8.2. LA PITTURA TRA IL XV E IL XVIII SECOLO - PARTE I

Delineare un organico profilo delle esperienze, delle tendenze e delle correnti pittoriche salernitane, è un’impresa ardua che presenta notevoli difficoltà, soprattutto per la grave lacunosità della documentazione.
Poiché la maggior parte delle testimonianze pittoriche di più elevato valore artistico, oggi custodite in chiese e musei della nostra provincia, sono riferibili all’arco di tempo compreso tra il XV-XVIII secolo, si tenterà in queste poche righe di dare delle indicazioni sulle opere e sugli artisti che in detto periodo si sono succeduti, non tralasciando di fare una rassegna di quanti con la loro arte e il loro prestigio hanno onorato ed onorano la terra salernitana anche nei periodi successivi.
Tra il Quattrocento e il cinquecento gli artisti meridionali furono protagonisti del progressivo superamento dei canoni del passato e dell’adeguamento al modello raffaellesco. La diramazione del quadraturismo bramantesco toccò anche Salerno grazie alla presenza sul nostro territorio del pittore veronese Cristoforo Scacco, la cui produzione contribuì a rinnovare i canoni spaziali vincolati al rigore prospettico del Maestro dell’Incoronazione da Eboli e a fondere elementi tratti da esperienze figurative diverse che spaziavano dalla pittura veronese a quella della tradizione fiamminga. Delle sue opere si ricordano: il trittico di Penta ora a Capodimonte, la tavola raffigurante S. Michele Arcangelo della chiesa di S. Pietro in Vincoli, ora al museo Diocesano, e la Madonna con Bambino della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Salerno.
A testimonianza del rigore prospettico del Maestro dell’Incoronazione da Eboli, integrato ed approfondito da esperienze veneto-marchigiane e da elementi caratterizzanti desunti dalla tradizione umbra, possiamo ammirare, presso il museo Diocesano di Salerno, l’Incoronazione della Vergine proveniente dalla chiesa di S. Francesco di Eboli e, presso la Pinacoteca Provinciale, il trittico proveniente dalla chiesetta di Santa Maria di Piantanova di Salerno.
Tra i seguaci dello Scacco, furono attivi nell’area salernitana, Vincenzo de Rogata, autore del trittico proveniente dalla chiesa di S. Bernardino, ora al museo Diocesano, e l’ignoto autore del trittico e del polittico situati nel transetto del Duomo di Salerno.

Figura 8. 1. Cristofaro Scacco: S. Michele Arcangelo

Andrea Sabatini, meglio conosciuto come Andrea da Salerno, agli inizi del Cinquecento, si fece promotore di un dichiarato rinnovamento pittorico che gli consentì di acquisire una posizione di rilievo nell’ambito della produzione figurativa campana. Con le tavole del polittico proveniente da Buccino di cui rimangono la Madonna delle Grazie, S. Antonio Abate, S. Agostino e S. Michele, l’artista salernitano rivela il tentativo di conciliare le esperienze legate al limpido classicismo attinto da Raffaello (di cui forse fu allievo) sperimentato attraverso l’esito positivo del polittico di S. Valentino Torio, con i rinnovati interessi verso formule leonardesche introdotte da Cesare da Sesto, con il polittico della Badia di Cava dei Tirreni.
Di questo periodo sono l’Ecce Homo della cappella del monte di Pietà a Napoli, il S. Nicola e il Matrimonio Mistico di Santa Caterina per la chiesa di S. Francesco a Nocera Inferiore (che lo vide brillante interprete di spunti iberici della Machuca) e la Madonna di Costantinopoli con i Santi Francesco e Giovanni Evangelisti, provenienti dalla chiesa di S. Francesco di Eboli, ora presso il museo Diocesano a Salerno.
Un ritorno al gusto geometrizzante e un adeguamento verso scelte anticlassiche si avvertono nell’artista dopo la sosta di Polidoro da Caravaggio a Napoli.

Figura 8. 2. Trittico di Piantanova

Figura 8. 3. A. Sabatini: S. Antonio Abate e S. Agostino

Figura 8. 4 A. Sabatini: La Pietà

Figura 8. 5. A. Sabatini: Ecce Homo

Figura 8. 6. A. Sabatini: Madonna delle Grazie

Figura 8. 7. A. Sabatini: S. Michele