6.5.2. Il castello di Rocca Cilento

Circondato da un antico borgo medioevale, in una posizione dominante sul territorio circostante a circa 635 m. sul livello del mare, si erge maestoso il castello di Rocca Cilento.
Acquistato nel 1961 da Ruggero Moscati, docente di storia dell'arte, il castello, caduto in rovina e abbandonato, è stato completamente restaurato nel rispetto dei canoni estetici originari e con materiali d'epoca; è stato così recuperato uno dei patrimoni storici ed artistici più preziosi della nostra provincia.
Fu costruito ad opera del gastaldato longobardo della Lucania intorno al IX-X secolo, epoca in cui i Longobardi iniziarono a spartirsi le nostre terre in contee e signorie, cedute in vassallaggio ai membri delle famiglie nobili salernitane.

Figura 6. 16. Rocca Cilento - Lato ovest

Fu allora che il castello subì probabilmente i primi interventi di rafforzamento architettonico dei torrioni e delle mura, seguiti solo nel secolo XVI dai restauri eseguiti da Giuliano da Sangallo che aumentarono le potenzialità difensive della rocca. E fu verso la metà del Cinquecento che il destino della rocca fu segnato in quanto il castello divenne teatro di aspre contese e decadde assieme al grande baronaggio politico del Mezzogiorno d'Italia. Iniziò così il lento ma inesorabile declino della baronia cilentana che, smembrata in un'infinità di feudi minori, segnò anche la fine di Rocca del Cilento.
Il castello, impostato su uno schema assimilabile ad un pentagono allungato, si sviluppa su un perimetro di 238 m., sul cui lato esterno sono realizzate undici torri di vario diametro quasi tutte rifatte o almeno visibilmente restaurate. La facciata, rivolta verso sud e verso l'antico borgo, presenta tre torri che sporgono decisamente dalla cortina su cui si apre l'ingresso, oggi raggiunto da una stradina che si inerpica con brevi e ripidi tornanti e che un tempo doveva essere protetto da un ponte levatoio.
L'ampiezza dell'atrio della possente dimora già prelude alla vastità degli ambienti che la compongono. Nella penombra degli archi e delle volte, si incontrano sulla destra le cucine; percorrendo un cortile si accede a quelli che un tempo erano gli ambienti riservati al ristoro dei soldati e della servitù.
Al piano superiore, lungo le cortine ad est e ad ovest, si snodano gli ambienti riservati alla vita privata degli uomini di potere che li abitarono.
In una prospettiva sfuggente di uno stretto corridoio, le stanze si schiudono le une nelle altre, rivelando ancora piccoli tesori. I mobili, le armi, le suppellettili rimaste intatte testimoniano l'opulenza e la potenza di questo luogo, purtroppo ora rimasto in parte spoglio.
Tenuamente illuminate si aprono la stanza di Giovanbattista Vico simile ad un eremo, il salone, con la cappella adiacente, la sala convegni e il piccolo museo allestito dal prof. Moscati dove sono raccolti con pazienza e devozione oggetti rinvenuti sul luogo.
Nell'ala opposta, le stanze da letto padronali si affacciano su di un giardino interno, dove la freschezza dei pergolati, delle chiome dei pini e delle querce, doveva un tempo alleviare la calura dei torridi pomeriggi estivi.