Il Sanatorio di Purkersdorf

 

 

Il Sanatorio e stato considerato dagli storici una tappa fondamentale nel percorso evolutivo del linguaggio architettonico del Movimento Moderno.

L’aveva commissionato Viktor Zuckerkandl, cognato di Berta la letterata amica di Hoffmann e Moser.

Il sito destinato al sanatorio era in zona boscosa dei dintorni di Vienna, dove già esistevano alcuni padiglioni abbandonati da collegare alla nuova costruzione. Hoffmann dapprincipio immaginò un edificio alquanto tradizionale, coperto da un tetto a falde inclinate e scandito in facciata da un motivo a greca incorniciante due ordini di finestre; rigorosamente simmetrico all’esterno, esso presentava all’interno una pianta simmetrica, con una Halle decentrata verso il corpo di scale. Diverso, invece, il progetto definitivo: la principale novità è costituita dal trattamento delle facciate non più come supporto di un ordine architettonico o di sovrapposizioni ornamentali. Scompare il cornicione come enfatico coronamento di un volume sottostante; e le stesse aperture sono ritagliate nella superficie verticale senza altra mediazione che una cornice di maiolica a scacchi bianchi e blu, assolutamente bidimensionale. Era stato abolito il tetto a spioventi. Un altro elementonuovo era il colore bianco delle superfici, semplicemente contrappunto da esili filari di maioliche. Infine l’uso a vista, nell’interno, delle strutture in cemento armato.

Alla sobrietà delle facciate si contrappone un impianto planimetrico alquanto retorico e scontato; in definitiva alla modernità dell’esterno si oppone un interno tradizionale nella sua distribuzione e bloccato nella sua simmetria.

Le pareti esterne con le loro esili modanature colorate anticipano quell’intento di annullamento sia del muro come faccia di un prisma solido che del volume dell’edificio come massa pesante, che vedrà il suo perfetto compimento nel Palazzo Stoclet.

Alle coppie tematiche fin qui rilevate va aggiunta ora la più importante: in tutto l’edificio Hoffmann propone la grande eleganza e raffinatezza dell’arredamento, curato sin nei minimi dettagli. Gli interni presupponevano un soggiorno più che una degenza degli ospiti.

La purificazione del linguaggio riscontrabile nel Sanatorio è dovuta anche al sodalizio di Hoffmann con Koloman Moser, ispirato a un grande rigore compositivo e ad un convinto funzionalismo.

L’organizzazione distributiva è molto semplice: al seminterrato trovano posto i servizi; al piano terra, con una Halle      baricentrica, i gabinetti medici e gli ambienti per le terapie; al primo piano la celebre sala da pranzo con la veranda e vari locali per lo svago; al  secondo piano, infine, le camere per la degenza. La scelta dell’impianto bloccato può essere motivata dalla regolarità di una maglia strutturale in cemento armato, dalla necessità di conferire una leggibilità immediata ai percorsi di un luogo dove tutto deve concorrere alla comunicazione immediata, e dalla permanenza del classicismo di Wagner. L’eredità di quest’ultimo è un fatto innegabile; difficilmente lo “stile utile” del maestro avrebbe potuto trovare una più fedele applicazione.

Nel sanatorio sono presenti tutte le caratteristiche di linguaggio valide a farla riconoscere come un’opera protorazionalista. Oltre alla volumetria bloccata, è evidente anche l’assoluta mancanza di decorazione; al geometrismo presente nel gusto e nella cultura viennesi Hoffmann sovrappone, infatti, il nitore delle superfici in cui elabora il ricordo delle candide architetture mediterranee, vagheggiate anche dalle balconate che inquadrano gli arretramenti dei corpi di fabbrica sui due lati più lunghi dell’edificio. Unica concessione decorativa è la linea di mattonelle a scacchi bianchi e blu che profila ogni volume. La critica, generalmente, a parte il “neo” della simmetria, ha concordemente salutato nel sanatorio più di un elemento anticipatore del razionalismo.  Scrive la Veronesi: “l’impostazione strutturale e la sintassi volumetrica, per cui i vari corpi del fabbricato si corrispondono in riscontri non drammatici , ma netti e palesemente espressivi dell’organizzazione spaziale interna, sono da riferire alla poetica che il nuovo razionalismo costruttivo, enunciato appena in quegli anni, svilupperà nei decenni seguenti. Altri critici, invece, intuiscono che la semplificazione formale del sanatorio è da ascrivere anche a una natura conformativa diversa dal razionalismo: una nota estetizzante lo estraniava dal pragmatico rigore razionalista.La nota estetizzante era molto evidente negli spazi interni dell’edificio che all’epoca fu descritto come una via di mezzo fra un moderno albergo e un moderno ospedale. Infatti, mentre gli ambienti per le terapie erano improntati alle più rigorose esigenze igieniche, le sale da soggiorno potevano soddisfare il gusto estetico dei facoltosi pazienti grazie anche alla raffinata eleganza degi arredi ideati da Hoffmann e Moser, la cui collaborazione, in questo periodo, fu tanto stretta da non potersi distinguere i contributi individuali. L’edificio, malgrado i vari progetti di restauro e di riutilizzo, è caduto in un penoso oblio.