nato a Palazzago il 12 ottobre 1837, da Giovan Battista e Giulia Valtolina, morì a Napoli il 18 ottobre 1860. Crebbe nel vicino paese di Pontida, e dopo aver studiato in Patria fu studente all'Università di Padova, dove nel 1859, saputo dell'imminente guerra tra Austria e Piemonte, svolse un'attiva propaganda convincendo molti compagni, ad emigrare per arruolarsi nell'Esercito regio o nei
Cacciatori delle Alpi
, che si stavano costituendo a Savigliano. Tenuto d'occhio dalla polizia esulò a sua volta arruolandosi nel 6° Battaglione Bersaglieri, col quale fece tutta la campagna del 1859. Si dimostrò indomito
combattente e si segnalò alla battaglia di S. Martino. Poi ritornò a compiere i suoi studi di matematica in Pavia liberata. Al principio del 1860, appena si ebbero noizie dei moti di Sicilia, si mise a contatto di
Benedetto Cairoli
, al quale fu di molto aiuto nel costituire quel forte nucleo di studenti quasi tutti dell'Ateneo pavese che divenne, durante la spedizione, la 7° Compagnia, alla quale il Nostro pure appartenne. Il 7 maggio a Talamone, unico dei Bergamaschi, partecipò alla formazione della Colonna
Zambianchi
(circa 60 volontari) destinata da
Garibaldi
a compiere " la diversione " nello Stato Pontificio; e con essa si distinse a Grotte di Castro (19 maggio), dove fu il primo ad attaccare e ad inseguire uno squadrone di gendarmi papalini. Non sbarcò quindi a Marsala e non compare perciò nell'Elenco Ufficiale dei Mille, mentre giustamente, per iniziativa del
Sylva
, lo ricordano le nostre lapidi di Piazza Vecchia. Tornato a Genova s'imbarcò, l'8 giugno, sull'Utile che portava in Sicilia 900 uomini della Spedizione
Medici
, comandati da
Clemente Corte
. Fatto prigioniero fu trattenuto un mese a Gaeta, tra molte privazioni, e poi ancora sull'Utile fu con gli altri riportato a Genova, donde sull'Amazon ripartì per la Sicilia, giungendo in tempo per distinguersi a Milazzo (20 luglio) nella nuova sua qualità di ufficiale. Il 19 agosto col vapore Torino sbarcò in Calabria presso Melito Porto Salvo sotto rinfuriato bombardamento di due fregate borboniche che tentavano impedire il tragitto ai Garibaldini. Si diresse su Reggio Calabria che la sera del 21 agosto venne investita e costretta alla resa a discrezione. Entrato in Napoli il 7 settembre, il 19 con altri novecento uomini al comando del colonnello sulla destra del Volturno. Ma i 5000 borbonici, usciti, con poderose artiglierie, li assalirono e li sbaragliarono dopo 7 ore di lotta e durante la fuga furono ferocemente perseguitati dalle popolazioni, così che più di metà furono uccisi o travolti dal fiume. Mosse da Napoli in loro soccorso la Brigata
Eberardt
che non potè che raccogliere i fuggitivi. Il Locatelli, riparato in un cascinale e tra vesti tosi, si salvò e con quella Brigata raggiunse poi Maddaloni, dove s'incorporò nel Battaglione Bersaglieri comandato dal dottor
Cesare Boldrini
, mantovano dei Mille. Il 1° ottobre durante la battaglia del Volturno ai Ponti della Valle, della quale parla anche l'
Abba
nelle sue celebri Noterelle, il Locatelli, nella strenua difesa di Villa Gualtieri, riportò una grave ferita al piede sinistro; trasportato col comandante di Battaglione, dottor
Boldrini
, pure gravemente ferito, all'Ospedale degli Incurabili di Napoli, vi morì, come il
Boldrini
, di tetano il 18 ottobre 1860, a causa dell'infezione prodotta dai pezzi di cuoio che la pallottola trascinò nei tessuti del piede. Lo assistevano il fratello Costanze già bersagliere nel 1859 e non lo vide che morto il fratello Giuseppe, accorso in fretta da Bergamo. Fu sepolto nel Cimitero di Napoli sotto una lapide posta dagli amici, con questa nobile iscrizione:
FRANCESCO LOCATELLI LOMBARDO DA PONTIDA - SOLDATO DELLA ITALICA INDIPENDENZA - SALIVA IL COMBATTUTO COLLE DI SAN MARTINO - IL 24 GIUGNO 1859 - IL 5 MAGGIO SALPAVA DA GENOVA COI MILLE - IL 1° OTTOBRE CADEVA COMBATTENDO A MADDALONI - FORTE DI CORPO APERTO D'INGEGNO D'ANIMO INVITTO - AMO' VIRILMENTE LA PATRIA - SUL SUO ALTARE OFFERSE L'AFFETTO DELLA MADRE - GLI AGI DELLA VITA E LE VERDI SPERANZE - DEI SUOI VENT'ANNI DATE O PIETOSI FRATELLI DI NAPOLI - PIANTO E FIORI - ALLA TOMBA DEL GIOVINETTO EROE - MORTO PER LA PATRIA E PER VOI
Palazzago, che lo ebbe Consigliere Comunale, lo ricorda con una lapide nella Sala del Consiglio. Il generale
Pittaluga
cosi lo descrisse: " Giovane di modi distinti, di elevatissimi sentimenti, che manifestava con calore nei discorsi e negli scritti bellamente infiorandoli di classiche evocazioni. Era l'anima vibrante del distaccamento e si comportò sempre con esemplare abnegazione e coraggio ". Il
Sylva
scrive che egli e per l'aitante persona e per la bella testa e per l'animo indomito, aveva grande somiglianza con
Felice Orsini
".
BIBLIOGRAFIA. -
G. SYLVA
, L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A. Bergamo, 1959, pp. 103-107-113. -
SYLVA
, Un Patriota Bergamasco, in " Giornale di Bergamo " del 19 ottobre 1908. -
SYLVA
, in " Rivista di Bergamo ", mag 1822, p. 228 e ss. - G. PITTALUGA, La diversione. Roma, Casa Editrice Italiana 1904. -
ABBA
, Noterelle, pp. 222-223. - Notizie dall'Anagrafe Parrocchiale Palazzago e dalla signora Irene Locatelli in Pacchiana (Bergamo, via A. Piatti, 11) nipote dell'eroe. - Archivio di Stato di Torino.
Creato da: Astalalista
- Ultima modifica: 25/Apr/2004 alle 12:38