Ciò che l'astrologia indiana ci può insegnare

"Ciò che l'astrologia indiana ci può insegnare" è l'argomento della conferenza che sono ben lieto di sottoporVi.
Nelle mie intenzioni essa rappresenta anche un omaggio al genio di Carl Gustav Jung, che nel 1939 scrisse un breve saggio che aveva appunto per titolo "Quel che l'India può insegnarci".  
Egli concludeva così il suo scritto: "Penso che un viaggio in India, se ve lo potete permettere, sia nel complesso la cosa più edificante e, da un punto di vista psicologico, la più consigliabile, anche se vi potrà causare considerevoli mal di capo."
Un consiglio di Jung vale sempre la pena di essere ascoltato e, limitandomi all'astrologia, cercherò di portarvi in viaggio nel mondo dell'astrologia vedica.

Ho usato il termine "astrologia vedica" perché ne ritroviamo le origini nei VEDA (Frawley, pag. 40). Qui leggiamo riferimenti astronomici che ci riportano indietro fino al 6.000 a. C. Altri termini per indicare l'astrologia vedica sono: astrologia indù, dal nome della omonima cultura e religione, e "Jyotish", termine sanscrito che significa "scienza della luce".
Occorre dire subito che vi sono profonde differenze tra il sistema indù e quello occidentale. Esse si possono riassumere in: 
1) differenza di atteggiamento culturale
2) differenza di zodiaco
3) differenza di tecnica interpretativa (numero e significato dei pianeti, uso degli asterismi, uso di diverse carte oroscopiche, sistemi previsionali).

 

Differenza di atteggiamento

In India, l'astrologo viene interpellato per dare risposte a quesiti squisitamente di carattere pratico che riguardano per esempio quanti figli si avranno, se saranno maschi o femmine, quando saranno concepiti. Ci si aspetta di sapere le probabilità di successo nella vita, se il matrimonio sarà felice, se si vivrà a lungo, se si compreranno case e terre. Si vuole conoscere quale professione intraprendere e così via. 
Si è poco interessati alla propria personalità, psicologia e motivazioni interiori.
L'astrologia indù è strettamente collegata alla legge del Karma, che presuppone il ciclo delle rinascite. Secondo questa concezione, l'uomo deve soffrire le conseguenze delle proprie azioni, anche se c'è libertà di agire o non agire. Non si può sfuggire alle conseguenze, ma con l'esercizio del libero arbitrio si può guidare il proprio futuro e creare il proprio destino. L'astrologia rivelerebbe allora quali sono i risultati delle azioni che non ricordiamo perché commesse in vite precedenti.
I pianeti indicano quindi i risultati del Karma precedente, però senza che vi sia nulla di prestabilito riguardo gli effetti del nuovo Karma che si crea con l'agire quotidiano. 
Secondo Varahamihira, un astrologo-astronomo del sesto secolo d.C., l'astrologo deve possedere le seguenti virtù: "deve essere pulito, efficiente, coraggioso, eloquente, geniale, conoscitore dell'ora e luogo, sincero, non timido in pubblico, non farsi sovrastare dai colleghi, esperto, scevro da vizi, ben versato nell'arte di celebrare i riti sia di tipo preventivo che terapeutico, come nell'arte della magia e dei bagni, dedito agli dèi ..."
Soprattutto, l'astrologo indiano è consapevole di studiare e praticare una sacra scienza! 
Il prof. Ramakrishna Bhat, capo del dipartimento di Sanscrito presso l'Hindu College dell'Università di Nuova Delhi, ha scritto: "Nell'antica India gli astrologi erano tenuti in grande considerazione, poiché essi coniugavano una mentalità scientifica con un atteggiamento spirituale nei confronti della vita; essi conducevano un'esistenza pura e secondo alti principi morali. Praticavano questa disciplina non per ammassare ricchezze, ma per offrire una guida ai bisognosi e agli afflitti. Avevano lo scopo di eliminare le cause delle sofferenze della gente e di rivolgere le loro menti al Dharma e a Dio. E' per questo che che ci si aspetta dagli studiosi di astrologia un atteggiamento reverenziale. I lettori ricorderanno ciò che dice il Signore verso la fine della Gita: "Questo [insegnamento] non dovrebbe essere impartito a colui che non fa penitenza, non è devoto, non ha interesse e a chi Mi odia." Ciò è estensibile anche all'astrologia. Iniziando questo studio, si dovrebbe invocare la benedizione del Sole sull'insegnante e sullo studente affinché ci dia un chiaro intelletto, un cuore pieno di comprensione e pensieri puri. Che ci sia consentito di bearci nella Luce Misericordiosa di quel Supremo Fulgore!".

 

 

I due zodiaci

Molti di voi certamente sapranno che cosa è lo zodiaco. Mi scuso quindi se ripeterò cose ben note a beneficio di coloro che si stanno accostando a queste tematiche. 
Si dice zodiaco quella fascia circolare che si estende 8°-9° a nord e a sud dell'eclittica (ovvero del percorso annuale del Sole sulla sfera celeste come lo si vede dalla Terra). Lo zodiaco è dunque una banda circolare larga circa 17° nel cui ambito si trovano sempre il Sole ed i pianeti, con l'eccezione di Plutone. 
Il piano dell'eclittica è inclinato rispetto a quello dell'equatore celeste e forma un angolo di circa 23,5° (obliquità dell'eclittica). Questa è la distanza massima dall'equatore che il Sole raggiunge nei giorni dei solstizi. 
Eclittica ed equatore si intersecano in due punti: uno di questi si chiama "punto zero" o "punto gamma" o "punto vernale" o "primo punto dell'Ariete". Questo punto serve agli astronomi per il calcolo della longitudine celeste. Questa è intesa come la distanza angolare, misurata sull'eclittica, tra il piano ove si trova l'oggetto celeste ed il primo punto dell'Ariete. 
La cintura dello zodiaco è divisa in dodici parti uguali di 30° cadauna che rappresentano i dodici segni zodiacali. La posizione degli astri in questa cintura si calcola a partire dal punto vernale ed è espressa in gradi di longitudine celeste. 
L'inizio dello zodiaco tropico è sempre identico al punto dell'equinozio vernale e cioè il punto dove si trova il Sole nel primo giorno di primavera. Trascura quindi il gruppo di stelle (costellazione) visibile alla levata del Sole nel giorno dell'equinozio stesso.
Lo zodiaco tropico non si basa sulle stelle fisse o costellazioni, bensì su come è orientata la Terra rispetto al Sole sicché gli equinozi ed i solstizi segnano l'inizio delle stagioni. Al tempo d'Ipparco, circa il 130 a.C., il Sole compariva all'equinozio di primavera all'inizio di un gruppo di stelle che formavano la costellazione dell'Ariete, con un accavallarsi del segno e della costellazione dell'Ariete. Oggi tuttavia, a causa dello spostamento di 50" l'anno, ovvero 1° ogni 72 anni, il punto equinoziale è retrocesso in 20 secoli di circa 27°. Dimodoché l'equinozio di primavera o punto vernale si presenta all'inizio della costellazione dei Pesci e tende a passare alle prime stelle della fine di quella dell'Acquario.
Lo zodiaco tropico resta pertanto legato ai punti degli equinozi e dei solstizi ed è insensibile al moto precessionale. 

Due parole sulla precessione degli equinozi.  
Se prolunghiamo l'asse di rotazione terrestre fino alla volta celeste, notiamo che il Polo Nord celeste va a cadere vicino ad una stella appartenente all'Ursa Minor, chiamata Stella polare. Poiché il movimento di rotazione della terra attorno al proprio asse non mantiene un parallelismo assoluto, per l'attrazione combinata che Sole e Luna esercitano sul rigonfiamento equatoriale, ma bensì si sposta lentamente descrivendo un cono di 47° di apertura, il polo celeste si sposta a sua volta tra le stelle. Intorno al 7000, Alderamin (Alpha Cephei) diventerà la stella polare, e intorno al 14000 lo diventerà Vega (Alpha Lyrae). La durata di questo moto di precessione è di circa 26.000 anni. 
L'astrologia indù considera la precessione nei calcoli relativi alle longitudini planetarie. Essa usa uno zodiaco suddiviso in dodici settori di 30° cadauno tendenzialmente coincidenti con le costellazioni delle stelle fisse, malgrado che le stesse si estendano fra i 19° (Libra) ed i 41° (Pisces).  
Il punto di partenza dello zodiaco siderale corrisponde al punto gamma dell'epoca in cui si sono sovrapposti il segno e la costellazione dell'Ariete. Non si conosce in quale data precisa ciò sia avvenuto e le opinioni in proposito differiscono considerevolmente. Si va infatti dal 76 a.C. al 397 d.C., passando per il 285 d. C.
A complicare ulteriormente le cose, non c'è accordo tra i sideralisti su quale sia il punto della costellazione dell'Ariete da prendere a riferimento. Infatti, mentre è facilmente accertabile in quale parte del cielo cade oggi l'esatto punto equinoziale, è difficile da accertare quale sia il primo punto della costellazione dell'Ariete. E' controversa l'attribuzione alla stella fissa che gli Indù chiamano "Revati"; conseguentemente, varia il momento storico in cui il primo punto della costellazione ha coinciso con il punto vernale. L'"Ayanamsha", cioè la differenza tra i due zodiaci, misurata dalla differenza tra l'odierno punto dell'equinozio di primavera - attualmente all'inizio della costellazione dei Pesci - e l'inizio della costellazione dell'Ariete, varia pertanto - per l'anno 1950 - dai 21°42' ai 24°02'. 
La maggior parte degli astrologi vedici sono però attestati sui 23°10' calcolati per incarico del governo indiano.  
Per passare dall'oroscopo occidentale a quello indù è pertanto sufficiente sottrarre l'ayanamsha; si ottengono le nuove posizioni planetarie e il nuovo ascendente del soggetto. Parlerò di questo più avanti. Al momento è sufficiente notare che molti si troveranno con il segno zodiacale cambiato: ad esempio un Cancro si ritroverà Gemelli, un Acquario si scoprirà Capricorno. Ciò potrà risultare gradito o sgradito, ma è bene ricordare che l'astrologia vedica non attribuisce grande importanza ai segni solari e soprattutto l'ottica interpretativa è completamente diversa, essendo gli indù più interessati a delineare eventi e fare previsioni piuttosto che a tracciare profili psicologici. 
Non bisogna inoltre dimenticare che non si deve mai mescolare i due sistemi né giudicare un sistema usando i principi dell'altro: si farebbe solo confusione.

 

 

Le  differenze interpretative

Lo zodiaco indù è suddiviso in dodici segni, i "Rasi" esattamente uguali a quelli occidentali. I signori dei segni sono i sette pianeti classici poiché non vengono considerati Urano, Nettuno e Plutone. Gli indù attribuiscono inoltre grande importanza ai nodi lunari, Rahu (il nodo nord) e Ketu (il nodo sud), che però non governano alcun segno. 
Nello zodiaco si trovano anche 27 costellazioni, le Nakshatra, che si estendono per 13°20' dell'arco zodiacale. Ciascuna costellazione è divisa in quattro parti o Pada di 3°20': dunque in ogni segno zodiacale si trovano mediamente due costellazioni e un quarto. Ne consegue che alcune costellazioni si trovano interamente in un segno mentre altre lo occupano solo con alcuni quarti.   
Le costellazioni sono governate dai 7 pianeti classici e da Rahu e Ketu
L'inizio della prima costellazione, Aswini, coincide col primo punto dell'Ariete.  


Tavola delle costellazioni e del relativo governatore

1. Aswini - Ketu
2. Bharani - Venere
3. Krittika - Sole
4. Rohini - Luna
5. Mrigasira - Marte
6. Aridra - Rahu
7. Punarvasu - Giove
8. Pushyami - Saturno
9. Aslesha - Mercurio
10. Makha - Ketu
11. Purva Falguni - Venere
12. Uttara Falguni - Sole
13. Hasta - Luna
14. Chitta - Marte
15. Swati - Rahu
16. Visakha - Giove
17. Anuradha - Saturno
18. Jyesta - Mercurio
19. Mula - Ketu
20. Purvashada - Venere
21. Uttarashada - Sole
22. Sravana - Luna
23. Dhanishta - Marte
24. Satabhisha - Rahu
25. Purvabhadra - Giove
26. Uttarabhadra - Saturno
27. Revati - Mercurio

Le Nakshatra vengono utilizzate soprattutto per determinare i periodi planetari secondo il sistema Vimshottari che considera un ciclo di 120 anni, ritenuto dagli antichi la durata naturale della vita umana. 
A ciascuno dei sette pianeti più i nodi vengono assegnati periodi che vanno da un minimo di 6 ad un massimo di 20 anni. Non sono noti i motivi che stanno alla base di questa suddivisione temporale, mentre l'ordine dei pianeti coincide con quello della signoria delle costellazioni come sopra indicato.

Tavola dei Dasha

Sole - 6 anni
Luna - 10 anni
Marte - 7 anni
Rahu - 18 anni
Giove - 16 anni
Saturno - 19 anni
Mercurio - 17 anni
Ketu - 7 anni
Venere - 20 anni

Gli astrologi indiani affermano che il sistema dei periodi planetari è in sé e per sé molto efficace per formulare attendibili previsioni e non necessita quindi di ulteriori ausili come ad esempio transiti o rivoluzioni.  
Ciascun periodo principale, o Mahadasha, è suddivisibile in nove sottoperiodi, i Bhukti, che a loro volta vengono suddivisi in nove periodi minori i Pratyantardasha, uno per ciascun pianeta incluso i nodi.  
Il primo sottoperiodo è governato dallo stesso pianeta che governa il Dasha, gli altri seguono nel solito ordine. 
Il Dasha è quindi un lasso di tempo durante il quale la vita di un soggetto risente o è governata da un particolare pianeta. 
Il Dasha alla nascita si determina considerando la costellazione (Nakshatra) occupata dalla luna radicale; questa costellazione viene chiamata Janma Nakshatra o costellazione di nascita. Per calcolare il residuo periodo della Dasha di nascita ci si serve di apposite tabelle. 
I periodi successivi seguono l'ordine già descritto, per cui se, ad esempio, la Luna alla nascita si trova nella Nakshatra Poorvashada, sappiamo che il Dasha alla nascita è governato da Venere, al termine del quale inizia il Dasha del Sole che durerà 6 anni, seguito poi da quello della Luna per 10 anni e così via di seguito. 
Prima di procedere oltre nell'esame del sistema previsionale denominato Vimshottari, è opportuno occuparci dei concetti base dell'astrologia vedica. 
Innanzitutto occorre notare la forma grafica dell'oroscopo indù: essa è quadrata ed i segni zodiacali si trovano sempre nello stesso posto. Ciò che varia è la casella occupata dall'ascendente, contraddistinta da una linea trasversale. Inoltre, le case sono disposte in senso orario, contrariamente a quanto accade nello schema occidentale. 
Il sistema delle case, poi, è molto semplice. La casa che ospita l'ascendente è ovviamente considerata la prima casa mentre le successive seguono in senso orario l'ordine dei segni. Per esempio, se l'ascendente è 10° Toro, la seconda casa coinciderà con l'intero segno dei Gemelli, la terza con l'intero segno del Cancro e così via. Un pianeta situato a 1° in Cancro si troverà dunque in terza casa, come pure il pianeta posto a 29°. 
Gli indù non si limitano a tracciare il solo tema di natalità. Secondo il padre dell'astrologia vedica, il mitico Parasara, occorre considerare sedici carte divisionali o Shodasavargas. Alcuni astrologi occidentali hanno preso a tracciare le cosiddette armoniche, ma queste si ottengono semplicemente moltiplicando la longitudine planetaria per il numero dell'armonica ricercato; l'astrologia vedica trascura il grado longitudinale del pianeta per limitarsi alla sola presenza nel segno. Per esempio, se si vuole ottenere la nona armonica vedica (Navamsha), ciascun segno viene suddiviso in nove parti di 3°20' cadauna secondo la seguente tabella:

00°00' - 03°20' = I Navamsha
03°20' - 06°40' = II Navamsha
06°40' - 10°00' = III Navamsha
10°00' - 13°20' = IV Navamsha
13°20' - 16°40' = V Navamsha
16°40' - 20°00' = VI Navamsha
20°00' - 23°20' = VII Navamsha
23°20' - 26°40' = VIII Navamsha
26°40' - 30°00' = IX Navamsha

Sicché se ad esempio Saturno nel Rasi è a 19°57' nei Gemelli, si trova nella sesta Navamsha. Poiché i Gemelli sono un segno d'aria, dobbiamo contare sei segni in segno orario a partire dalla Bilancia, ottenendo così un nuovo piazzamento nei Pesci. Si seguirà lo stesso procedimento per tutti gli altri pianeti e l'ascendente, avendo cura di far partire il conteggio dei segni, sempre in senso orario, iniziando dal segno cardinale. 
Se un pianeta si trova in esaltazione o nel proprio domicilio in molte carte divisionali, lo si considera particolarmente potente e significativo, mentre perderà forza se è ricorrente nei segni di caduta o in segni nemici. 
Secondo il Prof. Bangalore Venkata Raman: "la Rasi Kundali è la carta fondamentale su cui si basano tutte le altre. In essa si trovano tutti i fattori che verranno a maturazione nel corso della vita di un individuo. Essa però deve essere sezionata in altre carte in modo da potere ottenere una chiara visione di ciascuno di tali fattori. Spesso succede che gli indizi giudicati importanti nella Rasi (o oroscopo di base) siano modificati dagli elementi riscontrati nelle carte divisionali. Talvolta accadono eventi non rintracciabili nell'oroscopo di base ma i cui indizi sono potenzialmente presenti nelle carte divisionali".
Tutti gli autori sono però concordi nell'affermare che non è possibile stravolgere le indicazioni presenti nel Rasi. Ciò che vi si trova può essere accresciuto o diminuito dalle carte divisionali ma mai cambiato radicalmente.

Esaminiamole brevemente.

- Rasi. E' la carta di base.
- Hora. Indica la ricchezza.
- Drekkana. Indica fratelli, sorelle, legami familiari.
- Chaturthamsa. Indica le proprietà immobiliari.
- Panchamsa. Indica le inclinazioni e l'evoluzione spirituale
- Shashtamsa. Indica la salute e le malattie ereditarie.
- Saptamsa. Indica i figli.
- Ashtamsa. Indica la longevità.
- Navamsha. E' la più importante e può essere utilizzata, insieme alla Rasi per indagare su tutti gli aspetti della vita del soggetto.

La funzione principale sarebbe quella di valutare la vita matrimoniale del nato e di fornire indicazioni sul coniuge.
Se un pianeta è forte sia nella carta natale che nella Navamsha, sicuramente darà buoni risultati. Se è forte nel Rasi e debole nella Navamsha, i risultati saranno meno positivi. Un pianeta che si trovi nello stesso segno zodiacale sia nel Rasi che nella Navamsha si trova nella condizione di Vargottama ed è considerato particolarmente significativo, nel bene o nel male.

- Dasamsa. Indica la professione o vocazione.
- Ekadamsa. Indica legati, eredità ed entrate improvvise derivanti da speculazioni e giochi d'azzardo.
- Dwadasamsa. Indica i genitori ma non solamente. Dal suo esame gli Indù traggono informazioni sull'incarnazione precedente.
- Le rimanenti carte divisionali numero 13, 14, 15 e 16 sono generalmente trascurate dagli astrologi.

E' necessario sottolineare che le Varga sono estremamente influenzate da scarti - anche molto piccoli - nell'esatta ora di nascita. Per ovviare a questo inconveniente James Braha dà il seguente suggerimento.
Trovare un evento indicato nella carta divisionale che non sia direttamente indicato nel tema natale e notare se il fenomeno in questione sia accaduto sotto una Dasa o Bhukti collegata all'appropriato significatore della Varga in esame. Ad esempio, si supponga che Giove in Cancro (segno della sua esaltazione) sia il governatore della decima casa della Dasamsa (carta della professione). Se il soggetto ha avuto notevoli avanzamenti di carriera durante i periodi planetari - maggiori o minori - di Giove e lo stesso non è legato in alcun modo alla casa decima della Rasi, si deve convenire che l'ora di nascita utilizzata sia molto accurata.
Normalmente le varga vengono interpretate senza tener conto degli aspetti che i pianeti formano tra loro, limitandosi all'esame della loro posizione nei segni e della loro signoria.