1.17. PERIODO SPAGNOLO (1502-1714)

I due secoli di dominazione spagnola furono, gli anni più tribolati della nostra storia, anni di imposizioni, di miserie, e soprattutto di disonorevole servitù agli stranieri.
La Spagna, che governava il Viceregno di Napoli come se stessa, con criteri antieconomici e metodi antiquati, fece piombare il territorio salernitano nel più spaventoso baratro finanziario.
I viceré che si avvicendarono a Napoli, quasi tutti provenienti dalle fila della nobiltà castigliana, erano poco competenti nell'arte dell'amministrare e consideravano la loro carica come un titolo da sfoggiare e da utilizzare come fonte di guadagno, incuranti dei bisogni dei loro sudditi.
Essi imponevano dogane, dazi, calmieri, concedevano o revocavano privative, limitavano le importazioni e scoraggiavano le esportazioni, manipolavano persino la moneta, e alteravano i cambi e stabilivano i "donativi", che servivano per spese futili o frivole.
Alla sprovvedutezza amministrativa dei viceré faceva comunque riscontro l'abulia e l'inettitudine della popolazione, a cominciare dalla classe più altolocata, la nobiltà. Il nobile meridionale era rimasto sovrano assoluto del suo feudo, i cui abitanti si consideravano più sudditi suoi che del Re. Essi, che ormai vivevano nel lusso dei grandi palazzi delle città, amministravano i loro possedimenti attraverso la "gabella", cedendoli in fitto ad altri, che a loro volta cercavano di sfruttare al massimo la loro posizione, praticando un'agricoltura e una pastorizia di rapina riducendo allo stremo i contadini.

I briganti e i corsari turchi, con le loro incursioni, rendevano ancora più difficile la vita del popolo. A tutto ciò si aggiunsero una terrificante epidemia di peste e ben tre terremoti.
A risentirne maggiormente fu la classe degli artigiani e dei commercianti, ovvero la parte operosa e produttiva della popolazione mentre il popolino, che comprendeva la maggior parte degli abitanti, viveva di elemosine, di espedienti e di accattonaggio. Proprio questa plebe, che viveva in luride catapecchie infette e fatiscenti, forniva manovalanza alla malavita locale che nel XVII secolo a Napoli, con la nascita della camorra (così denominata da un'omonima bisca dove si riuniva la gente della peggior risma), si diede una vera e propria organizzazione gerarchica.
A Salerno intanto, con la pace tra Spagna e Francia, avvenne la reintegrazione dei Sanseverino nel loro feudo e Roberto, figlio di Antonello, fu nominato da Ferdinando il Cattolico nuovo principe di Salerno
Uomo di cultura e grande condottiero fu Ferrante Sanseverino, che nel 1535, fu a capo delle truppe italiane nella spedizione contro Tunisi. Egli ricevette onori e benemerenze presso la corte di Carlo V, ma le gelosie dei cortigiani frenarono la sua ascesa a più alti incarichi. Dopo un tentativo di assassinio decise di uscire dal regno: morì, in esilio ad Avignone in Francia, nel 1568.

Il 20 luglio 1538 il re Filippo di Spagna vendeva la nostra città per 120.000 ducati a Niccolò Grimaldi, discendente dalla nobile famiglia di Genova, già Duca di Eboli e Marchese del Vallo.
Tale stato di vile infeudamento mortificò per anni i cittadini salernitani che si vedevano comprati e venduti passando da un padrone all'altro. Insofferenti di tanta vergogna alcuni nobili della città, guidati da Marcantonio Ruggi, Pompeo de Ruggiero e Gian Vincenzo Quaranta, riuscirono a riscattare Salerno nel 1590, pagando direttamente e per contanti la somma di 80.000 ducati al Re Filippo II.
Nel 1647 la rivoluzione napoletana contro la Spagna risvegliò per un momento il torpore in cui era caduta la nostra città. Salerno ebbe un ruolo di primo piano in quei fatti; il capopopolo Polito Pastina del rione Fornelle, detto il Masaniello Salernitano, fece del Salernitano il focolaio principale della rivolta, a cui si affiancò la città di Eboli. Egli riuscì persino ad intessere rapporti diplomatici con la Francia ottenendo l'invio di una spedizione comandata da Tommaso di Savoia che, purtroppo si risolse in una semplice azione dimostrativa. Infatti l'appoggio francese fu alquanto tiepido, perché la corte parigina era diffidente e preoccupata per la tendenza repubblicana della sommossa.
Nel 1707 viene proclamato re di Napoli Carlo VI d'Austria. Si origina così una contesa tra Spagna ed Austria per il possesso del Regno.
Con il trattato di Utrecht del 1713, che pose fine, assieme a quello di Rastadt, alla guerra di successione spagnola, il Regno di Napoli rimane all'Austria mentre la Sicilia passa ai Savoia.