Terragni Futuro
 

Terragni Futuro
 
 
MICHELANGELO E TERRAGNI
 
 
Il rapporto di Terragni con Michelangelo, va inquadrato nel contesto di quel periodo.
Terragni nel ‘22 frequentava il politecnico di Milano; la scuola, diretta da Moretti, era basata sulla priorità dello stile medioevale ( = stile principe) e fu un giovane assistente, G. Pizzigoni, che praticava uno stile michelangiolesco, a diffonderlo tra i giovani della scuola. Michelangelo rappresentava per i giovani dell’epoca il fascino di una figura eretica. Terragni si avvicina ,quindi a Michelangelo sull’onda di alcune esercitazioni all’interno di uno stile, nel caso quello cinquecentesco, la cui prassi era quella di combinare più architetture di uno stesso architetto, aggiungendo alcune loro idee.
Terragni produce una serie di disegni che rivelano una grande padronanza sia nella configurazione complessiva dello spazio che nelle articolazioni plastiche delle forme.
 
 
B. Zevi nel suo libro “Giuseppe Terragni”, edito da Zanichelli, imposta buona parte della prefazione sul rapporto tra G.Terragni e Michelangelo.
Per Zevi questo rapporto va oltre al classico interesse di uno studente di Architettura per un padre dell’Architettura stessa, qual è Michelangelo. Trova nei due un parallelismo artistico ma anche umano. Infatti, Michelangelo impersona il disperato tentativo di riformare dall’interno la Chiesa Cattolica. Terragni invece, impegna la sua esistenza nell’illusione di poter trovare, in chiave civile e democratica, attraverso l’architettura, i connotati etico-sociali del fascismo.
La differenza è che :
- Michelangelo riesce a denunciare la crisi dei valori che attraversa il suo tempo, dilaniando i canoni classici (rifiuto dei canoni proporzionali e prospettici)
- Terragni invece a 39 anni constata il fallimento dei suoi ideali, crolla psichicamente e muore.
Ma a parte questi, altri sono i parallelismi:
- nel periodo di Michelangelo, l’edilizia era promossa dall’autorità e chi voleva ribellarsi, in termini architettonici, doveva assumere il ruolo del cospiratore e non dell’avversario aperto.
Gli eretici, per operare contro corrente, dovevano interpretare i valori autentici del regime : fingere di servire la committenza per sabotarne gli obiettivi.
Ed è proprio in questo “aspetto rivoluzionario” che vi è il maggiore parallelismo.
Inoltre:
Michelangeloà si dichiara fervente cattolico
Terragni à integralmente fascista,
ma dato che il cattolicesimo e il fascismo in cui credono sono ideali immaginari, e contraddicono quelli concreti, la loro azione risulta eversiva. E non è tutto, entrambi rappresentano una figura sradicata , alienata rispetto ai loro tempi. Zevi inoltre definisce Terragni sia un cospiratore, perché riesce ad agire, di contrabbando, dall’interno del regime, per superare i dogmi sia classici che moderni e un manierista perché intreccia e contamina gli etimi dei maestri razionalisti internazionali, da Gropius a Le Corbusier e Mies Van der Rohe, sintetizzandoli nella costruzione di un vocabolario personale.
Tra le sue prime opere vi è l’edificio del Novocomum realizzato tra il ’28 e il ’29, quando Terragni aveva circa 23 anni. L’edificio è di una importanza fondamentale nella storia del movimento moderno Italiano, perché definito dai suoi contemporanei come il primo edificio moderno in Italia.
 
 
L'OPERA
 
 
L’edificio, commissionato nel ’27 da Ezio Paduzzi, amministratore delegato della Società immobiliare NOVOCOMUM di Olgiate Comasco, fu costruito con un gesto tanto rivoluzionario quanto illegale in quanto, alla commissione edilizia, fu presentato un progetto d’impronta classicista ma poi di nascosto fu realizzato un edificio rivoluzionario che ribaltava i canoni classici del palazzo d’abitazione.
La costruzione, una volta realizzata, creò molto scandalo tant’è che venne minacciata di essere abbattuta dalla commissione edilizia.
 
 
L’edificio nasce lungo un’asse di nuova espansione di Como, all’interno di una morfologia data, “a corte”, in cui si andava a porsi come elemento di chiusura di un edificio preesistente (dell’arch. Caranchini à scuola stilistica milanese).
Il fatto di essere in contiguità fisica con l’edificio del Caranchini, poneva una serie di condizionamenti:
1. Una forma obbligata a C, poiché doveva chiudere il lotto su cui sorgevano.
2. trovare una forma di relazione con il preesistente.
Queste dunque, erano le premesse fortemente caratterizzanti alla costruzione del Novocomum, che Terragni risolve attraverso un procedimento stilistico e concettuale completamente nuovo e rivoluzionario senza andare a negare l’architettura preesistente, anzi di questa riprende gli elementi caratterizzanti.
Il meccanismo fondamentale attraverso cui si creava l’architettura tradizionale, di quel periodo era la stratificazione dei livelli:
- la tradizione rinascimentale era ancora la base della tipologia del palazzo in uso; questo era caratterizzato dalla stratificazione di 4 livelli che, partendo dal suolo, erano:
1. base à in genere trattata in modo forte
2. corpo di elevazione à in genere costituito da più livelli trattati allo stesso modo
3. cornicione à come elemento chiaroscurale di chiusura della composizione
4. attico à poteva essere traforato.
Altre caratteristiche tipiche degli edifici di tradizione rinascimentale erano:
- l’asse di simmetria,
- visione statica
- verticalità
- l’ispessimento dell’angolo, dovuto a ovvie ragioni di ammorsamento dei materiali lapidei e di chiusura della composizione
- ricorrenza di elementi ripetitivi.
La grande rivoluzione che Terragni fa, è quella del ribaltamento dei livelli di stratificazione, in questo modo ciò che è svuotato in alto viene portato in basso, l’elemento che prima chiudeva la composizione (ex cornicione) diventa il secondo livello e a seguire l’elevazione ripetitiva degli altri piani. L’uso della stratificazione vuole essere un legame con la tecnica costruttiva tradizionale , ma il ribaltamento di questa ne determina una visione tutta estranea all’architettura del tempo e soprattutto tutta dinamica.
Tutte le regole tradizionali sono modificate:
- no simmetria
- visione dinamica
-orizzontalità à uso di finestre a nastro
- svuotamento dell’angoloàcombinazione di due approcci: assemblaggio degli elementi +continuità espressiva del corpo di fabbrica.
Terragni arriva al progetto finale attraverso diversi studi che hanno come base la ricerca di forze prevalenti nella logica del progetto. Infatti in un progetto preliminare inserisce un Bo-window sospeso al cento del prospetto, ma poi si accorse che questo elemento rompeva la spinta orizzontale verso l’esterno della facciata.
Nell’angolo inserisce un cilindro ma, per evitare l’effetto di massa presente nell’edificio adiacente, utilizza un elemento vetrato che in questo modo supporta il racconto dell’apertura.
Ovviamente Terragni nella costruzione del Novocomum non affronta solo nuovi contenuti formali ma esegue anche una ricerca che riguarda:
- il rapporto dell’edificio con la natura circostante (paesaggio), si protende verso il paesaggio
- il problema della vista sul lago
- con che tipi di rapporti si entra.
- diventa metafora del transatlantico à a causa della singolarità del profilo: presenza contemporanea del mondo rettilineo della prua (ultimo piano) e del mondo avvolgente della poppa di una nave (secondo piano).
Terragni, in questo edificio, usa con grande libertà elementi di architetture di altri architetti ma, questi vengono riplasmatiti dalla sua personale ricerca di un linguaggio che rappresenti lo spirito nuovo (cita ma non plagia). Inoltre trasforma l’edilizia urbana da statica a dinamica e da chiusa su se stessa ad una trasparente.

“ questa casa che desta oggi tanti scandali e proteste, tanti allarmi e tante meraviglie, passerà poco tempo e non sarà l’eccezione segnata a dito , l’anomalia. Sarà, e per tutti, la “casa”, la “casa di domani”. (Pagano)