Andrea Fabbri
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Montecarlo - Acqualagna
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Quarto giorno. Albisola-Bogliasco (Km 60)
Oggi ho in programma il passaggio per Genova e la successiva visita alla città utilizzando il treno. La strada è quasi totalmente pianeggiante e arrivo alle porte di Genova
velocemente. L'attraversamento della città sarà invece lungo e penoso sia per le dimensioni di Genova che risulta di fatto "spalmata" su parecchi kilometri di costa, sia per il
traffico intensissimo con i gas di scarico che mi fanno lacrimare gli occhi e rendono difficoltoso respirare. Comunque passata Genova proseguo per Nervi e poi Bogliasco dove un rassicurante cartello
mi indica il campeggio Genova Est a soli 2000 mt. Quello che non dice il cartello è che il campeggio è fuori paese e l'ultimo kilometro e mezzo è tutta salita e anche
parecchio impegnativa! Mentre salgo faticosamente mi chiedo come potrò farmi tutta quella strada per arrivare alla stazione giu' in paese, ma arrivato al campeggio vengo informato che è
disponibile un comodo servizio navetta, da e per la stazione, messo a disposizione direttamente dai gestori che, come provetti piloti, fiondano un piccolo van 8 posti su e giù per la
stradina che collega il campeggio al paese. Tutto ok, doccia e subito in stazione. La biglietteria della stazione è chiusa e il distributore automatico mi propone due fermate a Genova e io
non conoscendo la città non ho idea di quale scegliere. Nella stazione è presente solo un altro ragazzo e provo a chiedere informazioni a lui ma questo è uno Slavo anche lui
proveniente dal campeggio anche lui diretto per la prima volta a Genova e anche lui con lo stesso dubbio. Alla fine optiamo entrambi per la stazione Principe con non poche difficoltà visto
che non riusciamo a capirci con il suo inglese forse perfino peggiore del mio. Il nostro deve sembrare un dialogo tra due sordi, tuttavia, più tardi, scoprirò che i gesti per
indicare bere, mangiare e trombare sono gli stessi quindi potremo agevolmente comunicare sulle tre priorità del genere umano! Arrivati a Genova ci procuriamo al volo una cartina della
città e usciamo dalla stazione. Un caldo terribile avvolge ogni cosa. Proviamo a svicolare da un lato ma è tutto un susseguirsi di palazzoni di marmo arroventato proviamo dall'altro
lato e forse è ancora peggio. Non un albero non un fazzoletto d'ombra. Ci rintaniamo nel primo bar con aria condizionata ed iniziamo così la nostra "visita". Mi spiace dirlo ma la
visita alla città di Genova alla fine si declasserà a "giro dei bar con aria condizionata"!! Potremmo aspettare il fresco della sera ma dopo il quinto o sesto bar decidiamo di
tornare a Bogliasco dove concludiamo la serata in pizzeria.
Quinto giorno. Bogliasco-Lerici (Km 80 + treno)
Questa è una giornata impegnativa, devo
infatti attraversare la zona delle cinque terre della quale non ho trovato sufficienti informazioni prima di partire e quindi improvviserò strada facendo. Parto da Bogliasco
di buon ora e dopo Camogli la strada sale decisa per saltare la penisola di Portofino. Finalmente il paesaggio assume le caratteristiche liguri che aspettavo. Lato monte è un
susseguirsi di muri a secco sovrastati da olivi e giardini mentre verso il mare si godono panorami da cartolina. Scendo velocemente passando Rapallo e Chiavari diretto a Sestri Levante dove conto
di trovare adeguate informazioni su come proseguire, ma tutto ciò che riesco a sapere dal locale ufficio turistico è che Sestri Levante NON fa parte delle "cinque terre" ma del
Tigullio e per una sorta di campanilismo non è diponibile nessuna informazione o mappa che si spinga oltre Deiva Marina. Per proseguire mi viene consigliato il treno o come unica alternativa
dovrei proseguire sulla via Aurelia che però si stacca considerevolmente dalla costa e sale verso il passo Bracco. Chiedo informazioni sulla stradina costiera fino a Deiva Marina ma mi
viene spiegato che si tratta della "strada delle gallerie" tra cui la prima di circa 3 km, quindi impossibile da fare in bicicletta, mentre dopo Moneglia potrebbe essere percorribile in bici. Decido di
unire le tre alternative salendo prima in direzione del Passo Bracco per poi scendere a Moneglia, proseguire in bici fino a Deiva e quindi eventualmente saltare sul primo treno. L'ascesa verso il
bivio per Moneglia sulla strada per il passo Bracco è abbastanza impegnativa ma finalmente la strada è poco trafficata. Arrivato al bivio una ripida discesa porta direttamente fino
a Moneglia, il tempo di una rinfrescante granita e imbocco la strada delle gallerie. Arrivo alla prima galleria dove un minaccioso cartello ne segnala la lunghezza di 1 Km e la scarsa
illuminazione. Inoltre le gallerie sono molto strette tanto da essere a senso unico alternato, regolato da semafori posti alle estremità, con tempi di "verde" di circa 5 minuti. Attendo il
verde e lasciate sfilare le auto mi accodo e imbocco il tunnel. Nelle prime decine di metri vengo guidato dai fanalini posteriori delle auto poi queste accellerano e scompaiono dietro le continue
curve. Solo allora mi accorgo di non vedere praticamente nulla! L'unica illuminazione della galleria è fornita da piccole lampade poste a distanze di una trentina di metri ma di potenza
talmente bassa che rischiarano a malapena qualche metro di strada. La luce del fanalino della bicicletta si perde nel nero del tunnel tanto che inizialmente sospetto che non stia funzionando. Il
fondo stradale sembra buono ma è del tutto invisibile quindi in caso di buche o ostacoli non avrei scampo e così procedo con cautela. Con un rapido calcolo a spanne deduco che i 5
minuti di verde dovrebbero essere più che sufficienti ma la preoccupazione maggiore è di non essere abbastanza visibile nel caso una altra auto giungesse alle spalle a
velocità sostenuta. Allora mi fermo in corrispondenza di una luce e estraggo dalla borsa sul manubrio la torcia elettrica così da potere segnalare più efficacemente la mia
posizione. L'uscita dal tunnel è accompagnata da un profondo sospiro di sollievo anche se poi ne dovrò affrontare un secondo di 750 mt, meno tortuoso e quindi più facile
del primo. Appena arrivato a Deiva Marina trovo tre cicloturisti, due ragazzi ed una ragazza. Sono tre napoletani diretti in toscana e anche loro hanno appena percorso le due gallerie con il
problema che a metà della prima la ragazza è caduta. A parte qualche livido nessuna conseguenza fisica ma penso abbiano passato un paio di minuti che ricorderanno per parecchio
tempo! Consultandomi con i tre partenopei giungiamo alla conclusione che l'unico modo per visitare le cinque terre sia quello di parcheggiare da qualche parte la bicicletta e poi utilizzare il
treno. Io opto per portare la bici dalle parti di La Spezia mentre i tre decideranno di fare sosta a Levanto. Così saltiamo tutti sul primo treno e passata Levanto dove saluto i tre
napoletani, continuo verso La Spezia. Giunto a destinazione opto per il campeggio Maralunga dove arrivo dopo aver superato una piccola asperità subito dopo Lerici.
Sesto giorno. Sosta a Lerici e visita alle cinque terre
Il campeggio di Maralunga è situato in ottima posizione su una altura alle spalle di
Lerici e per scendere in paese bisogna percorrere lunghe gradinate e un sentiero sconnesso. A detta dei gestori sono sufficienti 10 minuti ma sopratutto al ritorno bisogna metterne in conto
almeno il doppio. Scendo in paese di primo mattino e con la comoda linea di autobus vado direttamente alla stazione di La Spezia. Da qui utilizzando i treni regionali si possono visitare molti
angoli del parco delle cinque terre anche se a causa dell'afa opprimente e dei ritardi con cui viaggiano i treni limiterò la visita a soli tre paesi. Avendo un po' più di tempo mi
piacerebbe percorrere qualcuno dei sentieri pedonali che collegano le varie località ma per i motivi suddetti questo non avverrà. Nel pomeriggio facendo il percorso inverso, torno a
Lerici e concludo la giornata nel bel lungo mare della cittadina.