La torre nuziale e il Palazzo delle esposizioni a Darmstadt

 

L’opera classicheggiante di Olbrich è articolata in anomali volumi liberamente giustapposti, sopprime assi, simmetrie, facciate, negando il concetto dell’edificio concluso entro un involucro elementare. L’alta torre di mattoni vermigli è segata da finestre angolari che ne contestano la massa, e termina con tumescenze simili a canne d’organo.

L’unità compositiva del complesso difficilmente può essere valutata a prescindere dal suo complicato iter progettuale. Se infatti la Torre e il Palazzo furono edificati contemporaneamente fra il 1905 e il 1906, le idee sulla prima erano di più antica data.

Il luogo prescelto era in prossimità dei serbatoi dell’acquedotto di Darmstadt. La loro sistemazione non era mai stata ritenuta soddisfacente poiché le basse costruzioni, occultate da scarpate di terreno coperto di vegetazione, contrastavano con il gusto dell’epoca orientato piuttosto verso le alte torri, in cui l’apparato tecnico veniva nobilitato da stilemi storicistici. Progettando in quel luogo una torre panoramica, Olbrich avrebbe ottemperato al duplice obiettivo di risolvere una controversa questione paesaggistica e dotato la sua “Atene” anche di un’acropoli.

I numerosi disegni elaborati per l’occasione erano accomunati da alcune idee che saranno poi presenti anche nella Torre nuziale:una tripartizione orizzontale formata da uno zoccolo di base con ampio portale, un fusto con terrazze panoramiche a vari livelli, una parte terminale enfatizzata da una corona dell’Assia in ferro dorato e vetro rosso. Sembra tuttavia che il progetto dové essere accantonato per mancanza di fondi.

Ma il principe von Essen, passato alla storia come protettore delle arti, aveva puntato le sue carte sull’incremento di produzione dell’artigianato locale e sul miglioramento di qualità dei suoi prodotti. Nipote della regina Vittoria, egli aveva ricevuto un’educazione tipicamente inglese, e nel mirare alla nascita di un’arte universale(Gesamtkunstwerk) certamente non aveva perso di vista i centri anglosassoni di artigianato artistico. Un Palazzo per le esposizioni si rivelava, perciò,  quanto mai necessario perché avrebbe rappresentato il luogo dove si sarebbero fusi gli esiti concreti dell’imprenditorialità e quelli spirituali dell’amore per l’arte. L’opportunità di edificarlo si presentò nel 1905, anno in cui il granduca sposò in seconde nozze Eleonora von Solms-Hohensolms-Lich. La cittadinanza commissionò ad Olbrich un dono nuziale ed egli colse il pretesto per convincere la delegazione cittadina dell’opportunità di una torre belvedere. Tuttavia, egli giunse alla conclusione che una torre isolata mal si sarebbe adattata al sito e che sarebbe stato più idoneo collegarla ad altri edifici. Si pervenne così alla determinazione di edificare assieme alla torre un edificio per esposizioni al di sopra dei famosi serbatoi d’acqua.

Gli ambienti interni più significativi sono perfettamente leggibili anche dall’esterno: le due asole di finestre e il traforo alla base degli archi corrispondono rispettivamente alle sale celebrative del duca e della città di Darmstadt. Collegata al resto dell’edificio da un basso e incerto corpo di fabbrica, la torre rappresenta anche un accesso secondario al Palazzo delle esposizioni. Questo ha il piano di posa al di sopra delle volte di copertura dei serbatoi, quindi tutto il giochi di pergole, terrazzamenti, gradinate, conferenti alla composizione un ritmo ascensionale. La pianta dell’edificio è a forma di “U” e si svolge attorno ad un cortile. La natura paratattica della composizione è denunciata dal gioco di tetti dai quali emergono, simili a punte di diamante, i lucernari sulle sale d’esposizione. Per il resto, tutto è uniformato ad un severo contegno classico, le pareti sono ritmate da aperture nette che armonizzano con le alte asole tage nel muro della corte e con i riquadri geometrici incisi nell’intonaco delle parti piene dell’edificio. I pregi relativi alla funzionalità dell’edificio sono basati soprattutto sulla più completa fruibilità degli spazi, sulla negazione della museificazione delle opere d’arte, sulla vivificazione degli ambienti

A questo che era un concetto fondamentale negli ambienti espositivi progettati da Olbrich, qui si aggiunge una perfetta osmosi fra interno ed esterno resa possibile dal fatto che tutte le sale sono raggiungibili anche dal “giardino delle rose” situato sul versante opposto della torre.

La torre con il suo portale vagamente neogotico, la superficie scabra di rossi laterizi, i ricorsi orizzontali di pietra chiara, l’asimmetria dei nastri delle aperture, il luccichio degli archi vetrificati concede senz’altro ad un gusto decorativo, anche se depurato da qualsiasi slancio estraneo alla conformazione architettonica.

Per contro, la massa uniforme delle sale d’esposizione, la severità formale risolta in un gioco di volumi, la simmetria per parti che regola la composizione secondo uno schema più volte ripetuto da Olbrich, sono certamente in linea con il classicismo.