10.4.16. I PELLEGRINAGGI AI SANTUARI DELLE VETTE DI MARIA NEL CILENTO

La Madonna ed il Cilento: un vincolo sacro che affonda le sue radici nei culti pagani di Hera e Cerere, invocate per la fecondità delle donne e della terra.
Da Pasqua ad agosto verso le alture dominate dai santuari mariani si snodano i pellegrinaggi che hanno nel giorno dell’Assunta il momento di massima espressione.

Sette madonne per sette cime: Calpazio, Sacro Monte, Stella, Cervati, Civitella, Pietrasanta e Catona, che si chiudono a cerchio prospiciente il mare, come a formare una sorta di protezione per le contrade e i villaggi della zona. Da un monte all’altro la notte si illumina di ceri e di falò accesi dai pellegrini che affrontano, spesso a piedi nudi, la scalata delle vette miracolose. Lo spettacolo è affascinante: l’intero Cilento Antico brilla di luci; i tremuli bagliori delle cènte in onore della Vergine del Granato e della Madonna del Carmine di Catona, e le poetiche fiammelle delle candele poste sui davanzali di Moio della Civitella, umile riflesso degli arditi roghi sul dirimpettaio Gelbison.
Il pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Granato sul monte Calpazio, si svolge due volte l’anno: il 2 maggio con richiami esclusivamente religiosi e il 15 agosto con richiami di festa e tradizioni popolari.
I numerosissimi pellegrini provenienti dalla vasta Piana del Sele, che salgono a piedi, spesso scalzi,alternando alla recita del Rosario i canti degli inni mariani, offrono un vero e proprio spettacolo di fede e di devozione. L’arrivo dei gruppi e delle confraternite è preceduto dalle cente, offerte come segno di ex voto alla celeste Patrona.
Nella piazzola antistante il Santuario, su un palco appositamente allestito, vengono celebrate le prime messe. Alle ore 18.00, dopo le suppliche e la recita del Rosario, inizia la solenne processione con la statua della Madonna giù nella Piana del Sele, per rientrare con la veneranda immagine, affrontando la ripida salita del monte, verso sera tra la gioia e i canti festosi dei pellegrini.
L’Università di Sala elesse come patrono S. Michele e volle nel 1832 una statua in legno che, in un’equilibrata sintesi di colore, forma ed espressività, raffigurasse l’Arcangelo quale guerriero di Dio con spada, elmo e corazza vittorioso su Lucifero; è la statua che viene portata in processione durante i pellegrinaggi.

Figura 10. 45. Madonna del Granato  

Il pellegrinaggio al Sacro Monte viene realizzato almeno una volta all’anno da tutti i paesi del Cilento, oltre che da gruppi di fedeli provenienti da molti centri della Basilicata e della Calabria. I riti sono quelli di sempre, scanditi dai canti, dalle invocazioni e dalle danze in un misto di sacro e profano. La compagnia, in testa le cènte e lo stendardo della Madonna dal volto scuro, si ricompone al Calvario, un grande cumulo di pietre trasportate per penitenza dai pellegrini che segnano il limite estremo dello spazio sacro. Attorno ad esso i pellegrini girano tre volte, prima di iniziare l’ultimo tratto scandito dalle edicole della Via Crucis.

  Figura 10. 46. Pellegrini al Sacro Monte

Giunti alla cappella, i fedeli fanno tre volte il giro attorno all’edificio, toccandone i muri con la mano sinistra; sostano sul sagrato ove vengono accolti dal rettore del Santuario che benedice le cènte; infine varcano la soglia, qualcuno strisciando in ginocchio fino all’altare. Dopo la messa, i fedeli salgono per una gradinata dietro l’altare fino a raggiungere la statua della Madonna e ne baciano il manto. E’ d’uso poi recarsi all’estremità del piazzale e gettare qualche monetina su un grosso monolite a forma di ferro di cavallo, come buon auspicio per il ritorno al Santuario l’anno successivo. I riti del ritorno sono pervasi da una sorta di malinconia dovuta alla necessità di dover lasciare la Madonna; lungo la strada tutti si lasciano andare all’allegria di un’allegra scampagnata, strappano lungo la strada qualche ramo che porteranno nei campi per propiziare buoni raccolti.
Il pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Neve sul monte Cervati, a circa 1898 metri sul livello del mare, con le sue pareti verticali rocciose insistenti su canaloni molto ripidi e ghiaiosi, si svolge il 5 agosto di ogni anno.
I pellegrini, provenienti per la maggior parte da Sanza e da Piaggine oltre che dai paesi limitrofi, si sottopongono ad una vera e propria fatica fisica nella scalata del monte, per esprimere la loro devozione alla Madonna in pietra posta nella Grotta e al Santuario dedicato alla Madonna della Neve. Appunto la Grotta, situata nel territorio di Piaggine, e il Santuario edificato dalla gente di Sanza, tra loro distanti meno di cento metri, sono al centro di un’eterna ed aspra disputa tra i fedeli dei due paesi per il controllo della Madonna del Cervati, tanto che il Santuario, fino a pochi anni fa, aveva due distinte porte, una per ciascun paese.

Figura 10. 47. In pellegrinaggio su per il monte

Il pellegrinaggio alla Madonna della Stella si svolge la domenica successiva al 15 agosto ed è in gran parte legato ai fedeli della parrocchia di Omignano e ai devoti che vi giungono da tutti i paesi delle pendici del monte della Stella.
Il Santuario è l’unico edificio superstite di un centro fortificato che sorgeva sulla vetta della montagna; la struttura attuale, frutto di interventi a più riprese nel XVII e XIX secolo, poggia sulle basi dell’edificio che vi edificò Angelo Lombardo, recuperando quanto restava della vecchia cella di S. Marco caduta in abbandono dopo la distruzione del centro abitato durante la guerra del Vespro.

Figura 10. 48. Fedeli in pellegrinaggio  

I riti sono ormai ridotti alla celebrazione di alcune messe, è scomparsa anche la processione di mezzogiorno, in quanto è stato usurpato lo spazio sacro in seguito a recinzioni. Poco distante dal costone roccioso giace la Preta Nzitata, un monolite alla quale si accedeva per lanciarvi sopra qualche monetina con un rito simile a quello del Sacro Monte.
Il pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Carmine di Catona si espleta, oltre che nel giorno della festa, il 16 luglio, anche durante la novena. Va segnalato per una delle rarissime presenze dell’Albero della Vita, per la Pietra della Fecondazione e per la fiaccolata finale.
L’Albero della Vita, un uso un tempo diffusissimo nel Cilento, è rappresentato da un palo piantato al centro del sacrato della chiesa, ricoperto da immagini sacre, simbolo dell’universo, che ripete nella capacità di rigenerazione, l’origine stessa della vita.
La Pietra della Fecondazione è invece riferibile ad un culto preistorico di pietre che si riteneva che potessero fecondare le donne sterili: credenza giustificata da leggende o da interpretazioni tra le più varie.
La statua della Madonna è tenuta nella chiesa madre durante tutto l’anno e viene portata in processione alla cappella il giorno 7 luglio, per la novena, con alla testa del corteo il grande stendardo bianco.

  Figura 10. 49. I pellegrini in riposo

Quando tutti i fedeli saranno entrati nella cappella, viene aperta la nicchia che custodisce il simulacro, si eseguono i canti tradizionali, mentre i fedeli fanno le loro offerte attaccandole su un nastro azzurro allacciato alla statua. E’ ormai buio quando la processione si ricompone in una suggestiva fiaccolata eseguendo tre giri intorno alla cappella, passando tra l’Albero della Vita e la Pietra della Fecondazione, per poi ridiscendere in paese e, dopo aver percorso le vie principali, sciogliersi sul sacrato della chiesa madre, nella quale i portatori depositeranno la statua.
Il pellegrinaggio alla Madonna Annunziata della Civitella si pratica il 25 marzo e il martedì dopo Pentecoste, in ricordo di un miracolo. Il primo detto anche “Giorno delle Croci” perché durante la messa vengono benedette le innumerevoli piccole croci che i pellegrini costruiscono con virgulti di castagno intrecciati in mille foggie, lungo l’ascesa; queste saranno poi portate a casa e attaccate ai muri come benedizione per la vita domestica e messe nei campi come auspicio di buoni raccolti.
Sul sacrato, a cui si accede da un ripido sentiero che costeggia i muri di contenimento dell’antica Velia, si scorgono i resti di un pozzo scavato nella roccia per la raccolta dell’acqua piovana e il grande pozzo lustrale con un piccolo canale di deflusso. Sulla roccia più alta, detta la Preta, vi è eretta una grande croce in legno, mentre un’altra, situata al limite del piccolo pianoro, è detta Cantone del Diavolo in quanto la tradizione popolare ravvisa in alcuni segni che vi sono incisi, le mani e le ginocchia del diavolo che fu scaraventato giù dalla Madonna del Sacro Monte che appare maestoso a sud-est.
Al Santuario della Madonna di Pietrasanta si accede il martedì dopo Pasqua, l’ultimo lunedì di maggio, il 3 gennaio anniversario del miracolo che salvò l’edificio dall’incendio appiccato dalle truppe francesi nel 1806, e il 15 agosto quando si celebra la fraternità con gli emigrati.
Il pellegrinaggio più imponente è quello dell’ultimo lunedì di maggio con un corte che parte dalla chiesa madre in mattinata, per raggiungere nel pomeriggio il Santuario: con i fedeli spesso a piedi nudi per l’intero tragitto. Qui le cènte hanno una foggia particolare, sono a forma di casa, e la nicchia ricavata tra le candele accoglie un putto su cui sono appuntati oggetti votivi, tra i quali almeno uno che simboleggia la grazia ricevuta, con un nastro bianco su cui è ricamata la data della grazia.