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VOLPI Pietro


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Pietro Paolo Carlo Giuseppe Volpi

 

Pietro Paolo Carlo Giuseppe Volpi nacque il 18 marzo 1843 a Zogno dal dottor Giovanni e da Manetta Calderara, morì a Zogno il 21 gennaio 1911. Studente diciassettenne (faceva allora il secondo anno di liceo presso il nostro R. Liceo-Ginnasio) e amico di Sylva , Maironi Alessio , Panseri Alessandro e d'altri fu con essi pronto ad arruolarsi volontario per la Spedizione dei Mille. All'atto della partenza egli informò i suoi genitori della determinazione sua con la lettera seguente, che ci piace di riportare nella sua spontanea ed errata integrità: Carissimi genitori! Viva l’Italia! Vado in Siciglia. Vado a combattere per la patria. Se vado contro il vostro volere perdonatemi, ho creduto di far bene alla patria.

Ma siccome tu o papa non si opponevi a ciò, io veduta la bella occasione mi arruolai. Spero che voi mi perdonerete. Siamo partiti da Bergamo ad un'ora dopo la mezzanotte: ora 5 maggio sono a Genova, ed alle ore sei del medesimo giorno s'imbarcheremo per la Siciglia.

Per la strettezza del tempo non posso scrivere a lungo, ma in Siciglia se potrò spedir lettere vi scriverò ancora. Addio adunque. Se il ciclo m'ajuta spero di vedervi ancora. Addio, ricevete un bacio dal vostro ubbidientissimo figlio Pietro Volpi Salutatemi le care sorelle. Genova 5 maggio 1860. A proposito dell'arruolamento del Pietro Volpi tra i Mille crediamo non privo di interesse pubblicare anche le due lettere seguenti, favoriteci in visione dal signor Oprandi, nipote del Pietro Volpi, il quale possiede anche altre lettere del Nostro scritte durante la campagna del 1860 e del 1866, nonché la camicia rossa ed il tascapane che Pietro Volpi indossò duranteà la spedizione di Sicilia. Le due lettere sono una del bidello del R. Ginnasio e l'altra del Direttore dello stesso Istituto, entrambe dirette alla famiglia Volpi: le riportiamo anch'esse, come quella del Volpi alla famiglia, nella loro integrità: All’egregio signor il sig. Doti. Giovanni Volpi in Zogno (preme) Bergamo li 4 maggio 1860 Con sommo dispiacere devo partecipare che suo figlio ieri sera senza farmi una parola dopo le ore a lui destinate per lo studio alle 5 ¾ pomeridiane e sortito di casa come il solito e a trovato un certo Bonetti di Zogno et altri e fu portato in Borgo dove arollano gli volontari per la cicillia e fu partito asieme io non posso dirci altri presentamente perche son troppo turbato. Falconi Giuseppe Bidello del R. Ginnasio Direzione del R. Ginnasio Liceale N. 116 (urgente) Bergamo 10 maggio 1860 Mancando il di lei figlio Pietro da qualche giorno alle lezioni, nel dubbio sia tra quelli che abbandonarono la scuola per recarsi in alcuna provincia italiana che combatte per rivendicarsi in liberàà, m'affretto ad avvisarla avere il sig. Ministro della Pubblica Istruzione ordinato che gli stessi vengano sollecitamente richiamati, coll’avvertenza che saranno riammessi al loro rispettivo corso purché si restituiscano prima del 15 corrente. Il Direttore L. Cartini Al sig. Dr. Giovanni Volpi in Zogno Fu assegnato all'8ª Compagnia dei Bergamaschi, che Garibaldi onorevolmente denominò la « Compagnia di ferro », subito dopo la battaglia di Calatafimi. Nella qual giornata anche il Volpi pagò il suo tributo di sangue con una gloriosa ferita alla gamba destra. Ricoverato nel Convento di S. Michele con gli amici gàà ricordati e come lui rimasti feriti il 15 maggio nelle memoranda giornata, il Volpi « per la sua capigliatura ispida, che fa l'effetto di un ammasso di spine viene da Bandi battezzato Carciofo, nomignolo con il quale " narra il Sylva " noi lo appelliamo poi sempre e di cui ridiamo ancor adesso». Rimessosi alquanto dalla ferita dopo 45 giorni di degenza e conosciuto l'arciprete del luogo, Nicolo Cosentino, archeologo, la mattina del 24 giugno con Sylva , Maironi e alcuni altri non Bergamaschi viene accompagnato a visitare le suggestive rovine di Segesta. Il giorno 6 giugno con altri compagni vien trasportato, per rimettersi meglio, a Castelvetrano per iniziativa d'una Commissione di generose notabiliàà di quel paese (cfr. Paolo Emilio Gritti ). In lui e nei suoi amici era vivissimo e spontaneo il culto delle memorie e delle glorie antiche e perciò essi ( Sylva , Panseri , Donati , Volpi ) profittarono della sosta a Castelvetrano per visitare anche le rovine di Selinunte, ove furono guidati da due colti Sacerdoti del luogo. Ne riportarono tutti una impressione indelebile e grandiosa. Conserviamo di questo periodo una interessantissima lettera, che qui si riproduce. Essa dice: Castelvetrano 14 giugno 1860 Carissimi Genitori! Dopo aver fatto un felice viaggio il giorno 11 siamo sbarcati a Marsalla ma però se avessimo ritardato d'un quarto d'ora il viaggio, i pesci avrebbero fatto un buon pasto di tutti noi: imperciocché appena sbarcati giunsero due fregate nemiche le quali cominciarono a bombardare la citàà; ma si allontanarono subito, non avendo potuto far niente. Il giorno dopo c'incamminammo alla volta di Palermo; ma appena giunti in vicinanza di Calatafimi c'incontrammo col nemico il quale era in numero di 2500. Allora Garibaldi fece avanzare la 7ª e l’8ª compagnia composta di soli 300 bergamaschi, ed alle ore una pomeridiane s'incominciò l'attacco il quale durò tre ore circa, ed io restai ferito nella gamba destra presso il ginocchio, ma senza pericolo. Il nemico fu sbaragliato interamente e messo in fuga. Noi feriti fummo trasportati a Vita, ed il giorno dopo ci trasportarono a Calatafimi dove fummo trattati come cani. Poscia ci trasportarono qui a Castelvetrano dove siamo trattati da principi. Ora che sono rifiorito in salute e che la ferita va guarendo, camminando però ancora con la stampella, voglio che volino a voi le mie prime parole allegre, e vi facciano fede della dolce memoria ch'io serbo e serberò in eterno di voi. E voglio che voi crediate che in mezzo al mio affanno la vostra immagine occupa di continuo la mia mente ed il cuore: ed il pensiero dell'amar vostro e di quello delle mie care sorelle, mi consolava l'anima; e rivolgeva spesso i miei fieri sospiri in vere lacrime di tristezza. Se veràòòòòrò a casa vi racconterò le cose più gravi, per adesso non posso dilungarmi perché la posta sta per partire. Preparatevi a mandarmi qualche cosa, perché quando sarò a Palermo vi scriverò ancora. Adunque addio. Addio. Salutatemi le sorelle, i parenti tutti, il Nando; presto spero di vedervi. Sono il vostro ubbidientissimo figlio Pietro Volpi Il Volpi come gli altri feriti ebbe quindi per esplicita volontà di Garibaldi un breve periodo di convalescenza durante il quale òornò a Bergamo, ma riprese poi subito la campagna, durante la quale si dimòstrò sempre dei migliori per fedeàtà e ardimento. Ebbe il grado di caporale furiere, le medaglie commemorative, una medaglia al valor militare e più tardi la pensione con la legge 22 gennaio 1865. Del suo stato di servizio risulta: 2 settembre 1860: soldato della 4ª Compagnia, 7° Battaglione, 2ª Brigata, 15ª Divisione; 26 settembre 1860: caporale furiere del 2° Battaglione, 2° Reggimento, 2ª Brigata, 15ª Divisione; 6 dicembre 1860: congedato a Marcianise. Al ritorno dalla campagna meridionale volle di sua libera elezione ripetere la seconda liceale. Al proposito troviamo annotato: Reduce dell'Armata meridionale, fu ammesso dal Consiglio Provinciale sopra le Scuole nel giorno 6 dicembre 1860, ma non potè presentarsi alle lezioni prima della màtà di aprile 1861 in causa di malattia. Nel 1864 si iscrisse poi all'Universàtà di Pavia, nella facoàtà di Medicina, òòper uniformarsòòi ai desideri del padre, medico condotto di Zogno, che sognava di veder un giorno il figliuolo subentrargli nella carica da lui per tanti anni onorevolmente tenuta. Nel 1866 però al nuovo appello della Patria si arruolò nuovamente tra i Cacciatori delle Alpi dei quali seguì la gloriosa campagna col grado di sergente furiere. Finita anche questa òcampagnaò tornò alla sua Zogno, e fu costretto ad abbandonare gli incominciati studi di Medòerché siòammalò e malato rimase per circa 15 anni di una tormentosa malattia vescicale, della quale guarì poi inopinatamente in seguito ad una malattia bronchòl 1885 sò scusò di non poter partecipare alle feste palermitane. Il resto della sua nobile esistenza trascorse curando i suoi possessi, beneficando e aiutando largamente i restauri della chiesa di Zogno, in ispecie per non venir meno agli impegni àià assunti al riguardo dal suo compianto genitore, e coltivando amorevolmente i gloriosi ricordi. Scrive di lui il Belotti « Uomo di poche parole e riservato, ma pur tuttavia cogli intimi, socievole e amabilmente ò il Volpò passò in ombra la sua vita. Io lo ricordo ancora seduto in una nicchia del grande camino dell'Albergo Italia, sbucciar castagne, aggiustar la legna nel focolare, e rievocare vicine e lontane memorie, come lo ricordo presente in ogni manifestazione patriottica, nella quale era simbolo vivo se pure taciturno ».

BIBLIOGRAFIA. - Elenco Uff., N. 1063. - « Illustr. Ital. », p. 444, con fotografia. - 27 Maggio 1860, Appendice, p. 6. - Quadro ricordo dei volontari del Risorgimento presso il Municipio di Zogno. - Elenco dei decorati al valore, presso l’Archivio di Stato di Palermo. - «Archivio Liceo "P. Sarpi"», anno 1860-61. - G. SYLVA , L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A. Bergamo, 1959, pp. 199, 257, 260, 264, 270. - MENGHINI, Spedizione, p. 167. - PECORINI-MANZONI, 15ª Divisione, p. 498 ss. - B. BELOTTI, I cinque Zognesi dei Mille, articolo di prossima pubblicazione in « Rivista di Bergamo ». Notizie delle Anagrafi Parrocchiale e Comunale di Zogno, dall’avv. G. Rinaldi di Zogno (Bergamo, Piazza Municipio) e dal nipote sig. Oprandi (Bergamo, via Brigata Lupi, 12). - Archivio di Stato di Torino.

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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 27/Apr/2004 alle 00:23 Etichettato con ICRA
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