Le Chiese di Sessa



Basilichetta di San Casto:Ubicazione: viale XXI Luglio L'originaria fondazione della "basilichetta" viene attribuita a San Casto considerato il primo vescovo di Sessa (292). L'attuale costruzione, dunque, sorge sui resti di un complesso cimiteriale di origine paleocristiana, datati al III-IV secolo d.C. In tali resti, in realtà poco accessibili, sono stati riconosciute gallerie catacombali ed un Martyrium quadrato. Presenti, inoltre tracce di affreschi a due strati, uno più antico ispirato probabilmente alle storie del Santo ed uno posteriore dipinto con teorie di santi. Un tempo vi era contenuto un sarcofago con le spoglie di San Casto. L'edificio medioevale, realizzato in tufo, ha un impianto ad aula unica a pianta rettangolare. L'ampio vano, privo di copertura, é visibile dalla strada. Anche di quest'epoca rimangono alcune tracce di affreschi.


Sarcofago Componente in marmo (109x101x88 cm) è datato dal Villucci (1980) alla fine del III° secolo d.C. Esso proviene dal cimitero martiriale posto accanto all'antica basilichetta di San Casto, ubicata lontana dalla chiesa attuale sorta in questo secolo. L'area originale è forse da individuare nella zona dove attualmente sorge la chiesa del Carmine. L'opera servì come custodia delle ceneri di San Casto, primo vescovo di Sessa, martirizzato nel 292 da Diocleziano. Le sue spoglie, insieme a quelle di San Secondino, furono nel 967 traslate a Gaeta per ritornare nella città d'origine solo nel 1963. Il sarcofago rimasto a Sessa fu, invece, disotterrato solo nel secolo scorso, per iniziativa del vescovo Diamare. Allo stato attuale l'opera si presenta mutila e utilizzata come base per altare insieme a due colonne, anch'esse d'epoca romana.


Il capitello corinzio (h:36 cm) è realizzato in marmo ed è datato al III° secolo d.C. Esso è attualmente in posizione rovesciata e fa da base ad una croce astile moderna.


La tela (119x94 cm) è stata realizzata nel XIX secolo da un ignoto pittore. Essa raffigura San Giuseppe a mezzo busto, in tunica azzurra e manto rosso, che regge tra le braccia Gesù bambino in veste bianca. La cornice è quella originale, in legno intagliato e dorato.


Il dipinto su tela è stato realizzato all'inizio del XVIII secolo da un ignoto pittore meridionale e destinato, in origine, alla chiesa di San Germano. L'opera centinata (140x390 cm) con cornice dorata d'epoca ha la sagoma di una lunetta all'interno della quale si colloca la scena dell'Ultima Cena. Si tratta forse della parte superiore di una pala d'altare andata persa o una sovrapposta. In primo piano è posto un apostolo vestito con una tunica blu e manto ocra, mentre Cristo, incoronato da sei teste di cherubini, è posto in secondo piano con San Giovanni appoggiato al petto; infine,un cane accucciato sotto il tavolo dà un senso di quotidianità alla scena. Stilisticamente l'autore si è rifatto ai modi neo-venetizzanti di Luca Giordano interpreta.

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