VETTORI E LAYER


I VETTORI

Le linee possono essere trasmesse con un codice più intelligente di quello visto con i raster. Definiamo un entità linea “L” che va da A1 a E5; oltre alla linea posso creare dei codici più complessi, come un rettangolo “R” o un poligono “P”. La trasmissione è più veloce, inoltre posso dire al sistema ricevitore che la linea trasmessa può essere spostata, scalata.
Il sistema raster viene sostituito da un sistema vettoriale, molto efficiente per gestire le impostazioni grafiche. I programmi basati sui vettori hanno una logica che viene descritta considerando la costituzione di funzioni, la linea “L” che inizia in A1 e arriva in E5 ha una natura di movimento.
Il sistema ha un livello di intelligenza maggiore rispetto a quello dei raster, può essere infatti interrogato sull’oggetto che rappresenta, ad esempio posso chiedere quanto è lunga la linea. A differenza del sistema raster i puntini che compongono l’oggetto non possono essere eliminati, ad esempio non posso cancellare un puntino che appartiene alla linea “L”, per fare questa operazione devo dire al sistema di dividere la linea in due parti e non considerarla più come oggetto unico, devo quindi rompere la struttura originaria.
Se nel programma raster l’entità è una porzione di schermo, nel programma vettoriale l’entità è un oggetto. Gli oggetti subendo delle trasformazioni cambiano la loro origine, da un punto posso ottenere una retta, da un quadrato delle linee.

I LAYER

Vediamo come i programmi vettoriali organizzano i dati.
Trasmetto un “mondo 1” composto da una serie di dati, che corrispondono ad un certo numero di oggetti, trasmetto un “mondo 2” e li separo tra loro. I due mondi possono attivarsi simultaneamente o no, possono essere organizzati secondo delle gerarchie, possono essere trasformati in modo omogeneo, ma soprattutto ogni mondo viene contraddistinto da un nome. I mondi di cui abbiamo parlato fino ad ora sono i layer , che diventano sempre più astratti con l’aumentare della complessità che stà alla base del ragionamento.
L’idea dei layer come forza progettuale nasce nel 1978 grazie ad Eisenman, che per la biennale di Venezia individua una serie di linee forza per il progetto che appartengono al contesto, che viene però analizzato secondo una lettura metaforica, basata su vecchie giaciture. Eisenman crea delle orditure diverse e sovrapposte tra loro che determinano una struttura dinamica, fatta di strati indipendenti tra loro.
Il progetto campione che fa capire l’idea dei layer è il progetto della villette di Tschumi, che mette in pratica per la prima volta un’intuizione che era stata sviluppata teoricamente da Eisenman.
I vari strati sono combinati tra loro, esplosi.
Ogni sistema ha una logica, un disegno, delle regole formative.

HOME
BACK