Heinrich Böll

 

 

Opinioni di un clown


[...] vuotai il piatto in piedi davanti al frigorifero e mentre mangiavo mi contemplavo nello specchio che sta appeso sopra il frigorifero. Nelle ultime settimane non avevo fatto neppure il più utile degli esercizi: la ginnastica facciale. Un clown, il cui effetto principale consiste nell'immobilità della maschera, deve mantenere il viso perfettamente mobile. Un tempo, prima di cominciare a fare i miei esercizi, usavo tirar fuori la lingua per sentirmi realmente vivo e presente prima  di staccarmi di nuovo da me stesso. Più tardi abbandonai questo esercizio e presi a guardarmi attentamente in viso, senza far uso di nessun trucco e movimento, ogni giorno per almeno mezz'ora, finchè alla fine non esistevo più: dal momento che non soffro di narcisismo, spesso mi sentivo prossimo alla pazzia. Dimenticavo semplicemente che ero io quella faccia che vedevo allo specchio, voltavo lo specchio e quando avevo finito gli esercizi, o quando più tardi, nel corso della giornata mi vedevo per caso allo specchio passando, mi spaventavo: c'era un estraneo nella mia stanza da bagno, al gabinetto; un tizio che non sapevo se fosse serio o buffo, un fantasma pallido con il naso lungo; e allora correvo più in fretta che potevo da Maria, per vedermi nel suo viso. Da quando lei non c'è più non riesco più a fare i miei esercizi: ho paura di diventare pazzo. Quando avevo finito il mio lavoro andavo da lei, il più vicino possibile, fin quando riuscivo a vedermi nelle sue pupille: un'immagine minuscola, confusa, ma riconoscibile. Quello ero io, eppure ero quello stesso di cui avevo paura quando ero davanti allo specchio. Come potevo spiegare a Zohnerer che senza Maria non posso più fare gli esercizi allo specchio?  [...]