5.19. BADIA DI S. PIETRO ALLI MARMI DI EBOLI

Ai piedi della collina di Montedoro, nei pressi di Eboli, sorge l'antica abbazia normanna edificata, probabilmente, intorno al 1076, anno in cui il Guiscardo divenne principe di Salerno, e completata nel 1159 ai tempi di Re Guglielmo.

Figura 5. 70. Eboli: S. Pietro alli Marmi

Il cenobio fu affidato ai benedettini che lo tennero fino al 1577 e successivamente, con bolla di papa Gregorio XIII, fu ceduto ai padri minimi di S. Francesco di Paola. Nel 1743 Benedetto XIV assegnò l'abbazia e tutti i suoi beni al Collegio dei Cinesi, istituito da Matteo Ripa, che la abitarono fino all'occupazione militare napoleonica del 1806, cui seguì il decreto di soppressione dell'ordine del 7 agosto 1807. Nel 1886 l'intero complesso fu riscattato dai frati minori cappuccini di Basilicata che vi rimasero definitivamente. Nel 1929, durante i lavori di liberazione dalle sovrastrutture e decorazioni barocche, si verificò il crollo della navata centrale e laterale sinistra della chiesa, di cui colonne e capitelli furono recuperati e rimontati. Grazie ad una voragine apertasi nel pavimento della chiesa fu scoperta la cripta di cui non si hanno notizie storiche. Il restauro del 1930 mise in evidenza gli splendidi elementi marmorei della chiesa e della cripta; da allora il complesso è noto con il nome di S. Pietro alli Marmi.
Il complesso si sviluppa intorno ad un chiostro a forma quadrata e si articola su tre livelli, più un piano sottotetto. Al piano terra il chiostro è delimitato dal portico coperto da volte a crociere sorrette da arcate a tutto sesto. Dal chiostro si accede ai locali che ospitano il Museo Africano allestito dai frati missionari, e alla chiesa.

Figura 5. 71. Bassorilievo raffigurante San Berniero

L'entrata principale della chiesa, accompagnata da una scalinata che collega il piazzale con il sacrato, attualmente si apre sulla navata destra ed è costituito da un semplice portale in pietra, con lo stemma della famiglia Carafa.
La Basilica, ispirata all'arte normanna, è a tre navate; quelle laterali si staccano dalla centrale con sei archi per parte e sette colonnine di spoglio in pietra locale e in granito.
Lungo le pareti della navata centrale si profilano 12 monofore scandite, a gruppi di 6, sul lato sinistro e sul lato destro. Altre 12, di dimensioni minori si aprono sulle pareti laterali che delimitano il perimetro della chiesa, tutte realizzate in pietra traforata.
L'abside centrale era decorata con affreschi attribuiti a Giovanni de Luca, di cui purtroppo non restano che poche tracce, mentre l'abside sinistra è affrescata con le immagini di S. Andrea e S. Pietro. Nella parte superiore, in una piccola nicchia si può ammirare l'affresco raffigurante la Resurrezione di Cristo.
La cripta, con soffitto a volta a crociera sorretta da colonne di marmo, è di forma rettangolare, conclusa da tre absidi circolari, divisa in tre spazi da tre archi poggianti su due colonne sormontati da capitelli di spoglio.
L'abside centrale e quella di destra sono illuminate da due monofore che si affacciano sulla strada di accesso al convento. In essa si venera il corpo di S. Berniero, compatrono di Eboli, un nobile spagnolo dell'XI secolo, che abbandonata la vita agiata, andò peregrinando ed elemosinando per l'Europa, finché si fermò ad Eboli ove morì. Un altare in pietra, al centro della cripta, conserva in un'urna il corpo del Santo mentre un crocifisso ligneo del Seicento è sull'altare. Alla sinistra del crocifisso è posta la statua lignea, del 1690, di S. Fedele di Sismariga dello scultore Giacomo Colombo mentre alla destra è posta la statua lignea di S. Berniero, del 1610, di Donato Villani di Napoli.
Prima di salire alla Basilica superiore, non si può non essere attratti da un singolare bassorilievo in pietra che raffigura S. Berniero in abito da pellegrino col bastone in mano in atto di scacciare il demonio da un'ossessa, attribuibile ad un maestro di Napoli, attivo nella zona, intorno alla prima metà del Quattrocento.
Elemento di spicco della struttura è lo svettante campanile che, con le sue fasce decorate a tarsie in tufo grigio e pianelle di cotto, ricorda elementi di decorazioni arabe di provenienza siciliana.