10.4.16. I PELLEGRINAGGI AI SANTUARI DELLE VETTE DI MARIA NEL CILENTO |
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La Madonna ed il Cilento: un vincolo sacro che affonda le sue
radici nei culti pagani di Hera e Cerere, invocate per la
fecondità delle donne e della terra. |
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Sette madonne per sette cime: Calpazio, Sacro Monte, Stella,
Cervati, Civitella, Pietrasanta e Catona, che si chiudono a
cerchio prospiciente il mare, come a formare una sorta di
protezione per le contrade e i villaggi della zona. Da un monte
all’altro la notte si illumina di ceri e di falò accesi dai
pellegrini che affrontano, spesso a piedi nudi, la scalata delle
vette miracolose. Lo spettacolo è affascinante: l’intero Cilento
Antico brilla di luci; i tremuli bagliori delle cènte in onore
della Vergine del Granato e della Madonna del Carmine di Catona, e
le poetiche fiammelle delle candele poste sui davanzali di Moio
della Civitella, umile riflesso degli arditi roghi sul
dirimpettaio Gelbison. |
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Figura 10. 45. Madonna del Granato | |
Il pellegrinaggio al Sacro Monte viene realizzato almeno una volta all’anno da tutti i paesi del Cilento, oltre che da gruppi di fedeli provenienti da molti centri della Basilicata e della Calabria. I riti sono quelli di sempre, scanditi dai canti, dalle invocazioni e dalle danze in un misto di sacro e profano. La compagnia, in testa le cènte e lo stendardo della Madonna dal volto scuro, si ricompone al Calvario, un grande cumulo di pietre trasportate per penitenza dai pellegrini che segnano il limite estremo dello spazio sacro. Attorno ad esso i pellegrini girano tre volte, prima di iniziare l’ultimo tratto scandito dalle edicole della Via Crucis. |
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Figura 10. 46. Pellegrini al Sacro Monte | |
Giunti alla cappella, i fedeli fanno tre volte il giro attorno
all’edificio, toccandone i muri con la mano sinistra; sostano sul
sagrato ove vengono accolti dal rettore del Santuario che benedice
le cènte; infine varcano la soglia, qualcuno strisciando in
ginocchio fino all’altare. Dopo la messa, i fedeli salgono per una
gradinata dietro l’altare fino a raggiungere la statua della
Madonna e ne baciano il manto. E’ d’uso poi recarsi all’estremità
del piazzale e gettare qualche monetina su un grosso monolite a
forma di ferro di cavallo, come buon auspicio per il ritorno al
Santuario l’anno successivo.
I riti del ritorno sono pervasi da una sorta di malinconia
dovuta alla necessità di dover lasciare la Madonna; lungo la
strada tutti si lasciano andare all’allegria di un’allegra
scampagnata, strappano lungo la strada qualche ramo che porteranno
nei campi per propiziare buoni raccolti. |
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Figura 10. 47. In pellegrinaggio su per il monte | |
Il pellegrinaggio alla Madonna della Stella si svolge la
domenica successiva al 15 agosto ed è in gran parte legato ai
fedeli della parrocchia di Omignano e ai devoti che vi giungono da
tutti i paesi delle pendici del monte della Stella. |
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Figura 10. 48. Fedeli in pellegrinaggio | |
I riti sono ormai ridotti alla celebrazione di alcune messe, è
scomparsa anche la processione di mezzogiorno, in quanto è stato
usurpato lo spazio sacro in seguito a recinzioni. Poco distante
dal costone roccioso giace la Preta Nzitata, un monolite alla
quale si accedeva per lanciarvi sopra qualche monetina con un rito
simile a quello del Sacro Monte. |
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Figura 10. 49. I pellegrini in riposo | |
Quando tutti i fedeli saranno entrati nella
cappella, viene aperta la nicchia che custodisce il simulacro, si
eseguono i canti tradizionali, mentre i fedeli fanno le loro
offerte attaccandole su un nastro azzurro allacciato alla statua.
E’ ormai buio quando la processione si ricompone in una suggestiva
fiaccolata eseguendo tre giri intorno alla cappella, passando tra
l’Albero della Vita e la Pietra della Fecondazione, per poi
ridiscendere in paese e, dopo aver percorso le vie principali,
sciogliersi sul sacrato della chiesa madre, nella quale i
portatori depositeranno la statua. |
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