L’architettura degli ultimi anni del 1800 e dei primi
del ‘900 tende ad acquisire una propria fisionomia, caratterizzata da ricca e
libera varietà formale, che la porta a distinguersi da quella eclettica,
ancorata ai motivi architettonici desunti dai vari stili del passato. Il
processo di distacco e di differenziazione è originato, come sempre, dal
contesto socio-economico nel quale l’opera architettonica si articola.
Il processo di industrializzazione, iniziato agli
albori del secolo XIX, aveva raggiunto verso la metà del secolo risultati e
traguardi che avevano determinato un radicale mutamento nell’assetto sociale
dei vari paesi europei in fase di accelerata industrializzazione.
La crescente richiesta di quelli che oggi definiremo
servizi sociali e il conseguente differenziarsi delle tipologie edilizie adatte
a soddisfarla, determinarono la necessità di rompere con la tradizione
eclettica o quanto meno di cercare vie espressive autonome che permettessero di
tener conto dei nuovi fattori a livello artistico.
L’espressione artistica subì il fascino di una
rappresentazione della realtà esatta, ma priva di plasticità (risalto degli
elementi plastici di un’opera) e quindi piatta.
Il movimento innovatore, che concluse il secolo XIX
ed iniziò il XX, ricevette appellativi diversi a seconda delle nazioni ove
maggiormente si manifestò, mancando un termine indicativo a validità generale:
in Italia assunse la denominazione di Liberty o stile floreale, in Inghilterra
Modern Stile, in Francia Art Nouveau, in Germania Jugendstill, in
Austria si sviluppò la Secession.