Le Chiese di Sessa



Chiesa San Giovanni in Villa. La chiesa appare in una citazione di Atenulfo del 1032 come S. Joannis ante portam; tale denominazione fu dovuta al fatto che essa era posta all'uscita della prima delle due porte che anticamente erano situate sul lato occidentale della città. L'attuale chiesa, edificata con il convento nel 1246 dai frati Francescani insediatisi in zona, sorge sui resti di un antico edificio. Essa, difatti, viene indicata anche come chiesa di S.Francesco. Essa inoltre é legata alla Compagnia del S.S. Crocifisso fondatavi dal padre guardiano Andrea da Napoli ed aggregata a quella di S. Marcello in Roma fin dal 1578 e che ebbe l'approvazione regia nel 1777.
La chiesa fu rimaneggiata nel Quattrocento e, successivamente, nel Settecento con l'intervento di architetti e maestranze provenienti dalla capitale. La facciata presenta distintamente i caratteri di quest'ultimo periodo: essa si presenta come un piano appena movimentato dall'aggetto di lesene e risalti ornamentali. Un cornicione separa i due ordini in cui é ripartita; quello inferiore presenta al centro un semplice portale inquadrato da colonne laterali e dalle estremità di un timpano curvilineo spezzato. L'ordine superiore presenta, in corrispondenza al portale, il netto vano di una finestra leggermente arcuata superiormente e sovrastata da un oculo ovale. Il tutto é, infine, coronato da un semplice frontone triangolare. Lateralmente é posto il campanile a tre ordini con aperture ad arco ed un portale sottostante anch'esso incorniciato da due colonne doriche su piedistalli e da un timpano curvilineo spezzato in cui si inserisce una edicola recante all'interno una statua di S. Francesco. Nel braccio sinistro e destro della chiesa sono raffigurati due dipinti: La salita al Calvario e il Compianto su Cristo morto. Nella seconda cappella a destra si può ammirare il dipinto (non in buono stato) di San Giovanni Battista.Nel braccio sinistro del transetto si trova la lapide dello stemma della famiglia De Transo.
L'impianto della chiesa é a navata unica con pareti scandite da lesene con capitelli compositi ed é coperta da volta a botte lunettata. Ai lati della navata sono poste sei cappelle. Il lungo vano é concluso da un presbiterio- transetto a pianta rettangolare con altari laterali in muratura inquadrati da colonne e con un timpano spezzato su cui poggiano statue di angeli,. In corrispondenza ad essi vi sono delle tele di scuola solimenesca. La parte centrale é caratterizzata da una copertura a cupola impostata su un tiburio ottagonale. Il vano presbiterale é separato dalla navata attraverso una balaustra in marmo oltre il quale é il notevole altare maggiore realizzato in marmo e, in corrispondenza, una "macchina" con ciborio dorato del Settecento con, all'interno, un Crocifisso ligneo della seconda metà del XV secolo. In relazione a esso si é parlato di analogie con quello conservato nella chiesa del Gesù di Nola. Dal portale collocato in corrispondenza della base del campanile si accede all'annesso convento. Quest'ultimo, soppresso nel periodo napoleonico, sorge sui resti di un criptoportico romano. Esso presenta un interessante chiostro porticato a crociera su arcate in parte ogivali ed in parte a tutto sesto nei cui componenti architettonici sono spesso riconoscibili elementi di spoglio ed in particolare colonne provenienti da ruderi romani alcune delle quali con il capitello adattato in stile romanico. Un tempo esso era adornato di affreschi ispirati alla vita di S. Antonio da Padova.



Chieca San Giovanni in Villa (Monaci)





 
statua di San francesco . La statua in marmo raffigurante San Francesco con le braccia aperte è stata realizzata da un ignoto scultore italiano durante la Seconda Guerra Mondiale su committenza dei "soldati d'Italia", così come è riportata sulla lapide posta al di sopra dell'edicola contenente la statua: A SAN FRANCESCO / I SOLDATI D'ITALIA/OTTOBRE 1941-XX. L'opera, in effetti, non presenta un particolare significato artistico ma, esclusivamente, devozionale.
 
San Francesco . La tela (215x109 cm) è opera di un ignoto pittore dell' Italia meridionale . Essa rappresenta S.Francesco che contempla il Crocifisso : a destra., su un rialzo è un teschio. Note: il dipinto , nel suo aspetto attuale, si direbbe il risultato di una pesante ridipintura novecentesca su di un'opera del secolo scorso.
 
Stemma famiglia De Transo . Zona: Braccio sinistro del transetto. La lapide , in marmo (61x66 cm), è opera di un ignoto scultore dell' Italia meridionale . Essa raffigura un leone rampante rivolto a destra ed inserito in un tondo.
 
Due dipinti . I due dipinti sono stati realizzati dallo stesso autore nel 1714 (205x146 cm ; 202x145 cm.). Vi sono raffigurati "La salita al Calvario" e il "Compianto su Cristo morto". La prima tela, sporca e sfondata in basso a sinistra, ha una composizione che si articola in modo abbastanza semplice con, in primo piano, il carnefice con brache color ocra e la Veronica. Il "Compianto sul Cristo morto", invece, presenta solo cadute di colore, mentre la composizione della scena ruota intorno all'Addolorata con il pugnale confitto nel petto con sul fondo un angelo che porta la corona di spine. Dal punto di vista stilistico l'autore era sicuramente aggiornato sulle novità proposte dalla scuola solimeniana, affermatasi a Napoli all'inizio del XVIII secolo
 
Dipinto San Giovanni Battista . Zona: Seconda cappella a destra.
La tela (130x101 cm), del tardo Cinquecento, è stata realizzata da un anonimo artista meridionale. In essa è raffigurato San Giovanni Battista a figura intera che indica l'Agnus Dei accovacciato su di un rialzo: la scena è chiusa a destra da alberi. L'opera risente fortemente della sensibilità controriformistica, anche se la sua lettura è compromessa dal cattivo stato di conservazione.
Cristo in croce . Si tratta di un dipinto a tempera e olio su tavola, realizzato nel XV secolo da un anonimo pittore italiano fortemente influenzato dalla cultura iberica e marchigiana. L'opera raffigura, in modo molto suggestivo e drammatico, Cristo in croce. La sua sofferenza è espressa attraverso le mani che stringono convulsamente i chiodi e dal rivolo di sangue che dal costato scende fino ai piedi. L'autore dell'opera si è rifatto, oltre che all'antica tradizione italiana delle croci dipinte del XIII/XIV secolo, anche a modelli provenienti dalla penisola iberica e dall'entroterra marchigiano. Secondo lo Scavizzi lo stesso artista realizzò, dopo questa, un'altra croce conservata nella chiesa del Gesù a Nola. Nel XVII secolo il Sacco ricorda la stessa opera nella cappella del S.S Crocifisso e annota che la devotissima e molto antica immagine del Redentor del mondo dal sacro legno pendente, che si scuopre nel Venerdì Santo e nella festività di S.Croce". Purtroppo la sua lettura, attualmente, è condizionata dalle pesanti ridipinture a olio, forse, del Novecento.
 
Lastra tombale . Ubicazione:Braccio sinistro del transetto.
La lastra tombale di marmo ( 55x57 cm ) si trova nel braccio sinistro del transetto della chiesa di San Giovanni in Villa e fu realizzata da un anonimo artigiano meridionale nel 1609. La lapide fu commissionata da Benedetto e Marcello di Transo (quest' ultimo ufficiale dell'esercito spagnolo nelle Fiandre) per commemorare il proprio fratello Francesco Paolo, cavaliere dell'ordine di Malta, morto in combattimento nel 1605 a La Valletta. L'iscrizione fa riferimento a quest'avvenimento e al valore del defunto: DOM/ FRATI PAULO DE TRANSO NEAPOLITANO/ EQUITI HIEROSOLOMITANO/ MORIBUS ET GENERIS CLARITATE INSIGN/ CUIUS VIRTUS IN NAUPACTEIS AERCIB EXPUGNAN.../ NON PARUM ENITUIT/ ILLUSTRIOR FUTURA NISI MORS FLORENT ANNO INTERCEPISSET/ OBIIT VALLETTE XXX PREL : MDCV/ BENEDICTUS ET MARCELLUS FRATES/ MONUMENT PIETATE POSUERUNT/ ANNO DOMINI DCVIIII. Al di sotto dell'iscrizione è riportato uno stemma con, disegnati esternamente,
Particolare
Lapide pavimentale . Ubicazione: Pavimento della terza cappella sinistra.
La lapide in marmo fu commissionata, insieme all'intera cappella, nel 1697 dal Protonotario Apostolico Luigi de Martino, per commemorare il fratello Antonio. La lastra è posta sul pavimento e vi primeggia il grande stemma della famiglia de Martino dove vi figurano, partendo dal basso, tre fiori, tre armi in asta e tre bande oblique, il contorno è mistilineo e il tutto è coronato da un elmo piumato. L'iscrizione in caratteri lapidari latini è collocata sotto lo stemma e fa riferimento alla commissione della cappella nonchè della lapide: HANC CAPPELAM CUM HOC TUMULO FIER/ FECIT DOCTOR ALOYSIUS DE MARTINO PROTONO/ ARIUM APOSTOLICUS UBI CINERES DOCTORIS/ ANTONY EIUS GERMANUS FUERUNT REPOSITAE/ AC PRO SUIS HEREDIB; ET SUCCESSORIB; SUPERIOR;/ AC VENERABILIUM FRATRUM PERMISSU DOTATAM/ ET CUM PONDERE PRO UT EX INSTRUMENTO/ MANU ANTONY FRONCILLO DE SUESSA NOTARY/ ANNO DOMINI IDCIIC.XVII AUGUSTI.
 
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