10.3.1. IL NATALE

Il Natale, nella tradizione salernitana era ed è la festa più attesa dell’anno, nella quale la lieta celebrazione della semplicità e l’atmosfera che si respira sono ancora intense
I primi suoni di zampogna cominciano a farsi sentire già qualche giorno prima dell’inizio della novena dell’Immacolata che si svolge tra il 29 novembre e il 7 dicembre, per ricominciare il 16 dicembre per la novena di Natale fino alla notte della vigilia: una tradizione molto sentita non solo dalle persone anziane ma soprattutto dai ragazzi, che spesso seguono lungamente la coppia di suonatori scortandoli da rione a rione, imitandone i motivi e i gesti.
Il giorno dell’Immacolata le famiglie salernitane usano costruire il presepe, collocandolo nel punto più in vista dell’abitazione. La ricostruzione tradizionale della natività di Gesù, realizzata in maniera artigianale nelle nostre case, costituisce un rituale antico, profondamente radicato nella nostra tradizione; dinanzi ad esso gli zampognari effettuano la loro suonata quotidiana e, a sera, in tantissime famiglie vi si recita il rosario.

Bellissimi presepi vengono costruiti in molte chiese della nostra provincia, da qualche parte ancora allestiti con antiche statuine sei-settecentesche che mani gelose sono riuscite a preservare e che riproducono fedelmente caratteri ed abbigliamenti dell’epoca. Da non perdere quelli allestiti a Pogerola, ad Atrani, a Scafati, a Castellabate e in tanti altri paesi del Cilento.
Un po’ ovunque poi è ripresa la tradizione del presepe vivente; particolarmente belli quelli di Praiano, Raito, Pogerola, Tramonti, Cava dei Tirreni, Campagna, Pertosa e Giffoni Valle Piana e Sarno. Assolutamente da non perdere il pellegrinaggio subacqueo al presepe della grotta dello Smeraldo a Conca dei Marini. L’insolito matrimonio tra scenari marini e scintillanti addobbi natalizi crea un’atmosfera magica, di sogno, come magica è la discesa della cometa che ad Atrani, allo scoccare della mezzanotte del 24 dicembre viene calata dal monte Tabor fino all’atrio della cattedrale.
Nei tempi passati, l’albero di Natale era pressoché ignorato nella nostra tradizione. Per molti secoli l’usanza di adornare l’albero di Natale fu prerogativa degli antichi popoli germanici, dei Teutoni in particolare, che festeggiavano il passaggio dall’autunno all’inverno bruciando enormi ceppi nei camini e piantando davanti alle case un abete ornato di ghirlande. Successivamente la tradizione si estese presso molti altri popoli del Nord Europa e giungendo poi fino a noi ad accompagnare la ricorrenza natalizia.

Figura 10. 16. Botticelli: Natività  

 Oggi non c’è famiglia in Italia e nel Salernitano che non prepari l’albero di Natale, addobbato con palline, batterie di lampadine dai mille colori e da stelle filanti e ai cui piedi vengono deposti regali per tutti i componenti della famiglia, da scambiarsi il giorno di Natale.
Da alcuni anni, nelle nostre case è d’uso appendere dietro il portoncino d’ingresso un ramo di vischio intrecciato con agrifoglio, piante ritenute apportatrici di lieti eventi e di felicità; anche questa è un’antica tradizione nordica: la leggenda narra che Baldur, figlio di Odino, venisse ucciso da una freccia di legno di vischio, la caduta del morente Baldur fu attutita da una pianta che Odino trasformò in pianta sempreverde che prese il nome di agrifoglio. Su di essa nacquero bacche rosse a ricordo del sangue dell’ucciso. Da quel momento l’agrifoglio divenne il simbolo dell’eternità e della continuazione della vita. Il vischio, dal cui legno fu ricavata la freccia, venne maledetto, ma la moglie di Baldur, nel piangere il marito morto, fece cadere sulla pianta di vischio lacrime che si trasformarono in perle; grazie a quelle lacrime il vischio divenne il simbolo degli innamorati e fonte di lieti auspici per quelli che si amano.
La sera della vigilia le famiglie salernitane si riuniscono in casa del familiare più anziano per consumare la cena di Natale. Ancora oggi presso molte famiglie continua la tradizione di osservare il digiuno rituale che consiste nell’astenersi dal consumo delle carni; in genere si inizia con gli spaghetti conditi con il sugo delle vongole, seguono il capitone fritto o arrosto e la frittura di pesci; si continua con i broccoli di Natale conditi con olio e limone, e con l’insalata di rinforzo a base di cavolfiore lessato, peperoni sotto aceto, acciughe, olive verdi e nere, qualche cappero; non manca il baccalà, fritto o lessato all’insalata.

Figura 10. 17. Zampognari

Nessuno si fa mancare i dolci di Natale preparati in casa: zeppole, roccocò, raffaioli, struffoli, castagnacci, e mostaccioli. Chiudono il pasto le frutte secche come noci, mandorle, nocciole, castagne del prete, fichi imbottiti e qualche buon bicchiere di vino di Giovi.
I giochi che si svolgono la notte di Natale hanno inizio subito dopo la cena; Ancora oggi predomina la tombola che assorbe la maggior parte della serata; il sette e mezzo ed altri giochetti con le carte tengono impegnata la famiglia fino all’ora di recarsi in chiesa. Un tempo verso mezzanotte le donne vi si recavano dopo aver deposto il bambinello nella mangiatoia, mentre la maggior parte degli uomini restava a casa a giocare a carte nei tradizionali giochi: scopa, tressette, briscola, marianna e calabresella, fino al ritorno delle donne a casa o anche per tutta la notte.

Figura 10. 18. Il Presepe

In alcuni paesi del Cilento alla Vigilia di Natale, dopo la messa di mezzanotte si usa ancora accendere “U Fucaro”. Già nei giorni precedenti i ceppi di grossa mole vengono trasportati e accatastati nei pressi del sacrato della chiesa dove poi, disposti a cerchio saranno accesi.
A Castelcivita, fino agli anni Trenta, a Natale i giovani lanciavano uova e arance alle ragazze durante la messa della mezzanotte. Si trattava di rendere pubblico il corteggiamento, già del resto accettato dai fidanzati e dalle famiglie. A Campora i fidanzati regalano alle loro promesse spose il “tortano” dolce a forma di cuore fatto con struffoli ricoperti di miele; le fidanzate ricambiano a Pasqua offrendo agli innamorati la “pizza abbrazzata”, artisticamente confezionata con le loro mani e raffigurante quattro braccia avvinte, tempestate di confetti multicolori ed impreziosite dalla glassa di zucchero.