La Casa della Secessione

 

La prima pietra della Casa della Secessione e venne posata nell’aprile del 1898 e l’intera costruzione era già terminata dopo appena sei mesi.

Essa fu la prima significativa prova dell’architetto e come tale embrionale di tutto lo stile della Secessione; al tempo stesso contiene molte caratteristiche della versione che gli austriaci diedero dell’Art Nouveau: l’ispirazione classicistica, la assialità prospettiche, la tendenza a una riduzione stereometrica e decorativa.

L’edificio, che aveva la duplice funzione di ospitare la sede del gruppo degli artisti secessionisti e di padiglione per le esposizioni, presenta una pianta bloccata, quasi a croce greca ottenuta dall’incastro di quattro rettangoli, ed è inserito in un lotto rettangolare. Lo spazio di risulta, sistemato a giardino doveva servire alla esposizione all’aperto di sculture.

La facciata principale, accanto alla gradinata centrale, presenta due volumi pieni che sorreggono due dei quattro bassi pilastri che racchiudono la cupola di copertura dell’atrio d’ingresso. Questa, realizzata con una struttura in ferro reca sul suo estradosso un rivestimento con un fitto frascume dorato. Essa è l’elemento più congeniale al gusto pittorico di Olbrich. I fianchi dei due volumi pieni che compongono il prospetto principale sono svuotati da due ordini di coperture, il che riduce i volumi suddetti a due pesanti lastre e consente loro, unitamente al fregio che le sovrasta sul tetto corrispondente all’ingresso, al basamento della cupola stessa, di svolgere un gioco di astratti volumi pieni tipico della corrente astratto-geometrica dell’Art Nouveau.

Qui il giovane Olbrich abbandona la via del pittoricismo e quella della composizione per grandi masse plastiche, per predisporre un organismo che mira soprattutto ad essere un involucro funzionale. Una volta definita la volumetria esterna, è la copertura coi suoi alti lucernari e lo studio di pareti mobili a richiamare tutto il suo interesse. Gli interni erano stati ideati a pareti mobili, così che ogni più piccola porzione di spazio poteva essere utilizzata nel modo più adatto a secondo la luce desiderata, o piovente dall’alto o direttavi di fianco.

 

La Casa della Secessione è l’opera emblematica della variante austriaca dell’Art Nouveau. Certo, nel loro complesso le stazioni della metropolitana di Vienna progettate da Wagner sono opere più compiute e coerenti dell’edificio e incarnano meglio il gusto viennese a cavallo del secolo. Tuttavia ad esse manca proprio quel senso di ambiguità, di incertezza, di stare in bilico tra Art Nouveau e protorazionalismo.

 

“I muri dovevano essere candidi e scintillanti, sacri e puri, una solenne dignità doveva avvolgere tutto. Non volevo inventare un nuovo stile, neppure quello moderno, né tanto meno creare ciò che è più nuovo;volevo soltanto sentir risuonare la mia sensibilità Nessun limite è stato posto alla mia creazione.”1

Nell’astratto gioco di volumi, nell’aereo gonfiarsi della cupola non è certo difficile riconoscere analogie con la chiesa di San Leopoldo a Steinhof che Wagner progetterà alcuni anni dopo; così come all’interno, oltre alla simmetria, non è difficile riconoscere l’impronta wagneriana nel preciso disegno funzionale reso ancora più leggibile dall’uso di pareti mobili, dagli alti lucernari, dalla struttura reticolare della copertura. Oltre alla cupola, unica concessione decorativa sono i fregi incisi sullo stucco delle pareti laterali e l’astratta teoria di danzatrici disegnata da Koloman Moser sulla facciata posteriore.