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MESSAGGI Stefano Giuliano


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Messaggi Giuliano

 

Giuliano Stefano Messaggi nacque a Milano il 21 maggio 1840 da Giovanni Battista e Angela Maria Cappuccini, morì nella battaglia di Gustosa il 24 giugno 1866. Per quanto il Messaggi sia casualmente nato a Milano, egli deve tuttavia essere considerato come Bergamasco e per ciò deve essere compreso nella schiera dei Bergamaschi che nel 1860, Duce Garibaldi , parteciparono all'epica Spedizione dei Mille. Infatti il Messaggi nacque bensì a Milano, ma era dì famiglia prettamente trevigliese. Di Treviglio era, invero, non solo il padre suo Giovanni, che esercitava l'arte del tipografo, ma anche la madre,- Angiola Cappuccini, figliuola di quel dottor-fisico Giuliano Cappuccini che, per molti anni, fu medico condotto in Treviglio. E il Messaggi a Treviglio passò tutta l'infanzia e l'adolescenza presso lo zio paterno, Don Stefano, Curato della Parrocchia di Treviglio. E nella sua Treviglio il Messaggi tornò anche nel 1860, quando, per grave ferita riportata a Palermo, fu costretto ad interrompere l'intrapresa campagna e ridursi in Patria per sottoporsi ad una lunga cura, in virtù della quale soltanto egli potè salvare il braccio ferito. che pareva dovesse essergli amputato. Il Messaggi fu, senza dubbio, una eroica tempra di soldato, dalle salde ed incrollabili convinzioni patriottiche, che per la libertà entusiasmo non mai smentito, e per la quale egli diede in glorioso olocausto la sua nobile esistenza, appena ventiseienne, a Custoza, in un eroico combattimento da lui sostenuto con magnifico valore. Seguiamo brevemente la vita di questo prode, che, a buon diritto, può essere considerato come uno dei più puri eroi della falange di coloro che serenamente si immolarono per la Patria. Appena diciannovenne, nel 1859, egli abbandona l'impiego che aveva a Verona, presso la Direzione delle Strade Ferrate Lombardo-Venete, corre alla sua Treviglio, ormai liberata dalle armi alleate, con la ferma intenzione di arruolarsi subito nell'Esercito piemontese: ma la pace di Villafranca tarpa le ali al generoso slancio del giovane Messaggi e lo costringe a rimanere inoperoso. Poco dopo, tuttavia, le notizie, che anche a lui giungono, della preparazione, Duce Garibaldi , di una spedizione diretta alla liberazione della Sicilia, lo infiammano nuovamente di incontenibile ardore ed egli, abbandonando ancora una volta l'impiego, la famiglia, gli amici, corre a Quarto, donde, la notte del 5 maggio, salpa, coi Mille valorosi, per il compimento della grande impresa. Egli parte come semplice volontario della 1° Squadra della 1° Compagnia ( Bixio ) della spedizione, s'imbarca sul Lombardo, il giorno 11 maggio sbarca a Marsala, partecipa valorosissimamente ai combattimenti di Calatafimi e di Palermo e quivi, il 27 maggio 1860, mentre corre all'assalto di un quartiere tenuto dai Borboni, riceve. una grave ferita di arma da fuoco, al terzo superiore dell'omero sinistro, con lesione dell'osso, ferita per la quale viene ricoverato in gravi condizioni all'ospedale, ove gli è giuocoforza di rimanere degente per parecchi mesi, sotto la continua minaccia della perdita del braccio. E' soltanto nell'agosto del 1860 che la ferita gli consente di tornare in Patria, a Treviglio, ove può continuare la cura fino a completa guarigione. Nel settembre dello stesso anno, mentre sta per terminare la campagna meridionale, il nostro Messaggi e promosso sottotenente garibaldino, con decreto del Dittatore del 13 settembre 1860 Corpo dei Volontari Italiani, con R. Decreto 4 agosto 1861 e comandato, con R. Decreto dell'11 agosto dello stesso anno, al deposito d'Ivìì;&egraàààààààèèèèàààòòòve;èèèèrea deiààààààààààòòò sottot"""enenti del già Esercito Meridionale, finche, Brigata Granatieri di Lombardia con anzianità 1° giugno 1861. In tale Corpo egli si trova nel 1865 col grado di sottotenente del 4° Reggimento. Alla guerra del 1866 il Messaggi partecipa, ancora col grado di sottotenente, nella 7° Compagnia. Ed è appunto nella infausta giornata di Custoza che il sottotenente Messaggi incontra gloriosa morte sul campo. Egli, che già aveva efficacemente cooperato, durante l'intera giornata, alla espugnazione della località detta dei Vegruzzi, si era portato, verso sera, nella località chiamata La Cavalchina, dove i nostri ufficiali, con i pochi soldati rimasti ancora in condizioni di poter combattere, si erano asserragliati in una cascina, donde avevano potuto efficacemente resistere per parecchio tempo ai reiterati assalti nemici. Ma quando il capitano Cragnotti, che comandava quel manipolo di prodi, si accorse che stavano per mancare interamente le munizioni, ritenne opportuno - sentito anche il parere dei suoi ufficiali - di tentare una disperata sortita, piuttosto di arrendersi prigioniero al nemico. Fu il sottotenente Messaggi che ebbe l'incarico di uscire dalla cascina in esplorazione per riconoscere da qual parte più facilmente si potesse tentare l'impresa: ed egli assolse con grande sangue freddo e con singolare coraggio il pericoloso e delicato incarico, sotto un fuoco incrociato ed incessante di fucileria austriaca e, tornato incolume nella cascina, potè indicare al disperato tentativo: la sua piccola truppa usci dalla cascina, con conveniente per effettuare l'audacissima sortita. Ma, purtroppo, lo stese esanime al suolo: pochi istanti dopo egli spirava, pronunciando ancora una volta il nome d'Italia. Questo tragico epilogo fu veramente il più alto coronamento di una vita tutta dedita alla grandezza della Patria, di una vita materiata tutta di nobilissimi ardimenti e di generosi sacrifici, di una vita vissuta tutta in'eni nel fervore delle più sublimi idealità, nella fede incrollabile dei destini della risorgente Italia. Le sue ossa riposano ora in un loculo nell'Ossario di Custoza: la tipografia Rossi di Villafranca ha pubblicato una cartolina illustrata commemorativa di Stefano Messaggi, nella quale è stampato: " Cascina Cavalchina - Qui accaddero gli episodi più sanguinosi del 24 giugno 1866. Sul lato destro del portone, mentre incitava i soldati, cadeva Stefano Messaggi, ricordato dalla seguente epigrafe: STEFANO MESSAGGI - DI TREVIGLIO - TENENTE NEL 4° GRANATIERI - GIA' DEI MILLE DI MARSALA - PER CORAGGIO E AMOR DI PATRIA - A NESSUNO SECONDO - PER LEALTA' E GENTILEZZA DI MODI - A TUTTI CARO - FERITO A PALERMO IL 27 MAGGIO 1860 - QUI CADDE GLORIOSAMENTE, DI ANNI 26 - DOPO AVERE CON GRANDE ENERGIA - COMBATTUTO TUTTO IL GIORNO 24 GIUGNO 1866 - PASSEGGERO DIGLI PACE Il nome di Stefano Messaggi sì trova scolpito nella lapide che, in Bergamo, sulla Rocca, ricorda i Caduti Bergamaschi della campagna del 1866; e nella lapide commemorativa dei Mille trevigliesi, murata, per deliberazione consiliare del 1877, sotto il portico del Palazzo Comunale di Treviglio. Al nome di Stefano Messaggi è stata pure dedicata, in Treviglio, per deliberazione del Consiglio Comunale, il 22 dicembre 1912, essendo Sindaco il rag. Adolfo Ausenda, una strada che portava prima il nome di via Quartier Militare. Egli fu insignito di parecchie medaglie; ebbe infatti: una prima medaglia al valor militare, per essersi distinto nel combattimento di Calatafimi (R. Decreto 22 giugno 1861); la medaglia commemorativa dei Mille di Marsala, di cui fu autorizzato a fregiarsi con sovrana Determinazione del 12 luglio 1861; la medaglia d'argento commemorativa per la liberazione della Sicilia (Decreto Luogot. 12 gennaio 1862); la medaglia commemorativa delle guerre d'Indipendenza, con R. Decreto 4 marzo 1865; altra decorazione al valor militare per il fatto d'armi del 24 giugno 1866 a Custoza, con R. Decreto 6 dicembre 1866, che dice: " Medaglia d'argento perché, dopo aver combattuto con valore ed energia tutta la giornata, sempre tra i primi, circondato dal nemico cadeva gloriosamente, mentre cercava aprirsi il passo alla ritirata, anziché rendersi prigioniero ". Stefano Messaggi non ebbe soltanto le eroiche virtù del soldato e l'insuperato amore per la Patria: egli, che in guerra fu un valoroso, possedette, come privato cittadino, le più belle doti di integrità, di rettitudine e di mirabile bontà e generosità d'animo, che lo fecero veramente stimato ed amato da quanti lo conobbero. Fu d'animo delicatissimo, di modi squisitamente gentili, di temperamento mite: amò di vivissimo affetto la famiglia, fu diligentissimo nella esplicazione dei suoi doveri d'ufficio, coltivò molte amicizie, cui tenne fede sincera, acquistandosi cosi le universali simpatie. Fu, in una parola, un degnissimo figlio di questa nostra sacra terra, che, se è generosa madre di eroi, e però anche altrice dei più eletti sentimenti dell'animo umano e di quelle fulgide virtù che sono il fulcro della famiglia e della società.

BIBLIOGRAFIA. - Elenco Uff, N. 632."- " Illustr. Ita". ", p. 434, con fotografia. - Opuscolo Anonimo; Stefano Messaggi, Treviglio, Tipogr. Messaggi, 1887 - Notizie (foglio di servizio) dall'Archivio di Stato di Torino e dal- l'Anagrafe Comunale di Milano.

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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 26/Apr/2004 alle 23:12 Etichettato con ICRA
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