Andrea Fabbri
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Da Trapani all'Etna
(Parte 1)

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Parte 1. Da Trapani a Castel di Tusa

bbluPrimo giorno. Da aeroporto di Trapani a Tonnara di Bonagìa (30 km)
Tonnara di Bonagia Il mio volo preveniente da Ancona atterra all'aeroporto Birgi di Trapani in perfetto orario alle 11:45. L'attesa per il ritiro dei bagagli è lunga ma alla fine tutti i bagagli ed in particolare la bicicletta sono in ottime condizioni. Mi metto subito al lavoro all'ombra della pensilina dell'aeroporto e dopo un'oretta di bricolage la bicicletta è pronta... si parte! L'aeroporto di Trapani-Birgi è ad una dozzina di km a sud della città e la strada che lo collega alla città è stretta e molto trafficata. Non posso non notare la quantità di spazzatura sparsa ai lati della strada mentre devo continuamente schivare curiosi catarifrangenti in vetro che sporgono dalla linea bianca che delimita la carreggiata. Non è un buon inizio anche perchè il sole picchia forte e le automobili sfrecciano senza rallentare a pochi centimetri dal manubrio con frequentissimi e assordanti colpi di clacson. Fortunatamente in prossimità di Trapani, nella zona delle saline, la sede stradale si allarga e il traffico si dirada, così posso procedere più tranquillamente. Attraverso Trapani e continuo verso nord diretto alla Tonnara di Bonagìa dove mi fermerò al campeggio Lido Valderice. In questa zona la Sicilia è una terra aspra disseminata di speroni rocciosi con scarsissima vegetazione. Perfino la "spiaggia", se si esclude qualche piccolo lido sabbioso, è in realtà una distesa si pietra e tufo pieno di fori creste e dislivelli, tanto che per stendersi al sole sono stati costruiti appositi soppalchi in legno. Alla sera, per rimediare qualche cosa da mangiare, sono costretto a pedalare ancora per tornare indietro fino a Bonagìa in quanto gli unici due locali di Tonnara di B. sono chiusi proprio il lunedì. Faccio ritorno a Tonnara verso le 21:30, e trovo un paese già addormentato con il lungomare completamente deserto e solo un chiosco ancora aperto con un paio di clienti...

bbluSecondo giorno. Tonnara di Bonagìa - Isola delle Femmine (Km 90)
Castellammare del GolfoIsola delle Femmine Se alla sera Tonnara di Bonagìa va a letto presto, alla mattina si sveglia altrettanto presto. Poco dopo le 5 di mattina le segherie di marmo non lontane dal campeggio accendono i macchinari... è ora di partire!. Faccio colazione in una stazione di servizio e attacco subito la salita che porta a Valderice pensando sia l'unica vera asperità della giornata. In realtà scoprirò strada facendo che il percorso che porta fino a Isola delle Femmine è un continuo sali-scendi che alla lunga risulterà piuttosto stancante. La strada si allontana dalla costa e scorre lungo montagne segnate in più punti da enormi cave di pietra, il traffico è scarso e la sede stradale buona così procedo spedito mentre incrocio plotoni di stradisti che rispondono calorosamente ai miei saluti. Mi riaffaccio sul mare a Castellammare del Golfo dove la strada panoramica offre una splendida visuale dell'omonimo golfo e quindi proseguo per Balestrate, Terrasini e Cinisi. Giunto a Capaci trovo alcuni kilometri di asfalto appena posato dalla temperatura davvero impressionante tanto che dovrò fermami a bordo strada più volte per riprendere fiato e per togliere un po' della graniglia che si attacca copiosa ai copertoni della bicicletta. Arrivato a Isola delle Femmine mi fermo al campeggio La Playa dove passerò la notte.

bbluTerzo giorno. Isola delle Femmine - Castel di Tusa (Km 110)
Palermo 1 Palermo 2 Parto da Isola delle Femmine abbastanza presto e dopo pochi chilometri inizio l'attraversamento di Palermo. L'immagine che da di se la città a chi proviene da ponente non è certo delle migliori, con gli innumerevoli scheletri delle case abusive costruite un po' ovunque, sia lungo la statale che sulle alture. Ai lati della strada cumuli di immondizia e pezzi di motorino mentre in prossimità dei cassonetti il fetore costringe a prolungate apnee.
Non me ne vogliano gli amici Palermitani se della loro bella città descrivo dei particolari così negativi ma questo è quello che si vede viaggiando in bicicletta. Quando si visita una città in treno o in automobile, le periferie scorrono via veloci fuori dei finestrini, senza lasciare alcuna traccia nella nostra memoria. L'attraversamento di una città in bicicletta invece è cosa diversa, è come un lento colpo di bisturi che apre in due l'intero abitato, e della sezione che se ne ottiene, ogni metro deve essere pedalato e respirato lentamente senza distacco o schermi di protezione.
Avvicinandosi al centro, comunque, anche Palermo sa trasformarsi in città da cartolina. A tratti è presente anche una pista ciclabile che però in più punti si interrompe bruscamente contro edicole e cassonetti. Purtroppo non ho con me una cartina della città e gli uffici turistici, data l'ora, sono ancora chiusi, ma anche gironzolando un po' a caso non è difficile imbattersi in numerosissime testimonianze storiche che caratterizzano la città. Mi rendo conto che Palermo meriterebbe una sosta ma la mia tabella di marcia non lo permette così dopo poche ore riprendo il viaggio in direzione est. Proseguo cosi per Bagheria e Trabia, e poi mi concedo una pausa sull'altura di Termini Imerese dove soffia una piacevole brezza. CefaluLa pausa rigeneratrice si rileverà fondamentale per affrontare i kilometri sucessivi che attraversano l'agglomerato industriale zona tanto brutta quasi quanto il nome che porta, dove traffico pesante e temperatura mi mettono a dura prova. Ancora qualche kilometro e arrivo in vista di Cefalu' con l'imponente cattedrale normanna che domina il paese, e che merita sicuramente una sosta. Inizialmente avevo pianificato di fermarmi per la notte proprio a Cefalu' ma una gradevole brezza proveniente dal mare mi invita, nonostante una foratura in uscita dalla cittadina, a continuare ancora un po' fino al campeggio Lo Scoglio di Castel di Tusa.

bredParte 2. Da Castel di Tusa a Calatabiano
bredParte 3. Da Calatabiano all'Etna

by Andrea Fabbri

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