7.3. PARCO REGIONALE DEI MONTI PICENTINI |
Esteso
su una superficie di 64.000 ettari, il Parco dei Monti Picentini,
il gruppo montuoso più importante e selvaggio dell’Appennino
Campano, si articola nel vasto territorio compreso tra la Valle
dell’Irno ad ovest e la Valle del Sele ad est, tra la provincia di
Avellino e di Salerno.
Lungo i suoi confini si innalzano le vette più elevate, quella del
monte Cervialto (1809 m), del monte Terminio (1783 m), del monte
Polveracchio (1790 m), del monte Acellica (1660 m) e dei monti Mai
(1607 m).
Propaggini minori sono i monti che fanno da corona alla Valle
dell’Irno, in particolare il monte S. Michele (1567 m.) a
Calvanico e il monte Monna (1196 m) a Castiglione dei Genovesi. |
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Figura 7. 6. I Monti Picentini |
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Nell’ambito del massiccio sono presenti molti piani
tettonico-carsici, alcuni dei quali anche di notevoli dimensioni come il
piano di Laceno che si apre sul versante settentrionale del Cervialto a
1051 m di altezza e con un’estensione di circa 40 ettari; il piano di
Migliato a 1250 m, il piano del Gaudo a 1050 m e il piano Acernese a
1163 m nel comprensorio del Cervialto-Polveracchio; il piano del Dragone
a 667 m, il piano di Campolospierto a 1290 m, il piano di Verteglia a
1180 m e il piano d’Ischia a 1162 m nel comprensorio del Terminio.
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Figura 7. 7. Tasso |
Per le caratteristiche delle rocce dei monti Picentini, è notevole
nel parco la presenza di cavità naturali tra le quali la grotta del
Sambuco a Villanova di Serino, la grotta del Cantralone a Montella,
la grotta del Caliendo a Bagnoli Irpino, la grotta del Dragone a
Volturata Irpina, le grotte di S. Michele e di Nardantuono a Olevano
sul Tusciano e le grotte Strazzatrippa e degli Angeli ad Acerno.
La natura calcareo-dolomitica del gruppo e le abbondanti
precipitazioni fanno dei monti Picentini il più importante nodo
idrografico dell’Italia meridionale. Da essi si dipartono i fiumi
Sabato, Calore, Ofanto, Sele, Tusciano, Picentino e Solforano e
numerosi torrenti.
L’importanza di questo nodo idrografico è accentuato dal fatto che
le sorgenti del Sele alimentano l’acquedotto pugliese, quelle del
Serino approvvigionano buona parte della Campania compresa Napoli e
quelle dell’Ausino riforniscono la città di Salerno e le zone
limitrofe.
L’area del Parco dei Monti Picentini, oltre ad essere ricoperta
dalla tipica vegetazione della montagna appenninica, presenta anche
delle interessanti associazioni flogistiche ed alcuni endemismi.
Dai dati complessivi è possibile avere un’idea della vastità dei
boschi del Parco e della loro importanza. Nelle tre comunità montane
che gravitano sui monti Picentini (Valle dell’Irno,
Terminio-Cervialto e Alto e Medio Sele) i boschi cedui sono estesi
su una superficie di 33.492 ha, le fustaie di latifoglie ammontano a
circa 25.500 ha, mentre i boschi di conifere a circa 817 ha.
Nel parco sono riscontrabili le seguenti fasce di vegetazione: la
fascia mediterranea che arriva fino ai 500 m, la fascia sannitica
dai 500-1000 m, la fascia atlantica dai 1000-1800 m e la fascia
mediterraneo-altomontana, poco rappresentata, oltre i 1800 m.
Nella fascia mediterranea, assieme a vasti tratti di macchia
mediterranea associata al leccio, sono presenti il lentisco, il
mirto, il corbezzolo, la ginestra e il carrubo.
Nella fascia sannitica, oltre a macchie di Leccio, si incontrano
boschi di Roverella, associata nel sottobosco al Biancospino, all’Evonimo,
alla Sanguinella e a diverse liane quali l’Edera e la Vitalba. Tra i
500 e i 1000 m si estendono i boschi di latifoglie misti a Carpini,
Carpinelle, Aceri, Cerri, Castagni e alberi da frutta piantati
dall’uomo. |
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Nella fascia atlantica si incontrano foreste di
Faggio associato al Carpino nero, all’Ontano napoletano, al Sorbo
selvatico, al Tiglio e interessanti stazioni di Tasso, di Betulle,
di Pino nero, di Pinguicola, di Parnassa, oltre ai rimboschimenti
di conifere di ogni genere e provenienza come l’Abete di Douglas,
il Larice del Giappone, il Pino Strombo e il Pino Azzurro dell’Himalaya.
Sulle praterie di altitudine la flora è presente con la Stipa
picentina assieme al Timo, alla Rosa pendolina, al Semprevivo dei
tetti, alla Poa Alpina, alla Liliaggine e alla Pinocchina delle
rupi.
Il parco, un territorio poco antropizzato, con boschi ancora
sufficientemente integri, ospita una fauna di notevole interesse.
I mammiferi sono presenti con il Lupo, la Faina, la Puzzola, la
Donnola, il Tasso, la Martora, il Gatto selvatico, il Cinghiale,
la Lepre, il Riccio, la Talpa, il Ghiro, il Moscardino, il Topo
selvatico e il Ratto norvegico. |
Figura 7. 8. Barbagianni |
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La classe degli anfibi raggruppa specie che vivono in acque dolci
e salmastre o in luoghi umidi, come la Salamandra pezzata, la
Salamandrina dagli occhiali, il Tritone crestato, il Tritone
italico, la Rana verde, la Rana greca, il Rospo comune e l’Alulone
dal ventre giallo.
Tra i rettili, l’ordine dei Sauri è presente nel parco con la
Lucertola muraiola, la Lucertola campestre, il Ramarro e
l’Orbettino, spesso scambiato per serpente perché privo di zampe;
l’ordine degli Ofidi, che raggruppa i serpenti, è rappresentato
nel parco dal Biacco e dalla sua sottospecie carbonarius, dal
Columbro di Esculapio, dal Cervone, dalla Biscia e dalla Vipera.
Sicuramente la classe dei vertebrati che offre maggiori
possibilità di osservazione è quella degli uccelli.
Tra i rapaci spiccano la Poiana, il Nibbio reale, l’Astore, lo
Sparviero, il Gheppio, mentre sono più rari il Lanario, il Falco
pellegrino e l’Aquila reale; quelli notturni sono il Barbagianni,
l’Allocco, la Civetta, il Gufo comune e il rarissimo Gufo reale.
Diffusi sono il Colombaccio, il Fagiano, la Tortora, il Cuculo e
l’Upupa. |
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Figura 7. 9. Sparviero |
Tra i passeriformi presenti sui Picentini i più diffusi sono la
Ballerina gialla e la Ballerina bianca, l’Averla capirossa, la
Ghiandaia, la Cornacchia grigia, il Corvo imperiale, lo
Scricciolo, l’occhiocotto, la Capinera, il Merlo, il Tordo, la
Cinciallegra, il Rampichino, il Fringuello, il Cardellino e il
Ciuffolotto che vive nel fitto dei boschi nella fascia del faggio. |
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