Dicono di noi
 
Dicono di noi...
 
 
Sulla stampa italiana appaiono non di rado articoli e interviste sulle nostre attività (ad es. La Nazione, 16/07/95; Toscana Oggi, 16/7/95). Quello che segue è il testo dell'articolo apparso su Avvenire del 12/12/95, dal titolo Qualcuno fermi i barbari, scritto da Francesco Ognibene. È qui riportato per la generalità con cui affronta i problemi del turismo religioso.
"Inchiesta. Biglietto o "accoglienza"?. In un convegno a Milano si discute dell'accesso alle chiese assaltate dai visitatori. Alla vigilia dell'Anno Santo si impone il tema dei turisti privi di sensibilità religiosa.
L'esperienza dei volontari di Arc. La denuncia del responsabile Cei per l'arte.
Dell'idea di turismo modernamente intesa fa ormai parte a buon diritto il concetto di «orda». Dove con tale termine s'intende la marea montante e incontrollabile di visitatori scarsamente sensibili alla cultura e ancor meno alla religione che si abbatte su tutto quanto le guide segnalano. A cominciare dalia chiese. E pure la storia insegna che quando un'orda si infrange su cattedrali, battisteri e pievi ne fa un sol boccone: un tempo non lasciando pietra su pietra, oggi scorrazzando per navate e chiostri come in un bowling o al supermarket.
«La similitudine regge - annuisce monsignor Gianfranco Ravasi -: la massa dei turisti, specie stranieri, che oggi visita il nostro patrimonio religioso reagisce con la stessa indifferenza dei barbari. E se non c'è qualcuno a lanciare un minimo di "annuncio", indispensabile a far capire il senso di quelle pietre, presto non sapremo che fare». A Ravasi, intervenuto ieri a Milano al convegno dell'Associazione Von Balthasar sui «Segni di bellezza nel tempo. L'arte e il patrimonio di interesse religioso in Italia», l'idea di dover pagare il biglietto per entrare in una chiesa assediata dal turismo ordalico non dispiace del tutto, anche se confinata a casi estremi. «Talvolta - precisa Ravasi - occorre far conquistare l'ingresso al visitatore-barbaro. E ciò è vero soprattutto quando la chiesa è ancora liturgicamente attiva: è un modo per tutelarne l'anima».
Poco più in là il dissenso del responsabile per i beni culturali, monsignor Luigi Crivelli, dà la misura dell'incipiente dibattito alla vigilia del Giubileo: «Seguo le esperienze in corso [...] - spiega -: capisco le necessità, ma una misura come il biglietto, anche se di sole mille lire, rischia di sembrare solo un balzello, un pedaggio per garantirsi comunque, e questa volta con un pretesto in mano, il diritto a far
quello che si vuole. No, le controindicazioni superano i vantaggi. Per ora». A metà strada, l'invito di monsignor Crispino Valenziano, del Pontificio istituto liturgico, a rovesciare la prospettiva: «Quando in una chiesa vediamo gente comportarsi in modo non appropriato, i primi a doversi rimproverare siamo noi, che della Chiesa facciamo parte attiva - contrattacca -. In vista del Giubileo, uno degli esami di coscienza da farsi è proprio quello su come abbiamo educato e ci siamo abituati a usare lo spazio sacro».
Ma non di solo ticket vive il dibattito sull'accoglienza nelle chiese storiche. C'è chi sta infatti maturando un'esperienza di «ospitalità» nel tempio che potrebbe essere per parrocchie e diocesi l'idea (quasi) risolutiva: dall'84 è presente in Italia «Accueil, Rencontre, Communauté» (Arc: «Accoglienza, Incontro, Comunità») filiale di un'associazione giovanile francese formata da volontari, che ha ormai ramificazioni in tutta Europa e che fa perno sull'idea ecumenica di accogliere i turisti nelle chiese di ogni confessione spiegandone origini e senso più che snocciolare date e nomi. [...] ...Arc ha messo radici a Siena, Milano e Firenze, dove annovera sia il presidente Leonardo Romanelli, intervenuto ieri al convegno milanese, sia don Timothy Verdon, il leader di «Ars et Fides», federazione tra le Arc (e consorelle) nazionali. Piccole associazioni di volontari formati alla fede e all'arte, con esperienze estive di vita comunitaria insieme a coetanei stranieri, già guidano i turisti in Santa Maria del Fiore a Firenze e tra le navate di Sant'Ambrogio a Milano (sabato e domenica pomeriggio) per visite «con l'anima». Una soluzione? «Una proposta - dice Romanelli -, che può essere seguita anche dagli "amici" di un qualunque monumento religioso».
Non è detto, peraltro, che idee simili non siano già all'opera qui e là: «La Chiesa italiana fatica a sapere quel che essa stessa fa nel campo dei beni culturali - denuncia don Giancarlo Santi, da poco tempo alla guida del neonato Ufficio nazionale Cei-. Vengo a sapere per caso di iniziative splendide, che restano confinate sul piano locale. Non sono, per esempio, ancora in grado di dire quante diocesi hanno un ufficio per i beni culturali e quanto la Chiesa spende in Italia per la tutela del suo patrimonio, o di fare un inventario dei beni artistici. È un lavoro per il quale la Cei nel '96 stanzierà fondi dall'S per mille utilizzando anche programmi informatici ad hoc, oltre a far partire progetti di formazione per collaboratori delle commissioni diocesane, con sede operativa a Torino. Infine, proporrò ai vescovi un piano per la formazione dei seminaristi sulla materia». Ma rimboccarsi le maniche, conclude Santi, non basta: «Occorrono fondamenti teologici meno labili sul rapporto tra fede, creazione artistica e conservazione. Non è sufficiente citare i grandi pensatori di questo secolo: bisogna produrre nuovo pensiero»".
 
 

 
Articolo pubblicato nel Settembre 2003 da "City"

Viaggiare con Arc
PICCOLE ASSOCIAZIONI CRESCONO

Accoglienza, incontro, comunità: l’associazione si occupa di accogliere visitatori negli edifici sacri e aderisce alla federazione internazionale di guide volontarie ARS et FIDES

Negli ultimi anni si è fatto faticosamente largo nella società un fenomeno che acquista ogni giorno di più la rilevanza che merita, ponendosi come “socialmente necessario”, grazie ad uomini che ne attualizzano il senso con il loro impegno e la loro forza : il volontariato. Il volontariato è come un microcosmo autonomo che si articola nel sociale, si mobilita nel sociale, trae la sua linfa vitale dalla società stessa e paradossalmente da questa viene escluso, ignorato, ghettizzato; eppure è un modo estremamente formativo e produttivo di impiegare il proprio tempo libero, aiutando gli altri, ponendosi al loro servizio e ottenendo in cambio qualcosa che elude dalla pura logica capitalistica del profitto odierno ed è già sintetizzata nel suo stesso DNA, il costituirsi come associazioni No Profit; è in quest’ottica che associazioni diversissime tra loro operano. Il filo sottile che le accomuna è l’entusiasmo dei soci, che siano professionisti o disoccupati, studenti o lavoratori, si mettono al servizio degli altri, arricchendosi di emozioni invece che di guadagni.

Una delle associazioni meno note ma più interessanti dal punto di vista del servizio offerto è l’ARC, acronimo delle parole francesi ACCUEIL (accoglienza), RENCONTRE (incontro), COMMUNAUTE’ (comunità ); l’associazione si occupa di accogliere visitatori negli edifici sacri e aderisce alla federazione internazionale di guide volontarie ARS et FIDES, che raccoglie al suo interno un’infinità di gruppi e associazioni a livello internazionale, nazionale e regionale, tutte accomunate da 3 punti fondamentali: essere comunità cristiane aperte; presentare ai turisti monumenti religiosi sotto il profilo artistico, storico e cristiano; accogliere gratuitamente il turista.

L’opportunità offerta ai giovani europei è quella di vivere per un periodo, che varia da due settimane a un mese, un’esperienza unica dal punto di vista umano, spirituale, linguistico e culturale, fornendo un servizio di guide gratuito, in alcune delle più belle cattedrali europee, basti citare Notre-Dame a Parigi o Westminster a Londra, ricevendo in cambio vitto e alloggio e la possibilità di vivere in gruppo con altri studenti da ogni parte d’Europa.

I requisiti richiesti sono l’aver raggiunto la maggiore età e la conoscenza di almeno una lingua straniera, di norma l’inglese, oltre alla voglia di stare insieme e condividere «idee, pensieri e parole, altrimenti non comprensibili», come ci dice il Segretario Generale di ARC Italia Giulio Di Virgilio, intervistato durante il meeting nazionale, tenutosi quest’anno a Venezia, nei giorni 26, 27 e 28 settembre: «La nostra associazione – spiega - si propone l’avvicinamento tra diverse confessioni cristiane in nome di uno spirito comunitario, ma con una sostanziale differenza rispetto alle altre : il nostro essere un organismo in continua evoluzione, senza chiusure o barriere, dove non conta l’età o la religione, anche se questo può sembrare un paradosso, non lo è se si considera l’esempio di Giovanni Paolo II, da sempre si fa portavoce in prima persona di un incontro tra le grandi religioni monoteiste. Sono estremamente convinto che non esistono differenze sostanziali o di Credo di fronte al grande insegnamento che Dio ci ha lasciato, sono gli uomini a creare queste differenze e a ingrandirle fino a trasformarle in barriere».

Poi ci racconta un poco gli esordi di ARC: «Arc nasce per caso, agli inizi degli anni settanta un gruppo di studenti francesi si reca in Inghilterra mosso dall’amore per l’arte, in particolare l’arte sacra, l’esperienza continua a ripetersi ogni estate e la comunità inglese comincia a servirsi del loro aiuto nell’accoglienza dei turisti, offrendo in cambio ai ragazzi un alloggio e conoscenze sempre più approfondite sulle varie cattedrali. A questi studenti si unirà più tardi anche un italiano, per cinque anni al servizio di un’altra organizzazione simile avente sede in Francia, è Leonardo Romanelli, che nel ‘91 promuove l’iniziativa in Italia, a Firenze, dove tutt’oggi si trova la sede legale di ARC Italia, in Piazza Gualfredotto da Milano n.1. Oggi l’associazione conta 156 iscritti, 5 responsabili per i rapporti con le altre associazioni in ambito europeo : Olanda, Spagna, Germania, Inghilterra e Francia. Annualmente si tengono due meetings nazionali e uno internazionale, durante i quali si discute insieme la preparazione estiva dei vari progetti o si ci racconta le esperienze appena trascorre, tramite relazione degli stessi partecipanti, ma è anche un’occasione di incontro per vecchi e nuovi soci, il momento in cui si spiega lo spirito dell’associazione a coloro che intendono entrarne a far parte e perchè no, un modo di conoscere splendide città d’arte, come Venezia, coadiuvati da una delle nostre guide che ci fa da Cicerone; quest’anno è toccato alla preparatissima Elisa Bruttini, di Siena, che ci ha spiegato gli splendidi cicli musivi conservati nella Basilica di S.Marco».

Questo è lo spirito che anima l’associazione, uno spirito di gruppo, fatto di persone che si conoscono e si scambiano esperienze di vita, cultura, tradizione e la voglia di viaggiare e vivere non da turisti, ma da cittadini della realtà di cui diventano parte attiva, conoscendone i luoghi, le chiese e rendendoli fruibili agli altri, come realtà vive, non solo come monumenti da ammirare, non a caso “far parlare le pietre” è uno dei motti di ARC; è inoltre un modo interessante per vivere l’Europa come esperienza concreta, ognuno col suo carico di specificità e individualità, perché non resti un concetto distante da noi ma un organismo attivo, formato da uomini che ne incarnano l’essenza. Se anche voi volete partecipare a un’esperienza unica come quella che ARC Italia vi offre, potete contattare il sito dell’associazione www.arc_europe.de. Non ci resta che augurarvi buon viaggio e buon lavoro con ARC!