3.1. PAESTUM E LA VALLE DEI TEMPLI

Verso la fine del VII secolo a.C. coloni provenienti da Sibari, la metropoli greca situata sul golfo di Taranto, raggiunsero la vasta pianura che si estende al sud del Sele e vi fondarono una città cui diedero il nome di Poseidonia in onore del dio del mare Poseidone.
La sua fondazione si inquadra nel processo di espansione delle colonie della Magna Grecia situate sullo Ionio, finalizzato all'individuazione di nuovi sbocchi commerciali e all'apertura di nuove frontiere allo sfruttamento delle risorse agrarie.
La sua posizione geografica, la fertilità della pianura, il suo progressivo incremento demografico e soprattutto la sua assoluta autonomia dalla Magna Grecia, diedero a Poseidonia un notevole sviluppo ed un alto livello di potenza economica e politica. E' in questo florido periodo che furono edificati i tre templi noti con i nomi di Basilica, Tempio di Poseidone e Tempio di Cerere.

Figura 3. 1. I templi visti dall'alto

Figura 3. 2. Tempio di Cerere e Colonna votiva

La magnificenza e la ricchezza di Poseidonia suscitarono presto mire di conquista nei Lucani, popolo italico del medio Appennino, che la occuparono intorno al 400 a.C. mutandone il nome in Paistom.
Pur non eguagliando il livello culturale raggiunto dalla città nel periodo greco, i Lucani continuarono le attività civili, militari ed economiche della colonia come è dimostrato dagli affreschi e oggetti di epoca lucana conservati nel museo di Paestum.
Nel 273 a.C., dopo la guerra contro Pirro, Roma, divenuta padrona incontrastata di queste regioni, diede alla città, divenuta colonia latina, il nome di Paestum e la arricchì di grandi edifici tra cui l'Anfiteatro, il Foro, il Ginnasio e il tempio di Cerere o tempio della Pace.

Figura 3. 3. Tempio di Nettuno

Figura 3. 4. Sacello ipogeo

Paestum prosperò fino al tardo impero ma, per le mutate esigenze politiche di Roma rivolte verso l'oriente, cominciò a cadere in una crisi irreversibile fino a che i suoi abitanti si ridussero ad un'esigua comunità concentratasi intorno al tempio di Cerere. Nei secoli successivi altri nuclei di popolazione salivano le colline per sfuggire alla malaria e alle incursioni dei Saraceni; si spiega così il sorgere di una città in collina, Caput Aquae (oggi Capaccio Vecchia) che nel medioevo ebbe un'importanza commerciale e strategica (specialmente durante il periodo imperiale di Federico II) e che assunse, quasi, quello che era stato il ruolo di Paestum nell'antichità.
Gli scavi effettuati hanno riportato alla luce l'antica forma della città di Paestum: un gigantesco pentagono irregolare che deriva dal tracciato delle sue mura; queste seguono fedelmente un grande banco roccioso che si eleva dalla pianura a 700 metri dalla spiaggia fino a raggiungere una quota di 15 metri sul livello del mare. All'interno l'area è suddivisa da due ampie strade, una da Nord a Sud e l'altra da Est a Ovest, che hanno termine in corrispondenza di quattro grandi porte: a Nord la porta Aurea, a Est la porta Sirena, a Sud la porta Giustizia e a Ovest la porta Marina.

Figura 3. 5. Anfiteatro romano

Figura 3. 6. Tomba del tuffatore

Nel punto in cui i due assi stradali si incrociano si stende l'ampia spianata del Foro, più a Sud il santuario urbano di Hera è costituito dalla Basilica e dal Tempio di Nettuno, mentre a settentrione si colloca il tempio di Atena ribattezzato tempio di Cerere.
La Basilica, che è in realtà un tempio di Hera ed è l'edificio più antico, eretto verso la metà del VI secolo a.C., presenta tutte le caratteristiche di un tempio arcaico con l'accentuata rigonfiatura delle colonne e con la cella divisa in due navate da una fila centrale di colonne per assicurare la base di appoggio alla travatura del tetto.
Manca qualsiasi resto del fregio e dei frontoni: particolare, questo, che la fece ritenere un edificio pubblico.
Anche il tempio di Nettuno era un tempio di Hera; eretto verso la metà del V secolo a.C., viene considerato una delle più compiute manifestazioni dell'ordine dorico in Occidente.
Ha sei colonne frontali e 14 sui lati lunghi; la cella, divisa in tre navate da due file di colonne cui è sottoposto un secondo ordine di colonnine sempre di ordine dorico, è scandito in tre ambienti: il pronao, la cella vera e propria e l'opistodomo. Il fregio, ben conservato, presenta metope non scolpite.
L'altro grande tempio, quello di Atena, fu edificato verso il 500 a.C.; ha sei colonne frontali e 13 sui lati lunghi. La sua più nota particolarità sta nella facciata del pronao, l'ambiente che precede la cella; qui al posto delle solite colonne doriche si alzano colonne a capitelli ionici in una mistione di stili che, insieme al compiuto equilibrio fra le varie parti del tempio, fa di questo edificio un monumento di singolare interesse.
Nel centro del Foro, lungo il lato Nord, si ergeva il tempio Italico o della Pace, orientato da Nord a Sud; eretto dai Romani verso la fine del III secolo a.C.. con quattro colonne frontali (inizialmente sei) e otto laterali con capitelli eolici ornati con foglie di acanto, il tempio della Pace rappresenta il primo esempio di tempio italico di stile ionico riportato alla luce.
Purtroppo di tale tempio, oggi, resta ben poco perché la maggior parte delle colonne è stata asportata per ornare ville e chiese (sei si trovano nel palazzo vescovile di Salerno e due nel Duomo d'Amalfi).

La maggior parte dei reperti e materiali archeologi, attualmente custoditi presso il Museo Nazionale di Paestum, sono quelli che provengono dagli scavi che hanno portato alla luce il Santuario dell'Heraion di Foce Sele e i corredi funerari delle Tombe della necropoli del territorio di Paestum.
Il Santuario dell'Heraion o di Hera Argiva, secondo Plinio fondato da Giasone condottiero degli Argonauti, è stato cercato fin dal XVIII secolo ma è stato riportato alla luce soltanto in questo secolo. Gli scavi iniziati nel 1934 furono lunghi e laboriosi. Nelle zone individuate dagli archeologi furono trovate numerose metope scolpite che facevano parte dei fregi dei templi, statuette e pozzi votivi, vasellame in ceramica dipinta a vernice nera, ceramiche con iscrizioni dipinte e graffiti che rivelavano il culto della dea e capitelli arcaici che consentivano l'individuazione del Tempio Maggiore di cui si conservano appena le fondazioni databili alla fine del VI secolo a.C..
Ciò che ha fatto parlare di Paestum nel XIX secolo sono state però le innumerevoli tombe con pareti affrescate rinvenute nella necropoli, fuori le mura o nel territorio circostante.
La scoperta delle Tombe dipinte generava infatti grande curiosità ed attenzione per il carattere inconsueto sia del rito di cui erano testimonianza, e sia dello stile e delle decorazioni.

Figura 3. 7. Heraion a Foce Sele

Certamente la più celebre è la cosiddetta "Tomba del Tuffatore", ma di grande rilevanza sono anche quelle del periodo arcaico, del periodo lucano, quelle del Gaudo e le tombe romane corredate con vasellame di vario tipo e armi in selce e rame.