8.8. IL PRESEPE DIPINTO DI MARIO CAROTENUTO

C’è nell’animo di ogni popolazione una sorta di passione artistica legata alle ricorrenze rituali o finalizzata ad ornare il luoghi di frequentazione collettiva.
La fabbricazione delle maschere rituali presso i popoli primitivi, le decorazioni di un luogo di culto, le sculture di immagini sacre, le rappresentazioni di scene bibliche e religiose, sono elementi che manifestano anche un tentativo di mantenere il legame con il soprannaturale tramite l’espressione di quanto di meglio il genio popolare può produrre.
Un’espressione, che è testimonianza della spiritualità e della cultura di un popolo, in cui si può ammirare l’arte o l’abilità nel ricavare da un pezzo di legno o da una pietra o da un impasto di colori, delle figure, nelle quali si riconoscono i sentimenti e i valori di un artista.

Figura 8. 58. Figura 8. 59.

Un’espressione che può considerarsi un modo di celebrare il trascendente e di esprimere la bellezza del soprannaturale con uno stile sempre legato alla realtà, dove i colori e le decorazioni possono anche essere pieni di fantasia, ma i visi delle figure restano rudi, marcati e a volte austeri.
In questo ambito si inserisce, per la sua originalità e per la sua intuizione, l’artista Mario Carotenuto con l’opera “Il presepe dipinto”, conservato nella sala S. Lazzaro del Duomo di Salerno, che rappresenta un patrimonio di assoluto prestigio e di indubbio valore artistico per la nostra città.
L’aria dimessa e povera, le caratteristiche dei personaggi in essa ritratti, come dice lo stesso Carotenuto, rendono il presepe dipinto decisamente salernitano.
È la cultura della nostra tradizione contadina, fatta di fatica e di semplicità, che anima le singole scene, mai teatrali, ma soltanto caratteristiche, nel modo più naturale. Del resto, per i suoi pastori, Carotenuto ha fatto posare come modelli gli abitanti del quartiere che gravita intorno al Duomo, nel vecchio centro storico della città.
A mettere ancora di più in risalto il carattere originale dell’opera di Carotenuto è soprattutto la libertà con cui l’artista ha concepito il suo presepe, offrendoci, di esso, non solo il significato religioso originale, ma anche il significato narrativo (scena di un gruppo di contadini che, con mani aperte tese al fuoco, ascoltano il racconto della nascita), conglobandovi, ancora, tutto quanto la tradizione, nei secoli, ha raccolto e associato al concetto presepe.

  Figura 8. 60.

Inaugurato nel dicembre del 1982, il presepe, composto solo dalla grotta della Natività e da pochi pastori, oggi conta circa 72 figure, esclusi gli oggetti, gli alberi e gli animali, tutti dipinti su multistrato da 13 mm, con colori acrilici, ed occupa l’intera sala S. Lazzaro. La realizzazione ha richiesto 14 anni di lavoro, con la collaborazione dell’équipe della bottega S. Lazzaro, diretta dal prof. Giuseppe Natella, ideatore di tale progetto che ha realizzato i fondali e le scenografie, segando e ritagliando sagome disegnate dal Maestro.
La validità dell’opera consiste nel coraggio che ha avuto l’artista di accostarsi al tema popolare del presepe, che riunisce in sé i sentimenti basilari della vita umana, come l’amore, il rapporto col divino, la ricerca interiore, proponendo l’immagine di “cose” totalmente note e familiari che, per la loro disarmante purezza e semplicità, non richiedono alcuno sforzo di interpretazione.

Figura 8. 61.

Infatti, appena si entra nella sala S. Lazzaro al Duomo si ha subito la sensazione di entrare in un villaggio rurale e di trovarsi in mezzo a gente comune, di attraversare il mondo di genuinità dove gli uomini che ti guardano (il castagnaro, i contadini, la donna, i vecchi e gli stessi re magi con i loro sontuosi abiti cinquecenteschi) hanno, come per miracolo, forse perché toccati dalla suggestione dell’irripetibile evento che si celebra in fondo alla sala, nella capanna, la capacità di essere un’altra volta e per sempre uomini, di aver recuperato il coraggio di esprimere quei valori senza i quali nessun uomo può dirsi uomo. E sembra essere questa la lezione più alta del “Presepe dipinto” di Mario Carotenuto.