10.3.1. IL NATALE |
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Il
Natale, nella tradizione salernitana era ed è la festa più attesa
dell’anno, nella quale la lieta celebrazione della semplicità e
l’atmosfera che si respira sono ancora intense |
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Bellissimi presepi vengono costruiti in molte
chiese della nostra provincia, da qualche parte ancora allestiti
con antiche statuine sei-settecentesche che mani gelose sono
riuscite a preservare e che riproducono fedelmente caratteri ed
abbigliamenti dell’epoca. Da non perdere quelli allestiti a
Pogerola, ad Atrani, a Scafati, a Castellabate e in tanti altri
paesi del Cilento. |
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Figura 10. 16. Botticelli: Natività | |
Oggi non c’è famiglia in Italia e nel Salernitano che non prepari l’albero di Natale, addobbato con palline, batterie di lampadine dai mille colori e da stelle filanti e ai cui piedi vengono deposti regali per tutti i componenti della famiglia, da scambiarsi il giorno di Natale. Da alcuni anni, nelle nostre case è d’uso appendere dietro il portoncino d’ingresso un ramo di vischio intrecciato con agrifoglio, piante ritenute apportatrici di lieti eventi e di felicità; anche questa è un’antica tradizione nordica: la leggenda narra che Baldur, figlio di Odino, venisse ucciso da una freccia di legno di vischio, la caduta del morente Baldur fu attutita da una pianta che Odino trasformò in pianta sempreverde che prese il nome di agrifoglio. Su di essa nacquero bacche rosse a ricordo del sangue dell’ucciso. Da quel momento l’agrifoglio divenne il simbolo dell’eternità e della continuazione della vita. Il vischio, dal cui legno fu ricavata la freccia, venne maledetto, ma la moglie di Baldur, nel piangere il marito morto, fece cadere sulla pianta di vischio lacrime che si trasformarono in perle; grazie a quelle lacrime il vischio divenne il simbolo degli innamorati e fonte di lieti auspici per quelli che si amano. La sera della vigilia le famiglie salernitane si riuniscono in casa del familiare più anziano per consumare la cena di Natale. Ancora oggi presso molte famiglie continua la tradizione di osservare il digiuno rituale che consiste nell’astenersi dal consumo delle carni; in genere si inizia con gli spaghetti conditi con il sugo delle vongole, seguono il capitone fritto o arrosto e la frittura di pesci; si continua con i broccoli di Natale conditi con olio e limone, e con l’insalata di rinforzo a base di cavolfiore lessato, peperoni sotto aceto, acciughe, olive verdi e nere, qualche cappero; non manca il baccalà, fritto o lessato all’insalata. |
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Figura 10. 17. Zampognari | |
Nessuno si fa mancare i dolci di Natale
preparati in casa: zeppole, roccocò, raffaioli, struffoli,
castagnacci, e mostaccioli. Chiudono il pasto le frutte secche
come noci, mandorle, nocciole, castagne del prete, fichi imbottiti
e qualche buon bicchiere di vino di Giovi. |
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Figura 10. 18. Il Presepe | |
In alcuni paesi del Cilento alla Vigilia di
Natale, dopo la messa di mezzanotte si usa ancora accendere “U
Fucaro”. Già nei giorni precedenti i ceppi di grossa mole vengono
trasportati e accatastati nei pressi del sacrato della chiesa dove
poi, disposti a cerchio saranno accesi. |
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