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GARIBALDI Menotti Domenico


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Garibaldi Menotti

 

Menotti Garibaldi, uno degli uomini più illustri, fra gli artefici dell’Unità d’Italia, deceduto a Roma il 22 agosto 1903, riposa nel territorio di Aprilia, nella tomba di famiglia sita nella tenuta di Carano Garibaldi. Personaggio illustre, a torto più conosciuto per essere stato il figlio primogenito del più famoso padre Giuseppe, eroe dei due mondi, che per le sue gesta patriottiche, di uomo politico e di bonificatore.

GIUSEPPE GARIBALDI IN BRASILE

Fallita l’insurrezione di Genova (1834), Giuseppe Garibaldi, fu condannato a morte in contumacia, per questo motivo dovette riparare in Brasile, a Rio de Janeiro. La sua natura rivoluzionaria, lo portò nella provincia più ricca e meridionale del Brasile, il Rio Grande Do Sul, che si era costituita in Repubblica indipendente. Nel 1839, Giuseppe incontrò Anita.
I due vissero insieme una vita avventurosa sino alla morte di lei, avvenuta il 4 agosto 1849, presso la fattoria Guiccioli nei dintorni di Ravenna. La loro vita fu molto movimentata e piena di pericoli, nonostante ciò decisero di concepire il loro primo figlio, che nacque a San Simon-Mostardas, piccolo villaggio del Rio Grande do Sul sull’oceano Atlantico. Menotti Garibaldi nacque il 16 settembre 1840. Dovette aspettare qualche anno per essere battezzato, poiché i suoi genitori non erano sposati legalmente. Nel 1841 quando Giuseppe si trasferì in Uruguay, per combattere il dittatore argentino Rosas, portò con se Anita e Menotti che non aveva ancora un anno. A Montevideo, Giuseppe e Anita decisero di regolarizzare il loro stato civile, sposandosi il 26 marzo 1842, nella chiesa di San Francesco di Assisi. Il 23 marzo 1843, Anita e Giuseppe si presentarono a Don Juan Femmiste (?), parroco della chiesa di San Francesco di Assisi, dicendo di voler battezzare il loro bambino, che ormai aveva dueìe; anni eàòòrave;&ogòrave;ò mezzo, con il nome di Menotti. Il Parroco si rifiutò di battezzarlo con quel nome, Giuseppe ribadì che quello era un nome di un martire (Ciro Menotti, martire della causa italiana, impiccato a Modena nel 1831). Per convincere il Parroco, gli fu imposto il nome di Domingo (Domenico come il nonno) e Menotti come secondo. Menotti rimase in America Latina fino all’età di sette anni, rientrò in Italia insieme ai due fratelli, Teresita (1845-1903) e Ricciotti (1847-1924) e alla madre Anita. Si imbarcarono nel dicembre 1847, con destinazione Nizza. Nell’aprile 1848, anche Giuseppe Garibaldi, ritornò in Italia.
Menotti fu un grande personaggioòorgimento, inòziò la sua carriera militare da semplice soldato nel 1859 a fianco del padre nei cacciatori delle Alpi , nel 1866 ricevette la Medaglia d’Oro al valor milòBezzecca, teròinò la carriera con il grado di generale.

MENOTTI A CARANO

Dopo la liberazione di Roma (20 settemò), Menotti inòziò una nuova battaglia còlunga gli risòltò fatale: la bonifica di Carano. 1437 ettari scorporati dalla tenuta di Campo Morto (8618 ettari), la più vasta dell’Agro romano. La tenuta era proprieàà del Capitolo di San Pietro, fu ceduta in enfiteusi perpetua, il 9 dicembre 1874, con atto notaio Pietro Fratocchi di Roma al canone annuo di lire 46.300. La zona era malsana, i ricavi non riuscivano mai a pareggiare il costo per il risanamento e le colture, ma tale fu la sua tenacia che riìe;ì a bonificare la tenuta.
Carano era un luogo che amava, tanto che decise di costruirci la sua tomba. Un manifesto dopo la sua morte ìe;ì recitava: "Cadde vittima dell’aria micidiale della terra che aveva intrapreso a rendere fertile"ìe;ì, il clima di Carano era micidiale, le febbri infettive prese durante la permanenza nella tenuta furono la causa della morte. Menotti fu scomunicato, per aver preso in enfiteusi la tenuta di Carano, proprieàà del Capitolo di San Pietro, ma per un laico come lui quello non fu un grande problema, il problema vero fu la persecuzione fiscale che dovette subire. Al minimo ritardo nel corrispondere il canone di fitto, il Capitolo di San Pietro gli inviava atti coattivi, con aggravio di spese. Quando finalmente dopo anni di sacrifici la tenuta iniziava a dare i frutti, la sua salute era minata. Per questo motivo la moglieòBidischini, còrcò di convincerlo a rinunciare ad andare a Carano. Egli òva che facevaòciò per dare un avvenire ai figli. Il rapporto con i colonià e gli agricoltori, che considerava fratelli, era ottimo, tanto da chiudere un occhio quando il raccolto era scarso; a volte i suoi subalterni approfittavano della sua bontà.
A Carano, Menotti dormiva in una piccola stanza, in un letto basso di legno, sopra un semplice pagliericcio; sulle pareti i ritratti dei genitori e del figlio Beppino, morto a soli due anni nel 1886 e tumulato a poche decine di metri nella tomba di famiglia. Le cronache dell’epoca ìe;ì descrivevano la tomba: "Nei pressi del casale colonico vi è un grande giardino contornato da colossali eucalyptus piantati dal generale per riparare l’abitazione dalla malaria. In fondo al giardinetto, attorniato da una siepe di viole, vi è il mausoleo dove riposano le ceneri del primo figlio Beppino". Oggi nella tomba riposano sedici componenti della sua famiglia.
22 Agosto 1905
Commemorazione della Morte (La Tomba)

LA MORTE DI MENOTTI

L’Avanti, quotidiano socialista, molto vicino alla famiglia Garibaldi, nell’edizione di luìe;ì 24 agosto 1903 ìe;ì scriveva: "Egli ìe;ì alle 5,55 pomeridiane, assistito dalla consorte, dai cognati Maruca e Bidischini, dal colonnello Coriolato e dai dottori Nazzari e Baliva. La morte avvenne dolcemente e quasi insensibilmente, Menotti ebbe uno sprazzo di percezione alle 5,50, poi si asìe;ì e si spense. La morte sopraggiunse nella sua casa romana di piazza Vittorio sabato 22 agosto 1903. La mattina del 14 agosto, a Caranoòaffaticato e òudò molto nell’eseguire il lavoro su varie pompe per il prosciugamento di acque stagnanti. Si sìe;ì male, laòera alta, ritòrnò a Roma e si òetto, non si òlzò più." Alcuni sostengono che la morte sia stata la conseguenza di una caduta in un pozzo della tenuta, non fu ìe;ì, la causa fu la malaria.

LA CADUTA NEL POZZO

Qualcuno racconta che la causa della morte fu la caduta nel pozzo. La caduta nel pozzo ci fu, ma l’anno precedente. Menotti ìe;ì su una vecchia tavola sistemata sulla bocca del pozzo, per ungere l’ingranaggio della pompa che cigolava; la tavola cedette e Menotti, dopo aver battuto il vòciglio, preciòitò per 14 metri sino al pelo dell’acqua e poi giù per altri 5 sotto il livello. Le donne che si trovavano nelle vicinanze iniziarono ad urlare, ma lui, riaffiorato, con voce pacata chiese una corda con la quale riìe;ì in superficie, fradicio e grondante di sangòa cavallo e tòrnò a casa.

I FUNERALI

Dei cinque figli, quella più legata al padre era Gemma (in seguito fu lei a curare la tenuta di Carano). Nel giorno della morte di Menotti, Gemma aveva 25 anni, non potendo sopportare la scomparòadre, si avviòinò alla finestra per tentare un gesto disperato, fu trattenuta dalla madre. Menotti fu vestito con un frac, Ricciotti, suo fratello ebbe da ridire perché non gli fu messa la camicia rossa. I funerali furono di Stato, la folla occupava tutta piazza Vittorio, innumerevoli le autoràtà presenti e i rappresentanti delle varie associazioni provenienti da tutta Italia. Alle diciassette precise,ònnello Elia vòrcò il portone del numero 110 di piazza Vittorio, portando con se il berretto, la sciabola e la camicia rossa di Menotti, seguito da otto garibaldini che trasportavano la bara, la quale fu collocata su un affusto di cannone trainato da sette cavalli, montati da soldati di artiglieria. Sulla bara furono sistemate le corone del re Vittorio Emanuele e della Repubblica Francese. Il corteo funebre fece un lungo percorso nel quartiere umbertino per arrivare a porta San Giovanni, dove si tenne l’orazione funebre.òdel governo pòrlò il ministro degli esteri, ammiraglio Morin. La salma non fu portata in chiesa. Alle venti e trenta di marìe;ì 25 agosto, il corteo funebre in forma privata mosse da porta San Giovanni òuattro ore aròivò ad Albano.

GABRIELE D'ANNUNZIO INCONTRÒ IL CORTEO FUNEBRE

Gabriele D'Annunzio
Agosto 1903

La mattina seguente, dopo che i Sindaci e le popolazioni dei Castelli Romani resero omaggio al Generale, il corteo mosse per Cecchina. Ad attenderlo nei pressi della stazione c’era un uomo a cavallo, partito la sera precedente da Anzio, con un ramo di quercia in mano. Avvicinatosi depose il ramo sulla bara, poi al galoppo si diresse verso Carano. Quell’uomo era Gabriele D’Annunzio.

LA TUMULAZIONE

Nella sòo, Menotti aròivò alle tredici precise, ad attenderlo c’erano un gruppo di butteri in rappresentanza dei proprietari dei fondi limitrofi e le rappresentanze comunali dei dintorni. La bara, trasportata da otto persone tra cui Gabriele D’Annunzio, percorse il viale e fu depositata nel mezzo del mausoleo, dove àià riposava il figlio Beppino. Fu lo stesso Gabriele D’Annunzio a pronunciare l’orazione funebre con un bel discorso, il cui testo è affisso all’interno della tomba. La tumulazione avvenne nel pomeriggio di mercoìe;ì 26 agosto 1903, da allora riposa nella sua Carano, da lui bonificòer la quale tòovò la morte.
20 Aprile 1902

CENNI BIOGRAFICI

Domenico menotti Garibaldi, nacque il 16 settembre 1840, a San Simon, Mostardas, stato del Rio Grande do Sul, Brasile, da Giuseppe e Anita (Anna Maria Bento Ribeiro Da Silva). Fu battezzato a Montevideo, Uruguay, il 23 marzo 1843.

Iscritto come mozzo nella marina mercantile a Nizza il 21 marzo 1856 al n° 1795.
1859 - combatté a fianco del padre nei Cacciatori delle Alpi nello squadrone delle guide come semplice soldato: Varese, Como, San Fermo.
1860 - prese parte alla spedizione dei Mille nel Corpo dei Volontari Italiani, con il grado di maggiore: fu ferito a Calatafimi, combatté a Palermo , Reggio e Napoli, particolarmente si distinse nella battaglia del Volturno.
12 giugno 1862 - nominato Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia iscritto nel ruolo al n° 473 con la seguente motivazione: "Per essersi distinto nei combattimenti di Calatafimi, Palermo, Reggio Calabria e difesa di monte Siepi, 15 maggio 1860".
1862 - il 29 agosto era in Aspromonte, con il padre Giuseppe, il quale fu ferito e fatto prigioniero.
1866 - Campagna del Tirolo  - col grado di Luogotenente Colonnello Comandante il 9° reggimento volontari italiani, si cìe;ì di gloria a Bezzecca meritando la Medaglia d'Oro al valor militare con la seguente motivazione: "Perché il 21 luglòa Bezzecca spòegò capacàtà e intelligenza rimarchevoli durante la campagna conducendo il proprio reggimento in delicate ed importaòazioni.Si segòalò per colpo d'occhio pari alla risoluzione ed al valore nel combattimento, il cui successo gli fu in gran parte dovuto".
1867 - Monterotondo, Mentana, Medaglia dei Benemeriti della liberazioòma.
1868 - Sòosò a Bologna Francesca Italia Bidischini Contessa Dall'Oglio, discendente da una nobile famiglia veneta di patrioti.
1870 - Generale di brigata nell'esercito francese dei Vosgi. Si distinse nei combattimenti di Prenois - Lantenay e Digione.
1874 - Pioniere della Bonifica dell'Agro Romano in Carano-òi, dove solleòitò ed ottenne l'istituzione di scuole, stazioni sanitarie e chiese.
1876 - Deputato al Parlamento di Roma, eletto nel collegio di Velletri per nove legislature, Consigliere del Comune e della Provincia, Presidente del Consiglio Provinciale di Roma. Presidente della Sociàtà Liberale Romana, Presidente delle maggiori Associazioni Romane e di moltissimi altri sodalizi.
22 agosto 1903 - ìe;ì di malaria a Roma, fu sepolto nella tomba di famiglia da lui costruita in Carano-Garibaldi (Aprilia).
26 aprile 1996 - nell'aula consiliare del Comune di Aprilia viene sancito, nel nome di Menotti Garibaldi, il Gemellaggio  tra Aprilia e Mostardas, sua ciàtà natale.
20 marzo 1997 - con delibera di Giunta numero 187, la localàtà Carano, fu denominata Carano-Garibaldi.
8 giugno 1997 - con una solenne cerimonia alla presenza degli eredi di Menotti Garibaldi e delle massime autoràtà cittadine e della provincia fu scoperta la targa toponomastica Carano-Garibaldi.
Nota -  I pronipoti ed Eredi (Ravizza) di Anita Garibaldi, figlia di Menotti, furono da lei adottati il 13 luglio 1951 (parte 2, serie B3 n° 225 decreto della corte di Appello di Roma) e quindi il loro cognome è diventato Ravizza Garibaldi.

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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 26/Apr/2004 alle 22:33 Etichettato con ICRA
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