La Montagna di Roccamonfina - Con una superficie di circa 225 km e un'altezza modesta col
Monte Santa Croce m 1005 m., ma notevole per la forma conica e la natura vulcanica, si
erge tra i Monti Aurunci, la valle e la piana del Garigliano, il Monte Massico, la piana
del Volturno, la catena del Monte Maggiore e il Monte Cesima, ultima pendice delle Mainarde.
Il vulcano conserva abbastanza la forma conica, ma ha i fianchi poco inclinati.
L'apparato vulcanico di Roccamonfina somiglia notevolmente al Vesuvio per diversi
caratteri comuni: costituzione, isolamento (un grande cono con una larga base di 25 km
di circonferenza),
grandezza e altitudine, come pure per morfologia, essendo pur esso formato da un tronco
di cono tendente a diventare più ripido in alto, il quale termina con una cinta craterica
più antica di quasi 6 km di diametro. All'interno di essa emerge il doppio domolatitico
del M. Santa Croce, 1006 m, e del Monte Lattani, 810 m, separato dalla cerchia più antica
per mezzo d'un solco anulare, solo in parte colmato dal materiale eruttato. Ma mentre il
Vesuvio è stato scosso da parecchie eruzioni e le sue lave sono ancora fresche, il
Roccamonfina è spento almeno dall'antichità (sebbene di tanto in tanto sia scosso da
movimenti sismici e da esso abbiano origine alcune sorgenti termali) e, pur essendo
solcato da una serie di burroni radiali, si copre di bellissimi castagneti.
La forma conica della montagna e alterata da crateri laterali specie sul versante di
Teano, non molto numerosi, ma di notevole altezza. Il Roccamonfina si è inserito
tardivamente tra il Monte Maggiore, le Mainarde e gli Aurunci e, avendo sbarrato il
corso del Liri e del Volturno la sua formazione ha dato origine a un grande lago di
sbarramento, che si estendeva nell'attuale piana di Cassino.
Gli inizi dell'attività del vulcano sono assegnabili ad un periodo compreso tra 1 milione
e 1 milione e 300 mila anni fa, cioè al periodo Quaternario antico; l'attività del
Roccamonfina si concluse praticamente in corrispondenza dell'emissione dei materiali
che originarono il tufo grigio (ignimbrite trachifonolitica) al pari degli altri centri
eruttivi campani, e cioè circa 30 - 50 mila anni fa. La composizione litologica dei
prodotti lavici e piroclastici del vulcano ha subito, nel tempo, una progressiva
evoluzione, legata soprattutto a fenomeni di assimilazione dei materiali sedimentari,
del substrato.
Strutturalmente il Roccamonfina rappresenta un tipico esempio di stratovulcano
successivamente modificatosi per crollo dell'area craterica sulla quale si impostarono
dei domi (cioè delle cupole di lava) corrispondenti agli attuali rilievi di sommità
(Monte Santa Croce e Monte Lattani).
Nel corso di una prima fase di attività furono eruttate lave di tipo leucitico (tefriti,
fonoliti, basaniti leucitiche e leucititi) e limitato lancio di prodotti piroclastici.
Alla fine di questa attività, la zona centrale dell'edificio vulcanico, che doveva
sicuramente raggiungere i 3000 metri di altezza subì uno sprofondamento vulcano-tettonico,
cioè un grandioso crollo che portò alla formazione di una caldera, recinto craterico di
oltre 6 km di diametro. All'interno di questa caldera nel corso della seconda fase di
attività, che si esplicò non più di 100 mila anni fa, si formarono i già citati domi del
Monte Santa Croce e del Monte Lattani, mentre i materiali eruttati risultarono composti
prevalentemente da latiti, trachibasalti e basalti olivinici, rocce cioè prive di
leucite. Nell'intervallo tra le due fasi di attività, continuò, con caratteri di
intermittenza, il lancio di materiali piroclastici (ceneri, scorie, lapilli).
La montagna si distingue da quelle circostanti per la ricchezza della vegetazione arborea,
favorita dall'abbondanza dei sali potassici contenuti nelle rocce leucitiche. Predominano
i castagni, che rivestono tutta la parte superiore del monte e si spingono in molti punti
anche a bassa quota; rigogliosi sono pure gli ulivi e le viti. Per la fertilità dei terreni
la zona è densamente popolata; è anche ricca di acque minerali, che sgorgano ai piedi
della montagna: tra le più note citiamo quelle
di Suio, di Sessa Aurunca, di Francolise e di Teano.
Da notare infine le cave di leucite di Fontanaradina.
La visita del vulcano è interessante per i panorami, la ricchezza della vegetazione,
l'importanza geologica e per alcuni centri notevoli per antichità, vicende storiche e
patrimonio artistico, quali Sessa Aurunca, Teano e Roccamonfina. Il viaggio è facilitato
dalle buone strade che solcano le pendici del monte e dalla vicinanza di arterie di grande
comunicazione come la Via Appia, la Casilina e l'Autostrada del Sole.