molteplicità dei culti che si praticavano in città.
Grossi cippi di pietra, recanti il nome del dio al genitivo, stavano a delimitare l'area consacrata e ad indicare l'appartenenza di quell'area al dio. L'unico cippo di cui è stata trovata anche la base è quello dedicato a Poseidon Asphaleios, il dio che protegge dalle tempeste, venerato soprattutto dai naviganti ( VI secolo a.C.).
Molte sono le iscrizioni dedicate a Zeus, il cui genitivo Zenos, spesso appare accompagnato da un epiteto che sta ad indicare un attributo specifico della divinità: Orios, il dio dei venti favorevoli; Pompaios, il dio che accompagna i naviganti; Alastoros, il dio vendicatore o allontanatore dei mali. Collegata a Zeus anche l'iscrizione "olimpio kairo", ove kairos, il figlio più giovane di Zeus, rappresenta la personificazione dell'attimo felice in cui si realizza la fortuna. Più recente un altro cippo dedicato a Zeus definito Hypatos Athenaios, il dio delle alture.
Altri cippi sono dedicati a Hera chiamata, in alcuni di essi, col nome di Thelxine ("colei che incanta"), una Hera del mondo degli inferi a cui, come spesso facevano con le divinità infernali, i greci attribuivano epiteti allusivi alla benignità e alla dolcezza.
Altra divinità venerata a Velia è Apollo, nella sua veste di guaritore. Il suo nome non compare direttamente, ma tre medici, in tre iscrizioni diverse e in tre periodi diversi, sono chiamati: Oulis, Parmenide e Ouliades, termini il cui legame con Apollo Oulios risulta, secondo gli studiosi, evidente. Il fatto che dei medici fossero a capo di una parte della società ha fatto ipotizzare l'esistenza di una scuola medica sotto la protezione di Apollo.
Un locale, sempre sulla collina di Castellammare della Bruca, è pronto ad accogliere un'altra collezione di materiali che potranno attestare l'evoluzione della cultura e delle attività commerciali di Velia dalla sua fondazione all'abbandono della città.
L'abbondanza di tanti materiali sta a dimostrare, anche se oggi la situazione espositiva non è tra le più felici, che Velia potrà essere un giorno tra le realtà museali più importanti del salernitano.